Topo Goal 11 – Topolino e la Spada di Ghiacciolo

01 NOV 2016
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Parodia sembra essere la parola d’ordine degli ultimi anni, su Topolino. Di opere letterarie e cinematografiche, certo, come da tradizione del settimanale Disney, ma ultimamente anche di altri fumetti, come è stato per i Dylan Top e Topolinix scaturiti dalla fantasia di Tito Faraci.
Ma una parodia Disney di… un fumetto Disney costituisce un caso senza precedenti: si sono semmai avute storie che celebravano avventure del passato tramite sequel, citazioni o in tempi molto recenti remake, ma non certo versioni comiche di un prodotto che già in partenza è tale, come lo è il fumetto Disney.
Un’operazione tanto fuori dagli schemi non poteva che essere affidata all’autore più sopra le righe dell’attuale generazione, quel Sio che del nonsense ha fatto una delle proprie bandiere espressive e che proprio tramite il suo umorismo demenziale ha trovato la chiave per parodiare La spada di ghiaccio, la celebre storia fantasy scritta e disegnata nel 1982 da Massimo De Vita.
La storia ha trovato posto su Topolino # 3179, con i disegni di Silvia Ziche, ma è stata anche valorizzata da un bel volumetto di formato maggiore e dalla copertina robusta, in combo con con la versione disegnata “male” da Sio stesso.
Topolino e la spada di ghiacciolo si pone a metà strada tra un sequel e una rivisitazione: Topolino e Pippo mantengono infatti memoria delle avventure passate nella Terra dell’Argaar in cui era ambientata la Trilogia della Spada di Ghiaccio, ma allo stesso tempo lo sviluppo della storia segue grossomodo il canovaccio devitiano, riproponendo il tema della missione di soccorso, del viaggio in compagnia di alcuni autoctoni e di Pippo nei panni di insospettabile eroe.
L’umorismo surreale di Sio ribalta efficacemente alcuni topoi del fantasy in generale e della Spada di ghiaccio in particolare, creando situazioni paradossali e battute fulminanti: la lezione di maestri di questo tipo di linguaggio, da Leo Ortolani al Tito Faraci di metà anni Novanta, viene appresa da Sio e applicata coerentemente ai personaggi disneyani con risultati generalmente riusciti, indugiando però un po’ troppo, in certi casi, in alcuni tormentoni che non hanno più mordente, come quello sull’altezza di Topolino.
Come si poteva rilevare anche in precedenti prove disneyane da parte di Sio, il passaggio dai suoi disegni stilizzati a quelli più professionali degli artisti Disney non inficia l’efficacia della sua comicità, se la sceneggiatura viene affidata ai giusti disegnatori. Silvia Ziche rientra senz’altro nella rosa di autori in grado di tradurre gli storyboard di Sio senza che essi perdano di freschezza, ma anzi riuscendo in alcune occasioni a esaltare il divertimento sovversivo di certe sequenze. Il tratto della Ziche è come sempre molto buono e trova particolare compimento soprattutto nelle espressioni esagerate dei personaggi in scena.
Le introduzioni alle due versioni della storia e le brevi interviste ai due autori si basano su uno stile scanzonato, in linea con il fumetto contenuto e contribuendo a rafforzare l’immagine poco seria ma genuinamente guascona del prodotto.

Autore dell'articolo: Everett_Ducklair