Topolino e il Doppio Segreto di Macchia Nera
“Ho conosciuto un solo bandito capace di farci impazzire” (commissario Adamo Basettoni, dal primo episodio).
Fin dagli albori della sua sconfinata produzione, il fumettista veneto Romano Scarpa si è dedicato a vari filoni narrativi, aventi come protagonisti i più svariati personaggi dell’universo disneyano.

Titolo della storia dal primo episodio, con il vecchio scudetto Mondadori.
Uno di questi è la volontà di proseguire l’epopea delle mitiche strisce di Mickey Mouse di Floyd Gottfredson, laddove proprio in quel momento, sui quotidiani americani, stavano conoscendo un graduale e definitivo declino verso toni più umoristici e meno avventurosi, abbandonando le ambientazioni epiche e stabilendosi tra i più rassicuranti confini cittadini .
Il seme di questa vocazione del Maestro veneziano, che culminerà, in età più avanzata, nelle celebri “strip-stories”, è riscontrabile nell’articolata storia Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, apparsa in quattro puntate sui numeri 116-119 di Topolino Libretto tra il giugno e il luglio del 1955, su sceneggiatura di Guido Martina.
Il sodalizio con l’autore piemontese aveva già prodotto delle vere e proprie gemme, tra cui la storia d’esordio di Scarpa, Biancaneve e Verde Fiamma. Il giovane fumettista veneto è qui alla sua seconda fatica con i personaggi dell’universo di Topolinia che, come vedremo, verranno affiancati da alcuni “colleghi” ideati precedentemente da Gottfredson.
A differenza di molte altre storie scarpiane che ho conosciuto quando, ancora molto piccolo, acquistavo qua e là volumi monografici a lui dedicati, ho letto Il Doppio Segreto su un albo prettamente divulgativo, pensato per una fetta di pubblico molto vasta: il numero de “I Classici del fumetto di Repubblica” dedicato a Topolino.

Il vortice che consente a Macchia Nera di attuare il suo diabolico piano, forse preludio di quello che ritroveremo in “Topolino e il vortice ipnotico”.
L’articolata trama inizia focalizzandosi sul personaggio di Macchia Nera, uno dei villain più sinistri e spietati mai ideati, partorito nel 1939 da Floyd Gottfredson nella celebre storia “Topolino e il mistero di Macchia Nera”.
Il suo recupero è un chiaro indice dell’ardente amore da parte di Scarpa per il Mickey d’oltreoceano, che nella sua formazione ha rivestito un ruolo di primaria importanza. Nella sua sceneggiatura, Martina riesce poi a riprenderlo magistralmente, senza snaturarlo ma, anzi, recuperandolo nel pieno rispetto di quanto ideato da Gottfredson.
All’inizio della storia, Macchia Nera collega l’antenna della televisione di Topolino ad un ricevitore portatile che gli trasmette una spirale ipnotica (idea che ritorna in una successiva storia di Scarpa). Il suo utilizzo sarà il mezzo che consentirà a Macchia Nera di vendicarsi del torto subito nelle strisce di sedici anni prima.

Il Cappellaio Matto di Martina e Scarpa mentre fa il suo breve cameo.
L’astuto Topolino capisce che la spirale è pericolosa, eppure non può fare a meno di fissarla ed eseguire dei singolari ordini: prima scassinare una cappelleria e poi recarsi, a bordo di un taxi condotto da Macchia Nera stesso, in un luogo misterioso che per ora non viene svelato. Topolino si dimenticherà tutto, salvo poi accorgersi che qualcosa non va.
Martina e Scarpa dipanano così i fili di un’imbrogliata matassa, i quali non possono fare a meno di destare una forte curiosità nel lettore. Il progredire degli eventi, poi, non fa altro che amplificare i misteri: Topolino viene chiamato dal commissario Basettoni per fare luce su un insolito furto di cappelli. Il lettore si accorgerà però che il negozio teatro della rapina non è altro che quello scassinato inconsapevolmente da Topolino durante la notte!
In questa occasione, entra in scena un personaggio davvero insolito per l’universo di Topolinia: Il Cappellaio Matto, tratteggiato magistralmente dalle matite del maestro di Cannaregio. Il suo inserimento prova l’abilità dei due autori nel far dialogare personaggi apparentemente incomparabili. Nello sviluppo della trama il suo ruolo si limita ad un semplice cameo, ma non si può fare a meno di metterne in rilevanza l’inserimento.
I misteri si susseguono e i raggiri compiuti dal furfante sembrano non avere fine: un messaggio radio avverte Topolino e Basettoni che il cappello rubato potrà causare la morte all’intera cittadinanza, evitabile solo tramite il pagamento di un sontuoso ricatto.
Gli interrogativi si moltiplicano: Macchia Nera si è dimostrato capace di tutto, d’accordo, ma come può un cappello causare danni?
Successivamente, i nostri vengono a sapere che il ricatto andrà consegnato al tetro Castello del Colle Nero. All’esterno, il maniero appare davvero desolante e grottesco, grazie all’efficace disegno di Scarpa, abilissimo anche quando si tratta di raffigurare paesaggi e ambientazioni. L’interno del castello, però, appare molto confortevole e Macchia Nera vi ha pure allestito un lucullliano banchetto!

Un esempio di una splash page indice di una notevole maturità artistica, sebbene Scarpa sia appena agli inizi.
A questo punto, la vicenda arriva ad essere davvero intricata, raggiungendo un’intensità assolutamente paragonabile alle epiche avventure ideate da Gottfredson, ma la spannung deve in realtà ancora arrivare.
D’ora in avanti, non dettaglierò il proseguio della trama per non dilungarmi troppo e anche per non rivelare tutto a chi ancora non conosce la storia, ma vorrei invece focalizzarmi su una splash-page meravigliosa, incentrata su Topolino in fuga dal castello.
Il pathos di questa scena ha dell’incredibile: la concitata fuga del protagonista viene resa egregiamente dai guizzanti e dinamici disegni di Scarpa, che riescono a rendere tutta la tensione dell’azione.
Questa 41esima tavola, brillando per l’intensità emotiva, risulta davvero memorabile e fa dimenticare che, in fin dei conti, ci troviamo solo agli esordi di questo grande Maestro.
Quando proprio la crudeltà di Macchia Nera pare avere trionfato, i due autori ci stupiscono con un altro memorabile “ripescaggio” dalle strisce di Gottfredson: entra in scena Eta Beta, l’uomo del futuro (a cui era stata dedicata un’intera saga), qui insieme al gangarone Flip 2°, che lo coaudivierà con il suo particolare potere: quello di diventare rosso quando qualcuno dice una bugia (oltre che all’avvicinarsi di un pericolo).

Eta Beta e l’infallibile Flip 2° si apprestano ad aiutare Topolino.
I motivi per cui considero questa storia riuscitissima sono molteplici, ma, a mio modesto parere, il modo in cui Macchia Nera è stato caratterizzato è degno di encomio: non una “macchietta”, ma un cattivo vero, spietato, senza scrupoli e apparentemente infallibile, ma vinto grazie alla cooperazione dei buoni.
Così come nelle mitiche storie di Gottfredson, la vittoria del bene non è affatto scontata.
Fino all’ultimo momento, anzi, sebbene per i canoni del fumetto Disney sia impossibile, il lettore è spinto a credere che questa volta i nostri eroi avranno la peggio. Leggendo la storia per la prima volta, si rivela davvero arduo immaginare come possano cavarsela anche in questo difficile frangente.
Così come Macchia Nera, anche Eta Beta non viene affatto snaturato ma, anzi, viene caratterizzato in modo completo e rispettoso dell’originale, guadagnando una punta di eroismo in più che non può non fare breccia nel cuore del lettore e che lo fa diventare una perfetta antitesi del “cattivo” per eccellenza.
Ancora una volta, Martina e Scarpa riescono a veicolare dei valori importanti partendo però da un mezzo di intrattenimento quale il fumetto.
Questo gioiello della produzione Made in Italy è, come accennavo all’inizio, il primo approccio scarpiano con il Mickey di chiara ascendenza gottfredsoniana, approccio che maturerà negli anni a venire
La trama di questa avventura è particolarmente articolata e costituisce un vero e proprio “giallo” in chiave disneyana, una delle tante prove della maestria e della grandezza di questi indimenticabili Autori
Concludendo, mi auguro che questo omaggio possa aver celebrato in modo degno uno dei tanti capolavori che, tramite l’iniziativa Romano Scarpa Forever, cerchiamo di valorizzare e di divulgare il più possibile, continuando a preservare con sconfinata passione lo sterminato patrimonio che, nel suo passaggio su questa terra, l’immortale Maestro veneziano ci ha lasciato in affidamento.
03 OTT 2023