Grandi Autori 107: Floyd Gottfredson
Le mitiche storie di Floyd Gottfredson

Dopo Barks, il cui volume dedicato è uscito nel luglio dello scorso anno, tocca ora al secondo grande autore d’oltreoceano essere ospitato sulla nuova collana Grandi Autori.
Il nome di Floyd Gottfredson è simbioticamente legato a Topolino, a cui ha dedicato la quasi interezza della sua carriera per ben 45 anni e questa uscita ne racconta, attraverso alcune storie e con l’ausilio di molti contributi redazionali, l’intera evoluzione: dal 1930, quando comincia a produrre strisce quotidiane per quello che avrebbe dovuto essere un incarico temporaneo, fino all’ottobre del 1975, quando lascia i Walt Disney Studios.
L’indice può apparire cronologicamente poco omogeneo, con tre storie degli anni Trenta, una degli anni Cinquanta e una raccolta di strip dell’ultima parte della sua produzione, ma in realtà è sufficientemente vario e distribuito e permette di conoscere non solo i diversi aspetti di Mickey ma anche quelli del lavoro del suo autore.
L’apertura è affidata a Topolino in guerra con il gatto Nip, in cui Gottfredson è autore sia dei testi che dei disegni (coadiuvato in questi ultimi da Earl Duvall). Si tratta di una classica avventura “da cortile” del Topolino delle origini, trama esile ma sequenze movimentate, con una ricca componente di comicità slapstick, probabilmente figlia anche dell’esperienza dell’autore sui corti dell’epoca.

Topolino e Orazio nel castello incantato e Topolino e il mostro bianco sono invece due esempi di come Gottfredson inizi a plasmare il “suo” Topolino, non più un simpatico monello che si muove nelle aree rurali degli USA, ma un personaggio più adulto, capace di passare dall’horror gotico all’avventura classica con estrema disinvoltura: l’autore qui, e in altre storie dello stesso periodo, si riserva il solo ruolo di soggettista proprio per concentrarsi sulla sua visione nel portare avanti una linea narrativa coerente (di fatto le storie non finiscono davvero, ma sono l’una il prosieguo dell’altra) e in evoluzione continua.
Il suo “complice” più ricorrente in questa fase sarà lo sceneggiatore Merrill De Maris, che scriverà i dialoghi di tante classiche avventure degli anni Trenta e Quaranta.

Topolino contro Topolino è invece la rappresentante di una nuova fase, sia per l’autore che per il personaggio: nel sodalizio con Bill Walsh, Gottfredson lascia al collega l’onere dell’ideazione delle storie e della loro sceneggiatura, dedicandosi esclusivamente ai disegni.
L’impronta data dal nuovo ideatore è molto peculiare: spesso virata verso il fantastico, comunica però una sensazione di disagio latente, di qualcosa che riposa ma che può deflagrare da un momento all’altro e il disagio e l’angoscia di cui sono permeate non sempre si dissolvono con la parola “fine”.
La chiusura del numero coincide con l’ultima parte della carriera di Gottfredson: a metà degli anni Cinquanta, il mutato panorama dell’intrattenimento (stravolto dalla sempre maggior presenza della televisione) suggerisce agli editori di evitare le lunghe storie che si dipanano al ritmo di una strip al giorno, che sarebbero rigettate da un pubblico che legge meno e non ha più la pazienza necessaria.
Addio quindi al Topolino eroico e avventuroso che l’autore aveva curato e portato avanti per un quarto di secolo: dal 1955 verranno prodotte, per i quotidiani, unicamente strisce autoconclusive, con testi firmati da diversi autori.
Per forza di cose si tratta di sole strisce umoristiche, alcune delle quali vanno a costituire piccoli cicli tramite temi ricorrenti, ma comunque legate principalmente agli aspetti della via quotidiana dei personaggi.

In definitiva, l’acquirente porta a casa un buon volume, con quattro storie che sono ormai un classico (anche se non le più famose in assoluto) e una corposa selezione delle strisce autoconclusive: tra queste, la prima della serie (scritta da Walsh) e l’ultima in assoluto disegnata da Gottfredson, che viene pubblicata il 15 novembre 1975. Quattro storie che non solo permettono di assistere all’evoluzione del personaggio, ma anche a quella del segno dell’autore, da quello “sporco” e naif delle primissime storie, per passare via via ad un tratto prima più raffinato e poi, infine, a una sintesi grafica particolarmente elegante e funzionale al tipo di contenuto veicolato, ormai non più avventuroso, ma prettamente umoristico.
Il tutto è completato da un buon numero di redazionali che ripercorrono la carriera di Gottfredson e si soffermano anche su altri aspetti interessanti per il semplice lettore come per l’appassionato: approfondimenti sulle storie pubblicate, un’analisi del rapporto tra lui e Walsh, una digressione sul formato a striscia e sui criteri con cui sono tali strisce sono state rimontate in un formato diverso dall’originale.
In conclusione, l’albo è sicuramente un acquisto consigliato, visto anche il prezzo non eccessivamente alto.
24 GIU 2025