Bill Walshfredson, o l'umorismo in agguato.
Quello di Bill Walsh (e dell'insostituibile Floyd Gottfredson alle matite, con il quale si crea una delle più venerate e leggendarie simbiosi del fumetto Disney, paragonabile solo a Chendi/Bottaro e Pezzin/Cavazzano; da cui la fusione dei due nomi) è un umorismo diverso da tutti gli altri umorismi Disney. Non è un umorismo d'assalto, soprattutto, come quello del Topolino originario o quello, che so, di Silvia Ziche (per prendere due estremi temporali, molto diversi fra loro). Non è un umorismo di maniera, del resto, di quello propinato dagli autori dell'era Muci (e anche da molti dell'era De Poli), subordinato a poche battute e situazioni classiche e schiacciato dall'incuria del linguaggio e della messa in scena.
Quello di Bill Walsh e Floyd Gottfredson è un umorismo tipicamente da strisce, che però si muove per trappole. Se in precedenza la striscia aveva un meccanismo più serrato, del tipo
ripresa-azione-sorpresa, qui capita talvolta che l'azione manchi del tutto, lasciando il posto ad un altro elemento, sinora mai così accentuato. L'osservazione.
Il Topolino di Bill Walsh (e Floyd Gottfredson) è un viaggiatore instancabile, spesso non per sua volontà ma comunque instancabile, come lo era sempre stato, e combatte le ingiustizie come e più di sempre; ma sono ingiustizie che quasi mai lo riguardano da vicino: non c'è nessuno zio Volabasso o capitano Radimare, nessun padre di Minni da aiutare, nessuna minaccia diretta come i ricatti domestici di Silvestro Lupo; ma se mai sono Giac e Gas a prelevarlo di peso dal letto, in una memorabile scena con Pippo, e trascinarlo in una delle sue avventure più pericolose, in cui rischierà più volte di finire "bucato":

Oppure, sarà il piccolo Wing Ding a trasportarlo giù a capofitto con il terraplano a combattere contro i terribili esseri a due dimensioni. E il bello è che Topolino, controvoglia, tirato dentro suo malgrado ma costituzionalmente incapace di dire di no, di volta in volta prende su di sé il destino e la libertà di popoli interi.
Ma attenzione: il Topolino di Walsh (e Gottfredson) è precisamente l'antitesi (e l'antidoto, mi sia permesso) agli aniteroi-eroi che, scontrosi, inquieti e minimalisti per tutta la storia, fumano la loro sigaretta, salvano il mondo e tornano a bere per dimenticare. Il Topolino di Walsh è sorridente, positivo come lo è sempre stato, e soprattutto, molto più che in origine, è
gentile.
Ma come? Un martiniano come te elogia la gentilezza, il buon carattere di un personaggio? Sì, perché quel personaggio è Topolino, e Topolino è
il personaggio, l'unico, fra tutti, che ha le carte per essere un modello. E il fatto che con questo carattere così universale, illuminato, eppure talvolta pensieroso al limite dello schivo, coraggioso e deciso come pochi (ricordiamolo in
Mook al cospetto di Gambadilegno - la firma di Eli) eppure quasi tenero quando prende a pugni qualcuno con la furia di un nanerottolo, il fatto che
questa persona viva fra avventure più belle e imprevedibili, pericolose e affascinanti del fumetto Disney, è tutt'altro che strano: il
Tesoro di Mook, il
Terraplano, il
Buffone del Re, la
Scarpa magica, il
Deserto del nulla, la
Città subacquea e la
Mosca Zeta-Zeta, e ancora...
E poi ricordiamo l'
Orfanello riformato, in cui viceversa la vicenda resta tutta in città ma si tinge di surreale, ridicolo e inquietante, tutto insieme.
E poi ci sono le storie in cui il pericolo non è esotico né domestico, né cercato né imposto. Semplicemente non c'è. È il caso di
Topolino e l'uomo del 2000, storia-miracolo in cui l'unico vero pericolo è rappresentato dai due scienziati, testimoni del fatto che, dopo l'
Uomo Nuvola, la scienza va assomigliando a una manica di incorreggibili manipolatori. Ma per il resto la storia di Eta Beta è tutta filosofica, spiazzante, per situazioni, e soprattutto terribilmente divertente.
Ed eccoci alla frase di apertura: Bill Walsh o l'umorismo in agguato; in questa storia, come in tante altre, la risata è veicolata dalla stranezza, dallo stupore, dall'inatteso, che si fa di volta in volta ridicolo, catastrofico, filosofico; e così pure nel
Terraplano Topolino scopre una civiltà nuova attraverso continui capovolgimenti del punto di vista (anche del corpo, in realtà...), frecciatine alla società, ironia sulle situazioni, il tutto con un'eleganza che farebbe invidia a qualunque sceneggiatore.
E la celestiale battuta de
La banda della morte: "Io dono un milione e... ne rubo cinquanta, capite?", che mi ha fatto capire tante ma tante cose su tanta gente; e che compensa una certa "americanità" forse un po' superficiale di cui i due autori vengono talvolta accusati non senza qualche ragione, insieme a Barks, nel loro trattamento dell'estero (che pure - Mook - riserva comunque delle perle almeno comiche).
Uno degli umorismi più sottili e pervasivi che conosca, personalmente, e che personalmente adoro. Un umorismo, appunto, che prende in trappola il lettore (in ciò perfettamente in sintonia con la struttura a strisce), che gli tende un agguato ad ogni passo, accompagnandolo dall'inizio alla fine (che fine poi non è, perché la striscia successiva inizia un altro capolavoro) persino nei nodi fondamentali della trama.
Bill Walsh è parte integrante del mito di Gottfredson e Floyd Gottfredson è parte integrante dell'arte di Walsh.
Ed io personalmente mi sono formato fumettisticamente (e mi formo tuttora) sulle storie dei due Grandi ristampate sui Grandi Classici, nelle quali ho trovato tanto buonumore, tanta avventura, e persino - più o meno in parte - me stesso:
