Paperino 431

30 APR 2016
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Recensione in via eccezionale di questo bel numero che sembra confermare una stagione davvero interessante, seppur con qualche singhiozzo, per questo storico e spesso sacrificato mensile.
La struttura dell’indice è una specie di crescendo, partendo da Paperino & Gastone blogger al parco, un’inedita davvero pallida rispetto al resto del numero, sia per i testi (benché partoriti da un autore che ci ha abituati a ben altro!) che per i disegni estremamente fluidi di Antonello Dalena (un po’ eccessivamente, a parere di chi scrive), che mette in campo i due cugini in una sfida da “paperi tecnologici” (testuale) che non aggiunge molto a tanti confronti già visti.
Già superiore Zio Paperone e il mostro del filone, targata Manuela Marinato/Giorgio Pezzin e Massimo De Vita; storia piuttosto breve e dallo svolgimento canonico, quasi da manuale, che recupera però perfettamente nella gestione dei tempi anche grazie all’ineguagliabile espressività di un De Vita già perfetto (notate i “mostri”).
Non originalissima in alcuni passaggi (ma sì nello spunto) Paperino e l’eroico mestiere, con una conclusione assai veritiera e varie battute azzeccate (compresa la chiusura), che andrebbe forse diramata presso i nascenti organi di valutazione della didattica.
Ancora canonica e pienamente inscrivibile nel Michelini pezziniano Zio Paperone e le avveniristiche automa-automa, non perfettamente servita dai disegni ma comunque solida, anche se certi passaggi richiamano da vicino schemi già visti.
Ma a trascinare la già bendisposta attenzione del lettore provvede Paperino e il piazzista ostinato, un vero modello di storia breve partorito da Carlo Chendi all’apice della gloria, tanto semplice nello spunto quanto esilarante e pindarica nella realizzazione; né permette di riprender fiato
Paperino in: Chi di hobby ferisce, di hobby perisce, del miglior Giulio Chierchini autore completo, la cui forza non è minimamente intaccata dall’abuso di un certo espediente nel finale (bene però la coerenza mitologica Ercole-Deianira!); Paperino e Anacleto senza esclusione di colpi nella miglior tradizione ciminiana e, mutatis mutandis, barksiana.
Dulcis in fundo (che, ricordiamolo, significa “una persona soave nella tenuta”, ma tant’è), Zio Paperone e l’orribile ossessione è la migliore del numero. La mimesi, quasi simbiosi, fra i testi dei fratelli Barosso e i disegni di Giovan Battista Carpi partorisce quello che non si può esitare a definire un prodigioso tonico per l’umore, con delle trovate comiche che definire inattese e azzeccate è decisamente riduttivo. Dalle molteplici e accattivanti espressioni di Amelia, di volta in volta diabolica, perplessa, seccata e trionfante, a… Iamme, iamme, iamme iamme iaa… (leggere per gustare).
Peccato per la copertina, appuntamento saltato con le perle coppoliane in ossequio alla (gradita) iniziativa floreale, con tanto di (evitabile) guantino bianco.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.