PK il Mito 16

21 MAG 2012
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (9 voti) Esegui il login per votare!

La primavera di quel lontano anno 2000 si stava trasformando in estate, quando comparvero in edicola i tre albi ristampati in questo volume. Tre episodi fuori dalle varie sottotrame principali, che però sono davvero delle belle storie.
Un Solo Respiro è Bruno Enna. Un bel Bruno Enna. Non sarà forse la migliore storia sua che ho letto, questa a base di poteri esp, deliri di onnipotenza e dolci sentimenti sani e meno sani: ma ci si trova tutta la poesia dell’autore e la sua visione della vita. I disegni di Mottura contribuiscono senz’altra a rendere bene l’atmosfera dell’avventura.
A proposito di Mottura, proprio a lui è rivolta l’intervista a fine volume:una delle migliori di questi primi 16 volumi a mio parere, in cui Paolo parla a ruota libera facendo percepire chiaramente al lettore la sua grandissima passione, per il suo lavoro in generale e per PK in particolare. Racconta dell’evoluzione del suo tratto, inizialmente sperimentale quasi fine a sè stesso, per poi diventare introspettivo, al servizio di storie più intimiste (cita l’Enna di Robophobia, una delle migliori storie di Frittole); parla delle sue idee su colori e coloristi, dell’importanza del bianco nelle tavole, della follia grafica esagerata delle sue brevi, della regia molto personale che dava alle tavole, di due aneddoti pikappici interessanti e divertentissimi! L’intervista chiude, al solito, con la spiegazione dell’importanza che ha avuto PK fino ai giorni nostri, ma ancor più che nelle precedenti lo fa in una maniera davvero partecipe e sentita.

Agdy Days non è una storia epocale o memorabile, ma Macchetto compone comunque una trama suggestiva, che fonde magia, credenze mitiche, misteri dello spazio e alta finanza. Un tale guazzabuglio difficilmente poteva partorire una storia davvero riuscita, ma l’autore ha comunque consegnato una buona prova delle varie potenzialità della serie. Emilio Urbano qui lo trovo in forma smagliante.

La Sindrome di Ulisse ha un titolo che davvero ti incuriosisce e ti sprona a leggere con interesse la storia. Prima collaborazione tra Katja Centomo e Francesco Artibani, ancor prima di Red Whale e tutto quello che avrebbe portato loro nel nuovo millennio, si tratta di una bellissima e suggestiva avventura che esplora bene il tema del rispetto per l’ambiente, e che celebra il mare nella sua bellezza ma anche nella sua ambiguità. Farlo attraverso un vecchio lupo di mare, un moderno cacciatore di relitti, un villaggio di pescatori che ha paura del nuovo e alcuni loschi individui che hanno giocato con cose più grandi di loro, be’, sono tutti tocchi di classe, che vengono esaltati dai disegni stupendi di Manuela Razzi, che fanno rimpiangere quanto poco abbia lavorato per la testata.
Il volume si completa con le Trip’s Strip che a me piacciono molto ancor oggi e le trovo tra le migliori serie di brevi di tutto PKNA, nel loro essere un racconto per ragazzi che sfrutta in tono parodistico gli stilemi di quel tipo di narrazione.
Infine, oltre all’intervista, ecco tre interessanti pagine sullo studio dei colori per La Sindrome di Ulisse.

Autore dell'articolo: Everett_Ducklair