Topolino Story 1997

23 GIU 2015
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Il 1997 è un anno importante perché il nuovo design della testata, a partire dalla costina, ha superato la fase di rodaggio, e l’apertura a nuovi artisti, a partire da Tito Faraci, sta cominciando a contaminare il settimanale, tra rubriche assurde e quiz improbabili. In parallelo, nuovi mensili nascono, offrendo un ricco ventaglio di storie. E ricco è anche questo numero, in cui vengono presentati tanti personaggi “minori” che ottengono il loro spazio. Non mancano dei primi cicli che cominciano ad apparire, così come delle nuove leve.
A confermare però la tradizione è un nuovo episodio di C’era una volta in America, immortale serie di Pezzin e De Vita: in questo caso abbiamo una storia meno nota, mai ristampata, ma fondamentale, in cui lo sceneggiatore veneto si prende ampie libertà nel plasmare un Topolino malinconico e disilluso, cinico e solitario. De Vita lo serve con dei disegni al solito spettacolari, in precisione storica e inquadrature cinematografiche.
Lo spazio a personaggi minori è offerto con ben cinque storie, con esiti molto diversi. Edi entra in scena con una giovane prova del grande Bruno Enna (sua la scheda dell’autore), che utilizza un cattivo dal nome favoloso, e impronunciabile, come Diodo Mononodo, senza lasciare nulla al caso, come l’infantile imprenditore e le paturnie del marketing. Bum Bum Ghigno, geniale opera di Corrado Mastantuono, compare nella sua prima storia: ancora non ben definito, quasi un personaggio negativo e rancoroso, saprà evolvere in un papero dai mille difetti, ma onesto e capace di essere un vero amico per Paperino e Archimede. Umperio Bogarto trova un nuovo spazio grazie a Gianfranco Cordara, che lo mette in coppia al disastroso Paperoga: questa storia, non la migliore dello scombinato ciclo, permette però una serie di gag surreali e sempre più assurde, senza che ci sia alcun senso particolare.
Battista viene ospitato in una romantica rivisitazione di “Quel che resta del giorno”, con un ispirato Romano Scarpa a tratteggiare pene d’amore e malinconici aiuti da parte di un dolce e generoso Paperone. Il finale struggente sotto la pioggia risulta intenso e coinvolgente, facendosi trasportare dalla storia. Infine, Manetta e il commissariato vengono completamente reinterpretati e valorizzati da Tito Faraci, che mette in piedi una folle trama ricchissima di gag e di dialoghi geniali: uno su tutti, quello con la frittata. La mancanza poi della lettera “e” aggiunge un sano divertimento.
Segnaliamo la più piccola storia a fumetti del mondo, Topolino – ino – ino, pubblicata qui nella sua versione mignon: Sisti realizza una storia piacevole, con un minimalista disegno di Sciarrone, che risparmia sugli sfondi per tratteggiare i personaggi con rapide linee (il tutto dovuto probabilmente alla stampa in piccolo). Un numero molto interessante, che propone un ricco e buono ventaglio di storie – anche se manca il capolavoro – e che mostra come, già sul finire degli anni ’90, il settimanale si aprisse a personaggi prima meno considerati, tendenza che si affermerà negli anni ’00.

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.