Disney Big 115

01 NOV 2017
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Dispiace constatare come nella maggior parte dei casi una testata dalle ottime potenzialità del calibro di Big sprechi malamente le peculiarità che la contraddistinguono, quali l’eterogenea suddivisione tematica e la considerevole foliazione di 500 e passa pagine. Negli ultimi mesi la Panini era riuscita a concretizzare i suoi obiettivi, riproponendo storie classiche poco ristampate e brevi gradevoli. Il numero corrente smentisce tutte le illusioni a riguardo, seppur venendo introdotto dalla copertina impressionante di Mastantuono, molto espressiva, che ci introduce a Topolino e il teletrasporto portatile, contraddistinta da una buona trama, dinamica e incalzante tipica di Panaro, e impreziosita dai disegni di Massimo De Vita, ormai prossimo all’abbandono delle forme plastiche spesso utilizzate negli anni '80. A seguire Vitaliano fa il verso ad Asimov e Swift, scortando Zione e compagni alla scoperta di nuovi mondi di possibile conquista e, al solito, inedite frontiere di guadagno nella Nuova Terra. Mottura (e non Luciano Gatto, come segnala erroneamente il sommario) appare visibilmente acerbo, non ancora “celonizzato” circa i contorni, ma già capace di individuare i principi prospettici basilari per il suo stile “fluttuante”.
Il tomo si snoda poi in quattro grandi aree di riferimento. La “sezione equina”, piuttosto old-style, è senza dubbio la migliore: le nobili bestie dei Pantalones, per i testi di Marconi, e un Racconto attorno al fuoco di Russo, su chiaro soggetto ciminiano, accompagnano Topolino e il cavallo venuto da lontano, storia lunga di Renzo Sciutto, abile quanto misconosciuto narratore degli anni d’oro, e Sergio Asteriti. Per quest’ultimo poter rappresentare il Mickey di Gottfredson in calzoni corti è un piacere come dimostra il suo magnifico approccio grafico alla tradizione americana; inoltre l’animale protagonista ricorda molto il Piedidolci degli anni '30, al pari di svariati altri personaggi tipici delle strisce, quali califfi derubati, miliardari eccentrici o semplici cronisti amatoriali.
Due valide prove ce le forniscono anche Silvia Ziche ed Enrico Faccini che aggiungono ilarità al volume, nel rispetto della tradizione umoristica disneyana. Infine chiude il cerchio colui che l’aveva aperto, il maestro De Vita: Paperinik contro i re del Rock è un classico della collaborazione con Pezzin, mai passato di moda, celebre soprattutto per le prese in giro adottate nei confronti di una società consumistica e ignava, senza rinunciare ai profondi toni eroici del vendicatore mascherato.
In sintesi un numero mai convincente fino in fondo (le storie recenti e pluriristampate lo provano) al quale manca quel quid necessario per raggiungere la sufficienza. Un inspiegabile ritardo nella distribuzione a livello nazionale determina non poco il giudizio.

Autore dell'articolo: Topolino08