La notte più buia

18 DIC 2023

“Ah… io detesto il Natale!”

È con pace interiore, soddisfazione, orgoglio, che Angus Fangus (e chi altri?) ci informa della sua personale – e chissà per qualcuno condivisibile – insofferenza per l’atmosfera sfavillante e zuccherosa che puntualmente ci coglie, tra una febbriciattola e un raffreddore, ogni 25 dicembre.

Fa eccezione però il Natale del 1997: se non a Paperopoli, almeno a Bravestone (“990 brave souls”), dove gli Evroniani fanno il bello e soprattutto il cattivo tempo. Ed è proprio l’invasione evroniana ad attirare le attenzioni tanto del giornalista Mike (Martinus!) Morrighan, eterno rivale di Angus Fangus, quanto dell’esercito degli Stati Uniti. Al comando non c’è quel Generale Wisecube che aveva – a modo suo – legato con PK ne Le sorgenti della Luna e paga le conseguenze politiche delle sue decisioni (nonché quelle estetiche delle sue golosità), bensì il più ordinario e tarchiato colonnello Westcock.

Nomi buffi per personaggi seri: in fondo, un pattern che ritroviamo anche negli Evroniani, sulla carta minacciosi vampiri succhiaemozioni ma nella (per fortuna) ineludibile pratica disneyana, comici e allampanati figuri a disagio con le usanze e gli umori dei loro stessi prigionieri: “Cos’è una “nonna”?” “Mah, dev’essere tipo uno yiostly…”.

Ma cosa c’è di natalizio in tutto ciò? Bene, anzitutto l’atmosfera che Francesco Guerrini ricama attorno a ogni passo dell’azione: fiocchi di neve, luci, lucette e lumicini di varia natura, un telaio di ghirlande, cavi elettrici, rami di alberi di Natale, nastri di confezioni regalo, a cui la vicenda resta appesa come una processione di buffe calze dal contenuto sorprendente. E gli attori del dramma si dondolano a turno affannandosi a prendere il controllo della situazione, o quantomeno a cercare un punto di vista privilegiato.

È un bell’espediente, questo ordito da Gianfranco Cordara, per una storia un po’ arzigogolata ma che resta nel cuore. PK stesso, in fondo, fatica non poco a centrare il nocciolo della vicenda, sotto la coltre di neve. È la minacciosa invasione evroniana? Forse. È invece la storia di una cittadina in pericolo e di una sua coraggiosa e giovanissima abitante, l’insistente Marjorie? Può essere. Ma in fondo è anche il tentativo affannoso di un giornalista di ottava categoria di procurarsi uno scoop su un fatto di cronaca eroico(s)mica a cui nessuno finirà per credere.

Ciò che è certo, però, è che questa storia ci lascia ben tre regali, sotto l’albero di carta stampata.

Uno è un tassello dell’anima bella del più imperscrutabile dei personaggi di PK: Stefan Vladuck, l’eroico Camera 9. Testimone, narratore, mente pensante. Fa quasi impressione, nel suo pensoso incedere in mezzo a questo caotico “teatrino” (come lo chiama, fanfaroneggiando, Westcock).

Un altro sono i due inattesi vecchietti che se la ridono in mezzo allo sconquasso ricordando il giorno in cui arrivò a Dawson “quel giovanotto con le basette”.

E il terzo, beh, naturalmente, è Horny la pulce d’acqua.

Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.