Paperino e la leggenda dello «Scozzese Volante»

07 MAG 2020
La suggestiva copertina di Zio Paperone 156, opera di Marco Rota

La suggestiva copertina di Zio Paperone 156, opera di Marco Rota

Quando penso a Paperino e la leggenda dello «Scozzese Volante» la prima immagine che mi viene istintivamente in mente non è – per assurdo – una vignetta di Romano Scarpa, ma un disegno di Marco Rota. Il motivo è presto detto: il mio primo incontro con questa storia è avvenuto tramite Zio Paperone 156 del settembre 2002, la cui copertina dell’artista milanese si occupava proprio di richiamare le atmosfere dell’avventura scarpiana.

In quegli anni non potevo acquistare facilmente e con costanza il mensile, non essendo presente nelle edicole del mio paese, per cui lo trovavo solo quelle volte in cui accompagnavo i miei genitori nell’ipermercato alle porte del capoluogo di provincia, con giornalaio debitamente fornito.

E ricordo che nel tragitto in macchina, tornando a casa, mi tenevo sempre stretta la copia appena recuperata (talvolta anche delle Raccolte che incollavano insieme tre numeri alla volta): in quel settembre, sul sedile del passeggero di fianco a mio padre che guidava, la cover di Rota mi si impresse nella memoria grazie all’evocatività che sprigionava e all’inquadratura così inconsueta, con i paperi visti di spalle.

Poi, nella mia cameretta, lessi pure la storia; e da allora lo feci molte altre volte.

Tutte l'eccentricità di Paperone in una tavola

Tutta l’eccentricità di Paperone in una tavola

Mi aveva colpito immediatamente nel suo incipit quasi terra-terra: Zio Paperone si sente solo e decide di acquistare un animaletto da compagnia, un uccellino kaibì che si nutre solo di mezza sardina fresca alla settimana. Peccato che proprio ora, stranamente, questo pesce sia diventato assolutamente raro!

Me la godetti per quello che era. Oggi conosco e posso osservare il filo rosso che lega la caratterizzazione di questo Paperone con quella di altre celebri storie di Romano Scarpa, comprendo quanto l’artista abbia osservato il personaggio del vecchio avaro attraverso le pieghe della personalità costruita sapientemente da Carl Barks, ammiro la pulizia della sceneggiatura che parte da un elemento molto umano e dalla dimensione urbana per poi portare a un’avventura a tutti gli effetti, lontano da Paperopoli e nel bel mezzo di misteri e pericoli.

Diciotto anni fa avevo molte meno nozioni e fonti – a parte l’utilissimo articolo di Luca Boschi che precedeva la storia – e mi innamorai della storia semplicemente perché mi entusiasmava, perché Zio Paperone si comportava in maniera comicamente esagerata e quindi mi divertiva seguirlo nei suoi affanni per sfamare un uccellino molto esigente in fatto di cibo, oppure vederlo autoinfliggersi la pena carceraria. Al contempo, però, appariva realistico proprio per queste reazioni viscerali e quindi umane, al netto delle iperboli disneyane.

Accudire un kaibì: istruzioni per l'uso
Accudire un kaibì, istruzioni per l’uso

E poi c’era l’avventura, il viaggio dello Zione insieme a Paperino e Qui, Quo, Qua per risolvere il problema di turno. Nel fare questo il contesto si apre ulteriormente verso orizzonti più ampi, fino a toccare i territori della fantastico con un misterioso vascello in grado di solcare i cieli.

La leggenda dello «Scozzese Volante» è quasi un manuale sulla perfetta storia con il magnate protagonista (e questo a dispetto del fatto che il racconto non sia intitolato a lui ma al nipote!), che del resto attinge come concetto-base a tante avventure barksiane tra le più riuscite e ricordate: il meccanismo costituito dal partire da un punto per poi dipanare la trama verso una direzione imprevista e più grande  di quella di partenza.

Una situazione

Una situazione domestica…

Si alza la posta, si tiene desta l’attenzione del lettore che viene trasportato a destra e a manca, ma senza mai perdere di vista ogni elemento: se si parte con il nutrimento di cui necessita il piccolo pennuto domestico, questo deve rimanere uno snodo da non tralasciare e Scarpa è bravo nel non perdere di vista lo spunto iniziale nonostante la faccenda prenda direzioni più complesse.

Anche per quanto riguarda i disegni siamo dalle parti dell’eccellenza. Nel 1957 il tratto di Scarpa era molto “rotondo”, i personaggi apparivano piacevolmente pienotti nella loro corporatura senza per questo risultare poco dinamici, anzi tutt’altro.

Al di là di questo segnale di stile, che presentava i paperi in forma smagliante, sono notevoli diverse soluzioni stilistiche più raffinate che appaiono in diverse occasioni: le pupille di Paperone che diventano a forma di sardina, ghette-cilindro-bastone che volano fuori dall’emporio dopo aver sentito il prezzo dei kaibì, le espressioni complici tra Paperino e il vecchio zio quando tentano di ingannare l’uccello, l’ondata di sardine che investe l’imbarcazione dei paperi, la scena di inseguimento di tutti i presenti al porto dietro a un gatto con un pesce in bocca… Tante piccole trovate o scene irresistibili che divertono e colpiscono immediatamente, al di là del contesto narrativo in cui sono poste. Immediatezza comunicativa del disegno.

... ma l'avventura è dietro l'angolo!

… ma l’avventura è dietro l’angolo!

In tutto questo, finisce quasi su un piano secondario il personaggio di Pap McPaper, avo dello Zione creato da Scarpa per l’occasione e responsabile della sparizione delle sardine. La grandezza dell’intreccio fa sì che questo elemento, pur centrale ai fini della risoluzione, spicchi per sottrazione: McPaper appare per relativamente poche vignette, in maniera opportuna e funzionale alla sceneggiatura.

Ancor più significativa è infatti l’ultima tavola, nella quale Paperone fa trapelare la propria bontà d’animo – che cela dietro il carattere burbero e indurito dagli anni e dal lavoro – tramite una buona azione verso il proprio antenato. In questo frangente, non solo l’autore guarda a quanto fatto analogamente da Barks nel finale di Zio Paperone e la Stella del Polo, ma riesce anche a replicare l’estrema dolcezza e sottigliezza con cui l’Uomo dei Paperi aveva mostrato questo spiraglio dietro la corazza dell’arido finanziere. In entrambi i casi questa vena altruista non viene ostentata o mostrata ammiccando forzatamente al lettore, ma solo suggerita con grazia e sensibilità.

È soprattutto in accenni come questi che Scarpa dimostra di essersi fieramente posto nel solco della tradizione barksiana, per quanto concerne la narrazione dei paperi Disney.

Epifania!

Autore dell'articolo: Andrea Bramini

Andrea Bramini, detto Bramo, nasce a Codogno nel 1988. Dopo avere frequentato un istituto tecnico ed essersi diplomato come perito informatico decide di iscriversi a Scienze Umane e Filosofiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore, dove a inizio 2011 si laurea con una tesi su Watchmen. Ha avuto esperienze professionali nell'ambito delle pubbliche relazioni e come segretario. Appassionato da sempre di fumetti e animazione Disney, ha presto ampliato i propri orizzonti imparando ad apprezzare il fumetto comico in generale, i supereroi americani, le graphic novel autoriali e alcune serie Bonelli e affini. Scrive di queste passioni su alcuni forum tematici e principalmente per il sito di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, nel quale ricopre la carica di caporedattore.