Topolino 3500

26 DIC 2022
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Da sempre – o almeno dal numero 500 – le cifre tonde hanno avuto un significato particolare per Topolino, celebrato di volta in volta con iniziative più o meno importanti che di certo hanno avuto un significato particolare per i lettori, specialmente i più giovani, i quali nel corso dei decenni si sono sentiti coprotagonisti di un festeggiamento dalla risonanza molto ampia. Topolino 3500 non fa eccezione, testimone di una presenza talmente continua e diffusa da essere diventata già da tempo un elemento importante nel costume e nella cultura pop di questo Paese.

Non è difficile infatti collegare ogni numero celebrativo alla situazione italiana del periodo, dal numero 100 del 1954, quando Topolino era davvero considerato come un giornaletto di poco conto specialmente se paragonato alla situazione sociale dell’Italia ancora ampiamente postbellica, e quindi non celebrato in alcun modo, al numero 500 pubblicato in pieno boom economico e con un gadget – una farfalla autentica – figlio di una coscienza ecologica ancora al di là da venire

Il numero 1000 è stato un prodotto dell’austerity, con un articolo di una sola pagina a sottolineare il traguardo raggiunto (ma con la realizzazione di un fascicolo speciale dedicato agli inserzionisti del settimanale); il numero 1500 con la targa in metallo allegata è testimone dei primi investimenti significativi in marketing e di un’autoconsapevolezza dell’importanza del settimanale, tale da poter incentrare le storie contenute proprio sulla celebrazione del numero 1500.

Il numero 2000, forse quello maggiormente celebrativo della collana, ha una foliazione importante, un allegato di qualità, e molteplici omaggi degli autori, a testimoniare l’importanza degli stessi dopo l’introduzione dei credit delle storie avvenuta con il numero 1719. Il numero 2500 ripropone la trovata delle storie incentrate sul numero celebrato, ma la voglia di innovare e stupire a tutti i costi – tipica di quegli anni del settimanale – causò la sgradevole sorpresa di un formato della copertina leggermente diverso da quello della serie, creando così una fastidiosa discontinuità per i collezionisti.

Topolone 3000

Il volume pubblicato dal Papersera in occasione del numero 3000

Molto più interessante il numero 3000, celebrato a suo tempo anche dal Papersera e ricco di storie a tema realizzate dalla maggior parte degli autori più attivi e più amati e di innumerevoli omaggi da parte degli autori: un numero che rappresenta indiscutibilmente la vetta della direzione De Poli, in un percorso crescente di avvicinamento seguito poi da un lento declino successivo. Si trattò di un avvenimento fisso nella memoria degli appassionati, e che risale a quasi dieci anni fa: sembrano passati in un lampo eppure molte cose sono cambiate, ma il fatto che Topolino tenga duro è per tutti gli appassionati una notizia di grande conforto in tempi di incertezze.

Il cambiamento si esplicita anche nella composizione dell’albo numero 3500, che si differenzia in maniera sostanziale dai suoi predecessori, risultando alla fine dei conti un numero celebrativo atipico e forse leggermente sottotono: probabilmente non registrerà un impatto importante nella memoria collettiva dei lettori/collezionisti, e ci spingiamo a dichiarare che è già stato superato in passato da altri volumi della gestione Bertani e ci aspettiamo possa essere superato in futuro.

Non si vuole per questo definirlo un numero in sé brutto o non riuscito, quanto forse che lascia trasparire un festeggiamento più dimesso che trionfale, un numero importante ma non tanto più importante di tutti gli altri. Atteggiamento che poi, d’altra parte, deriva dalla mentalità del suo direttore: non più numeri evento eccezionali alternati a numeri mediamente scarsi, ma una media qualitativa tendente all’alto diffusa nell’anno e rintracciabile più o meno in tutti i numeri.

La presenza di ben due storie a puntate, che sono ormai un leitmotiv della gestione corrente, contribuisce alla percezione del 3500 non solo come traguardo ma semplicemente come il volumetto che viene preceduto dal 3499 e che sarà seguito dal 3501.

In tutto questo però le ricorrenze da festeggiare con questo volumetto sono ben tre. Oltre a quella già specificata infatti si assommano quella per i 75 anni di Zio Paperone e quella natalizia, richiamate la prima sia dalla storia evento di Fabio Celoni, sia da Tito Faraci che (insieme a Giorgio Cavazzano) ci riporta ancora una volta a passare le vacanze di Natale sul Monte Orso, e la seconda dall’episodio finale de La leggenda della Spada di Ghiaccio di Marco Nucci e Cristian Canfailla.

Auguri a tutti dalla cima del Monte Orso!

A dimostrazione di questa “tripla celebrazione” ci viene in aiuto la splendida cover regular di Andrea Freccero, che riesce a conciliare armonicamente le tre anime di questo numero: in una atmosfera prettamente natalizia abbiamo infatti Zio Paperone in primo piano e la scritta 3500 in secondo piano che diventa una passerella per vari personaggi.

Oltre all’articolo celebrativo contenente diversi omaggi scritti e disegnati da parte di autori e collaboratori, rimane a questo punto a disposizione della ricorrenza del 3500 una sola breve storia di Fabio Michelini e Claudio Sciarrone, con i colori di Irene Fornari.

Il tempo dei ricordi...

I traguardi raggiunti sono un’occasione d’oro per immergersi nei ricordi!

Pippo e la conta natalizia è una storia semplice che, al di là di un refuso abbastanza inspiegabile considerando la passione e la competenza dello sceneggiatore (Pippo nella Dimensione Delta? Ma quando mai! Si sarà confuso con l’avventura dell’Uomo Nuvola?), riesce ad assolvere quel ruolo di “storia per il festeggiamento” in maniera sentita ed efficace: alla fine si basa tutta su una frase pronunciata in finale da Pippo, una felice intuizione dello sceneggiatore. Sciarrone da parte sua non sfigura e in particolare disegna una bellissima doppia splash page (peccato per un Atomino non riuscitissimo).

La storia di apertura è Zio Paperone e il mistero del Monte Orso, che va a celebrare sin dal titolo il celebre esordio del papero più ricco del mondo, avvenuto esattamente 75 anni fa. L’autore di questo omaggio come detto è Tito Faraci, un habitué di numeri e storie celebrative che si ricollegano al passato dei personaggi: si pensi in tal senso a Topolino in l’ultimo caso, o a Zio Paperone in.. un altro Natale sul Monte Orso. Come nelle precedenti anche stavolta lo sceneggiatore lombardo è affiancato nella ricorrenza dai prestigiosi (ma stavolta imperfetti) disegni di Giorgio Cavazzano.

Si tratta ovviamente di un omaggio a Carl Barks e al suo personaggio più celebre, inserendosi nel filone delle storie in cui lo Zione cerca di nascondere il suo lato più generoso, con godibilissime spruzzate di umorismo faraciano. Tutta l’avventura è un pretesto palese per mostrare come 75 anni dopo i fatti di quel Natale fatale, a dispetto delle apparenze, il rapporto tra zio e nipote è più saldo che mai.

Aiuto!

In tutto questo dove sono Amnesty? Emergency? La convenzione di Ginevra?

Permetteteci però una piccola polemica: nelle vignette riprese da Cavazzano per richiamare la storia di Barks c’era bisogno di aggiungere il fumetto dove Paperino afferma di essere invece svenuto, modificando così il senso della storia originaria, dove Paperone crede sino alla fine che suo nipote sia un esempio di coraggio? Sorvolo poi sulla stupida abitudine di modificare i dialoghi originari facendo in modo che “l’autentica pelle di orso argentato siberiano” diventi un banale costume… che vergogna!

Si chiude con il quarto episodio La leggenda della Spada di Ghiaccio. Volendo fare un bilancio finale, al di là della trama in sé, la storia non convince del tutto, ad esempio nel ritmo della narrazione: tutto quello che viene raccontato sembra succedere in poche pagine ed in maniera estremamente lineare, senza spiegazioni, avvenimenti a contorno, passaggi, evoluzioni dei personaggi: solo una sequenza di eventi che si concatenano l’uno all’altro in maniera estremamente lineare.

La parte migliore di questa puntata, sempre analizzandola da un punto di vista di struttura narrativa, è la gestione degli eventi che si svolgono in parallelo: lo scontro tra le armate di Atro e i nostri eroi e il procedere della “compagnia della spada” nei cunicoli della valle dell’ombra tramite la tavola ripetuta a pagina 64 e 71: una trovata molto interessante, che non può non richiamare alla memoria la famosa “tavola bianca” di Massimo de Vita in Topolino e il ritorno del “principe delle nebbie”.

Mappa in tasca, istruzioni pronte per l’uso… così sono capaci tutti!

Ma sarebbe fuori luogo effettuare un paragone più approfondito tra il lavoro dei due autori: l’obiettivo di Marco Nucci in questa storia sembrerebbe essere raccontare una serie di eventi (pur con i limiti appena esposti), mentre De Vita ha preso gli stereotipi dei racconti fantasy e li ha piegati alla sua scrittura per metterli in burla, per smitizzarli e rendere il tutto una parodia dissacrante adatta alle caratteristiche dei personaggi chiamati ad interpretare i ruoli chiave, a cominciare proprio da Pippo, con il titolo di “cugino di Alf”… tralasciando la spiegazione data dall’autore sull’origine del nome “pteromungo”: chi c’era alla serata “Una botta De Vita” nel 2010 lo ricorda; gli altri è bene continuino a non saperlo!

Pezzo forte dell’albo è la (finalmente) lunga prima parte della storia di Fabio Celoni Il Destino di Paperone, ben 43 pagine di avventure e comicità, dove stilemi ciminiani si mescolano alle avventure esotiche barksiane e al gioco di rimandi tipico di Don Rosa.

lenticchie

Eh no, caro zione, non è colpa delle lenticchie, ma merito loro se possiamo goderci queste avventure!

Quasi completamente slegata dalla storia di Scarpa, l’opera di Celoni coinvolge il lettore in un’avventura dal sapore estremamente classico ma non “vecchio”, intrattenendo e divertendo come è lecito aspettarsi dalle migliori storie Disney.

Certo, le dimensioni del settimanale non aiutano a godere appieno delle tavole, sacrificate dal formato, e anche gli effetti di luci e ombre nella colorazione sembrano appesantirle troppo, rimandando la migliore esperienza di lettura della storia a quando verrà proposta in un formato più grande. Per ora aspettiamo di vedere più che come andrà a finire, come si svolgeranno gli eventi.

Inutile dire che un numero del genere, per qualunque tipo di lettore, dal collezionista maniacale, a quello casuale e distratto, va acquistato, ma temo sia già tardi: il giovedì nelle edicole di Roma era praticamente già sparito!

Approfittiamo di questa recensione natalizia per augurare a tutti gli amici del Papersera che leggono queste righe un felice Natale assieme a Topolino e a chi vi è caro.



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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!