Topostorie 6 – La dolce vita?

05 OTT 2014
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Ormai il rodaggio di Topostorie è finito, e si può dire che il valore del prologo è nettamente migliorato. Dopo i mediocri inizi dei primi tre numeri, si era passati al numero estivo con un filo conduttore semplice ma brioso, mentre quello dello scorso mese mischiava più modalità, collegando però bene le storie con interesse. Anche questo numero colpisce nel segno, con un buon Marconi che utilizza la figura di un rampante e giovane manager che invidia la dolce vita di Paperino, tutta pennichelle e amaca. Le storie sono così intervallate dagli incontri occasionali con questo personaggio, e dalle riflessioni filosofiche dei due, ovviamente smentite in parte dalla storia successiva, in cui sappiamo bene come il nostro papero preferito deve faticare e dimenarsi per uscire, parzialmente, vincitore. In tal senso, il ripetersi continuo del termine “dolce vita”, ricorda un po' il leitmotiv di un classico come “Io, Topolino!“, in cui il titolo veniva ripetuto ad ogni momento del filo conduttore.
Le otto storie (comunque troppe per sole 22 tavole di collegamento) sono molto variegate, con grandi autori, e legate dalla figura di Paperino, tanto che si potrebbe definire un numero bis di Paperino Mese. Ed è proprio da questa testata che arriva la prima storia, per confermare la flessibilità della testata di pescare da qualsiasi parte. Due sono le belle storie: nella seconda occasione, Artibani riflette con sagacia sul ruolo di Paperino, inanellando una serie di ottimi dialoghi, di paradossi formidabili e di battute surreali: una sarabanda volteggiante di guai che ben simboleggiano la filosofia del papero. Nel casco respingente, Rodolfo Cimino mette su un'avventura dinamicissima, passata alla storia, oltre che per la buffa trama, per le innovazioni grafiche del Cavazzano più “techno”, comprese le audacissime inquadrature – in primis, la vignetta “trasversale” che occupa l'intera ventiquattresima tavola – e l'Archimede Pitagorico scapigliato e senza occhiali. I disegni di Cavazzano giganteggiano in entrambe le storie.
Interessanti sono anche la storia dei Barosso d'annata, e quella di uno spiritoso Chendi che materializza malattie, creando divertenti gag ben interpretate da Massimo De Vita. Non può mancare il Professore, sempre bravo a descrivere i rapporti tosti tra Paperone e il suo nipote pelandrone. Molto divertente è infine la macchina delle scuse, con uno scatenato Artibani che si diverte a creare situazioni sempre più folli ed esagerate.
Un numero in generale buono, anche se pesa l'assenza di storie in due tempi. Il prologo è ben gestito, con i disegni della Molinari molto sobri per quel che riguarda gli sfondi, più che minimalisti. Le storie scelte, con qualche picco, non sono mai banali, ma non tutte sono eccellenti. Un numero buono insomma, ma niente affatto memorabile.

Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.