Topolino 2940

28 MAR 2012
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Numero intrigante il 2940 ma che in parte delude le aspettative. Sicuramente l’interesse maggiore era per la nuova storia di Casty, Darkenblot (con i disegni di Lorenzo Pastrovicchio, co-autore del progetto) che intende rinnovare la figura dello storico rivale di Topolino, quel Macchia Nera creato e subito “dimenticato” da Gottfredson e poi adottato dagli autori italiani. In effetti la curiosità riguardo come sarà il nuovo Macchia (un personaggio quasi perfetto nella sua essenziale caratterizzazione) è molto alta, anche se ovviamente questa prima puntata è solo di preparazione e non svela molto. Comunque la storia scorre via bene tra atmosfere alla Asimov e le solite piccole prese in giro per l’eroe dalle orecchie a sventola (“Ho letto di voi! Risolvete casi, salvate il mondo e cose del genere, vero?”) e non resta che aspettare il seguito per capire se il tentativo dei due autori sarà coronato dal successo.
“Paperinik e il fantasma fantatronico” (Pesce, Vian) inizia abbastanza bene, pur con il ritorno di un cattivo non certo memorabile come il cavaliere analogico: atmosfere adatte al papero mascherato, un mistero apparentemente intrigante ma la storia si perde in un finale tra il cervellotico e l’eccessivamente didascalico (inserire cinque tavole in cui il cattivo di turno spiega il perché e il percome delle sue gesta non è buon modo per tenere desta l’attenzione del lettore). Resta una certa velata satira di fondo sulle nuove tecnologie (o almeno alcuni passaggi possono essere interpretati come tali) ma è poca cosa per una storia di quasi trenta pagine.
“Paperi palindromi” di Bosco e Sciarrone è poco più che un divertissement e non una storia vera e propria: come le frasi palindrome a cui è ispirata, non ha un gran significato ma si nutre esclusivamente della propria particolarità. Rimane un simpatico esperimento, un qualcosa da citare nelle rubriche di curiosità e, perché no, una lettura- gioco da fare da soli o con i propri bambini.
Dopo un altro episodio de “I miti di Paperogate” (Gagnor, Gottardo), tocca ad un’avventura particolare, “Paperino e la minaccia in miniatura” (Agrati-Held), giocata sul filo dell’indeterminatezza: non è divertentissima, ma almeno si riserva il tocco di classe di non svelare nulla fino in fondo.
La chiusura dell’albo è affidata alla coppia Pesce/Palazzi con “Topolino e il ricercatore ricercato”, una storia dal sapore un po’ antico, un mix di giallo e avventura quasi vecchia maniera per il piccolo topo guastato però da un paio di particolari poco credibili tutt’altro che secondari: innanzitutto l’apparizione, praticamente dal nulla, di un’isola popolata da una specie di assiri futuristici (espedienti del genere dovrebbero essere messi al bando se non introdotti in maniera plausibile) e poi nel finale l’idiozia gratuita di Gambadilegno che lascia al suo nemico la possibilità di fare la mossa decisiva. Insomma quella che poteva essere una buona storia finisce per essere una chiusura deludente per l’albo.
Per quanto riguarda l’apparato redazionale, in mezzo ad una corposa doppia sezione di giochi (di cui una dedicata alla storia sui palindromi) spicca lo speciale relativo a “Darkenblot” con un dettagliato racconto sulla sua genesi e anche qualche bozzetto inedito (purtroppo sacrificato dal piccolo formato). Una bella iniziativa che varrebbe la pena riproporre più spesso: svelare anche sul settimanale qualche retroscena sulla creazione delle storie può sicuramente contribuire ad avvicinare i lettori più giovani (che difficilmente hanno accesso alle testate per collezionisti) all’affascinante mondo del fumetto.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"