Paperoga e la renna in panne

21 DIC 2021

È il 23 dicembre. Cinque spettatori abbandonano il deludente spettacolo del circo Barbun, facendo ritorno alle loro case, dove passeranno le feste. Se qualcuno di loro si fosse soffermato oltre l’orario di chiusura, avrebbe potuto accorgersi che quello strano animale, che poco prima stava “allegramente” trascinando una slitta sul palco, ora guarda al cielo sognante. Stacco.

Su un autobus, appena fuori città, i passeggeri stanno facendo conoscenza con quel trauma ambulante di nome Paperoga. Il papero vestito di rosso, immerso nel suo mondo, si affaccia dal finestrino e nota lo strano animale. Scende – per la gioia dei passeggeri – e lo raggiunge: è una renna. Non una qualsiasi, ma una renna di Babbo Natale! In realtà il grosso quadrupede senza nome, per quanto addobbato a festa, non ha mai solcato i cieli e non ha mai visto il vecchio portadoni calarsi per un camino. Ma sogna.

Ad incontrarsi qui sono due spiriti sognatori, incapaci di accontentarsi e sempre speranzosi. La differenza è che la renna è disillusa, dopo anni di discutibili spettacoli circensi. Da questo punto di vista il papero arriva come un vero e proprio spirito del Natale: ottimista e iperattivo di natura, non lascia scelta alla povera bestiola, che si ritrova trascinata lontano dalla sua comfort zone e costretta a credere in un sogno in cui forse non sperava più. Dopo affanni e fallimenti, il lieto fine giunge a bordo di una slitta.

Quella che sembra essere una storiellina minore – sono appena sedici pagine – in realtà si rivela una piccola fiaba di Natale, di quelle che lasciano il sorriso e il buonumore, ma soprattutto un insegnamento. Alberto Savini e Fabio Celoni rappresentano l’animo umano attraverso una renna sovrappeso e un papero forsennato, mettendo su carta la forza di qualsiasi bambino e che spesso noi adulti arriviamo a dimenticare negli anni.

Come la renna, ci arrendiamo alla vita, alle bollette, agli affanni e andiamo a lavorare al circo Barbun. Ciò di cui avremmo bisogno nella vita è un Paperoga (in senso metaforico, per carità!): il desiderio infantile di voler osare e sognare. Il Natale, da questo punto di vista, aiuta: il suo spirito gioioso ha sempre spinto a voler essere più buoni e positivi, terreno fertile per le buone intenzioni. Non per niente nello stesso periodo redigiamo, anche un po’ controvoglia, la notoria lista dei buoni propositi.

La forza di volontà dell’età a una cifra fa capolino nel nostro cuore, sussurrandoci quel piccolo sogno da inseguire. E allora facciamolo: come Paperoga, o come la renna, anche se controvoglia, anche se disillusi, inseguiamo quel piccolo scintillio! Perché sognando e sperando, il Natale diventa più dolce e, magari, ci porterà davvero verso un futuro migliore, volando.

E addio anche a quei cinque spettatori. Buon Natale ai sognatori.

Autore dell'articolo: Jihed Khaled