Topolino 3000

22 MAG 2013
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C’è un filo sottile che tiene legate tutte le pagine di questo numero speciale, che riesce, con la sola vibrazione a produrre suoni lontani ed evocare ricordi remoti; riesce a commuovere, far ridere, piangere e perdersi nel passato quando ancora il mondo reale non era compreso, non era che un sogno sfumato fatto di emozioni e di speranze; quel filo sottile fatto di nostalgia e di malinconia per un tempo che fu e che non sarà più, ma anche di speranza forte e concreta perchè per qualcuno quel passato è presente e questo presente diverrà passato in un ciclo continuo ed eterno che non avrà mai fine.

Questo è il sapore che si respira nel numero tremila di Topolino uscito il 22 maggio e giunto ai nostri occhi pieno di colori e di storie, albo doppio per racconti e per pagine, intriso dalle matite dei migliori disegnatori e dalle penne dei migliori sceneggiatori; sono infatti tutti presenti, attraverso storie o con i contribuiti, piccoli o grandi, originali o scontati, colorati o in bianco e nero, oppure con una piccola frase a piè di pagina per dare il proprio saluto, augurio o ringraziamento a un elemento della propria vita del quale non si può fare a meno.

Tutti i personaggi Disney ci accolgono in copertina, Freccero con sapiente malizia li posiziona in un modo casuale solo in apparenza, ma un’attenta osservazione vedrà Paperino vicino alla sua Reginella riemersa dal mare per essergli accanto in un’occasione così speciale, con Paperina che sembra quasi fuggita dal suo canonico posto accanto al suo amato per correre in prima fila, vanitosa come sempre rubando spazio ad un arrabbiato Dinamite Bla; Paperino non sembra aversene e lo spazio libero al suo fianco non può che renderlo più contento di mostrare il proprio profilo migliore, anche perché gli è stato dato l’incarico di portare la torta, ma come la Ziche ci mostrerà nel suo che aria tira inciamperà facendo cadere quella gustosa creazione che con molta probabilità Nonna Papera aveva preparato e proprio per quello non è insieme agli altri.
Dove c’è il bene deve esserci anche il male, ma quest’ultimo non può che subire la contaminazione del primo in un’occasione così speciale e infatti in “Pippo e Gambadilegno e…il colpo da 3000” Faraci crea una storia deliziosa, dolce e poetica, trasmettendo, complice un Cavazzano alle matite e una Andolfo ai colori davvero ispirati, una sensazione di pace e di liberazione, l’essenza del fumetto che non è solo un libretto, è un pezzo di vita che rimane immutato e con esso la propria infanzia.

L’essenza del fumetto si respira in questa storia più che altrove vista l’originale soluzione adottata per i disegni: nessuna inchiostrazione, ma la colorazione è applicata sulle matite del maestro veneziano, senza la canonica ripulitura, con un effetto-naturalezza sorprendente! Sembra quasi di trovarsi di fronte alle tavole originali, di aver violato per una volta l’intimità del disegnatore e poter vedere ciò che normalmente è concesso solo a lui e ai suoi più stretti collaboratori.

Lo stesso concetto si ripresenta nel corso della lettura con “Paperino Paperotto e l’amico del tremila!” In cui Enna insieme alla Migheli immagina un Paperino curioso e volitivo come sempre, all’eterna ricerca di ciò che non c’è, di ciò che rende il reale magico, per poi comprendere che comunque il bene più grande non è nel passato con i ricordi, non nel futuro con le speranze, ma nel presente, poiché in ogni epoca, in ogni situazione le proprie passioni esistono e sono faro nella notte. Questa storia chiude un numero speciale con un messaggio molto Enniano, in linea con Paperino Paperotto che incarna in potenza tutto ciò che Paperino diverrà e proprio grazie al suo Amazing Paper, seppur conservato in un polveroso baule in soffitta, riuscirà a dare concretezza al suo sogno, perpetuato in un futuro ancora lontano.

Anche nel futuro più remoto esisterà la voglia di fumetti, la necessità di ritrovare un ricordo del passato, sfidando il tempo per averlo ancora tra le mani ed Eta Beta sarà l’uomo del 3000 (Michelini- D’ippolito) che ripercorrendo avventure già vissute riuscirà nell’impresa di recuperare un pezzo di vita, un pezzo di infanzia che altrimenti sarebbe andato perduto nel dimenticatoio che Archimede crea fin dagli anni settanta per far invecchiare in pace le tecnologie obsolete, ma che un cacciatore di passato cerca in tutti i modi di rubare (Gagnor-Sciarrone-Braglia).

Non solo un filo forma questo meraviglioso arazzo, fatto di variopinti colori e di vivaci sfumature, infatti c’è anche ironia, avventura e attualità, giochi e barzellette, sparse per innumerevoli altre storie. Una caratterista importante e che fa ben sperare per il futuro è l’essere riusciti ad utilizzare con rinnovata ironia clichè ormai consolidati, personaggi che hanno perso un po’ lo smalto iniziale costretti nel ruolo che è stato loro cucito addosso; il pensiero va ad Indiana Pipps che è protagonista di una breve avventura molto divertente (Sarda-De Vita) e Gastone che decide di essere generoso verso il cugino e vive una simpaticissima avventura (Panaro-Gervasio), anche Tip e Tap rendono partecipe il lettore nella risoluzione di un mistero in modo divertente ed originale (Macchetto- Pastrovicchio).

Se le tematiche sentimentali ed emozionali hanno dato vita a un nutrito gruppo di belle storie non è da meno l’ispirazione surreale in cui i due autori di spicco creano dalle loro menti folli.

Silvia Ziche riunisce in modo armonico e esilarante un sacco di personaggi, Paperone, Archimede, Edi, Miss Paperett, Brigitta (poteva mancare?!), Battista, Paperina, Genialina Edy Son… e una sorpresa da cercare sul web in una breve avventura che farà ridere a crepapelle ad ogni vignetta, ma se sembrano tanti questi personaggi sono niente in confronto al raduno dei bassotti e alla carrellata facciniana che ci mostra elementi della congrega ladresca uno dopo l’altro in un climax che porta all’esplosione di surrealtà tipica dell’autore.

Ci sono anche storie che sfruttano il 3000 come pretesto, un esempio è la divertente “Paperinik e la grande caccia al 3000 (Bosco-Freccero) che ha il merito di mettere di fronte l’eroe mascherato e la famosa fattucchiera, anche se il motivo del contendere non risponde ad alti valori di giustizia, oppure Ciccio ne la partita numero 3000 (Secchi-Perina) in cui il goloso e vorace aiutante di Nonna Papera si rende protagonista di una storia tipica, sfruttando la sua famosa caratteristica per risolvere i problemi.

Mancano all’appello tre contributi che per motivi diversi non sono classificabili in nessun modo, i cui autori sono nomi enormi della Disney, famosi per le loro storie apprezzate e celebrate, a volte criticate. Ottima prova, sotto ogni aspetto quella di Casty che riesce a dar vita ad un’avventura dal ritmo veloce, sorprendente, divertente e allo tesso tempo inquietante, senza cadere in clichè e senza fare passi falsi; l’altra storia che è un gioiello, in cui i personaggi sono caratterizzati alla perfezione, in cui le espressioni rasentano l’animazione per la vivacità che esprimono: “Zio Paperone e il Tiranno dei Mari”, in cui Artibani con Mastantuono e l’ottima Andolfo, crea un’insieme di vignette che si fanno fotogrammi, regalando al lettore un’emozione unica, in cui Paperone, Pico, Paperino hanno delle espressioni così reali e così divertenti che è forse la storia che necessita di più tempo per essere letta per quanto catturano, ma non solo divertimento e riflessione anche introspezione dei vari personaggi, profilo psicologico, insomma ancora una volta Artibani si è superato dimostrando di essere davvero un ottimo autore.
Discorso a parte per la coppia Turconi-Radice che utilizza il numero fatidico per dar vita ad una storia che appare un po’ fuori contesto; la grafica è meravigliosa come sempre, Turconi alle matite è una gioia per gli occhi come ormai ci ha, da tempo abituati.

Però non è tutto oro ciò che luccica: la natura speciale del numero sicuramente porta a passare sopra a qualche difetto che comunque è presente. Ci si riferisce non tanto all’attinenza di alcune storie col tema del numero dato che alcune in effetti sono abbastanza avulse dal contesto: ma in un volume con 14 episodi, se tutti fossero stati celebrativi, il risultato finale sarebbe stato alquanto stucchevole e poi quella di giocare con la cifra “festeggiata” è ormai un’usanza consolidata. Molto più semplicemente, alcune avventure sono meno riuscite: per antipatico che possa risultare non si può tacere sullla farraginosità della storia scritta da Michelini, di un Faccini divertente, ma assai meno pirotecnico del solito o della storia con protagonista Ciccio che non è molto superiore alle classiche avventure dello G.N.A.M. a cui siamo abituati.

Tra i “contro” c’è anche il poco spazio dedicato agli omaggi degli autori: se quelli a tutta pagina come gli auguri di Celoni o Mottura hanno il giusto risalto (per quello che consentono le dimensioni del settimanale) spiace vedere che alcuni altri risultano decisamente sacrificati nei pochi cm2 concessi loro.

Ancora si potrebbe porre l’accento su diverse imprecisioni nelle schede di presentazione delle storie (Eta Beta da una dimensione parallela?) ma si finirebbe per diventare eccessivamente capziosi: in fondo questo numero profonde un’atmosfera di gioia quasi natalizia e a Natale si è tutti (a volte in modo ipocrita) più buoni.

Ecco, quindi, che dispiace chiudere questo albo, dispiace aver passato questo fatidico momento e vedere sfumare l’emozione che l’attesa per lunghi anni ha generato, ma il risultato è stato all’altezza delle aspettative, ogni tassello è andato al proprio posto, è stato creato un ricordo che rimarrà negli anni e che riporterà tutti coloro che l’hanno vissuto indietro con la memoria in quel circolo del tempo perpetuo che solo gli oggetti magici riescono a creare: Topolino 3000 è uno di quelli.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"

Autore dell'articolo: Nebulina