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Recensione Le Serie Imperdibili n°9 - Paperbridge Le Origini di Fantomius Vol.1


La copertina inedita realizzata sempre da Marco Gervasio.

 La collana Le Serie Imperdibili, deputata alla raccolta di specifici cicli di storie raggruppate in base al tema e agli autori, dedica il nono volume alla prima stagione della saga di Paperbridge, disegnata e sceneggiata da Marco Gervasio, poliedrico autore e disegnatore disneyano così innamorato del personaggio di Paperinik da aver dato il via ad un ciclo di storie prequel dedicate a Fantomius, il ladro gentiluomo da cui il Diabolico Vendicatore di Paperopoli eredita i marchingegni e il desiderio di giustizia.

 Paperbridge può definirsi come un spin-off della saga di Fantomius, improntato a mostrare com’era Lord Quackett prima di indossare le vesti del famoso ladro. I primi cinque episodi, originariamente pubblicati su Topolino, dal 3379 al 3383 nell’arco del 2020, vengono riuniti in un primo volume tematico in cui è l’autore stesso a presentarci le origini e l’evoluzione della storia e dei personaggi, mentre fanno il loro ingresso all’interno del College che dà il nome all’intera saga.

 Come Marco Gervasio racconta all’interno dei redazionali che arricchiscono l’albo, Paperbridge è strutturato come un teen drama, ambientato nell’Inghilterra dei primi del 900, in cui si svolgono eventi importantissimi che porteranno alla nascita di Fantomius. Uno splendido romanzo di crescita e formazione, che interessa tanto il protagonista quanto i comprimari che lo circondano, primo tra tutti Tommy Ducket, di cui sin dalle prime pagine viene sottolineata la differente estrazione sociale, uno dei punti cardine ai fini dell’evoluzione di Lord Quackett.

 Andando avanti con la lettura, è facile comprendere come Paperbridge sia una saga unica nel suo genere, nella quale si è osato nel cercare di rappresentare senza mezzi termini tematiche come la povertà, le tempeste ormonali tipiche dell’adolescenza, il bullismo e lo snobbismo, il tutto nella maniera più diretta e meno edulcorata possibile, privando così il contesto di quell’ingenuità di fondo che in altre opere è stata impiegata per cercare di sdrammatizzare le atmosfere.

 Alex Bertani, nell’interessante prefazione del volume, racconta come, quando Gervasio gli propose il progetto di questa serie, la sua parte istintiva “partì a razzo (…) intravvedendo la possibiità di approcciare sul settimanale riflessioni, tematiche importanti, legate al difficile passaggio tra infanzia e età adulta“. È questa la vera chiave di lettura di questa saga, e a confermarlo è anche Alessandro Sisti nella concisa, ma decisamente profonda, analisi della saga e dell’autore.

 
Le differenze sociali si sottolineano sin dal primo ingresso nell’istituto.

 Quella di Paperbridge non è una “partenza a razzo”: le prime cinque storie hanno un approccio graduale nel mostrare Lord Quackett intento ad affrontare vicende che cambieranno radicalmente la sua vita e il suo carattere. Il protagonista, da viziato rampollo dell’alta società, finirà col mitigare la spavalderia e la faccia tosta che lo contraddistinguono, sviluppando quel senso di giustizia e di rivalsa nei confronti dei soprusi, che lo porterà a divenire il primo Diabolico Vendicatore, ossia il ladro gentiluomo Fantomius. Un procedimento di crescita molto riflessivo, che interessa tanto il protagonista quanto i comprimari che lo circondano, primo tra tutti l’amico Tommy Ducket.

 
L’episodio che scatena in Quacky il cambiamento.

 Anche il thrilling e la componente investigativa seguono un approccio maturo: lo sviluppo della trama segue un crescendo verticale, nel quale vediamo i personaggi maturare, affrontando sia problematiche tipicamente adolescenziali, come l’inserimento in un nuovo ambiente scolastico e l’accettazione di persone di differente classe sociale, che questioni ben più complesse e pericolose, come associazioni segrete, complotti, doppi giochi, la rinuncia ai privilegi di famiglia e moltissimi altri aspetti che rendono Paperbridge un’opera complessa, capace di essere fruita secondo molteplici livelli di lettura.

 Al di là della componente avventurosa e investigativa, dominata peraltro da atmosfere per lo più cupe e tenebrose, in Paperbridge è sempre presente un aspetto profondamente psicologico. Sovente i protagonisti sono portati a compiere profonde riflesisoni introspettive, interrogandosi su ciò che sia corretto fare. Difatto è questo il meccanismo su cui si struttura il percorso di crescita pensato dall’autore, che chiama ripetutamente, tanto nel bene quanto nel male, protagonisti e comprimari ad affrontare un percorso di evoluzione basato sulle rispettive ambizioni di ognuno.

 Si tratta del medesimo escamotage utiizzato anche dalla scrittrice J. K. Rowling nella saga di Harry Potter, e lo stesso Gervasio non fa mistero del fatto che Paperbridge sia in parte ispirata a Hogwarts tanto da averlo portato a inserire il maldestro studente di estrazione proletaria Tommy Ducket che, al pari del famoso Ron Weasley, sfoggia una bella chioma rossiccia .

 I primi cinque episodi della saga, oltre ad essere funzionali ad introdurre i protagonisti e gli ambienti, danno il via a degli eventi molto importanti per il prosieguo delle vicende, che culmineranno nelle storie della seconda raccolta. Questo primo ciclo serve infatti a far conoscere uno dei principali villain e ad introdurre uno personaggio già noto a tutti i lettori e inserito con un coup de théâtre che genera aspettative, al pari di una scena post credit delle produzioni hollywoodiane.

 
Atmosfere cupe e misteriose sono una costante in Paperbridge.

 Il volume è arricchito da numerosi contributi dell’autore che, di volta in volta, affronta argomenti diversi e interessanti. Il primo e copioso extra è dedicato proprio a cosa sia Paperbridge e come esso sia nato. Gervasio racconta la nascita del suo racconto di formazione attraverso curiosità e aneddoti che lo hanno portato a sviluppare un progetto immediatamente assimilato da Alex Bertani. Il contributo di Bertani è stato fondamentale perchè, sottolinea Gervasio, è grazie alla sua “mente aperta al rischio” che si è potuta cogliere la novità dell’idea e raggiungere l’obiettivo della sua concretizzazione. Si deve poi sempre a Bertani la scelta del nome della serie e sempre sua è l’idea di non svelare subito chi sia il protagonista delle vicende narrate ma di far arrivare il lettore a scoprirlo episodio dopo espisodio.

 
La prima identità segreta di Quacky è un po’ raffazzonata…

 Un altro interessante, seppur decisamente più breve, contributo aggiuntivo riguarda alcuni piccoli ritocchi e precisazioni che l’autore ha voluto effettuare in occasione della raccolta delle storie. Gervasio definisce infatti il volume come una sorta di director’s cut, in quanto è intevenuto con alcune modifiche su testi, vignette e perfino sulla colorazione. Finezze davvero piccolissime, come quelle legate all’uso dei latinismi ai quali è dedicato altro specifico approfondimento, che fanno comprendere quanto l’autore abbia a cuore la coerenza e la credibilità della sua opera e di come abbia voluto a tutti i costi presentare al lettore proprio ciò che costituisce il “suo Paperbridge“.

 Al pari degli altri volumi che compongono la collana, il nono numero de Le Serie Imperdibili si presenta curato sotto tutti i dettagli. La splendida copertina inedita, sempre opera di Gervasio e alla quale è dedicato un ulteriore specifico contenuto extra, si fonde con la grafica della quarta pagina donando al volume una veste austera e istituzionale perfettamente in linea con le atmosfere della serie. Il formato 18×24 cm permette di apprezzare le tavole dell’autore secondo una dimensione più ampia, che restituisce bene il senso di magnificenza degli spendidi edifici che compongono il college, ognuno disseminato di particolari e dettagli. L’impiego di una carta di ottima qualità consente infine di apprezzare il clima retrò che la particolare colorazione che Gervasio ha voluto dare alla saga contribuisce a trasmettere. La ricchezza e la cura di contenuti fortunatamente non è andata a scapito del prezzo che, nonstante la foliazione importante, rimane in linea con il volume precedente.

 
La scuola di Paperbridge non serve solo a fornire insegnamenti accademici.

 Paperbridge ha il grande pregio di essere un’opera tanto fresca quanto matura, nella quale è possibile entrare secondo differenti livelli di profondità a seconda dell’età e della sensibilità del lettore. Qualunque sia l’approccio con cui viene affrontato questo percorso di formazione, difficilmente si rimarrà delusi.

 Editore: Panini Comics – Autori: Marco Gervasio, Alex Bertani – Uscita: 25 maggio 2023 – Pagine: 121 – Formato: Cartonato 18×24,5 – Prezzo: € 11,50 – ISBN 9 772283 857008



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/06/19/le-serie-imperdibili-n9-paperbridge-le-origini-di-fantomius-vol-1/

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Recensione Topolino Extra n°15 - Zio Paperone e il Centounesimo Canto


La copertina di Perina ristampa la cover di Topolino 3434.

 La quindicesima uscita della collana Topolino Extra propone la storia Zio Paperone e il Centounesimo Canto, avventura a tema storico originariamente suddivisa in quattro episodi pubblicati nel 2021 su Topolino 3434 – 3437 in occasione del del settecentenario della morte di Dante Alighieri, a conclusione di una ideale trilogia che precedentementer ha visto i paperi affrontare misteri legati alle controparti piumate di Leonardo Da Vinci e Raffaello Sanzio, pubblicate rispettivamente nei n. 2 e 7 della stessa collana. La storia infatti coinvolge nuovamente la famiglia Quagliaroli, già protagonista di altre avventure a tema storico vissute dai paperolesi. Lo sgangherato professore, la sorella Peppina e la nipotina Lucilla sono apparsi per la prima volta in Paperino, Qui, Quo, Qua e il grande gioco geniale, in occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci, per poi ritornare ancora una volta in Zio Paperone e la Pietra dell’Oltreblù dedicata al pittore Raffaello Sanzio e realizzata anch’essa in occasione del cinquecentenario della sua scomparsa.

 Dedicando l’ultima avventura al sommo Poeta Dante Anatrieri, Alessandro Sisti mette in scena una caccia al tesoro on the road ambientata in un’Italia sospesa nel tempoy, costantemente a cavallo tra due archi temporali distinti: il presente, vissuto dai Paperi che già conosciamo, e il passato vissuto dal sommo poeta Dante Anatrieri. In questa singolare vicenda trovano spazio mistero, avventura, suspence e una romance story adolescenziale.

 L’accidentale ritrovamento da parte del prof. Adalbecco Quagliaroli di alcune antiche pergamene, porta Paperone, Paperino, Qui Quo e Qua nel Bel Paese. Qui il luminare, già noto ai paperolesi perché incontrato nelle due precedenti avventure, assieme al collega Bargilio Ruspanti, alla sorella Peppina e alla nipote Lucilla, coinvolge i visitatori in un lungo viaggio per la Penisola alla ricerca di un inedito manoscritto del Poeta.

 
Il poeta Anatrieri in tutta la sua sommità.

 Partendo dalla Toscana in direzione Emilia, a Ravenna e Bologna, facendo tappa in Veneto, tra Padova e Verona, per poi rientrare a Firenze, la combriccola di pennuti, aiutata dai retrocchiali, ovvero un formidabile strumento tecnologico che permette di osservare i luoghi com’erano negli anni precedenti, inizia una assidua ricerca di quella che potrebbe essere la scoperta letteraria più significativa di tutti i tempi.

 Tutti gli ingredienti della vicenda trovano il loro spazio nella sceneggiatura di Sisti che, conducendo i protagonisti per i luoghi frequentati dal vero Dante Alighieri, permette ad Alessandro Perina di giocare costantemente con le ambientazioni e i luoghi, mostrando continuamente il cambiamento che le città hanno subito col passare dei secoli. Lo stratagemma dei retrocchiali, utilizzato dai protagonisti per osservare i movimenti del Poeta al tempo in cui scrisse i suoi versi, offre alle matite di Perina l’occasione per raffigurare in maniera realistica scorci di città mostrandone le opere d’arte, i monumenti e le piazze. Il tratto del disegnatore non lesina nemmeno sul più piccolo dei dettagli, ciò nonostante le ambientazioni appaiono perfettamente coerenti al contesto fumettistico.

 
Un esempio della capacità di Perina di fondere dettagli artistici e atmosfere fumettistiche nella matita di layout.

 Al pari delle precedenti avventure, il Centounesimo Canto è una storia fresca e spiritosa che, nonostante l’inevitabile sottotema didattico che la contraddistingue, risulta piacevole sino alla fine grazie ad uno sviluppo strutturato come un romanzo giallo. La cornice narrativa è curata e coerente e anche i dialoghi risultano gradevoli, con una grande attenzione nei confronti del fiorentino parlato nel 1300.

 Il volume, come tutti quelli della collana, si presenta in edizione cartonata con vernice selettiva lucida e opaca in copertina e con un’ottima grammatura e qualità della carta. La copertina è la medesima illustrazione utilizzata per la cover di Topolino 3434, e tra i contenuti extra è presente anche il bozzetto a matita.

 Ad introdurre la storia troviamo una breve, ma decisamente spiritosa, prefazione dello sceneggiatore Marco Nucci che, con grande ironia, dà un piccolo assaggio al lettore di quel che si appresta ad affrontare. Su tale intervento è doveroso segnalare giusto due imprecisioni sfuggite all’autore: L’Inferno di Topolino è stato pubblicato per la prima volta sul n°7 di Topolino, mentre la testata invece è diventata settimanale solo dal 1960.

 
Il “paperolese volgare” parlato dai paperi del 1300.

 Un’interessante intervista doppia ad Alessandro Sisti e Alessandro Perina posta al termine del volume permette di apprendere i numerosi retroscena legati all’ideazione della trama, mentre in chiusura due brevi gallerie di sketch dedicate alle ambientazioni e allo studio dei personaggi permettono di apprezzare il meticoloso lavoro fatto dagli autori per ricreare le città del 1300.

 Trattandosi di una storia tutto sommato recente, si può comprendere la sua inclusione all’interno della collana Topolino Extra, ma il prezzo sempre più alto, dovuto prevalentemente al ricaro delle materie prime e alla effettiva difficoltà di reperirle, può scoraggiarne l’acquisto anche a fronte del fatto che i contenuti extra, seppur interessanti e curati, non sono poi molti.

 A prescindere da ciò, Zio paperone e il Centounesimo Canto è una storia scritta e disegnata in maniera tale da riuscire ad essere fruibile da lettori di qualsiasi età. L’alone di mistero che fa costante capolino dietro ad ogni pellegrinaggio dei paperi mantiene ben salda l’attenzione verso la conclusione della vicenda, che riserva un ulteriore, ultimo, rompicapo da risolvere prima di condurre ad un finale in perfetta chiave Disney che difficilmente deluderà.

 Editore: Panini Comics – Autori: Alessandro Sisti, Alessandro Perina – Uscita: aprile 2023 – Pagine: 145 – Formato: Cartonato 20.5×28 – Prezzo: € 14,90 – ISBN 9 772532 922006

 



Voto del recensore: 3/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2023/06/15/topolino-extra-n15-zio-paperone-e-il-centounesimo-canto/

3
Testate Regolari / Disney Collection n°10 - Terror Island
« il: Venerdì 28 Apr 2023, 08:35:24 »
Recensione Disney Collection n°10 - Terror Island


La stupenda copertina non sfigurerebbe in una galleria d’arte.

 Il decimo volume della collana Disney Collection vede il ritorno dell’artista francese Alexis Nesme che, dopo aver deliziato gli occhi dei lettori con il prequel Horrifikland (scritto da Lewis Trondheim), torna in duplice veste di sceneggiatore e disegnatore presentando un’avventura caratterizzata, come la precedente, da una deliziosa atmosfera retrò.

 
Cornici vittoriane.

 Le ambientazioni horror tipicamente vintage che caratterizzavano il terzo volume della collana vengono qui soppiantate dal tema dell’avventura, anch’esso rappresentato con uno stile ricco di squisiti rimandi al passato in cui l’autore, come da tradizione, fa del citazionismo più puro il motore che porta avanti la trama.

 E’ infatti indubbio che Nesme ami spasmodicamente tanto la Disney che il cinema d’altri tempi, e non possa esimersi dal riversare all’interno delle proprie opere continui riferimenti a pellicole, libri e costumi, di un’epoca passata, nei confronti della quale l’artista nutre una passione totale che esterna con il massimo rispetto possibile e una dovizia di particolari incredibili. Anche questa nuova opera non fa eccezione, mostrando una certa maturazione dell’artista. Rispetto alla precedente Horrifikland, si assiste ad un miglior bilanciamento tra il continuo gioco al citazionismo e il progredire della trama. Il contesto avventuroso offre infatti molta più variabilità nelle dinamiche dei protagonisti, permettendo così di alternare situazioni, gag e citazioni, senza che questo gioco di alternanze stufi o appaia eccessivo.

 Ancora una volta i protagonisti sono il trio di detective Topolino, Pippo e Paperino, nuovamente assoldati da Lady Pippermint, già conosciuta nel precedente capitolo. La ricca signora, nota per la sua sbadatezza, visto che in passato si era rivolta agli investigatori dopo aver smarrito il gatto, ora teme di aver perso il proprio marito Lord Pippermint, partito assieme all’avvocato di famiglia in una spedizione alla ricerca di un leggendario tesoro su di un’isola misteriosa.

 Da subito l’opera si apprezza per l’enorme cura grafica. Il contesto esotico-avventuroso offre all’autore lo spunto per realizzare squisite illustrazioni – come sempre degne di una galleria d’arte – in cui lo sguardo del lettore si perde senza badare troppo al tempo vista la mole di dettagli e citazioni con cui viene condito il tutto. Se il precedente tema horror offriva lo spunto per richiamare riferimenti a cortometraggi, film e opere letterarie di genere, anche in questo sequel l’autore non è da meno. Non appena viene dato il “la“, iniziano a susseguirsi una serie di richiami curati e deliziosi che nemmeno l’occhio meno esperto può evitare di riconoscere. Immediato il riferimento a “Boat Builders” qui il link YouTube), meraviglioso cortometraggio animato diretto da Ben Sharpsteen nel 1938, ma progredendo si assiste a molto di più.

 
Nel citare Indiana Jones l’autore riesce anche a predere ironicamente in giro il lettore.

 Dal momento in cui lo sgangherato equipaggio tocca il suolo dell’isola misteriosa, si viene trasportati in un continuo turbinio di citazioni cinematografiche che, grazie al particolarissimo stile dell’autore, sono una vera delizia per gli occhi. Alcuni riferimenti appaiono decisamente palesi come quelli a King Kong (rigorosamente richiamato nella versione RKO del 1933) o le continue strizzate d’occhio alla saga di Indiana Jones, omaggiata con riferimenti ad ogni singolo episodio. Al di là di queste “facili” reminescenze, è bene tenere presente quanto Nesme risulti attento ai particolari e ami coinvolgere il lettore in una continua caccia all’easter egg, in maniera tale da capire a fondo la parallela chiave di lettura con cui deve essere affrontata l’opera. Terror Island è infatti una graphic novel in cui il lettore deve sostanzialmente perdersi alla ricerca del significato di ogni più piccolo dettaglio che si nasconde nei meandri delle vignette, un gioco all’intrattenimento che va al di là della trama (che in ogni caso risulta ben sviluppata).

 
Trappole che ognuno di noi ha già visto al cinema!

 Il lettore si trova ad affrontare un lavoro deliziosamente impegnativo visto che non mancano riferimenti e omaggi a film e libri datati, talvolta anche meno evidenti o (ahimé) noti al pubblico di oggi come Le Miniere di Re Salomone (cui si è ispirato George Lucas per il personaggio di Indiana), o addirittura a luoghi ancor più inaspettati, come l’isola su cui è ambientata l’intera avventura, che presenta una fortissima somiglianza con Melee Island.

 Come per l’opera precedente, la storia si dipana in maniera piuttosto lineare, portando i protagonisti a scontrarsi con un villain che certo non sorprende. Fortunatamente Nesme non rinuncia mai alla spettacolarizzazione, riuscendo a trasformare anche la situazione più scontata in una scena di grande impatto emotivo. L’opera finale risulta graficamente eccezionale, grazie all’incredibile uso del colore e della tecnica pittorica, ma il tocco finale lo dà la sapiente regia fumettistica che, tramite l’uso di cornici vittoriane, tavole doppie e vignette sovrapposte e incastrate l’una nell’altra, trasmette dinamicità, suspence e momenti di vera interazione con il lettore, sapientemente condotto verso un epilogo che regala un duplice colpo di scena.

 
Non solo Indiana Jones nei riferimenti di Nesme

 Ad oggi i volumi di questa collana non si sono mai distinti per la ricchezza di contenuti extra, e Terror Island non fa eccezione vista la totale assenza di qualsiasi introduzione, editoriale, o semplice galleria di sketch. Una scelta che prealtro caratterizzava anche la precedente uscita dedicata a Nesme e che chiaramente penalizza una pubblicazione che si fa pagare (€ 15,50 per la precisione). Altro neo che non si può fare a meno di sottolineare, è l’eccessiva oscurità di alcune vignette presenti. Sebbene Panini, dopo le numerose proteste susseguitesi dopo l’uscita di Mickey e l’oceano perduto, abbia optato per l’utilizzo di una carta patinata di buona qualità, la resa di alcune tavole è molto buia e non consente di restituire appieno la gradissima qualità del lavoro dell’autore. Davvero un grande peccato, visto lo spessore cromatico che questo artista è in grado di dare alle sue opere.

 Ci troviamo quindi dinanzi un lavoro artisticamente incredibile, superiore al precedente e racchiuso in una cornice buona ma non ottima. Il lettore capace di tollerare un minimo di compromesso potrà cogliere l’occasione per apprezzare un lavoro davvero unico nel suo genere.

 Editore: Panini Comics – Autori: Alexis Nesme – Uscita: 6 aprile 2023 – Pagine: 56 – Formato: Cartonato 21×28,5 – Prezzo: € 15,50 – ISBN 8828748664

 



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/04/24/disney-collection-n10-terror-island/

4
Recensione Humour Collection 3 - Paperina e... Paperino - una Coppia tante risate, di Silvia Ziche


L’inedita copertina è sempre opera di Silvia Ziche.

 La terza uscita della collana Humor Collection ripropone due storie brevi di Silvia Ziche anticipate dalla lunga vicenda di “Paperina di Rivondosa” (pubblicata in 13 puntate a partire da Topolino n°2583 del 31 maggio 2005), parodia della celebre fiction Mediaset Elisa di Rivondosa andata in onda per due stagioni, dal 2003 al 2005, e nota per aver reso celebri Valeria Puccini e Alessandro Preziosi.

 Nella sua incarnazione disneyana l’opera, ambientata nel tardo 700 nel Regno di Sardegna, mantiene la connotazione storica dello sceneggiato da cui è tratta, presentando uno dei più variegati cast di personaggi piumati attinti da Paperopoli e non solo. Nel ricreare i fasti dell’enorme successo televisivo, Silvia Ziche ha dato il massimo: i ruoli dei protagonisti e dei comprimari sono perfettamente fusi all’interno di un intreccio e di un contesto storico, in modo da enfatizzare oltremodo l’opera oggetto di parodia.

 
L’umorismo dell’autrice non risparmia nemmeno la povera Doretta Doremì.

 Nel miscuglio di ruoli messo caoticamente in scena dall’autrice è possibile vedere Doretta Doremì interpretare l’arzilla Contessa Agnese Castori, o la dolce Reginella interpretare il ruolo della duchessa Reginella Bussani, chiamata a corte dalla contessa Anna Castori (Brigitta) nel tentativo di distogliere le attenzioni di suo cugino, il nobile Paperino Castori, dalla serva Paperina Scalzi.

 Questo enorme lavoro di sceneggiatura, nel quale l’autrice conferma di sapere padronare la componente comica in maniera a dir poco esemplare, va di pari passo con una grande maturazione artistica di Silvia Ziche che, senza abbandonare l’essenzialità e immediatezza del tratto, gioca con il contesto storico per infarcire di particolari (e di gag) le proprie vignette.

 
Una scena d’azione disegnata in modo esemplare e con evidenti riferimenti a Gianni De Luca.

 Le improbabili acconciature che adornano i capelli delle protagoniste femminili, gli abiti esageratamente particolareggiati (le balze delle sottovesti sono un enorme esempio di meticolosità e pazienza di questa disegnatrice), i cinetici duelli all’arma bianca e le stupende architetture dei palazzi hanno il pregio di restituire immediatezza, movimento e dettaglio, riuscendo sempre a strappare al lettore, nel peggiore dei casi un sorriso, ma molto più frequentemente una sonora risata.

 Grande antagonista di quest’opera é Amelia o meglio Amelia Van Ducker Beuville, personaggio che nel corso della storia matura la consapevolezza riguardo la propria natura finendo così per stravolgere più volte, e fino alla fine, i piani della protagonista.

 Come altre precedenti opere di Silvia Ziche, anche Paperina di Rivondosa è un racconto incentrato su ruoli femminili che si vanno ad alternare nell’enorme calderone di gag che si susseguono in maniera serrata per tutto l’arco delle tredici puntate.

 
Nella parodia di Silvia Ziche trova spazio anche il triangolo amoroso con Reginella.

 Ed è sempre Paperina a condurre la trama delle altre due brevi raccolte all’interno del volume. La prima “Paperina e…Paperino” (Topolino 3306 del 03 aprile 2019) è un frenetico monologo con cui l’eterna fidanzata accenna ad una rottura della quarta parete, per esprimere le proprie preoccupazioni intanto che attende l’arrivo del suo cavaliere. Segue “Paperina e il Più Bel Regalo di San Valentino” (Topolino 3455 del 9 febbraio 2022), in cui l’autrice ironizza sulla ricerca del regalo per una delle feste più commerciali di sempre. A riportare la protagonista alla realtà, facendole comprendere quale sia il vero significato della festa degli innamorati, è Paperino che, con il più classico dei coup de théâtre, ribalta a proprio favore la vicenda.

 Il volume si apprezza, oltre che per le storie, di cui la prima è senz’altro quella più significativa, anche per i contenuti editoriali curati ancora una volta dal competente e preparato Davide Del Gusto. Il curatore, oltre alla prefazione in cui illustra l’enorme importanza che Paperina si è guadagnata all’interno del panorama Disney, dedica un interessante approfondimento al personaggio riepilogando la sua storia, dalle prime strice di Bob Karp e Al Taliaferro, fino a giungere ai tempi odierni. Segue un’intervista all’autrice, in cui Silvia Ziche racconta e si racconta in relazione alla parodia di Rivondosa, e infine un approfondimento sulle ristampe di cui i racconti raccolti nel volume hanno goduto sino ad oggi.

 
Pura slapstick comedy disneyana.

 Pur presentandosi fresche e immediate, quindi perfettamente allineate con lo stile dell’autrice, le due storie che fanno da contorno al racconto principale del volume sono più una giustificazione del prezzo (nel frattempo aumentato di dieci centesimi) e della copertina inedita del volume, che un vero e proprio arricchimento. Ciò non toglie che il tratto dell’autrice, così come la fantasia con cui è capace di sviluppare gag e situazioni assurde, si riescano ad apprezzare anche all’interno di storie brevi come quelle che seguono al racconto principale che di fatto costituisce il vero motivo di acquisto del volume.

 Pur non arrivando agli altissimi livelli de Il Grande Splash o de Il Papero del Mistero, Paperina di Rivondosa è l’ennesima conferma del ricercato, singolare e intelligente talento comico di Silvia Ziche. Il Terzo volume della Humor Collection dà quindi l’opportunità di riscoprire e collezionare un’altra opera di questa grande autrice cui va il pregio di aver rivoluzionato la scuola Disney Italiana… e portato nel contempo i lettori a guardare in modo profondamente diverso le piante grasse.

 Editore: Panini Comics – Autori: Silvia Ziche – Uscita: marzo 2023 – Pagine: 213 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 15,00 – ISBN 9 772285 615007



Voto del recensore: 4/5
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https://www.papersera.net/wp/2023/04/13/humour-collection-3-paperina-e-paperino-una-coppia-tante-risate-di-silvia-ziche/

5
Recensione Le serie imperdibili 8 - Minni e i Racconti del Boscaiolo


Ivan Bigarella cura anche la copertina dell’ultimo volume.

 L’ottavo volume della collana Le serie imperdibili di Panini Comics si pone in continuità rispetto alle tre precedenti uscite dedicate al ciclo di Nonna Papera e i Racconti Attorno al Fuoco. Viene presentato un trittico di racconti che costituisce una sorta di seguito spirituale della saga ideata da Rodolfo Cimino, nei quali l’ambientazione, che come da tradizione fa da semplice sfondo alla trama principale, si sposta da Paperopoli a Topolinia.

 L’originaria pubblicazione su testate dedicate ad un pubblico di lettrici (Minni & Company e Minni Amica del Cuore) non ha permesso a questi racconti di godere della medesima notorietà dei loro predecessori. Una scelta editoriale presumibilmente dettata dal tenore maggiormente romantico delle sceneggiature, ciò nonostante in questa “reincarnazione topoliniana” non mancano certo tutti i classici elementi che caratterizzano la scrittura di Cimino.

 Il breve ciclo di racconti presente nel volume vede affidare il ruolo di narratore all’inedito personaggio di Giosafatte il Boscaiolo, anziano eremita che vive nel bosco adiacente a Topolinia e che in ogni episodio trova modo di intrattenere Minni e gli amici che di volta in volta la accompagnano con leggende ambientate in tempi e luoghi differenti.

 
Il primo incontro con Giosafatte.

 In “La Biondina e la Rivincita dei Merli Gialli” (pubblicato in Italia sul mensile Minni & Company n°26 il 24 luglio 1995), affidata alle matite di Alessandro Perina, assistiamo al primo incontro tra Minni e Giosafatte. L’anziano signore – in questa storia ritratto con delle fattezze che verranno successivamente modificate – si offre di accogliere presso la propria abitazione Minni e una sua amica che, giunte nel bosco per realizzare un documentario, finiscono col perdere il sentiero per rientrare alla loro tenda. Fortunatamente il profumo di polenta le guida verso la casa di Giosafatte che offre loro la cena, intrattenendole con un racconto ambientato nel medioevo. La storia vede protagonista la giovane Biondina, figlia di un maniscalco, dedita alla realizzazione di merli gialli robotici. La singolare dote della ragazza viene notata dal nobile paggio Fernando che si invaghisce della ragazza ma la notizia giunge alle orecchie della figlia del Re che. gelosa delle attenzioni del paggio, fa di tutto per ostacolare il loro amore. Fortunatamente, nelle storie di Cimino nulla è in grado di scalfire il puro sentimento che unisce due giovani.

 La storia, come altre precedenti opere dello sceneggiatore, ha per protagonista una ragazza emancipata e piuttosto originale per i tempi in cui vive, capace ella stessa di stupirsi del fatto di preferire la meccanica al ricamo. Il tratto di Perina appare fresco e congeniale al contesto narrativo, i personaggi risultano espressivi e dinamici, e dalle vignette traspare sempre il giusto senso di movimento, capace di dare enfasi sia ai momenti di tensione che alle numerose gag comiche che si susseguono man mano che la storia giunge al suo romantico epilogo.

 “Gimmi il Cavaliere Lucia Tom l’Artigliere” (pubblicata su Minni & Company n°44 del primo gennaio 1997) è un racconto ambientato durante il periodo della guerra di secessione americana. Il tratto di Giuseppe Zironi, così stilisticamente particolare, riesce a enfatizzare molto bene i toni decisamente più cupi di una storia che racconta l’amore impossibile tra due ragazzi di diversa estrazione sociale. La ricca Lucia, figlia di altolocati proprietari terrieri del sud, si innamora di Tom, umile fattore orfano di padre e allevato da una nutrice. Il ragazzo, nonostante la diversa estrazione sociale, è amico d’infanzia di Gimmi, ricco rampollo la cui famiglia, in particolare l’avida madre, vorrebbe accasare il prima possibile con la bella Lucia.

 
La tecnologia bellica fa perdite sempre più ingenti.

 La chiamata alle armi allontana entrambi i ragazzi dalle proprie famiglie portandoli a combattere per il proprio Paese, mentre Lucia viene spedita in collegio per cercare di dimenticare Tom. La minaccia di poter perdere il proprio figlio restituisce alla madre di Gimmi il vero senso della famiglia e, con uno degli escamotage di sceneggiatura più interessanti e drammatici di sempre, Cimino regala al lettore un vero e proprio ribaltamento di ruolo dell’antagonista, che porta all’agognato lieto fine in cui Tom e Lucia coronano il loro sogno d’amore.

 Il tema della guerra ritorna prepotentemente all’interno di questa storia in cui Cimino, come nella precedente “Il tamburino e i 3 soldi del destino“, non fa mistero nel descrivere gli orrori e le sofferenze cui i soldati vanno incontro sia in battaglia che nella normale quotidianità. Zironi “approfitta” del contesto inedito e disancorato dai canoni rigidi dei personaggi disneyani offertogli dalla sceneggiatura per calcare oltremodo la mano, rappresentanto le scene di combattimento senza edulcorare granché. Pioggia, fango, bombardamenti e caduti sul campo vengono realizzati in modo realistico con un tratto originale capace di dare espressione ai personaggi, senza mai farli apparire sopra le righe. Lo stile del disegnatore permette di immergersi maggiormente all’interno di una storia che ha l’unico difetto di giungere alla conclusione in modo un po’ troppo repentino, affidando al narratore e non alle immagini l’epilogo.

 
L’amore trionfa sempre nelle storie di Cimino.

 Il volume si conclude con “Soldino e Soldina e la Canzone d’Autunno” (Minni Amica del Cuore n°16, 2022) storia magistralmente disegnata da Roberto Vian, in cui a tornare è un altro tema molto caro a Cimino, la musica. Lo sceneggiatore propone nuovamente un racconto generazionale ambientato nell’America dell’immediato dopoguerra civile, in cui i due protagonisti affrontano un percorso di crescita. Costretti a separarsi per cercare di trovare ognuno la strada che gli permetterà un giorno di vivere insieme la loro storia d’amore, i protagonisti si lasciano in pegno il semplice dono di una canzone che rieccheggerà nella valle che li ha visti crescere.

 Si tratta probabilmente della storia meno ispirata tra quelle raccolte nel volume e dalla quale traspaiono numerosi echi delle sceneggiature che l’hanno preceduta. Ciò nonostante il tratto di Vian permette ugualmente di apprezzare un racconto semplice e romantico nel quale oltretutto si assiste ad una maggior fusione tra la storia sullo sfondo che vede protagonisti Minni, topolino e Pluto e la leggenda narrata da Giosafatte il Boscaiolo.

 La raccolta qui recensita ha il pregio di presentare un interessante contributo redazionale a cura di Francesco Stajano. Il noto filologo disneyano, oltre a raccontare curiosi aneddoti della sua amicizia con Cimino, svela retroscena delle storie presenti nel volume rivelando anche parti di sceneggiatura totalmente inedite e mostrando come almeno un racconto del boscaiolo (il secondo) nascesse proprio per essere pubblicato come racconto attorno al fuoco. Il che giustifica pienamente la scelta di Panini Comics di inserire il numero “4” sulla costa del volume, confermando l’unicum stilistico delle storie.

 
Un’immagine che ricorda molto la prima storia del ciclo di racconti.

 Nel concludere la recensione non si può fare a meno di effettuare una valutazione d’insieme dell’intera collana dedicata alle storie più romantiche e particolari di Cimino. Sebbene molti volumi di questo quartetto abbiano ricevuto pesanti critiche a causa di errori o modifiche stilistiche poco apprezzate (a titolo di esempio, le tavole invertite de “Il bel cavaliere e la regina del lago perduto” o il cambio di colore delle pellicce in “Il tamburino e i 3 soldi del destino“), si tratta di piccoli errori che rendono la raccolta imperfetta senza minare la ricchezza dei contenuti così come il pregio della veste che li raccoglie, curata tanto nei redazionali che nei materiali impiegati.

 Il quarto volume ha peraltro l’indubbio pregio di riportare ai lettori tre storie che non hanno goduto della giusta notorietà che si sarebbero meritate. Mi riferisco in particolare alla splendida Gimmi il Cavaliere Lucia Tom l’Artigliere, inizialmente pensata come racconto attorno al fuoco e successivamente riadattata al contesto dei periodici dedicati a Minni.

 Senza troppi giri di parole, i racconti del boscaiolo qui raccolti costituiscono il completamento di un ciclo davvero unico, che solo un grande scrittore come Rodolfo Cimino poteva ideare. La genialità dell’autore, capace di sfruttare il contesto disneyano per raccontare leggende dai contenuti fantastici, ma nel contempo ancorate a concetti molto concreti quali la crescita, l’amore, la morte, la guerra, viene celebrata con una raccolta ricca di storie e di contenuti editoriali non priva di qualche piccolo difetto, ma in ogni caso “imperdibile“, proprio come il titolo stesso della serie fa intendere.

 Editore: Panini Comics – Autori: Rodolfo Cimino, Alessandro Perina, Roberto Vian, Giuseppe Zironi – Uscita: 24 marzo 2023 – Pagine: 145 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 11,50 – ISBN 9 772283 857008



Voto del recensore: 4,5/5
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Testate Regolari / Paperone e il Drago di Glasgow - Disney Collection n°9
« il: Venerdì 17 Mar 2023, 12:54:47 »
Recensione Paperone e il Drago di Glasgow - Disney Collection n°9


Dalla copertina di Petrossi traspare l’indole avventuriera del giovane Paperone.

 Dopo l’annuncio, avvenuto in concomitanza dei festeggiamenti per il 75° compleanno di Paperon de Paperoni, il nono volume della collana Disney Collection presenta una storia scritta da Joris Chamblain e sapientemente illustrata da Fabrizio Petrossi che ripercorre un episodio dell’infanzia del papero più ricco del mondo in cui i sentimenti fanno da protagonisti. Avevamo già incontrato l’autore italiano ma adottato dalla Francia nel volume celebrativo dedicato a Topolino e in quello dedicato ad uno scatenato viaggio nel tempo. Inoltre, avevamo avuto il piacere di intervistarlo quando ancora questa storia era in fase di lavorazione.

 Ancora una volta ci troviamo dinanzi un volume dall’altissimo valore artistico nel quale il duo di autori, coadiuvato ai colori da Bruno Tatti e con la collaborazione di Merete Jepsen, riversa tutta la sua creatività per portare al lettore un racconto visivamente suggestivo, in cui una rappresentazione teatrale fa da sfondo a vecchie faide familiari irrisolte che coinvolgono Fergus de Paperoni e l’intero clan dei paperi e, inevitabilmente, anche un giovanissimo Paperone. Una vicenda narrata attraverso due archi temporali, presente e passato, nella quale si vanno ad incastrare due fondamentali avvenimenti della giovinezza di Paperone che lo porteranno a lasciare l’amata Scozia per dirigersi verso gli Stati Uniti, raccontati nel 1992 da Don Rosa nella sua fondamentale Saga.

 
Momenti di grande sgomento nel Clan dei Paperi.

 La scuola di Qui Quo e Qua sta mettendo in scena una rappresentazione teatrale dedicata ad un episodio avvenuto a Glasgow nel 1877, in cui sembrano essere coinvolti Paperone e sua sorella Matilda. I nipotini chiedono informazioni alla vecchia tuba ottenendo solo una lapidaria risposta distaccata, atteggiamento che non fa altro che incuriosire ancora di più i tre paperi, portandoli così a scoprire cosa si cela dietro al mistero del Drago di Glasgow e a ricostruire la vera avventura vissuta dal loro anziano parente molti anni addietro.

 
Uno dei piu grandi momenti di crescita per Paperone.

 La graphic novel di Chamblain e Petrossi appare equilibrata sotto tutti i punti di vista: la sceneggiatura oscilla tra il mistero, il dramma e l’azione, senza tralasciare frequenti momenti di comicità. Le scorribande del giovane Paperone e dei suoi amici all’interno delle miniere di Glasgow possono ricordare a tratti le tipiche atmosfere dei vecchi film di avventura per ragazzi, e lo stesso si può dire per la molteplicità di lettura della trama che rende il racconto avvincente e profondo.

 Petrossi esagera volutamente con le proporzioni dei personaggi creando immagini fortemente suggestive in cui gli stati d’animo dei protagonisti traspaiono alla perfezione. Questa ricerca stilistica si percepisce anche nel taglio delle inquadrature, mai banale e accompagnato da una colorazione billante ma capace di restituire in ogni situazione, anche la più cupa, il tipo di sensazione ed atmosfera che gli autori vogliono trasmettere. Molto interessanti anche i contesti sotterranei e industriali in cui è ambientata la storia, ambienti che danno la possibilità al disegnatore di esagerare ulteriormente con forme, prospettive e costruzioni regalando ad ogni vignetta immagini davvero suggestive.

 Il comparto visivo gode dell’ulteriore pregio di potersi reggere su una scrittura efficace in cui lo sceneggiatore gioca con tutti gli archetipi che contraddistinguono il protagonista principale, illustrando al lettore un percorso di crescita cha ha segnato il personaggio sin dall’infanzia e che ad oggi non è ancora stato dimenticato.

 
Immagine promozionale che sottolinea la presenza di autori internazionali.

 Sebbene dinanzi prodotti stilisticamente così originali sia doveroso porsi il dilemma se possano risultare alla portata di tutti, il volume qui recensito non lascia grandi dubbi. L’immediatezza del tratto di Petrossi rende fruibile l’opera a chiunque e la sceneggiatura permette di apprezzare la trama sotto più punti di vista rendendo Il Drago di Glasgow un racconto tra avventura, comicità, romanticismo e dramma apprezzabile da un vasto pubblico di ogni età.

 Alla ricchezza di contenuto si accompagna anche il pregio del volume che, come ormai tutti quelli che da un anno a questa parte compongono la collana, si presenta ben curato, realizzato con ottima carta patinata di buona grammatura e arricchito da una galleria di schizzi e studi di personaggi. Unica pecca, che non permette di assegnare il punteggio pieno, è l’assenza di un editoriale o di una prefazione che, visto il tema del clan dei De Paperoni, si sarebbe sicuramente apprezzata.

 Ciò non toglie che Paperone e il Drago di Glasgow costituisca un grande pezzo da collezione per ogni fan della vecchia tuba.

 Editore: Panini Comics – Autori: Joris Chamblain, Fabrizio Petrossi – Uscita: febbraio 2023 – Pagine: 64 – Formato: Cartonato 20.5×28 – Prezzo: € 15,00 – ISBN 978 8828727460



Voto del recensore: 4/5
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Recensione Le serie imperdibili 7 - Nonna Papera e i Racconti Attorno al fuoco: Vol. 3 di 3


La copertina inedita di Ivan Bigarella riprende il primo racconto del volume.

 Con il settimo volume della collana Le serie imperdibili di Panini Comics giunge a conclusione il ciclo di Nonna Papera e i Racconti Attorno al Fuoco ideato da Rodolfo Cimino.

 Nelle recensioni del primo e secondo volume, abbiamo a lungo parlato delle origini di questa particolarissima serie e delle peculiarità della stessa, stante l’intento dell’autore di affidare la narrazione di storie autoconclusive, dai toni un po’ più “adulti” e malinconici rispetto ai normali standard del fumetto Disney italiano, a personaggi inediti lontani dal contesto di Paperopoli. Si tratta di una tendenza che Rodolfo Cimino persegue fino alla fine, regalando opere che, anche in questo volume, affrontano delicati temi come la morte, la vecchiaia, la crescita e il cambiamento, raramente presenti all’interno delle storie di topi e paperi.

 Purtroppo sono ancora molti i racconti del Maestro racchiusi nel suo armadio degli appunti. La sua dipartita nel 2012 ha impedito di realizzare molto di ciò che era già stato immaginato e sceneggiato, lasciando un vuoto enorme tra i lettori. Fortunatamente però, in ogni volume di questa collana è stato possibile leggere uno degli scritti inediti originali del Maestro, esperienza di grande impatto per qualsiasi lettore perchè, oltre a permettere di comprendere il grande lavoro che c’è dietro ad ogni opera fumettistica, dà un diretto sguardo sul modo di pensare di uno dei più grandi cantastorie di sempre.

 Per questo volume conclusivo Panini ha fatto ricorso alla collaborazione di un altro sceneggiatore, Roberto Gagnor. L’autore, visto lo stato di conservazione dello storyboard originale del soggetto inedito sottopostogli, ha avuto il difficile compito di recuperarne i contenuti attingendo dagli appunti e dagli sketch ancora leggibili. Ne è venuto fuori un racconto inedito appassionante che fa da chiusura al volume.

 
Sin dal principio la prima storia non fa mistero del triste epilogo del protagonista.

 Venendo preliminarmente ai tre racconti a fumetti che compongono la raccolta, si tratta di storie affidate a tre disegnatori differenti che, per pura casualità, presentano nel tratto alcuni aspetti comuni.

 “Ala di Colomba e l’Uomo delle Nevi” (pubblicata per la prima volta il 2 maggio 1993 su Topolino n°1952) è un romantico racconto tra due giovani pellerossa appartenenti a due tribù lontane. Come nella miglior tradizione di questi Racconti, la storia ripercorre l’infanzia dei protagonisti accompagnandoli sino all’età adulta e, sempre in stretta aderenza al canone, uno dei due personaggi principali del racconto è dotato di un potere particolare. Le matite di questa storia sono affidate a Emanuele Barison, cui va l’indubbio pregio di realizzare i paperi in modo impeccabile, con fattezze morbide e rotondeggianti che risentono di forti influenze cavazzaniane.

 Il tratto si discosta però profondamente da quello del Maestro veneziano, se si presta attenzione al modo con cui vengono rappresentati gli ambienti e i protagonisti antropomorfi della storia narrata da Nonna Papera. Una differenza che, se da un lato appare molto spiazzante per l’occhio del lettore, dall’altro contribuisce a creare maggior distacco rispetto al canonico panorama Disney. Infine, ciò che più colpisce di questo racconto, è proprio il finale, volutamente aperto a una duplice interpretazione lasciata nelle mani del sentimento del lettore. Un grande esempio di sceneggiatura.

 
La lontanza che pietrifica i cuori.

 In “Steve il Boscaiolo e la Fontana di Pietra” (topolino n°2025 del 20 settembre 1994) è Roberto Vian a prendere le matite per dare vita alla storia di Cimino, un racconto malinconico che ha come tema principale quello dell’invecchiamento e delle rinunce cui ognuno di noi deve far fronte per poter coronare sogni ben più importanti. Come per la storia precedente, il contesto in cui si svolge la trama è quello dei nativi americani, ma in questa vicenda entrano temi differenti come quello del progresso e della convivenza pacifica fra popolazioni, che offrono spunti molto interessanti al progredire della storia. La storia presenta anche il tema del viaggio attraverso il tempo, immancabile componente fantastica tipica dell’autore, che risulta peraltro ben integrata all’interno della trama e offre la possibilità di giungere ad un apprezzato lieto fine.

 
Il più classico dei lieti fini.

 “La Principessa di Ghiaccio e Norge il Giovane Blasonato” (apparsa per la prima volta su Minni & Company n°31 del 1 dicembre 1995), affidata alle matite di Alessandro Gottardo, è di fatto l’ultima storia a fumetti pubblicata all’interno del ciclo, che va quindi a concludere anche la sottocollana de Le Serie Imperdibili ad esse dedicata (il prossimo ospiterá I racconti del boscaiolo, tre storie dove Cimino porta altre vicende utilizzando Minni). Si tratta di un racconto d’amore in cui si intreccia anche un filo di sottotrama politica, ma che ha come tema dominante l’altruismo e il sapersi dedicare alla propria amata senza paura di rinunciare a qualcosa. In questo racconto il lieto fine giunge in maniera definitiva, senza lasciare indietro scie ancora aperte o duplici ipotesi di lettura. Si assiste semplicemente al trionfo dell’amore tra due giovani che domina sopra qualsiasi altra cosa e finisce anche col trascinare gli ascoltatori della storia narrata da Nonna Papera.

 
L’amore trionfa al di là delle favole di nonna Papera.

 Come anticipato all’inizio di questa recensione, anche il terzo volume dedicato ai Racconti Attorno al Fuoco ha il pregio di regalare al lettore una sceneggiatura inedita del Maestro Cimino: “Il Duca Nero e il Castello degli Specchi“, stesa in forma di soggetto da Roberto Gagnor. Si tratta di un racconto interessante e, senza volerne anticipare la trama per evitare di rovinare la lettura, si può solo dire che si presenta come perfetta storia in stile ciminiano, con un colpo di scena finale capace di suscitare emozioni.

 Altrettanto emozionante è l’omaggio che Gagnor dedica a Cimino nella postfazione del volume, un racconto toccante su come questo grande Maestro abbia ispirato tanti altri autori del panorama Disney italiano. La riproposizione di questi racconti si conclude con un volume che, come i precedenti, desta comunque un filo di rammarico visto che Panini, nel realizzare questa nuova edizione, ha finito col cadere in qualche piccolo errore e si è presa alcune licenze di colorazione (che non mancano nemmeno in questo terzo volume), che ad alcuni puristi hanno fatto storcere il naso considerato il rispetto dovuto a questi lavori. Per questi motivi la valutazione non raggiunge il punteggio pieno.

 Ciò nonostante, anche questo terzo volume merita l’acquisto perché ripropone in un formato più ampio rispetto all’originale opere che all’intero del panorama disneyano nazionale e internazionale sono davvero uniche.

 
Un’immagine che per forma e atmosfera ricorda il Maestro veneziano.

 Facendo un bilancio complessivo di tutte e tre le uscite dei Racconti Attorno al Fuoco, si può concludere che si tratta di una raccolta che permette di apprezzare le opere più intime e personali di Cimino, arricchendo ogni volume di un contenuto aggiuntivo peculiare (nel terzo numero, oltre alla toccante postfazione di Gagnor, troviamo un’interessante prefazione a cura di Massimo Marconi). Il prezzo, tutto sommato contenuto se si considera il formato cartonato e l’ottima qualità della carta, consente di portare a casa questa collezione di storie senza spendere eccessivamente, quindi se non si dispone degli originali o delle precedenti e rarissime raccolte, la collana de Le Serie Imperdibili costituisce una scelta obbligata ma senz’altro dignitosa.

 Editore: Panini Comics – Autori: Rodolfo Cimino, Emanuele Barison, Roberto Vian, Alessandro Gottardo – Uscita: gennaio 2023 – Pagine: 177 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 11,50 – ISBN 9 772283 857008



Voto del recensore: 4/5
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8
Testate Regolari / Re:Topolino Extra - Discussione Generale
« il: Venerdì 13 Gen 2023, 11:16:35 »
Recensione Topolino Extra Graphic Novel 12i - L’Ultima Avventura di Reginella


La copertina di Stefano Zanchi omaggia la seconda apparizione della sovrana del pianeta Pacificus.

 Il terzo numero della collana Topolino Extra Graphic Novel, dopo l’uscita dedicata a Gastone, ripropone L’ultima avvenura di Reginella, storia originariamente pubblicata su Topolino 3430-3431 nell’estate del 2021, in cui si è – temporaneamente – cercato di porre la parola fine ad una delle storie d’amore più burrascose di tutto il panorama Disney italiano.

 Quello tra Reginella e Paperino è un rapporto unico e decisamente “fuori dal tempo“.

 Una relazione profondamente riservata oltre che sensibilmente dfferente rispetto a quella instaurata con l’eterna fidanzata Paperina. Nel mènage tra il papero vestito alla marinara e la sovrana del pianeta Pacificus non trova spazio un altro contendente come Gastone, ma si celebra solo ed unicamente il sentimento più puro che lega due personaggi e la loro travagliatissima storia d’amore. Questo sentimento deve fare i conti con i doveri istituzionali di una regina ed è oltremodo messo in difficoltà dalla distanza che separa i due inamorati. Ciò nonostante, nel corso degli anni, i due amati hanno trovato il modo di ricongiungersi al di là di tutto e di tutti.

 Reginella è un personaggio che Rodolfo Cimino ha pensato e creato unicamente per Paperino ed è naturale che si sia percepita la “scomodità” della sua presenza in ragione del fidanzamento, più o meno consolidato, con Paperina. Prima di giungere alla storia del volume oggetto di questa recensione, alla figura di Paperina era stato dedicato solo un velocissimo accenno nella prima storia, Paperino e l’avventura Sottomarina, nella quale è lo stesso protagonista a fare un fugace riferimento alla sua relazione preesistente.

 
Uno sguardo che va oltre qualsiasi dialogo.

 La scomodità di questo mènage a trois è stata percepita anche dal popolo dei lettori, o per lo meno da una parte di esso, tanto che, nel 2017, il sentimento tra Paperino e Reginella è stato ridefinito in termini di amicizia. Una scelta che è stata nuovamente sovvertita all’interno del nuovo ciclo di storie dedicate al personaggio che, dal 2018 in poi, vede il rapporto tra Paperino e Reginella maggiormente allineato all’originaria concezione di Cimino.

 Riattribuendo quindi il giusto valore alla relazione che lega Paperino a Reginella, Alex Bertani e Vito Stabile hanno deciso di realizzare una storia che potesse scrivere la parola fine su questo continuo tira e molla, fatto di salvataggi epici rovinati da amnesie o partenze improvvise, e per raccontare al meglio la loro sceneggiatura è stata scelta la matita di Stefano Zanchi.

 Il risultato è una romantica graphic novel in cui le immagini parlano più dei dialoghi, grazie alla profonda espressività che ogni autore ha saputo trasmettere ai protagonisti e alle vicende vissute dagli stessi. L’ultima avventura di reginella è un racconto triste e volutamente diverso rispetto alle storie che vedono protagonista la sovrana del pianteta Pacificus (comunque omaggiate da Bertani e Stabile), nel quale il classico villain di turno che vuole destabilizzare l’armonia o sfruttare il popolo governato dalla giovane regina è soppiantato da un problema ben più grosso e insormontabile…

 
Un esempio del talento di Zanchi nel raccontare con le immagini.

 La vicenda è come sempre dedicata a raccontare la storia di un amore impossibile. Un sentimento grandissimo e irrefrenabile che ciascun personaggio cerca di nascondere all’altro nel timore di soffrire e di far soffrire chi gli è vicino. Un racconto sentimentalmente profondo in cui è Paperone a far nuovamente ricongiungere i due amati proprio come accadde molti anni prima in Reginella e la Minaccia Terrestre.

 L’edizione presentata all’interno della collana Topolino Extra Graphic Novel, al momento piccola costa laterale dentro la testata Topolino Extra, permette di apprezzare in pieno le doti illustrative di Stefano Zanchi che realizza tavole uniche, in cui le vignette si susseguono come fotogrammi muti di un film per poi venire interrotte da splash page in cui trovano spazio didascalie e immagini “sospese” all’interno di vere e proprie illustrazioni. Il grande formato consente di apprezzare in pieno il tratto di Zanchi, che concentra tutto il suo talento nell’espressività dei personaggi riuscendo sempre a far comprendere al lettore ciò che provano, anche quando mascherano i propri intenti e le loro emozioni. Un lavoro notevole che rende questo volume una triplice prova d’autore per tutti e tre i soggetti coinvolti.

 La tematica del sentimento che non può concretizzarsi è affrontata in maniera matura, senza che ciò comprometta la caratterizzazione dei personaggi, che appaiono piuttosto fedeli a come erano stati concepiti da Rodolfo Cimino. La prima parte della vicenda è più introspettiva e vede ciascuno dei due protagonisti riscoprire l’altro, per poi lasciare lo spazio ad una seconda parte più dinamica e avventurosa, che purtroppo ha il difetto di apparire sbrigativa nel giungere all’epilogo.

 Un finale che affronta con profonda maturità quella che è finalmente una scelta condivisa da entrambi i protagonisti, compiuta senza rimpianti e senza più dimenticare il passato di ognuno.

 
Per la prima volta assistiamo ad un maturo momento di difficoltà nel rapporto tra Paperino e Paperina.

 In apertura al volume troviamo una prefazione di Gaja Arrighini, in cui la redattrice e senior editor racconta al lettore lo spunto narrativo da cui nasce l’esigenza di concludere (per ora) la travagliata storia d’amore che da più di 40 anni emoziona i lettori. Dopo la storia troviamo un’interessante intervista doppia a Alex Bertani e a Vito Stabile, che svela alcuni dettagli riguardo le scelte intraprese da ciascuno di loro per cercare di sviluppare al meglio la trama. Da ultimo, uno sketchbook curato dallo stesso Zanchi illustra alcune delle scene più iconiche del proprio lavoro.

 
La decisione più difficile che Paperino abbia mai preso.

 Quando si mettono le mani su un personaggio così iconico come Reginella, si deve fare i conti con il peso di dover realizzare un’opera capace di accontentare il lettore nel rispetto di due mostri sacri come Rodolfo Cimino e Giorgio Cavazzano, cui va il merito di aver reso celebre il primo ciclo di storie dedicatele. L’Ultima Avventura di Reginella ha il pregio di riuscire a raccontare tutto senza dover sprecare le parole, e poco importa del finale visto che, finalmente, tra una tavola e una vignetta, al lettore viene svelato nella maniera più delicata possibile quel contrasto di sentimenti che pervade l’animo di Paperino.

 Un volume che ogni appassionato del ciclo ciminiano di storie dovrebbe leggere, ancor più in ragione del prezzo tutto sommato ridotto a cui viene proposto. Un’opera che ha il coraggio di mostrare senza eccedere e, nonostante questo, riesce a regalare emozioni profonde che difficilmente si potranno dimenticare.

 Editore: Panini Comics – Autori: Alex Bertani, Vito Stabile, Stefano Zanchi – Uscita: 24/11/2022 – Pagine: 65 – Formato: Cartonato 20,5×28 – Prezzo: € 10,90 – ISBN 9 772532 922929



Voto del recensore: 4.5/5
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9
Recensione Disney Collection 8 - Minnie e il Segreto di Zia Miranda


La bellissima copertina del volume dà un piccolo assaggio dell’atmosfera di mistero e desolazione che permea il racconto.

 L’ottavo numero della Disney Collection vede il ritorno dell’artista svizzero Bernard Cosey e del suo inconfondibile tratto.

 L’eclettico disegnatore, già divertitosi a dissacrare le figure di Pippo e Topolino nel 2016 con la misteriosa melodia, in questo suo ultimo lavoro si concentra sul personaggio di Minni, facendola uscire dal suo stereotipato ruolo di “fidanzatina” per inserirla in un’avventura misteriosa dai toni decisamente cupi.

 Una lettera spedita da zia Miranda allontana Minni da Topolinia per ritrovare la zia e, con l’occasione, recuperare un fantomatico e misterioso taccuino nero dal preziosissimo contenuto. L’impavida roditrice, inaspettatamente accompagnata dalla fida amica Clarabella, a bordo di un’improbabile motocicletta, si avventura verso le innevate montagne ove ha trascorso la propria giovinezza, alla ricerca delle misteriose scoperte della zia. 

 
Il viaggio di Minni inizia sotto un plumbeo cielo.

 Pur essendo già abituati al particolarissimo stile dell’artista svizzero, la graphic novel di Cosey riesce a stupire. Il più grande pregio di questa graphic novel è quello di riuscire a trasmettere sensazioni profonde al lettore attraverso un magistrale uso del colore. Come per tutte le precedenti opere dell’autore, la semplicità delle forme è la caratteristica predominante: personaggi e ambienti appaiono massimamente stereotipati, eppure il tratto volutamente infantile dell’autore ha da sempre la capacità di restituire un grande spessore in termini di sensazioni, grazie alla capacità di fondere alla perfezione le ambientazioni con i personaggi – raffigurati secondo le loro incarnazioni retrò – e la trama. Cosey predilige sempre un’immediatezza di stile che rende l’opera profondamente leggibile, nonostante una profondità più celata che si va a sviluppare piano piano.

 Magistrale la scelta del colore: le tinte non appaiono mai profonde o particolarmente sfumate ma, grazie ad un sapiente gioco di predominanza dei toni, l‘artista riesce a trasmettere benissimo la freddezza emotiva (e climatica) delle situazioni, per poi mutare radicalmente contesto nel giro di una vignetta, adottando una palette completamente differente capace di trasmette sicurezza e calore.

 Altro punto di forza di quest’opera è la dinamicità delle situazioni in cui Minni viene suo malgrado calata. Il contesto avventuroso permette a Cosey di gestire molto bene l’azione e il ritmo della trama. Anche su questo frangente l’artista si diverte a giocare con i contrasti laddove, a dinamici inseguimenti sulla neve, si alternano momenti di ricerca all’interno di anguste location, in cui fanno capolino i sinistri abitanti del luogo, tra i quali spicca anche qualche vecchia conoscenza.

 

Citazioni di un certo livello.

 Cosey non fa mistero della sua passione per i classici di animazione Disney, disseminando qua e là citazioni e riferimenti a episodi del passato dei protagonisti, oppure dando spazio a comprimari più o meno noti del panorama disneyano. Apparizioni improvvise e fugaci strappano un sorriso, portando il lettore ad interrogarsi se il riferimento preannunci altri sviluppi nella trama.

 Questo insieme di contrasti è pura espressione del divertissement messo in piedi dall’autore, che strappa via Minni dal solito contesto, scrivendo una trama che porta alla luce dettagli inediti della sua famiglia, tra cui lo spropositato numero di fratelli!

 

Un esempio della capacità di Cosey di avvolgere il lettore con il calore o la freddezza dei colori.

 Rispetto a Super Mickey, incentrato su un umoriso cinico ed immediato, il segreto di zia Miranda è un racconto più riflessivo, che svela con calma i dettagli di una trama costruita in maniera ottimale, e che solo nell’ultima pagina rivela il più importante – ma anche il più semplice – mistero legato al rapporto tra la protagonista e sua zia.

 E’ indubbia la qualità artistica dell’opera che, con un tratto essenziale, riesce ad incutere un’inquietudine innaturale. La desolazione e il gelo traspaiono dalle inquadrature di Cosey che, sul finale, abbandona i colori freddi per dare spazio ad un epilogo di gioia e felicità che arriva in maniera quasi abbagliante.

 

La desolazione in una vignetta.

 Purtroppo, lo stile così personale dell’artista e la trama differente dagli standard disneyani rendono l’opera decisamente sui generis, e il rischio è che non possa essere apprezzarta da chiunque. Questo però è l’aspetto che contraddistingue più o meno tutte le opere che fanno parte di questa collana, e non può certo costituire una nota di demerito nella valutazione complessiva del volume.

 Ciò che invece mina inevitabilmente il voto e non permette di raggiungere il punteggio pieno è la completa assenza di contenuti extra. Un vero peccato, visto che, dinanzi ad un’opera così particolare, si sarebbe sicuramente apprezzato un minimo di arricchimento del volume con una semplice intervista o qualche bozzetto, che invece sono del tutto assenti. Una carenza che si percepisce anche in ragione del prezzo, non particolarmente economico, di un volume che, seppur interessante si compone di un numero di pagine ridotto.

 Come tutte le uscite di questa collana, Minni e il Segreto di Zia Miranda è una splendida prova d’autore, capace di mettere l’eterna fidanzata di Topolino sotto una luce inedita e regalare al lettore una storia cupa e dinamica, ma soprattutto decisamente insolita

 Editore: Panini Comics – Autori: Bernard Cosey – Uscita: 15/12/2022 – Pagine: 70 – Formato: Cartonato 20,5×28 – Prezzo: € 14,90 – ISBN 9 772724 660006



Voto del recensore: 4/5
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Recensione Le serie imperdibili 6 - Nonna Papera e i Racconti Attorno al fuoco: Vol. 2 di 3


La copertina inedita di Ivan Bigarella omaggia la storia del tamburino.

 La collana Le serie imperdibili di Panini Comics continua a riproporre le storie dedicate al ciclo Nonna Papera e i Racconti Attorno al Fuoco ideato da Rodolfo Cimino. Il secondo volume della collana presenta tre racconti, due dei quali sceneggiati da Cimino, affidati alle mani di disegnatori differenti e ai quali, come per il numero precedente, fa seguito una sceneggiatura inedita, oltre ad altri contenuti extra.

 Si comincia con La leggenda del lago d’argento (Topolino 1921 del 20 settembre 1992), disegnata da Alessandro Perina e scritta da Nino Russo. Nonostante il cambio di timone alla sceneggiatura, Russo coglie lo spirito originale concepito da Cimino confezionando una trama incentrata su Fiore che Ride, una ragazza appartenente alla tribù degli indiani Pocopan (il cui nome fa ben comprendere la scarsità di risorse che contraddistingue la popolazione), cui Manitù dona il potere di creare ricchezza tramite la propria risata.

 Una dote che ben presto attira l’attenzione del perfido proprietario terriero Don Raton che, spinto dall’avidità, invia i propri scagnozzi a rapire la giovane squaw. Pur discostandosi nello stile dalle precedenti storie, il racconto sceneggiato da Russo, l’unico di tutto l’intero ciclo affidato ad un autore diverso da Cimino, sottolinea la morale per cui la cupidigia finisce sempre per far perdere il vero senso della ricchezza. La trama appare molto più lineare rispetto agli altri racconti del ciclo e anche il tenore generale appare più leggero, omettendo di affrontare temi come la crescita, la vecchiaia e l’amore, preferendo improntare il racconto attorno ad un altro argomento, comunque importante, quale quello della ricchezza spirituale. In tutte le sue diversità, la storia si apprezza per la particolare freschezza ed immediatezza e, nonostante ciò, riesce comunque ad affiancarsi degnamente accanto agli altri racconti, regalando un epilogo profondo e significativo.

 
Il bestiario ciminiano vanta creature di ogni genere.

 In La regina delle rocce e il fiore proibito (Topolino 1932 del 6 dicembre 1992), Rodolfo Cimino torna alla sceneggiatura mentre Alessio Coppola cura i disegni di una storia che cambia radicalmente ambientazione, spostandosi nella steppa asiatica, per parlare delle leggende delle tribù nomadi che un tempo abitavano queste lande. Incontriamo popolazioni superstiziose, dedite al sacrificio rituale di una splendida fanciulla, da offrire ogni cinque anni tramite una cerimonia di isolamento su una delle due altissime torri naturali che troneggiano sulla steppa. Solo un guerriero spezzerà il rito.

 Omar, il protagonista del racconto, è infatti disposto a sfidare creature di ogni genere per salvare la propria amata Stellina dalle sorti cui, suo malgrado, è stata predestinata. In questo episodio troviamo un ritorno di Cimino alla scrittura, enfatizzato da tutti i temi più cari allo sceneggiatore. L’uso di mezzi di trasporto improbabili, con la mobilitaizone di Paperone e nipoti tramite una bizzarra motocicletta con sidecar dromedario, il tema della crescita e della maturazione dei protagonisti, creature fantastiche, il trionfo dei sentimenti più puri e l’allontanamento dagli affetti.

 
La dolcezza degli affetti alla prova della cruda guerra.

 Un tema quest’ultimo davvero molto sentito dall’autore, a causa della sua personale separazione dalla madre in tenera età, come raccontato da Giorgio Cavazzano nella prefazione al primo volume della serie, cui è interamente dedicato il terzo episodio della raccolta, Il tamburino e i 3 soldi del destino (Topolino 1943 del 21 febbraio 1943), affidata alle matite del Maestro veneziano. Al di là dell’apporto artistico offerto da Cavazzano, di per sé già enorme garanzia di riuscita da un punto di vista estetico, ci troviamo dinanzi ad una delle storie meglio riuscite dell’intero ciclo, nella quale Cimino affronta senza alcun timore il tema della guerra d’indipendenza americana. Ne vediamo gli orrori attraverso gli occhi di Tom, giovanissimo tamburino di reggimento che, per difendere il proprio Paese, si separa giovanissimo dalla propria madre.

 
Azione bellica in primo piano.

 Cimino riesce ad intavolare una splendida e commovente storia di crescita e di lotta per ritrovare i propri affetti in cui, senza alcuna forzatura, miti e leggende indiane si inseriscono nella trama, riuscendo ad alleggerire tematiche decisamente esplicite come la morte, la povertà e la desolazione che ci vengono mostrate senza alcun filtro.

 Le storie raccolte in questo secondo volume, per puro caso, si pongono in maniera crescente all’occhio del lettore. Complice anche l’affidamento delle matite a tre autori differenti, si assiste ad un maggior sviluppo dei contenuti e dei disegni man mano che si procede con la lettura. La leggenda del lago d’argento può apparire come il più semplice dei tre racconti, ma sicuramente racchiude una splendida morale oltre che alcune scene di forte impatto visivo. Il tratto di Perina, per quanto differente da quello degli altri due autori, riesce comunque a catturare la malvagità e avidità degli antagonisti e, all’interno della trama, trova spazio, in maniera non del tutto coerente con il tono della serie, una citazione della vecchia commedia italiana.

 La regina delle rocce e il fiore proibito è una storia ciminiana alla massima potenza, in cui trovano spazio avventura ed epicità, e le cui tematiche possono in parte portare alla memoria il ricorrente argomento del sacrifico per il proprio popolo tanto caro a Reginella. Il tratto di Coppola, più morbido rispetto a quello di Perina, enfatizza molto i risvolti romantici della trama senza rinunciare al dinamismo e alla grande espressività dei personaggi.

 Il tamburino e i 3 soldi del destino è un racconto maturo e commovente, nel quale l’autore ha riversato una delle esperienze più traumatiche della propria infanzia, riuscendo a ricontestualizzarla. Lo stesso Giorgio Cavazzano, durante l’intervista fattagli in occasione di Lucca Comics & Games 2022, ha ricordato quanto sia stato difficile disegnare una determinata vignetta, peraltro raccontatagli al telefono da un commosso Cimino.

 
Una vignetta muta che dice più di mille parole.

 Venendo alla resa generale del volume in questione, già con il precedente si era riscontrata qualche piccola “imperfezione” o “licenza” rispetto alle opere originarie che ne aveva minato il punteggio pieno. E’ un vero rammarico dover sottolineare di nuovo qualche piccola perplessità visto che, nella terza storia, le pellicce di due personaggi hanno assunto una colorazione differente dalla versione originale (peraltro del tutto posticcia, visto che sono state usate tinte accese e scelte cromatiche che in alcun modo possono appartenere al regno animale).

 Una decisione, personalmente non condivisa, che si presume nasca dall’esigenza di tutela dei diritti degli animali (e di evitare di incorrere nelle ire delle associazioni animaliste), che si sarebbe potuta superare inserendo un preambolo al volume per dare atto di come certe tematiche siano state mantenute inalterate nonostante oggigiorno possano apparire inopportune o irrispettose verso alcune categorie di soggetti sensibili. Una scelta che peraltro Panini sta già percorrendo da diverso tempo, ma che evidentemente non ha voluto o potuto adottare in quest’occasione. Un vero peccato perché, secondo il personale parere di chi scrive, è impossibile pensare ai nativi americani e al loro modo di vivere nella natura e in armonia con essa senza includere la caccia nella cultura di queste popolazioni. La modifica in questione, per quanto minima, toglie autenticità all’opera.

 
Un’esplosiva vignetta di Perina.

 Tenuto conto di quest’ulteriore “alterazione” dei contenuti originali, anche il secondo volume della raccolta non riesce a raggiungere il punteggio pieno assestandosi persino al di sotto del predecessore. Il dispiacere è notevole visto che, come per la precedente uscita, gli extra proposti sono interessanti. La prefazione di Alessandro Sisti, per quanto breve, racconta il punto di vista di un altro autore sulla figura di Cimino. Interessante anche la sceneggiatura del racconto inedito, anche se un po’ meno immediata rispetto a quella proposta nel volume precedente. Apprezzabilissimo infine il “Manuale di Ciminiologia Avanzata” curato da Fabio Michelini, nel quale vengono spiegati i tratti caratteristici della scrittura di questo incredibile autore.

 In definitiva, un volume che finisce col collocarsi ad una valutazione leggermente al di sotto del predecessore a causa di scelte di riadattamento dei contenuti delle storie non del tutto condivisibili. Ciò non toglie che, visti i contenuti extra e vista anche la difficoltà che si ha oggi nel reperire le edizioni originali o le prime raccolte uscite, l’acquisto di questa collana continua a rappresentare un buon compromesso per chi intende recuperare le storie di questo importante ciclo del fumetto Disney italiano.

 Editore: Panini Comics – Autori: Rodolfo Cimino, Nino Russo, Alessandro Perina, Alessio Coppola, Giorgio Cavazzano – Uscita: 24/11/2022 – Pagine: 176 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 11,50 – ISBN 9 772283 857008



Voto del recensore: 4/5
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Testate Regolari / Humour Collection 2 - Il grande Splash di Silvia Ziche
« il: Venerdì 23 Dic 2022, 12:19:28 »
Recensione Humour Collection 2 - Il grande Splash di Silvia Ziche


Copertina inedita per il secondo volume della testata.

 Dopo aver pubblicato la Papernovela, la collana Humour Collection dedicata al talento comico di Silvia Ziche e curata da Davide Del Gusto continua con un’altra imperdibile lunga storia: il Grande Splash. Ne parliamo in questo articolo, insieme ad una intervista all’autrice realizzata da Alessandro Mercatelli.

 Dopo aver realizzato le 181 tavole della Papernovela nell’estate 1996, e aver proposto una formula simile un anno dopo con il Topokolossal da 200 tavole, Ziche propone una terza lunga storia in 185 tavole nel febbraio 1999. Ormai l’autrice é decisamente rodata con questa efficace formula di numerose puntate – in questo caso quattordici – da un ridotto numero di pagine, con il primo e l’ultimo episodio di lunghezza maggiore per avere tutto lo spazio necessario a introdurre e chiudere la vicenda.

 Il grande Splash, rispetto alle prime due vicende, ha un intreccio narrativo decisamente diverso. Se la Papernovela era un’evidente satira televisiva e del rapporto tra l’uomo (rappresentato dagli abitanti paperopolesi) e il tubo catodico, e il Topokolossal metteva alla berlina il grande cinema hollywoodiano, oltre allo stesso personaggio di Topolino, completamente destabilizzato nei confronti degli eventi, il grande Splash invece utilizza il genere giallo per parlare di altro.

 Le 27 tavole del primo episodio sono perfette per inchiodare il lettore alla pagina e riflettere sulla soluzione del mistero. L’inizio è del tutto surreale, a partire da come il titolo della storia nasca (ovviamente con un grande tuffo in acqua), passando per il misterioso personaggio senza volto ma con cappello e impermeabile, e alle misteriose azioni che si strotolano sotto il nostro sguardo. Ad un certo punto la quarta parete si rompe e il personaggio esce di scena, lasciando il vuoto nella vignetta. Vuoto che viene riempito da Paperino, chiamato in causa mentre era sotto la doccia (con una gag simile a quanto succedeva nel contemporaneo Fantasia 2000), e da tutti gli altri componenti della banda. Intrappolati nel deposito dalla pioggia improvvisa, scopriamo che il denaro di Paperone e scomparso e, per non farci mancare niente, sulla collina Ammazzamotori è comparsa anche una sequoia obesa a crescita istantanea.

 
Diversi punti di vista nel capolavoro di Scarpa.

 Si tratta solo di una manciata delle geniali trovate che Ziche sparge a piene mani lungo tutti i quattordici episodi. Il giallo della camera chiusa dal quale i personaggi, e il lettore con loro, sono irresistibilmente attratti, diventa un rompicapo inestricabile, sul quale fantasticare il piu possibile. Ziche offre ai vari componenti della banda dei paperi, cattivi inclusi, uno spazio autonomo in cui fornire la propria versione dei fatti. Si tratta di una scelta narrativa uguale a quella presente in Rashomon (capolavoro cinematografico del 1950 diretto da Akira Kurosawa), ma anche in una celebre storia disneyana di Romano Scarpa: l’uomo di Ula-Ula.

 La storia si muove dunque tra costanti cambi di prospettiva, che degenerano in veri e propri sogni ad occhi aperti sempre più improbabili ed assurdi. La trama non procede, ma permette al lettore di divertirsi parecchio e continuare a fantasticare sulla soluzione (cosa puntualmente successa ai tempi in cui leggemmo la vicenda durante le scuole elementari, con conseguente discussione con i compagni di scuola su chi potesse davvero essere il Grande Splash).

 Abbiamo avuto modo di intervistare l’autrice in occasione di Lucca Comics 2022:

 AM – Sei senza ombra di dubbio un’icona del fumetto e della satira, due linguaggi del tutto differenti che hai saputo coniugare con il Tuo inconfondibile stile. Quale credi che ti appartenga di più o semplicemente sia nato prima dell’altro?

 SZ – Parlerei di satira sociale, più che altro. E di fumetto comico. Non trovo che le due cose siano così lontane una dall’altra. Forse per questa mia confusione iniziale non ho mai trovato una linea di confine netta tra le due cose. Diciamo che mi piace trovare il lato divertente delle cose. La mia fortuna è che ho cominciato più o meno nello stesso periodo, quando ero più giovane, a lavorare per Topolino e per altre testate, più satiriche, e non ho mai sentito l’esigenza di abbandonare una delle due strade. Con un po’ di fatica le ho portate avanti entrambe. Mi piace passare da una cosa all’altra.

 AM – La satira è un linguaggio che si può esprimere attraverso molteplici canali. Quanto può essere difficile includerlo all’interno di un fumetto? 

 SZ – Non è difficile. Basta mantenere uno sguardo attento sulla realtà, e uno altrettanto attento sulla realtà raccontata da altri. Alla fine le cose si mescolano.

 AM – Tra le nuove leve del fumetto c’è qualche collega che reputi possa prendere o abbia già preso la direzione verso la strada che hai spianto per prima?

 SZ – Vedo che le ragazze che vogliono fare fumetti sono sempre di più. Questo mi fa piacere. E se ho contribuito un po’ a far si che questa cosa accadesse, ne sono contenta e orgogliosa. Poi ogni autore o autrice di solito segue la sua, di strada.

 AM – Da sempre doni ai tuoi personaggi una “verve” particolare che caratterizza inconfondibilmente il tuo stile all’interno del panorama Disney. Pensi che ci sia ancora spazio per questo modo di caratterizzare Topi e Paperi all’interno delle produzioni Disney o ci si stia avviando verso qualcosa di differente?

 SZ – Non so quali siano esattamente le direttive attuali della Disney. So che quando un autore inizia a confrontarsi con i personaggi Disney deve rispettare i canoni esistenti. Solo più tardi può cercare di dare una sua impronta personale. Penso che la cosa si possa ancora fare. L’importante è aggiungere qualcosa ai personaggi, non togliere niente, non semplificarli.

 
Copertina dell’ultimo lavoro extra Disney appena uscito per i tipi di Feltrinelli Comics.

 AM – E dal passato arriviamo al presente, “La Gabbia” è il tuo ultimo lavoro che segna anche un passaggio decisamente importante oltre i confini dell’umorismo per andare a toccare le corde del lutto e di altre vicende familiari delicate. Come hai affrontato questo inedito cambio di stile?

 SZ – Per me il passaggio è stato progressivo. Avevo già affrontato temi molto seri, sopratutto in “E noi dove eravamo”. E avevo sempre affrontato, anche se in modo più lieve (anche se non sempre leggero) le relazioni malfunzionanti tra le persone. Mi è sempre piaciuto raccontare delle storie, il fatto che abbia finora raccontato storie divertenti, non escludeva che potessi provare ad affrontare una storia diversa. E’ stata un po’ una sfida, non l’ho presa alla leggera. Quando mi sono resa conto che avrei voluto raccontare proprio questa storia qui, mi sono fermata, ho provato in tutti i modi a evitare di farlo. Ma poi la storia era lì, funzionava, mi sembrava emotivamente coinvolgente. Ne ho parlato con Tito Faraci, il responsabile della collana Feltrinelli Comics, oltre che collega e amico di lunga data. Mi ha detto che funzionava. Allora ci ho provato. In fin dei conti credo che un autore debba confrontarsi anche con storie che non rientrano nei suoi binari classici. Per spostare un pochino il confine delle proprie possibilità.

 Tornando al volume edito da Panini, Davide Del Gusto realizza puntuali e precisi approfondimenti alla storia (come succedeva nel precedente volume della collana): un ottimo articolo che cala la vicenda nel suo contesto culturare degli anni 90, un’intervista in cui Ziche ricorda le ispirazioni per la sua opera e un accurato elenco delle varie edizioni della storia, con le copertine realizzate per l’occasione.

 Ziche nell’intervista cita la mania dei libri new age, tipica di quegli anni, e sottolinea come si sia divertita nel proporre i vari punti di vista dei personaggi per smontare e prendere in giro alcuni topoi narrativi di genere (horror, spionaggio, supereroistico e via dicendo). Un approccio molto simile viene usato in un classico della letteratura moderna come Se una notte d’inverno un viaggiatore, in cui anche Italo Calvino sfruttava l’idea di dieci incipit narrativi per affrontare generi diversi.

 In definitiva, si tratta di un volume completo e curato, senza neanche alcuni sgradevoli inconvenienti tecnici che avevano impattato il primo volume. L’unica cosa che avremmo preferito sarebbe stato avere alcuni schizzi originali realizzati all’epoca dall’autrice, magari alcune vignette a matita, oppure immagini non necessariamente prese esclusivamente dalla storia. Non possiamo comunque che consigliarlo, per fare un tuffo (tanto per restare in tema) in una girandola di assurde e meravigliose trovate.

 Editore: Panini Comics – Autori: Silvia Ziche – Uscita: 24/11/2022 – Pagine: 200 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 14,90 – ISBN 977278561500720002

 

 



Voto del recensore: a4/5
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Recensione Disney Special Books 17 - Pianeta Paperone: Tutti i segreti del Papero più ricco del mondo


La bella cover, non inedita, telata e con inchiostro oro del volume.

 Tra le varie iniziative editoriali che Panini ha voluto dedicare al 75mo compleanno di Paperon de Paperoni, all’interno della collana Disney Special Books, è stato pubblicato Pianeta Paperone: tutti i segeti del papero più ricco del mondo. Si tratta di una raccolta contenente quattro storie facenti parte dell’omonimo ciclo, apparso per la prima volta sul settimanale Topolino, sceneggiato da Vito Stabile e affidato alle matite di Marco Rota e del figlio Stefano, che nasce già in origine come tributo al papero più ricco del mondo, celebrato attraverso storie semplici, dalla natura tipicamente retrò, e improntate attorno ad alcuni dei suoi tratti più caratteristici.

 La panchina Ispiratrice (Topolino 3390 del 11 novembre 2020) è dedicata al luogo di massima ispirazione del riccastro: la panchina del parco di Paperopoli, generosa fonte di periodici e quotidiani dimenticati dai lettori che, oltre a fornire il giusto aggiornamento sulle notizie, spesso suggeriscono grandi idee e alimentano il fiuto per gli affari. Cosa succedebbe se si alterasse l’equilibrio di quel luogo così importante per Paperone?

 
Il classico “dolce” risveglio offerto da Paperone.

 In Mai più Limousine (Topolino 3411 del 7 aprile 2021), un altro oggetto iconico viene separato dal suo proprietario, facendoci scoprire il grande legame affettivo che lega Paperone al suo automezzo istituzionale e il motivo che, nonostante l’avarizia che contraddistingue da sempre il personaggio, lo ha portato a concedersi questo costoso sfizio.

 Il segreto del Tuffo (Topolino 3427 del 28 luglio 2021) è dedicato all’invidiata abilità del riccastro di riuscire ad immergersi e a sguazzare tra le monete del deposito. Una dote contraria ad ogni legge della fisica che chiunque vorrebbe emulare e alla quale il duo di autori dà la più semplice delle spiegazioni.

 In Come ai Vecchi Tempi (Topolino 3453 del 26 gennaio 2022), torna il tema della corsa all’oro e ai “tempi andati” del Klondike, soggetto tanto caro sia a Don Rosa e prima ancora a Carl Barks, qui profondamente omaggiato anche tramite qualche simpatico easter egg.

 
Comicità immediata e stile asciutto.

 Senza voler fare troppi giri di parole, ci troviamo davanti ad un volume che, per quanto ben curato nei materiali, non è certo per tutte le tasche. La copertina cartonata telata con stampa selettiva in oro e le pagine patinate portano a 27,00 € il prezzo di una pubblicazione i cui contenuti, secondo l’opinione personale di chi scrive, non giustificano una simile spesa.

 Non me ne voglia nessuno, il giudizio non è rivolto alle storie del duo di autori che omaggiano alla perfezione i Maestri del passato e quello spirito disneyano d’altri tempi che vanta ancora moltissimi appassionati tra i lettori (compreso il sottoscritto). Il vero problema della pubblicazione è in primis il numero di pagine (128), davvero scarso e, secondariamente, la qualità dei contenuti extra che offrono veramente poco in tema di approfondimento.

 
Marco Rota non fa mistero delle proprie passioni.

 Vista l’estrema semplicità delle storie raccolte, concepite da Vito Stabile come tributo a Carl Barks e alle vicende raccolte nella testata Uncle $crooge, sarebbe stato sicuramente interessante presentare un minimo approfondimento su questo autore, sulla nascita di queste storie e il contributo dato allo sviluppo dei personaggi che ruotano attorno alla figura di Paperone, visto e considerato che si tratta di un volume puramente celebrativo.

 Al di là della breve introduzione a cura di Francesca Agrati, nello sfogliare le pagine di questa pubblicazione si ha quasi l’impressione che si sia gestito male lo spazio. I brevissimi riassunti che anticipano ogni racconto non forniscono veri e propri approfondimenti, limitandosi ad anticipare l’episodio che segue, riportando semplicemente alcune vignette collegate al titolo, che non fanno altro che rubare spazio a contenuti che si sarebbero potuti ampliare. Si sente davvero la mancanza di qualche richiamo a precedenti storie o all’indicazione delle prime apparizioni, ovvero della genesi originaria degli oggetti o dei tratti più tipici del carattere di PdP, enfatizzati nei quattro racconti che compongono la raccolta.

 L’unico apporto in tal senso lo si ha dalle interviste a Vito Stabile e Marco Rota alla fine del volume, nelle quali ciascun autore racconta, seppur in maniera un po’ coincisa, le proprie fonti di ispirazione.

 
I classici volatili con cappello disegnati da Rota.

 E’ davvero un peccato percepire questo senso di incompletezza dinanzi ai quattro episodi, ben realizzati e disseminati di riferimenti ed omaggi, che il duo di autori ha saputo realizzare. Un lavoro che ogni appassionato di questa tipologia di storie saprà sicuramente apprezzare, in quanto realizzato con dovizia certosina. La dinamica delle situazioni messe in scena da Stabile è perfettamente in linea con le trame barksiane, nel contempo il tratto di Rota, da sempre considerato il più “americano” dei disegnatori della scuola Disney italiana, è assolutamente perfetto e capace di calare i personaggi all’interno di un contesto retrò, che ha anche il pregio di apparire quasi sospeso nel tempo. Apprezzabilissima anche la passione che Rota dedica alle architetture e ai veicoli, suo grande punto di forza sin dagli esordi della carriera.

 Tirando le somme, Pianeta Paperone finisce con l’essere una pubblicazione riuscita solo a metà. L’illustre veste che racchiude queste quattro storie ben sceneggiate e disegnate non è sufficiente a motivare una spesa così elevata, e alla fine si ha l’impressione di trovarsi dinanzi ad un’occasione sprecata e gestita in modo non ottimale, visto che la celebrazione del 75mo compleanno di Paperone avrebbe indubbiamente meritato degli approfondimenti maggiori, che in un volume come questo troverebbero facile spazio.

 

 

 Pianeta Paperone – Tutti i segreti del Papero più ricco del mondoData di Uscita: 3 novembre 2022 – Pagine: 128 – Formato: 18,3X24,5 – Rilegatura: cartonato – ISBN : 9788828718208 – Prezzo: € 27,00



Voto del recensore: 2/5
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Recensione Le serie imperdibili 5 - Nonna Papera e i racconti attorno al fuoco


La splendida cover di Ivan Bigarella

 Ci sono persone che nascono con la dote di saper raccontare i propri sogni, Rodolfo Cimino apparteneva sicuramente a questa categoria di individui. Udinese di nascita ma veneziano di adozione, questo grande “omone”, con all’attivo oltre 700 sceneggiature di storie disneyane (prevalentemente dedicate al mondo dei Paperi), ha cambiato profondamente il modo di sceneggiare il fumetto Disney italiano.

 Suoi marchi di fabbrica l’avventura, l’impiego di macchinari strampalati, la ricercatezza lessicale, l’esaltazione del buon cibo e una grande profondità e sensibilità, che faceva da sfondo alle vicende narrate dalla sua penna.

 È a Cimino che si deve la nascita di Reginella, personaggio che, nella sua semplicità grafica, sottintende una complessità e sofisticatezza incredibili. Al di là della profonda “interferenza” che Reginella causa nel rapporto di fidanzamento di Paperino e Paperina (al tempo svicolata mediante l’abile stratagemma di ambientare la vicenda su un altro pianeta intanto che sulla terra veniva inviato un replicante di Paperino), Reginella è un personaggio profondo, divisa tra un forte senso del dovere verso gli abitanti del pianeta di cui è sovrana e l’irrefrenabile passione che nutre nei confronti di Paperino, un amore che nemmeno l’enorme distanza segnata da una galassia è in grado di frenare.

 Il ciclo de I racconti attorno al fuoco è stato realizzato proprio dopo il ciclo di Reginella, e lo sceneggiatore, ancora una volta, si è voluto appoggiare all’amico e disegnatore di sempre, Giorgio Cavazzano, per realizzare qualcosa di diverso rispetto ai suoi lavori precedenti: “delle favole, delle storie che abbiano lo stesso respiro di quelle che, nei film western, John Wayne racconta alla sera ai suoi colleghi mandriani, quando sono tutti seduti in cerchio attorno al fuoco“. È così che Cavazzano, nella premessa al volume, ricorda la presentazone del progetto da parte di Cimino.

 
Un’immagine di Cimino, scomparso nel 2012

 Nel leggere le storie che compongono il primo volume della raccolta, prevista in tre volumi complessivi all’interno della nuova collana Le serie imperdibili, ci si può rendere conto che il lavoro svolto da Cavazzano sia molto diverso dai precedenti.

 Il disegnatore, che da sempre ha nel dinamismo e nella plasticità i suoi tratti caratteristici, ha saputo soffermarsi sull’importanza dei sentimenti, delle espressioni ma anche delle situazioni più drammatiche, cogliendo alla perfezione le idee e le emozioni espresse da Cimino nelle sue sceneggiature. Il risultato è un insieme di racconti per immagini profondi e commoventi, capaci di lasciare un segno profondo nell’animo del lettore.

 Tra tutti i personaggi a disposizione all’interno del vasto panorama Disney, nessuno meglio di Nonna Papera poteva assumere il ruolo di cantastorie attorno al fuoco, dispensando racconti frutto di leggende tramandate di persona in persona che, alla fine di una faticosa giornata di lavori in campagna, vengono raccontate a nipoti, nipotini e aiutanti per conciliare il sonno.

 Già, perché l’incipit di ogni racconto attorno al fuoco è sempre lo stesso, un ritrovo di “famiglia papera” che, con la scusa di dover aiutare la nonna in qualche mansione, finisce per radunarsi attorno ad un bivacco serale e, nell’ascoltare la storia, ciascun membro della compagnia, che sia Paperone, Paperina, Ciccio o un nipotino, fornisce il proprio commento, che fa riflettere il lettore.

 
Le atmosfere dei racconti sono rese ancor più evocative dal tratto di Cavazzano

 Il bel cavaliere e la regina del lago perduto è la prima storia del ciclo. Pubblicato per la prima volta il 21 gennaio 1990 sul numero 1782 di Topolino, il racconto è ambientato all’epoca dei pionieri del Far West e narra le gesta di Johnny il Melodico, valente cavaliere senza pistola che, alle sparatorie e alle risse da saloon, preferisce scrivere canzoni con la propria inseparabile chitarra.

 Trovandosi braccato dagli scagnozzi di un ricco proprietario terriero dall’inequivocabile nomignolo di “El Castigador”, Johnny prende la via del deserto ma, trovatosi ormai privo di provviste e di acqua, si sofferma dinanzi un lago ormai prosciugato e, resosi conto che per lui e per il suo fido cavallo non c’è più molta speranza di sopravvivenza, intona un’ultima canzone. Il sincero inno musicale alla vita e all’amore, innesca una magia che dà per sempre una svolta alla sua vita.

 Con questa storia Cimino regala al lettore la romantica fiaba di un amore impossibile, raccontata tramite la carriera di un musicista che, nonostante tutto, non smette mai di seguire i propri sentimenti fino alla fine della propria esistenza. Il tema della vita e della morte è infatti comune nelle storie di questo ciclo.

 La delicatezza ed il romanticismo con cui il duo autori riesce a raccontare anche questo difficilissimo argomento (da Cimino più volte affrontata con la nemmeno troppo criptica metafora del raggiungimento dei “grandi pascoli” del cielo), è qualcosa di estremamente profondo e commovente. Probabilmente il punto più altro della sceneggiatura si ha sul finale quando, oltre ad assistere all’epilogo dell’esistenza di Johnny, Nonna Papera dimostra ad uno scettico Paperone che ogni storia ha il suo fondo di verità.

 
Ricongiunti dal destino nonostante le avversità

 Ombretta e l’angolo dei salici (Topolino 1809 del 29 luglio 1990) è un racconto di crescita, che vede due bambini innamorati separarsi a causa delle diversità sociali delle proprie famiglie. Anche in questo caso il destino insegna che nulla può separare un vero amore e, nonostante le incredibili vicissitudini attraversate da Bill, il protagonista del racconto, sembrino rendere impossibile il suo ricongiungimento con l’amata Ombretta, sarà proprio il fato a riunirli dopo aver profondamente cambiato il destino di entrambi.

 Il tema dell’avventura è quello più presente nella terza storia del volume, Martin il marinaio e le perle nere del Pacifico (Topolino 1829 del 16 dicembre 1990). Un racconto che potrebbe essere uscito dalla mente di Hugo Pratt, capace di mettere in scena una stupenda metafora della vita e della ricerca della ricchezza.

 Anche in questa storia Cimino affronta nuovamente, e in maniera ancor più diretta, il tema della morte. In una tavola emozionante Cavazzano, grazie ad una magistrale padronanza nell’uso delle chine, riesce a cogliere tutta la drammaticità del momento della dipartita, per poi interrompere di colpo il climax con una scena di estrema pace, che fa intendere perfettamente quel che è accaduto…

 
La quiete dopo la tempesta…

 Senza voler svelare oltre riguardo la trama delle storie racchiuse in questo volume, si può solo aggiungere che ci troviamo dinanzi qualcosa di estremamente diverso dalle solite storie cui un lettore del settimanale Topolino è abituato.

 I racconti attorno al fuoco usano il contesto dei personaggi Disney come mero pretesto di partenza, prendendo una strada del tutto autonoma e differente. Ciò si deve alla furbizia e al talento di Cimino che, nello scrivere personaggi inediti, dà alla luce protagonisti profondamente diversi dallo standard disneyano sia visivamente che nella psiche, guadagnando nel contempo un enorme margine di libertà rispetto ai canoni tradizionali.

 Il solo fatto di scrivere storie autoconclusive, in cui i protagonisti non sono destinati a ricomparire in futuro, permette all’autore di decidere di farli crescere, invecchiare e perfino lasciare definitivamente questo mondo.

 Nel leggere le dinamiche e i temi affrontati all’interno di questo ciclo di racconti, ci si stupisce più e più volte, interrogandosi su come sia stato possibile pubblicare certi temi sul settimanale Topolino tra il 1990 e il 1995.

 Si può già comprendere quanto prezioso sia il valore di quest’opera, ancor più in ragione del fatto che, le sole due antologie dedicate al ciclo, pubblicate nel 1999 e nel 2012, sono oggi esaurite (oltre che ricercatissime tra gli appassionati).

 Venendo quindi alla nuova edizione, presentata da Panini Comics in formato cartonato 18×24 cm al prezzo di € 11,50, è inevitabile esprimere un minimo di rammarico nei confronti di un volume che, a prescindere dall’impianto grafico dei contenuti (il cui apprezzamento estetico è puramente soggettivo), poteva essere perfetta, ma pecca di un paio di mancanze di estremo rilievo.

 
Il tema dell’invecchiamento non è argomento comune nei fumetti Disney

 La prima storia è infatti ripresa dall’impianto usato nel 2012 per il volume 13 della collana Tesori Disney, e presenta lo stesso problema di inversione di due tavole che era stato riscontrato al tempo. Oltre a tale grave difetto (assente nella versione originale della storia pubblicata nel 1990 sul settimanale), è stato usato un colore sbagliato dei capelli di uno dei protagonisti in un momento narrativamente cruciale.

 Si potrebbe obbiettare che si tratti di errori scusabili ma, specie dinanzi storie di questo spessore, si dovrebbe avere la massima cura per il dettaglio. Non si può comunque negare che Panini abbia effettivamente riversato una particolare attenzione ai contenuti extra della raccolta.

 
Romanticismo, magia e mistero in un’unica vignetta

 Alla prefazione, molto interessante e sentita, di Giorgio Cavazzano, segue un interessante ricordo di Rodolfo Cimino di Francesco Stajano, filologo disneyano di fama internazionale; in conclusione, un tributo all’autore da parte di Vito Stabile fa da preambolo al soggetto di un inedito racconto di ambientazione fantascientifica che, seppur riassunto in sole due pagine, ha degli spunti interessantissimi e avrebbe potuto costituire un altra perla all’interno del ciclo.

 Pur riconoscendo l’alto valore dei contenuti di questo volume, non è possibile assegnare il punteggio pieno proprio in ragione dei gravi difetti sopra evidenziati. Trovandoci dinanzi la prima uscita del ciclo, possiamo solo sperare vivamente che, andando avanti, si presti maggiore attenzione e rispetto all’originalità dell’opera.

 Sicuramente si deve riconoscere il merito sulla scelta dei materiali di ottima fattura e di una maggior cura nella presentazione del soggetto inedito di Cimino che, rispetto a quello pubblicata nel secondo volume del ciclo di Reginella per la collana Topo Gold, si presenta ben leggibile.

 In definitiva, un volume (ed una collana) su cui si deve avere il coraggio di investire senza alcuna paura, perchè col tempo potrà sicuramente migliorarsi e dare la possibilità, dopo oltre dieci anni, di raccogliere nuovamente le storie del ciclo de I racconti attorno al fuoco. Quattro stelle solo per spronare a fare quel piccolo passo in più per rendere l’opera perfetta!

 Rodolfo aveva un modo unico di parlare di sentimenti senza scadere mai nel sentimentale: senza mai esagerare, senza calcare la mano sapeva creare un phatos straordinario che ha infuso in tutti i personaggi di questa serie e nelle loro vicende, che continuano ad emozionarci nel tempo, oggi come ieri

Giorgio Cavazzano

 Editore: Panini Comics – Autori: Giorgio Cavazzano, Rodolfo Cimino – Uscita: 29/09/2022 – Pagine: 176 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 11,50 – ISBN 9 772283 857008



Voto del recensore: 4/5
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Recensione GIORGIO CAVAZZANO Un Veneziano alla Corte del Fumetto - La recensione del libro di Francesco Verni


 Parlare di un artista del calibro di Giorgio Cavazzano senza rischiare di ripetersi non è semplice, dato che in oltre 50 anni di carriera sono numerosi e noti gli aneddoti che riguardano questo grande Maestro della nona arte (e non solo). Dall’incontro casuale con la fidanzata di Romano Scarpa alla carriera di musicista, passando per l’approdo in terra straniera e alle collaborazioni in campo pubblicitario.

 Grandi episodi della vita di un artista dietro ai quali si annidano curiosi e inediti retroscena che solo durante una chiacchierata tra amici si è soliti rivelare.

 Il libro di Francesco Verni è proprio questo, una lunga e dettagliata trascrizione di confidenze, episodi di gioventù, passioni, esperienze piacevoli ma anche veri e propri traumi, vissuti e raccontati da Cavazzano senza alcuna remora, che permettono di comprendere le sfaccettature che compongono la poliedrica personalità del Maestro.

 
Da destra Francesco, Giorgio ed io durante Lucca Comics 2022.

 Solo un vero amico poteva riuscire nell’intento. Francesco Verni, giornalista professionista esperto di musica e di spettacolo, ha all’attivo oltre vent’anni spesi a raccontare i grandissimi autori che si celano dietro altrettanto enormi capolavori della nona arte. Il suo palmarès di intervistati vanta nomi del calibro di Sergio Toppi, Frank Miller, Katsuhiro ?tomo, Moebius e altri nomi illustri del fumetto. Nel 2008 ha scritto la biografia-intervista Vita e donnine di Milo Manara. Con Cavazzano ha consolidato da oltre un ventennio una sincera amicizia fraterna, tanto che il Maestro gli ha affidato l’incarico di curatore delle sue mostre.

 Durante Lucca Comics & Games 2022 ho avuto la possibilità di scambiare qualche chiacchiera con Francesco proprio in occasione dell’intervista a Cavazzano.

 
Giorgio e Francesco durante la mostra “I Paperi di Cavazzano” a Città di Castello.

 Come nasce l’amicizia tra Te e Giorgio?

 FV – Nel 2002 scrivevo per Leggo, il quotidiano che veniva distribuito sui mezzi pubblici, e curavo i contenuti di un sito che si chiamava “Padovando”, dove non mi davano un centesimo ma mi era concessa libertà assoluta di espressione. E’ in quel periodo che ho avuto la fortuna di conoscere alcune persone fondamentali per la mia carriera, una è Sergio Toppi e l’altra è Giorgio. Conoscevo già Cavazzano come artista ma non ero ancora riuscito ad incontrarlo. In occasione dell’ultima edizione del Treviso Comics, dove Giorgio era tra gli invitati, ho chiesto a Silvano Mezzavilla se me lo poteva presentare perché sapevo che erano amici. Silvano mi ha detto “E’ quello lì…Vai!“, così mi sono fatto avanti e, tra una chiacchiera e l’altra, sono stato invitato nel suo studio. Da lì abbiamo instaurato un rapporto di amicizia sincera. Quando hanno proposto a Giorgio una mostra a Città di Castello, mi ha chiesto di curargliela e da allora mi occupo di lui.

 
In basso al centro, con le bacchette, un giovane Cavazzano batterista del gruppo rock I Randagi.

 Cosa ci puoi dire del tuo libro?

 FV – Sicuramente non è un libro che parla di stili o collaborazioni, certo si trattano anche questi aspetti, ma l’intervista è strutturata più come una carrellata di episodi di vita raccontati in prima persona e senza filtri da Giorgio. La prima parte segue un’impostazione più classica – l’infanzia a Venezia, il primo lavoro con Capitanio – poi però la conversazione prende il via e vengono fuori tantissimi aneddoti che probabilmente non tutti avrebbero raccontato con la sincerità di Giorgio.

 Recentemente Cavazzano si è lasciato un po’ più andare nel raccontare il suo rapporto con Romano Scarpa, immagino che si parli anche di quello nel libro.

 FV – Si, nei confronti di Scarpa traspare tutta la riconoscenza che un allievo nutre verso il proprio Maestro, ma Giorgio non trascura nemmeno di raccontare i numerosi dispetti e i bastoni tra le ruote che Romano gli ha messo nel corso degli anni, così come i vari attriti che si sono creati all’interno della redazione di Topolino a causa del suo stile così personale e unico, inizialmente criticato e poi ironicamente finito con l’essere preso di ispirazione da moltissimi artisti.

 
Cavazzano in posa davanti la Basilica di Santa Sofia a Istanbul, al collo il foulard, accessorio che caratterizzerà molti suoi personaggi come Ok Quack e Capitan Rogers.

 Immagino che vi siate fatti anche un bel po’ di risate.

 FV – Decisamente, Giorgio ha avuto una gioventù davvero movimentata! Quando aveva 20 anni era solito partire dall’oggi al domani per dei viaggi con poche lire in tasca e tanta voglia di avventura, ma non sempre le cose andavano per il verso giusto. In Marocco si è beccato un’intossicazione alimentare ed ha rischiato di morire. E’ stato curato in una casa da delle sante donne che lo hanno accudito per giorni facendogli le spugnature. Di quell’esperienza ricorda solo che delirava in inglese dicendo di avere i piedi neri. Ma quello non è l’unico episodio in cui abbiamo rischiato di perderlo… Da bambino, durante un inverno molto freddo, si è messo a giocare sulla laguna ghiacciata, ma il fondo ha ceduto ed è finito nell’acqua gelida. Solo l’intervento di un fruttivendolo gli ha impedito di morire annegato, ma si prese una polmonite così forte che il medico ha consigliato ai genitori di dargli l’estrema unzione. In quelle condizioni ha perfino avuto una visione di Gesù Cristo, dopodichè é guarito ma la madre per penitenza gli ha fatto indossare il saio per diversi giorni… purtroppo non ho trovato una fotografia che testimoni la cosa!

 —

 Fortunatamente il libro è comunque pieno di fotografie e immagini: l’infanzia e la gioventù di Giorgio sono minuziosamente documentate, sia attraverso scatti d’epoca che da ritratti contemporanei, in cui è l’artista stesso a fare da Cicerone tra i luoghi di Venezia più significativi della sua vita.

 
A destra un giovane Cavazzano “alle prime armi”.

 Grande spazio anche alla famiglia e al rapporto con la moglie Elena, figura di grande riferimento per Giorgio, sempre attento nel riconoscerle di essergli stata accanto anche nei momenti più difficili della sua carriera.

 I maggiori pregi di questo libro sono sostanzialmente due: alla semplicità di lettura si accompagna un’enorme ricchezza di contenuti. Leggere è come essere di fronte a Cavazzano e sentirlo parlare, con il suo inconfondibile accento, della sua vita e di quegli episodi che hanno contribuito a farne l’artista di oggi.

 Tra le mille peripezie di gioventù si finisce col parlare di tutti i personaggi usciti dalle sue matite: dai più blasonati topi e paperi dell’universo Disney ai progetti più personali come Walkie & Talkie, e ancora Silas Flinn, Altai & Jonson, Capitan Rogers per poi arrivare alle collaborazioni in Bonelli con Ken Parker, Martin Mystere, Dylan Dog, il progetto su Tex, Groucho.

 
Altai & Jonson il duo di investigatori creato in team con Tiziano Sclavi.

 Lo scandire del tempo è alternato al racconto della carriera artistica, che si è sviluppata parallelamente alla crescita personale dell’artista con il richiamo agli amici e colleghi con cui, di volta in volta, si è incrociata la strada: Corteggiani, Pezzin, Sclavi, Chendi, Silver, Ziche, Intini, Zemolin, Boschi e tanti altri ancora. Scorrendo le pagine e “ascoltando” le parole di Giorgio si attraversa il vastissimo panorama di colleghi che solo un artista del suo calibro può vantare di aver incrociato. Il tutto è poi sapientemente condito da disegni, bozzetti, schizzi, riferimenti bibliografici e dal costante apporto narrativo del protagonista che, oltre a dispensare racconti di ogni genere, non fa mai mistero di come ami svolgere il proprio lavoro, rivelando aneddoti ed ispirazioni inedite e curiose .

 La parte più interessante della stesura di questa lunga chiacchierata è l’alternanza con ritagli di quotidianità ed esperienze singolari vissute dall’artista, come l’esilarante racconto del viaggio premio a York “Vinci una vancanza con i tuoi autori preferiti“, indetto da Topolino nel 1985. Io stesso, in quanto avido lettore del settimanale allora edito da Mondadori, ricordo di aver profondamente agognato quel premio, ma mai avrei immaginato che potesse tramutarsi in una vacanza da incubo dagli involontari risvolti comici. Riuscire a rimaneri seri nel leggere la cronaca di quel viaggio della disperazione è impresa davvero ardua!

 
Giovan Battista Carpi, Romano Scarpa e Giorgio Cavazzano nel 1992.

 Grazie alla profonda onestà con cui Giorgio ha deciso di raccontarsi, dalle pagine traspare la delusione nei confronti di alcune persone, così come il grande rimpianto che il Maestro nutre ancora oggi nei confronti di un vecchio amico.

 Svelare ulteriori dettagli significherebbe togliere al lettore il piacere di una lettura interessante, mai pesante o scontata, capace di suscitare emozioni e tenere letteralmente incollati alle pagine.

 Un libro tanto semplice nella lettura quanto complicato nella realizzazione perchè, oltre a raccontare e far raccontare la carriera direttamente da chi l’ha vissuta, ha anche il pregio di mostrarne minuziosamente determinati aspetti, grazie ad un apporto di immagini inedite notevole. Sono oltre 500 le fotografie e i disegni che Francesco Verni ha avuto cura di raccogliere e inserire all’interno di questa lunga intervista, per dare al lettore la possibilità di immergersi ed immedesimarsi personalmente.

 Un lavoro mastodontico che Sergio Bonelli Editore ha il pregio di pubblicare in un’edizione cartonata di grande formato a colori, che vale ogni centesimo del suo prezzo, peraltro nemmeno troppo esoso se si considera che la carta patinata è di ottima qualità.

 Raccontare un artista attraverso le proprie opere è semplice, ma riuscire a catturare l’attenzione del lettore attraverso un’intervista di oltre trecento pagine che spazia dalla prima infanzia e arriva ai giorni nostri è quanto di più rischioso si possa perseguire sotto il profilo editoriale. Con questo libro, Francesco Verni conferma le sue doti di giornalista e narratore regalando agli appassionati di Cavazzano una vera perla che merita il punteggio pieno e che nessuno dovrebbe lasciarsi sfuggire.

 GIORGIO CAVAZZANO Un Veneziano alla Corte del Fumetto

 Autore Francesco Verni, Ed. Sergio Bonelli Editore, Pg. 335, Formato Cartonato 18,5X25 cm, Data di pubblicazione 11/11/2022, ISBN 886961204X, Prezzo € 32,00

 Le immagini tratte dal libro sono state gentilmente fornite da Francesco Verni e sono © Sergio Bonelli Editore.



Voto del recensore: 5/5
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Testate Regolari / Disney Collection n°7 - Donald’s Happiest Adventures
« il: Mercoledì 19 Ott 2022, 09:04:31 »
Recensione Disney Collection n°7 - Donald’s Happiest Adventures


La cover del volume lascia trasparire lo spirito dinamico e avventuroso dell’opera.

 Nel settimo volume della collana Disney Collection (il nono considerate le uscite speciali), Donald’s Happiest Adventures – Alla Ricerca della Felicità, torna lo sfacciato duo Lewis Trondheim e Nicolas Keramidas. Come per il precedente Mickey’s Craziest Adventures, ancora una volta lo spunto che dà agli autori il pretesto per raccontare una storia inedita è l’espediente, puramente di fantasia, del (finto) ritrovamento sul banchetto di un mercatino dell’usato di una serie di fumetti di Paperino degli anni sessanta, Donald’s Quest.

 Il duo di autori si fa così artefice della scoperta di questi volumi inediti, che raccoglie e pubblica in un’unica raccolta astraendosi così da una vera e propria paternità dell’opera. L’espediente narrativo permette di dar vita ad una graphic novel disancorata dai più classici canoni disneyani che, rispetto alla precedente, viene “ripubblicata” nella sua interezza, senza pagine o vignette mancanti, e mantenendo lo stile vintage della colorazione (ma non certo del tratto) e i presunti danni causati dal logorio dell’età.

 Donald Happiest Adventures – Alla Ricerca della Felicità è un’opera davvero singolare in cui Paperino viene incaricato dal ricco Zio di trovare il segreto della felicità. Un compito decisamente non semplice che porta il malcapitato protagonista ad affrontare un viaggio lungo 42 episodi, ciascuno della lunghezza di una tavola in cui, attraverso comprimari attinti indiscriminatamente da Paperopoli e Topolinia, cerca di assecondare la richiesta di Paperone. Quello intrapreso da Paperino si rivelerà un viaggio profondo e filosofico che lo porterà a scoprire quanto in ognuno sia insito un concetto personale di felicità cui è impossibile dare un significato univoco.

 
Le copertine dei volumi “ritrovati” al mercatino.

 Nella palese scontatezza che caratterizza la risposta finale al quesito è insito l’escamotage narrativo che porta a mettere in scena situazioni estremamente ciniche e talvolta persino al limite di quel che ci si aspetterebbe da un fumetto Disney in cui traspare sempre un certo buonismo di fondo…

 
Un esempio dello humor cinico che caratterizza lo stile di Trondheim e Keramidas.

 L’opera di Trondheim e Keramidas è un susseguirsi di battutine al vetriolo e di ribaltamenti di situazioni che giunge ad un epilogo aspettato che in realtà non è la vera essenza del racconto.

 Nonostante il fattore sorpresa possa considerarsi superato dopo la pubblicazione del precedente volume, ad oggi edito da Giunti e per ora non incluso nella collana Disney Collection, Alla Ricerca della Felicità rimane un interessante esperimento che prescinde dal MacGuffin che gli autori, più per coerenza con il passato che per spirito di innovazione, continuano ad ispirarsi.

 Il tratto di Trondheim esagera volutamente su ogni espressione rendendo i personaggi e le situazioni profondamente caricaturali ed enfatizzando al limite la caratterizzazione di ognuno, in modo da rendere ancora più forte l’epilogo di ogni tavola. Il tratto, essenziale, ma profondamente dinamico, è appesantito da retinature importanti e accostamenti cromatici spesso violenti che colpiscono il lettore e creano un tutt’uno con l’atmosfera generale del racconto. Sovente si assiste ad una sorta di progressivo oscuramento delle situazioni e dei dialoghi, che vengono enfatizzati proprio dalla colorazione che, come l’incalzare di una colonna sonora, contribuisce ad esagerare l’espressione dei protagonisti.

 Nell’universo disneyano immaginato dal duo di autori francesi, i protagonisti di Paperopoli e Topolinia convivono senza troppi limiti, una libertà che offre lo spunto ad incontri interessanti e inediti come quello tra Paperino ed il Professor Enigm. Le situazioni in cui ciascun episodio si va a sviluppare sono sempre al limite del grottesco: sono affrontati temi come la cultura militare, la prigionia, il capitalismo…ciò nonostante l’opera non perde mai di leggerezza e comicità!

 Un esperimento piacevole ed innovativo, che deve la sua riuscita all’ampia licenza che gli autori, con la scusa di non ritenersi tali, si sono presi nel raccontare quella che di fatto è una delle cacce al tesoro più semplici e nel contempo ardue che esistano. E’ inutile girarci intorno, la felicità è frutto della capacità che ognuno di noi ha di trarre gioia e soddisfazione dalle piccole cose della vita, e gli autori, senza fare mistero di questo assioma universale, riescono a condurre il protagonista attraverso un percorso a tappe in cui ciascun comprimario viene esaltato per la propria sciocca incapacità di cogliere gli aspetti più belli che lo circondano.

 
Il “soggettivo” concetto di felicità di Gastone.

 Si può quindi concludere che lo stratagemma riproposto in questa nuova avventura “ripescata dal passato” non è così congeniale alla lettura. A prescidere dall’escamotage di fantasia su cui gli autori insistono, la storia avrebbe comunque retto benissimo perchè Trondheim e Keramidas, pur rompendo gli schemi, dimostrano ugualmente di sapersi contenere a dovere.

 Donald Happiest Adventures non si merita il punteggio pieno sostanzialmente per due motivi. Sebbene l’edizione risulti curata, come del resto tutte le pubblicazioni di questa collana, manca un apporto editoriale vero e proprio. Al di là di una piccola introduzione che richiama al volume precedente, e reintroduce lo stratagemma narrativo che fa da colonna portante all’avventura di Paperino, i contenuti extra sono davvero risicati. Questo può essere un ostacolo per chi non conosce il passato di questo esperimento e potrebbe non cogliere in pieno lo spirito dell’opera. Secondariamente, per chi invece già conosce il lavoro precedente del duo di autori, la mancanza del fattore sorpresa, peraltro nemmeno sfruttato con gli stessi accorgimenti narrativi dell’opera antecedente, potrebbe portare a considerare questo lavoro come un simpatico deja-vu. In realtà Donald’s Happiest Adventures é un volume che rappresenta in pieno l’abilità della scuola francese de la bende dessinée di saper dissacrare con intelligenza certi stilemi e merita sicuramente un posto sulle librerie degli appassionati Disney.

 



Voto del recensore: 4/5
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