Topolino 3277

18 SET 2018
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Credo alla fine sia arrivato: non è certamente il primo numero di Topolino a non avere grandi motivi di interesse per un lettore adulto, ma credo sia il primo della gestione De Poli in cui avverto fortemente la sezione di essere inadeguato mentre ne leggo i contenuti. La parte delle storie a fumetti presenta un assortimento esemplare da questo punto di vista: Faraci ormai da anni non ha quasi più un’idea degna del suo fulgido e lontano passato. Sembra quasi autobiografico il dialogo a pag. 97: “Non mi viene in mente niente. Il vuoto totale. E’ un periodo tutto così. Una crisi di idee”. Deve essere per questo che continua a giocare con i suoi stessi clichè, anche in questa occasione. D’altra parte se si punta a un pubblico non trasversale, ma di una precisa fascia d’età, per un autore è una pacchia: può far ruotare ciclicamente il suo repertorio andando avanti col minimo sindacale.

Per un autore che sembra essersi smarrito abbiamo invece un altro che fa della costanza la sua forza: Panaro scrive le stesse storie da 30 anni più o meno. “Paperino e la predizione succosa” è una roba che si potrebbe trovare in un qualsiasi Topolino degli anni 80… e sempre scritta da lui. E’ roba che nasce già datata e che puoi spacciare per nuova solo a chi non ha mai letto nulla di Disney.

Con i nuovi non va meglio: Rossi Edrighi, che pure ha scritto delle buone cose, stavolta arranca con un po’ di fiatone. Nell’ambito dei festeggiamenti del personaggio, pensa bene infatti di celebrare il Topolino peggiore, l’impiccione nelle faccende della polizia, il paranoico dei misteri fino a livelli macchiettistici: un Topolino lontano anni luce non solo dall’originale ma anche da quello a cui autori come Mezzavilla, lo stesso Faraci, Artibani, Casty, persino Bosco, hanno cercato (riuscendovi anche) di ricostruire una identità più credibile. Ancora più paradossale che si cerchi poi di festeggiarlo proprio con un giallo (un gialletto sbiadito, in realtà) cioè esattamente il genere di storie che ormai quasi non si vede più sul settimanale se non in rare occasioni.

Volendo considerare lo scopo celebrativo della storia si potrebbe poi obiettare che l’intreccio può anche essere messo in secondo piano, che c’è l’introspezione che fa tanto storia matura (ok, poi si scontra con battute e un tono generale da… da… Faraci, ma pazienza), che si esplora finalmente (finalmente?) il rapporto tra Topolino e Basettoni, ma tante facilonerie assortite, con hard disk che cadono da un metro di altezza e si sbriciolano come statuine di cristallo, i soliti termini “tecnologici” messi tanto per fare scena, Macchia Nera che evade (o viene aiutato ad evadere) non si sa come, lo stesso criminale che, da evaso, pensa bene di tornare nell’unico posto identificabile dalla polizia… sono difficili da mandare giù.

Poi la P.I.A., santo cielo, la P.I.A.!! Nel 2018!

Infine “Whizzkids”, che avrà anche dei passaggi simpatici, ma è una roba per bambini, solo per loro, animatela e mandatela su Boing, quello è il suo posto, non su Topolino.

Okay, ammetto che i giudizi quassù sono un tantino esagerati (neanche troppo, sono tutte storie scialbe, di una noia rara) ma derivano dalla consapevolezza che la trasformazione si sta gradualmente avviando alla fine: questo giornale, se rimane così, non ha motivi di interesse per me e non credo di poter continuare a scrivere queste poche righe di commento settimanale. Più che altro non avrebbe senso, perché commentare un prodotto di cui non sono il destinatario? Per ripetere indefinitamente “storia così così, ma ad un bambino può piacere”?

La mia speranza è che quei pochi che sanno alzare l’asticella della qualità, scrivendo per un pubblico di tutte le età, continuino a trovare spazio e occasioni per dare un senso, almeno una volta ogni tanto, a questo appuntamento settimanale.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"