I Grandi Classici Disney 338

23 DIC 2014
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Numero altalenante, salvato sostanzialmente dalle storie lunghe e -fa piacere dirlo- da due brevi kinneyane, Paperoga e la caccia alla volpe e Paperino e il parco che “vive”, nel migliore stile del “fanatico igienista”.
Il primato è diviso fra i due kolossal Paperino e Paperotta, delirante frutto dell’ultima divina fase di Bottaro (qui coadiuvato ai testi da Alberto Autelitano), con funambolismi grafici di primo livello, e Topolino e l’uomo del 2000. Poco da dire su quest’ultima, se non che merita in pieno la sua fama stratosferica, portando nella tranquillità del Topolino gottfredsoniano (e walshiano!) uno dei personaggi più grandi di sempre: l’ineffabile Eta Beta. Storia pluriristampata, è vero, ma dal 1998 assente da pubblicazioni Disney in senso stretto (esclusi quindi allegati a giornali, anastatiche, etc.).
Purtroppo non c’è molto altro, dato che Minni e lo show del West è frutto del Siegel più inconcludente e le due Superstar straniere non brillano, pur senza annoiare (almeno la prima). Fuori luogo la storia di Gentina (che ci ha abituato a ben altre trame), Pippo e Gancio traslocatori dell’impossibile, tipica anni Novanta piuttosto prevedibile.
Si salva sicuramente Paperino e la trota quasi d’oro (Cimino inossidabile e maestoso), e simpatica è anche Topolino e le guardie del corpo (benché lo spunto sia minimale). Bene comunque il ritorno di Carpi sui GCD. Per l’ultima, Paperina e i gemelli veneziani, c’è da fare un discorso serio sulla censura, che ripropone la versione violentata di Minni e Company (con un lettering orribile, per giunta); poi, fossero state chissà quali battute… La storia in ogni caso è valida, decisamente non standard, giusto forse non ai livelli consueti del grande Pavese.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.