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Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?

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Douglas
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PolliceSu
    Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
    Giovedì 4 Ago 2005, 10:14:25
    E' una mia impressione o il linguaggio utilizzato nelle storie Disney italiane di  30/40 anni fa era MOLTO più ricercato/forbito ? Mi capita spessissimo leggendo i classici o cmq storie dell'epoca di notare termini assai desueti e/o particolari, che però erano al 100% già desueti ai tempi della scrittura delle storie (e per questo si tratta di un linguaggio appositamente ricercato: non è che tali parole siano diventate "arcaiche" negli ultimi 40 anni, mentre erano "di moda" ai tempi).

    La cosa mi colpisce sempre piacevolmente e la trovo molto gustosa (molte parole spesso non le conoscevo nemmeno... :))).

    Pensare che quando avevo 10 anni o giù di lì imparai proprio grazie ad un albo Disney il significato della parola "nababbo" (la storia in questione era "Zio Paperone e il nuovo club dei nababbi" pubblicata su Topolino 423 del 1964).

    Siete d'accordo ?

    Cips, D.
    Diego "Douglas" Cossetta
    I Ronfi del Corriere dei Piccoli online: http://ronfi.diconet.org (Ultimo aggiornamento: 13/11/2008 - Le vere origini dei Ronfi)

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      Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
      Risposta #1: Giovedì 4 Ago 2005, 10:24:10
      Una di queste espressioni che mi faceva impazzire quando leggevo il Topo era "autoctono"; mi faceva sbellicare dalle risate, ed era sicuramente molto più forbita, e da un certo punto di vista anche più elegante, ad esempio, di "indigeno", o di "locale".
      Il discorso resta sempre quello dei tempi che si vivono; trent'anni fa certe espressioni erano residui di tempi precedenti, ma tutto sommato non ancora completamente rimossi; mi domando cosa potrebbe pensare un ragazzino di oggi leggendo certe parole, e sinceramente non so se andrebbe a cercarne il significato.
      "Something not in the Guidebook? Impossible!"
      "I never thought it would be happen in our lifetime!"
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      HDL in D 2003-081

      "I don't want to survive, I wanna

        Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
        Risposta #2: Giovedì 4 Ago 2005, 12:11:42
        è proprio il linguaggio che mi fa apprezzare ancor di più quelle mitiche storie. :D

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          Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
          Risposta #3: Giovedì 4 Ago 2005, 14:15:20
          Anche io, ho notato questo cambiamento, e ricordo ancora con piacere, quando alle elementari conoscevo molte più parole rispetto agli altri, proprio grazie a Topolino[/shadow]!!!
          « Ultima modifica: Giovedì 4 Ago 2005, 14:15:57 da Gedeon_De_Paperoni »
          Le insidie peggiori sono qui! Il fornaio, il lattaio... Il mondo intero mi aspetta al varco! - Paperino

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            Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
            Risposta #4: Venerdì 5 Ago 2005, 10:37:23
            "ti sfratterò da questa mia casa" "topaia fatiscente" "nipote, dove hai imparato questi barbari fonemi?"
            da quale storia è tratto questo dialogo?
            comunque, è vero che c'è una regressione. la parola "autoctono" aveva colpito pure me (mi sembra di averla letta la prima volta nell'occhio di zampirone).
            detto questo, i maestri di "codesti barbari fonemi" erano cimino e martina.

              Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
              Risposta #5: Venerdì 5 Ago 2005, 14:41:31
              detto questo, i maestri di "codesti barbari fonemi" erano cimino e martina.

              ...e non dimentichiamo Dalmasso, un vero maestro del genere, che inseriva i "barbari fonemi" in un contesto lessicale che aveva una vera e propria musicalità swing!

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                Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                Risposta #6: Sabato 6 Ago 2005, 16:36:13
                Mi trovo abbastanza d'accordo con quello che dite pero' aggiungo che in certi casi l'uso di parole forbite risulta un po' esagerato secondo me. La topaia fatiscente e i barbari fonemi ci stanno, soprattutto in bocca a Paperone, pero' se  i nipotini, confabulando fra loro, parlano di genetliaci dell'antenato, la cosa mi stona un po'. E aldila' di chi pronuncia le cose, ci sono storie in cui ci sono troppe parole forbite, sembra quasi che i personaggi non sappiano  parlare normalmente.
                Voi cosa dite?
                - "Razza di mascalzone, di un farabutto, di un impiastro, di un rettile pestilenziale, di una canaglia! Perche' non vai al diavolo?"
                - "Bello! Musica divina!"

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                  Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                  Risposta #7: Sabato 6 Ago 2005, 16:40:22
                  Mi trovo abbastanza d'accordo con quello che dite pero' aggiungo che in certi casi l'uso di parole forbite risulta un po' esagerato secondo me. La topaia fatiscente e i barbari fonemi ci stanno, soprattutto in bocca a Paperone, pero' se  i nipotini, confabulando fra loro, parlano di genetliaci dell'antenato, la cosa mi stona un po'. E aldila' di chi pronuncia le cose, ci sono storie in cui ci sono troppe parole forbite, sembra quasi che i personaggi non sappiano  parlare normalmente.
                  Voi cosa dite?


                  Io sono strasuperfavorevole al linguaggio forbito dei personaggi Disney. Il loro linguaggio mi ha accompagnato per tutta la vita, e voglio che continuino ad essere caratterizzati in questo modo.
                  A volte il modo di parlare è tipico dei personaggi a cui ci affezioniamo, e quando lo cambiano ci rimaniamo male....
                  "DENTRO, spazzatura!"
                  "UEF!"
                  "FUORI, iettatura!"
                  "UOFFF!"

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                    Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                    Risposta #8: Sabato 6 Ago 2005, 20:02:10
                    Mi trovo abbastanza d'accordo con quello che dite pero' aggiungo che in certi casi l'uso di parole forbite risulta un po' esagerato secondo me. La topaia fatiscente e i barbari fonemi ci stanno, soprattutto in bocca a Paperone, pero' se  i nipotini, confabulando fra loro, parlano di genetliaci dell'antenato, la cosa mi stona un po'. E aldila' di chi pronuncia le cose, ci sono storie in cui ci sono troppe parole forbite, sembra quasi che i personaggi non sappiano  parlare normalmente.
                    Voi cosa dite?


                    QQQ però sono (erano) spesso raffigurati come saputelli e secchioni, quindi ci può anche stare un linguaggio alto in bocca a loro, considerando anche che le scene di Martina in cui loro "insultavano" lo zio, appellandolo nei modi meno comuni, erano veramente gustose.
                    - Nella migliore delle ipotesi non vi conoscono! Nella peggiore, pensano che siate un vecchio irascibile, tirchio e testardo!
                    - Vecchio?!

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                      Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                      Risposta #9: Lunedì 8 Ago 2005, 16:01:02
                      Beh si, non e' che non sono d'accordo con voi...non riesco a esprimere bene questa mia sensazione. Facciamo che appena rileggo una storia in cui ho questa sensazione negativa ve la propongo
                      - "Razza di mascalzone, di un farabutto, di un impiastro, di un rettile pestilenziale, di una canaglia! Perche' non vai al diavolo?"
                      - "Bello! Musica divina!"

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                        Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                        Risposta #10: Lunedì 8 Ago 2005, 17:43:28
                        Secondo me era meglio il linguaggio ricercato che QQQ adoperavano un tempo!!!
                        In fondo loro sono dei saputelli, e delle GM!!!
                        VIVA QQQ :D
                        Le insidie peggiori sono qui! Il fornaio, il lattaio... Il mondo intero mi aspetta al varco! - Paperino

                          Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                          Risposta #11: Lunedì 8 Ago 2005, 17:56:21
                          E aldila' di chi pronuncia le cose, ci sono storie in cui ci sono troppe parole forbite, sembra quasi che i personaggi non sappiano  parlare normalmente.

                          E' vero, ci sono storie (ovviamente parliamo di storie del passato) infarcite di termini desueti, ma c'è di più: ci sono storie in cui è proprio l'impostazione lessicale delle frasi che è complessa, involuta, completamente impraticabile in un contesto di linguaggio "parlato", per quanto colto (ed anche arcaico) possa questo essere. Sono ad esempio le storie di Dalmasso, ma anche alcune storie di Chendi ad avere questa caratteristica. E vanno lette da un lettore "consapevole", che accetti il gioco e ne tragga divertimento. E parliamo di un lettore "evoluto", che non si ferma alla gag visiva o anche alla singola battuta, ma che è capace di trarre divertimento anche interagendo con la storia (e con l'autore) al metalivello del contesto lessicale. E, a volte, parliamo anche di storie non certo memorabili, ma che apprezziamo unicamente per il costante divertissment linguistico...

                            Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                            Risposta #12: Martedì 9 Ago 2005, 20:05:50
                            Salve, sono uno nuovo del forum (a proposito: interessantissimo! complimenti a tutti quelli che lo alimentano). Sono un "maturo" appassionato di fumetti Disney.
                            Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
                            Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
                            Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.
                            Si può fare qualcosa (molti qui hanno mani in pasta, mi pare)? La scuola per sceneggiatori non sarebbe male, ma le scuole non mi son mai piaciute granché...
                            Ridi, ridi. Vedrai che piatto di peperono pepati ti preparerà la pappetta!

                              Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                              Risposta #13: Giovedì 18 Ago 2005, 20:48:06
                              Il vero Maestro del linguaggio forbito secondo me è solo Martina. La sua terminologia cosiddetta "desueta" (ma quanto? Consideriamo che il Maestro era nato nel 1906!) quando viene utilizzata da Z.P. secondo me è magistrale: io lo vedo un Paperone, anche in considerazione dell'età, che parla diversamente dalle nuove generazioni (QQQ). Per quanto riguarda QQQ, Paperino e in generale personaggi più giovani mi pare che il lessico fosse più attuale. Va anche detto che Martina usava anche termini molto giovanili come "matusa" in alcune storie degli anni '70, il che indica la sua grande comprensione del mondo che cambiava.
                              Invece Cimino, invero anch'egli un grande per la ricchezza dei dialoghi, mi pare che faccia un abuso di termini "forbiti" in molte Sue storie. Non riesce a dare la stessa coerenza lessicale che solo Martina sapeva avere. Ma d'altra parte credo che, tra gli sceneggiatori di tutta la storia della Disney Italia, il Maestro dei Maestri sia sempre Martina.... Arte pura, dalla prima all'ultima tavola di qualsiasi storia, non c'è che dire.

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                                Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                Risposta #14: Giovedì 18 Ago 2005, 23:06:52
                                Il vero Maestro del linguaggio forbito secondo me è solo Martina. La sua terminologia cosiddetta "desueta" (ma quanto? Consideriamo che il Maestro era nato nel 1906!) quando viene utilizzata da Z.P. secondo me è magistrale: io lo vedo un Paperone, anche in considerazione dell'età, che parla diversamente dalle nuove generazioni (QQQ). Per quanto riguarda QQQ, Paperino e in generale personaggi più giovani mi pare che il lessico fosse più attuale. Va anche detto che Martina usava anche termini molto giovanili come "matusa" in alcune storie degli anni '70, il che indica la sua grande comprensione del mondo che cambiava.
                                Invece Cimino, invero anch'egli un grande per la ricchezza dei dialoghi, mi pare che faccia un abuso di termini "forbiti" in molte Sue storie. Non riesce a dare la stessa coerenza lessicale che solo Martina sapeva avere. Ma d'altra parte credo che, tra gli sceneggiatori di tutta la storia della Disney Italia, il Maestro dei Maestri sia sempre Martina.... Arte pura, dalla prima all'ultima tavola di qualsiasi storia, non c'è che dire.


                                Quoto tutto. Non avrei saputo dirlo meglio.
                                Viva il linguaggio martiniano.
                                "DENTRO, spazzatura!"
                                "UEF!"
                                "FUORI, iettatura!"
                                "UOFFF!"

                                (G. Martina)

                                  Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                  Risposta #15: Venerdì 19 Ago 2005, 10:51:53
                                  Invece Cimino, invero anch'egli un grande per la ricchezza dei dialoghi, mi pare che faccia un abuso di termini "forbiti" in molte Sue storie. Non riesce a dare la stessa coerenza lessicale che solo Martina sapeva avere.

                                  Principalmente, a Cimino non interessa "dare la stessa coerenza lessicale". La cifra stilistica dei suoi dialoghi è la "sospensione della verosimiglianza", che si adatta perfettamente al taglio più o meno fiabesco delle sue storie.

                                    Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                    Risposta #16: Martedì 23 Ago 2005, 12:05:49
                                    Principalmente, a Cimino non interessa "dare la stessa coerenza lessicale". La cifra stilistica dei suoi dialoghi � la "sospensione della verosimiglianza", che si adatta perfettamente al taglio pi� o meno fiabesco delle sue storie.


                                    Impossibile essere piu' esauriente da parte mia. Cimino non ambienta mai le sue storie in un mondo verosimile. C'e' quasi sempre qualche regola fisica inventata apposta, che addirittura si contraddice nel corso della storia stessa. La magia e' anche questo.
                                    Quanti termini da bambino ho cercato sul vocabolario grazie a Topolino...
                                    a cominciare proprio da "autoctono", ricordo poi "pusillanime", "buzzurro", "stolto" (chi mai insulta in questo modo, oggidi'? ;D), quest'ultimo appreso assai prima di sentirlo ripetutamente citato al (bleah) catechismo... ::)
                                    Poi "renitente", "mondare", "flagello"... una valanga di termini, tutte cose che oggi do per scontate, ma la curiosita' per le quali mi venne allora instillata da Topolino.

                                      Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                      Risposta #17: Martedì 23 Ago 2005, 19:57:45
                                      Salve, sono uno nuovo del forum (a proposito: interessantissimo! complimenti a tutti quelli che lo alimentano). Sono un "maturo" appassionato di fumetti Disney.
                                      Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
                                      Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
                                      Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.
                                      Si può fare qualcosa (molti qui hanno mani in pasta, mi pare)? La scuola per sceneggiatori non sarebbe male, ma le scuole non mi son mai piaciute granché...



                                      SONO ASSOLUTAMENTE IN ACCORDO....COME UN DIAPASON....

                                      ;D ;D ;D ;D


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                                        Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                        Risposta #18: Mercoledì 24 Ago 2005, 09:32:18
                                        Anche io credo che per quanto riguarda il lessico ricercato, Cimino sia stato il più grande maestro!!! :D
                                        Le insidie peggiori sono qui! Il fornaio, il lattaio... Il mondo intero mi aspetta al varco! - Paperino

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                                          Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                          Risposta #19: Mercoledì 24 Ago 2005, 22:38:52
                                          cimino fa un uso molto molto sapiente di termini "importanti" e io ne ho imparati molti grazie a lui.
                                          in primo luogo, vorrei ricordare le diagnosi di luminari vari che hanno dato modo ai paperi di avventurarsi nelle sconosciute terre ciminiane ("vostro zio soffre di repulsione masticatoria sussultoria transeunte per il cibo normale. egli trascende la panatica per la pappa aurea").
                                          in secondo luogo - e anche questo fa parte di un certo tipo di linguaggio evoluto - non dimentichiamo i nomi propri usati da cimino. non sempre immediati, ma mai casuali e con un che di poetico o di nobile (rimanendo alla storia di prima: il cerusico imbuton, il professor augellotto - perché cerusico? e perché augellotto?).

                                            Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                            Risposta #20: Sabato 27 Ago 2005, 15:56:01
                                            Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
                                            Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
                                            Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.



                                            Sei un mito.......non ho altro da aggiungerere.
                                            « Ultima modifica: Sabato 27 Ago 2005, 16:57:31 da piccolobush »
                                            A me piace tuffarmi nel denaro, come un pesce baleno! E scavarci delle gallerie,
                                            come una talpa! E gettarmelo in testa, come una doccia! ...

                                              Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                              Risposta #21: Giovedì 1 Set 2005, 13:33:03
                                              Anche io credo che per quanto riguarda il lessico ricercato, Cimino sia stato il più grande maestro!!! :D


                                              De gustibus....
                                              Forse di Martina risalta meno il linguaggio perchè le sue trame sono sempre così gradevoli, imprevedibili, piacevolmente "politically uncorrect" (ma sempre, sottolineo, con una morale di fondo: se Z.P. ne fa di cotte e di crude non è mai un invito al lettore a comportarsi come lui, infatti spesso la sua cupidigia viene punita al termine della vicenda), che piacciono nel complesso!

                                              Nell'incertezza sulla data di nascita di Martina, mi unisco a chi crede sia nato nel 1906 (anche se evidentemente nemmeno chi l'ha fatto lavorare per 40 anni ne è tanto sicuro...), data letta su una Parodia Disney molti anni or sono. Più che altro perchè mi pareva avesse iniziato nei primi anni '30 presso un giornale umoristico, e quindi se fosse nato nel 1916 poteva essere forse troppo giovane. Comunque a scanso di affermare stupidaggini controllerò quanto prima sul volume a Lui dedicato....

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                                                Re: Il linguaggio degli albi Disney: regressione ?
                                                Risposta #22: Giovedì 1 Set 2005, 16:56:01
                                                Salve, sono uno nuovo del forum (a proposito: interessantissimo! complimenti a tutti quelli che lo alimentano). Sono un "maturo" appassionato di fumetti Disney.
                                                Il linguaggio, dunque. Da piccolo (anni 70) leggevo Topolino e imparavo un italiano colto, buffo, espressivo, inusuale, che faceva macinare la fantasia. Cimino, Martina, Chendi (ma anche Scarpa) sono l'origine inconsapevole (inconfessabile?!) del mio gusto letterario di quarantenne.
                                                Negli anni recenti ho l'impressione che il piacere di giocare con il linguaggio si sia perso tra gli autori. Ci prova Pezzin: c'é la parodia, ma manca l'erudizione (ironica) degli autori citati sopra. Gli slanci di fantasia non sono affidati al linguaggio, ma al disegno, e spesso ad "astuzie" del disegno. Un fumetto per bambini o ragazzi in cui i lettori capiscono tutte le parole che leggono, perché sono le stesse che sentono nei cartoni animati seriali (ah, le Twinx!) della TV, li lascia ignoranti come prima (non a caso, una parola censurata: v: http://www.papersera.net/articoli/aIn4.php).
                                                Ma non è solo il linguaggio. Avete visto le espressioni dei personaggi Disney nelle produzioni recenti? A me paiono sempre più stereotipate, scontate. Luciano Gatto è un maestro perché dà ai suoi personaggi espressioni umane genuine (anche se a qualcuno possono sembrare infantili), e non ricalcate sulle facce da sit-com.
                                                Si può fare qualcosa (molti qui hanno mani in pasta, mi pare)? La scuola per sceneggiatori non sarebbe male, ma le scuole non mi son mai piaciute granché...


                                                Quoto tutto.
                                                "DENTRO, spazzatura!"
                                                "UEF!"
                                                "FUORI, iettatura!"
                                                "UOFFF!"

                                                (G. Martina)

                                                 

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