I Grandi Classici Disney 338
Numero altalenante, salvato sostanzialmente dalle storie lunghe e -fa piacere dirlo- da due brevi kinneyane, Paperoga e la caccia alla volpe e Paperino e il parco che “vive”, nel migliore stile del “fanatico igienista”.
Il primato è diviso fra i due kolossal Paperino e Paperotta, delirante frutto dell’ultima divina fase di Bottaro (qui coadiuvato ai testi da Alberto Autelitano), con funambolismi grafici di primo livello, e Topolino e l’uomo del 2000. Poco da dire su quest’ultima, se non che merita in pieno la sua fama stratosferica, portando nella tranquillità del Topolino gottfredsoniano (e walshiano!) uno dei personaggi più grandi di sempre: l’ineffabile Eta Beta. Storia pluriristampata, è vero, ma dal 1998 assente da pubblicazioni Disney in senso stretto (esclusi quindi allegati a giornali, anastatiche, etc.).
Purtroppo non c’è molto altro, dato che Minni e lo show del West è frutto del Siegel più inconcludente e le due Superstar straniere non brillano, pur senza annoiare (almeno la prima). Fuori luogo la storia di Gentina (che ci ha abituato a ben altre trame), Pippo e Gancio traslocatori dell’impossibile, tipica anni Novanta piuttosto prevedibile.
Si salva sicuramente Paperino e la trota quasi d’oro (Cimino inossidabile e maestoso), e simpatica è anche Topolino e le guardie del corpo (benché lo spunto sia minimale). Bene comunque il ritorno di Carpi sui GCD. Per l’ultima, Paperina e i gemelli veneziani, c’è da fare un discorso serio sulla censura, che ripropone la versione violentata di Minni e Company (con un lettering orribile, per giunta); poi, fossero state chissà quali battute… La storia in ogni caso è valida, decisamente non standard, giusto forse non ai livelli consueti del grande Pavese.