Paperino e l’uomo di Ula-Ula

12 LUG 2022

Non sono sempre stato un grande fan di Romano Scarpa.
O meglio, lo sono sempre stato ma non sapevo di esserlo.

Il titolo della storia

Inizia il film…

Con queste parole si apre la postfazione di Casty al volume “Topolino Classic Edition” uscito nel Novembre 2017 ed interamente dedicato al Maestro veneziano, con la ristampa di alcune delle sue migliori prove da autore completo.
Ebbene, l’introduzione di Casty descrive a puntino anche quello che è stato il mio rapporto con la produzione artistica di Romano Scarpa soprattutto nelle fasi più iniziali ed “embrionali” della mia cultura disneyana.
Io Scarpa l’ho conosciuto con una storia che ho sempre considerato “storica” per il senso di epicità che mi trasmetteva da bambino e per la bellezza che mi restituisce rileggendola tutt’oggi, a distanza di quindici anni e forse più dal mio primo approccio con essa.
Potevo avere infatti cinque o forse sei anni quando mi misi a sfogliare e poi a leggere quel fumetto di Topolino che mi appariva speciale già dalla copertina.

Era un numero celebrativo, il #2264 della testata che, in occasione dei festeggiamenti per i 50 anni dalla pubblicazione del primo albo a fumetti della serie del Topolino libretto in Italia avvenuta nell’aprile 1949, pubblicava al suo interno una selezione di storie già presentate nel corso degli anni sulle pagine del settimanale. Per quel numero speciale erano state scelte cinque storie ritenute particolarmente significative per ciascun decennio, dagli anni ’50 agli anni ’90.

Epicità e dramma

La comicità nella tragedia, Romano Scarpa: un regista eccezionale

Tra quel florilegio di belle storie (e di grandi autori), la vicenda che mi ha sempre meravigliato e appassionato di più è senza dubbio la prima avventura dell’albo, quella deputata ad aprire le “danze” di quel numero celebrativo: “Paperino e l’uomo di Ula-Ula“.
Addentrandomi nella lettura della storia compresi che il racconto non avrebbe avuto una narrazione lineare e pedissequa degli eventi che spinsero i Paperi a recarsi in quella terra lontana citata dal titolo, desolata e ricca di insidie al tempo stesso, alla ricerca di uno strano, anzi specialissimo “qualcuno”.
Il focus del racconto sarebbe caduto di volta in volta su uno dei diversi personaggi appena sbarcati sull’isola che, attraverso una narrazione in flashback in prima persona, avrebbero reso partecipi i propri compagni di spedizione della loro personale “versione dei fatti”, a cominciare da Paperone che è, a tutti gli effetti, il capo della spedizione. Riportando indietro la memoria a qualche giorno prima, lo Zione narra della grave “fatalità” che si era abbattuta su di lui e che verteva sullo squilibrio dei conteggi del suo patrimonio tra i suoi due reparti di contabilità.

Affranto, afflitto, preda della disperazione più nera, Paperon de’ Paperoni pare prima fuori di sé, con uno sguardo completamente assente (sembra quasi voglia compiere un gesto insano nei confronti della sua stessa persona) e poi lo si vede camminare svogliatamente per le strade di Paperopoli già sicuro che, data la fine imminente del suo patrimonio finanziario che gli si prospetta all’orizzonte, dovrà presto rivolgersi ad un ospizio per elemosinare anche un sol piatto di calda minestra.
Improvvisamente però la situazione cambia, e di colpo!
Su un giornale raccattato da terra in fretta e furia, il papero più ricco del mondo legge una notizia sensazionale: in Svizerlandia è stato costruito “il più perfetto cervello meccanico”, opera del Professor Ticketacker, tanto industrioso quanto manchevole di memoria.

Il “cervello meccanico” infatti, una volta acquistato dallo Zio Paperone e da lui messo in condizione di essere operativo all’interno del suo Deposito, si comporta in maniera a dir poco insolita e straniante: al posto di dare le risposte più accurate in termini di contabilità, la macchina risponde con dei plateali sberleffi a chiunque la utilizzi mandando così su tutte le furie il ricco zio di Paperino.
Contattato di volata il suo costruttore, giunge alfine la spiegazione dell’arcano: il “cervello” può essere utilizzato soltanto da un tipo che gli sia veramente simpatico!

Pirulin pirulon!

Pirulìn, Pirulòn ?!?

Ecco che entra quindi in scena Paperino, che vediamo ora attore protagonista della vicenda proprio quando viene richiamato, al presente, dallo Zione per esporre la propria “versione” della faccenda.
Casualità volle che, proprio nel giorno in cui lo zio si affrettava a trovare un tipo “simpatico” che potesse mettere mano al suo calcolatore meccanico, il nipote fosse tutto preso dall’ebbrezza di riuscire ad accattivarsi le amicizie altrui, a seguito della lettura di un (a suo dire) illuminante trattato a riguardo.
Paperino le prova tutte per dimostrarsi simpatico agli “occhi” dell’imponente elaboratore meccanico: cerca di entrare nelle sue grazie facendogli delle lodi sperticate in quanto “prodigio della tecnica”, si traveste nei modi più disparati per cercare di smuovergli anche solo un minimo di empatia ma niente, non ci riesce.

A questo punto, l’unica soluzione possibile è contattare nuovamente lo smemorato Ticketacker che, finalmente, dà ai nostri (e soprattutto a Zio Paperone) un barlume di speranza.
Il solo individuo che riesce a risultare simpatico al cervellone è nientepopodimeno che un primitivo, nato e cresciuto nella giungla… è il selvaggio “uomo di Ula-Ula” del titolo, il signor Bunz!
La strana coppia formata dal primitivo e dalla macchina sembra funzionare davvero visto che, quando l’ “uomo” si mette a manovrarla, essa risponde finalmente in modo corretto, senza più insulti o sberleffi.
Tutto pare essersi risolto per il meglio per lo Zione ma l’imprevisto può sempre essere dietro l’angolo, come ci raccontano i teneri nipotini cui è stato appena passato l’ideale “testimone” del racconto.
Uno di loro si ritrovò infatti a scoprire, in modo del tutto casuale, che nel Deposito dello Zio mancava una cifra spropositata di denaro e, d’altra parte, il ricco magnate non perse tempo a rivolgere tutto il suo malessere e la sua rabbia del momento ai danni del Signor Bunz, il suo collaboratore più fresco e quindi indiziato “numero uno” del fattaccio.

Convinto della sua colpevolezza, lo Zione non perde tempo a prendere una ferma decisione nei confronti del selvaggio “uomo di Ula-Ula”: il Signor Bunz deve sparire per sempre dalla sua vita e dal suo Deposito!
Ci rimasi male quando lo spettro di una qualche complicità del simpatico Bunz nella sparizione del denaro cominciava ad aleggiare nella mia mente.
Insomma, l’autore di questa storia me lo aveva presentato così “vivo” e sincero quel personaggio che non potevo credere fino in fondo che potesse mai essere di animo cattivo né tantomeno di indole subdola o truffaldina.
Ed infatti il Signor Bunz, come mi ritrovai a scoprire nelle pagine successive, con quel “fattaccio” non aveva proprio nulla a che fare: la sua anima continuava ad essere quella di un personaggio candido, positivo e virtuoso.

Il lieto fine

Il lieto fine della vicenda

Si ritorna così all’incipit della storia, con lo Zione che guida una classica spedizione in una terra lontana ed esotica con i nipoti al seguito, mosso da quella ragione speciale che ora il lettore può facilmente intuire.
Lo “specialissimo” motivo citato sin dalla didascalia nella quadrupla d’apertura è rappresentato nient’altro che da lui, dal simpatico Signor Bunz.
Questa volta, il papero più ricco del mondo non cerca dunque ricchezze sepolte dal tempo in isole lontane, né sta inseguendo una qualche antica leggenda che potrebbe rivelarsi per lui una (ennesima) fonte di guadagno.
Il guadagno più grande che può ricavare da questa trasferta esotica, e lo stesso Paperone ne è ben consapevole, è legato alla sola sfera emotiva e sentimentale.

Vuole rivedere l’uomo di Ula-Ula, perché il tycoon paperopolese sente addosso tutto il peso delle ingiuste accuse che gli ha rivolto contro in un momento di shock e di ben poca lucidità.
E la storia si chiude proprio con il riavvicinamento dei due, con il Signor Bunz che dimostra con i fatti di non serbare alcun rancore nei confronti del suo ex-principale ed anzi lo abbraccia e lo bacia tenendolo forte stretto a sé nel momento in cui la riconciliazione tra i due “amici” è ormai completa.

Arrivato alla conclusione della storia mi sentivo un misto di belle emozioni “dentro” e con un forte senso di meraviglia che mi avvolse il cuore, affascinato dalla potenza narrativa dei personaggi, dalla particolarità di quel racconto “spezzettato” dove presente e passato si mescolavano in modo compatto e frizzante e fui strabiliato della freschezza, dell’umanità e del dinamismo con cui era stato condotto lo sviluppo e l’evolversi della vicenda.
“Paperino e l’uomo di Ula-Ula” non è forse una delle storie più celebrate di un Maestro quale Romano Scarpa che, nel corso della sua carriera Disney, ha dato i natali a tante epiche avventure che sono giustamente rimaste memorabili nella mente e nel cuore dei lettori come “Topolino e Bip-Bip alle Sorgenti Mongole”, “Topolino e la Dimensione Delta”, “Paperino e le lenticchie di Babilonia” , “Topolino e la Collana Chirikawa” …

Eppure, la vicenda del Signor Bunz rappresenta per me una delle più belle storie Disney che abbia mai avuto modo di leggere e non perché l’abbia letta da bambino (che l’effetto “amarcord” su di me ha poca presa), quanto piuttosto perché semplicemente la ritengo, oggi come allora, una gran bella storia!
Con questa vicenda Scarpa ha saputo emozionarmi, mi ha fatto divertire con gusto, è stato in grado di trasmettermi un trasporto ed un’empatia adorabili per i suoi personaggi che è un qualcosa che trovo al tempo stesso amabile e difficile da descrivere.
Se oggi amo così tanto i Paperi e i Topi e le le loro avventure, questo lo devo soprattutto alla bellezza che Romano Scarpa ha saputo restituirmi in tutti questi anni di passione disneyana a partire da “Paperino e l’uomo di Ula-Ula”, la pietra miliare del mio rapporto fumettistico con questo straordinario autore.

E allora grazie di tutto questo, Maestro.
Sei e sarai sempre nel mio cuore.

Autore dell'articolo: Samuele Lo Galbo

Leggo Topolino e i fumetti Disney da quando ero bambino, passione che si è rinnovata da qualche anno e che porto avanti con orgoglio anche grazie al confronto con la community del Papersera. Sogno, un giorno, di scrivere storie di Paperi e di Topi sul mio amato giornalino e di vedere la mia firma tra gli autori del settimanale.