Almanacco Topolino 11

26 GEN 2023
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Copertina inedita per i 75 anni di Paperone e Gastone

Siamo giunti alla fine del 2022, e Almanacco Topolino è prossimo ad un nuovo giro di boa, dopo un anno di passaggi di consegne, minirivoluzioni editoriali e una qualità della selezione finalmente ottima. Una selezione, quella odierna, che si divide idealmente in tre parti, ma dove una di queste sembra inglobare le altre due.

Questo bimestre, la testata non è solo dedicata al Natale (che connota le pubblicazioni Disney dalle origini), ma anche ai due personaggi che compaiono nella copertina di Emanuele Baccinelli (colorata da Mario Perrotta), ovvero Zio Paperone e Gastone.

75 anni di apparizioni per entrambi, connaturati anche da svariate storie dove il loro status quo molto spesso è stato mutato e gestito in maniera tale da portare al lettore le più svariate novità.

L’albo parte con una piccola celebrazione di un compianto e troppo presto dipartito autore disneyano, François Corteggiani, che ha segnato le sorti delle pubblicazioni italiane a francesi. È scritta da lui la prima storia “superstar” presente in questo albo, Topolino in “Il ritorno di Babbo Natale” (disegni di Cavazzano). Storia che, in questa selezione, si collega alle due seguenti per il filo conduttore artistico, ovvero la presenza (qui come personaggio) di Claude “Magic” Marin, artista disneyano francese che più volte ha collaborato con Corteggiani.

Questa storia è anche un modo per ringraziarlo: sul finire del XX secolo, molti erano in preda alla smania di accedere nel nuovo millennio e si erano dimenticati che il periodo natalizio è speciale. Solo gli artisti disneyani sembrano essere i “reali custodi dello spirito natalizio”, quello autentico, che porta sempre un po’ di magia Disney alla festività.

La storia è molto gradevole e, a tratti, con spunti ironici e ben dosati, tipici dell’autore francese. La parte metafumettistica, dove compare Marin, non sembra essere dissonante rispetto al resto della storia. Cavazzano, in un periodo artistico straordinario, ci regala delle ottime tavole, la cui resa grafica è lodevole.

Del resto, era la mania di fine 1999…

Meno d’impatto, e con problemi anche nel comporre il finale, la successiva storia, La leggenda di Topoletto e Pippozzo (Corteggiani/Marin), che mette in scena una fiaba in costume dal sapore disneyano. Storia che si basa su una dinamica della trama molto simile al Canto di Natale di Topolino, mostrando inizialmente le difficoltà della famiglia dei Topi, mentre diventa l’ennesima storia sul salvataggio del Natale (attraverso la liberazione di Babbo Natale) verso la fine. Il finale appare abbastanza monco e affrettato, benché il grosso della vicenda sembri essersi consumato una tavola prima. I disegni di Marin qui si connotano come molto poco lineari, ma ugualmente intuitivi.

La coppia francofona si era distinta, qualche anno prima, nella terza storia di questa selezione, ugualmente basata sul salvataggio del Natale e sulla sconfitta delle male intenzioni di Gambadilegno. Topolino, Pippo e lo speciale incontro natalizio, a differenza della precedente, si connota per essere una buona storia natalizia, dove anche la grafica appare molto posata e di bell’aspetto, e che sembra caratterizzarsi per un’impostazione molto più simile a quella da animazione (e ciò è provato sia dalla fisionomia “tondeggiante” di Babbo Natale, sia da alcune vignette che assumono una connotazione molto slapstick e iperbolica).

La selezione delle storie inedite prosegue con Le gioie della slitta (Leever e van der Harst/Goorhuis), in cui si nota l’aspetto grafico (che in gran parte sembra riprendere sia i disegni di Barks, sia dell’animazione Disneyana anni Quaranta) come nota positiva.

Un Paperone che dice sempre le cose papale papale

Gastone e i riflettori invernali (Schmickl/Rota) è la prima delle due storie di questo numero dedicate al cugino fortunato dei Paperi. Storia breve, non particolarmente entusiasmante, ma dove Rota ancora riusciva ad avere un tratto che rievocava i disegni di Barks. Molto gradevole soprattutto per questo aspetto.

Nel mese del 75° anniversario paperoniano, non poteva mancare anche qui un’altra storia ambientata nella leggendaria baita di Monte Orso. Paperino in: Vacanze su Monte Orso (McGreal/Rodriguez Peinado) non è però una rivisitazione della prima storia di Barks, ma usa un pretesto (come quello della vacanza nella baita) per comporre una piccola commedia degli equivoci, il cui finale è però scontato.

I disegni di Peinado si distinguono per una certa freschezza, affiancata da linee e modelli classici (come nel caso del primo piano di Paperone, rievocante quello in ombra de Il papero più ricco del mondo di Don Rosa, o dell’orso “spirito del Natale che avrebbe potuto essere”, che si rifà a quello sbarazzino del corto d’animazione Le vacanze di Paperino diretto da Jack King). Storia che, in ogni caso, arricchisce la selezione, anche per le firme prestigiose che l’hanno creata.

Tornano anche i Diari di Paperone di Kari Korhonen, che si rifanno alla continuity di Don Rosa senza dimenticare Barks. La prima avventura si colloca idealmente poco prima di L’ultimo del Clan de’ Paperoni e di Decini e destini, evidenziando lo spirito d’avventura mai domo del papero scozzese.

Per l’occasione, Korhonen imbastisce un piccolo giallo, dove compaiono i camei della regina Vittoria (1837-1901, chiamata col diminutivo del primo nome di battesimo) e del giovane Arthur Conan Doyle (1859-1930); inserimento di camei che già era stato fatto ne Il cowboy delle terre maledette e L’invasore di Forte Paperopoli e che ugualmente mette altre figure storiche al servizio dell’autore e del worldbuilding. Storia che, camei a parte, si connota forse per un eccesivo dinamismo e per la presenza abbastanza costante di colpi di fortuna nella risoluzione del caso.

Le celebrazioni dei due anniversari si articolano nella parte finale dell’albo, dove maggior rilevanza ha quello più atteso di Paperon de’ Paperoni. Si parte dalla gag page di Barks forse conosciuta ma immotivatamente trascurata. Zio Paperone – Le candele di compleanno rivela che Paperone, nel 1955, ha compiuto… 75 anni, e quindi sarebbe nato nel 1880 e non nel 1867, come indicato da Don Rosa. Tuttavia, la storia non ha mai avuto pretesa di canonicità alcuna, e di fatto la rende ancor più verosimile e cerca di strappare un sorriso non da poco sulle idee per evitare sprechi del tirchiaccio di Glasgow.

Il Paperone di Martina non va mai per il sottile

Un tirchiaccio piuttosto cinico, e che pare essere più in linea con le prime rappresentazioni di Paperone in Italia, è quello che invece si trova in Nonna Papera e la trappola (disegni di Riley Thomson). Storia che sottolinea ulteriormente le velleità del papero più ricco del mondo di buttarsi in ogni affare, anche laddove l’odore di cantonata è forte.

I disegni, peraltro, forse sono una deformazione del primo Paperone barksiano, ma di rilievo vi è la presenza di personaggi secondari tratti dall’animazione disneyana, quando ancora i due ambiti creativi erano strettamente collegati.

Interessante anche la “variazione sul titolo” che si evince nelle due storie successive. La prima, Paperino e la ghiacciata dei dollari (testi e disegni di Barks), è un grande classico del fumetto disneyano, dove appare per la prima volta il simbolo della ricchezza di Paperone, il Deposito (qui senza il simbolo del dollaro e senza la cupola, frutto dei disegni degli artisti italiani). Inutile dire che la meraviglia di questa storia si ritrova sempre nel rapporto equivoco tra le idee di Paperino e l’accettazione di esse da parte di Paperone.

Similmente la seconda, Paperino e la ghiacciata di dollari (Martina/Bottaro), dove rimangono centrali i dollari e il ghiaccio, ma dove la natura ha un ruolo marginale rispetto all’iniziativa papera (con Archimede che brevetta un cannone congelante, utilizzato per ghiacciare il lago) e dove, al solito, sono i dettagli della trama a conferire alla storia una dignità diversa dalla mera sequenza di gag grottesche (come quella della tavola finale). I disegni di Bottaro sono molto gradevoli quanto a dinamismo e impressione visiva.

Paperone in una posa plastica, frutto di una diversa prospettiva dell’olio di Barks intitolato Spoiling the Concert

A chiudere questa selezione, Gastone – Ritratto di un papero (testi e disegni di Ferioli Pelaez), storia che rientra nel quadro degli omaggi a Barks e che è da sottolineare come una delle più vicine allo stile narrativo e grafico dell’artista dell’Oregon.

Anche in questo caso, la scelta è azzeccata, non solo per aver riportato un esempio di artista il cui tratto rimane ancora fresco, ma anche una storia che riesce a cogliere appieno lo spirito del migliore Barks, quello degli anni Cinquanta, ancora oggi apprezzato.

Decisamente questo albo si colloca in un periodo florido per Almanacco Topolino, dimostrando come la testata sia particolarmente cresciuta e dove la filologia e l’accuratezza delle selezioni si evidenziano in maniera ottimale, anche quando si tratta di proporre piccole celebrazioni.

Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.