Recensione Almanacco Topolino 15Copertina inedita di Baccinelli
Il mito assume diverse forme: può essere un
racconto fantastico che descrive una vicenda, anche con risvolti morali o insegnamenti. Oppure si può definire “mito” una
persona che, per le proprie caratteristiche, è
amata da tutti e considerata irraggiungibile. Oppure il mito può anche essere il
racconto fatto o rivissuto dagli stessi personaggi conosciuti. Questo numero agostano (uscito il primo di agosto invece che a fine mese per combaciare con i flussi vacanzieri italiani) di
Almanacco Topolino idealmente può avere come
filo rosso il raccontare le diverse funzioni e trasposizioni del mito, nella sua molteplice chiave disneyana.
E questo numero si presenta con
altre novità, che ci permettono di capire come la
varietà di contenuti possa stimolare la conoscenza e la lettura contemporaneamente. Ad esempio, dedicando un’intervista a fine albo al realizzatore delle copertine
remake di questa testata, Emanuele Baccinelli, e cercando di capire anche come si sviluppa il processo creativo dello stesso.
Ma le novità più gustose si trovano ovviamente all’interno. Si parte con un ideale seguito di
Paperino e l’oro del pirata, una delle prime storie lunghe che lanciò Carl Barks verso il mito, appunto.
Bacicin riprende il mare (Abramo e Giampaolo Barosso/Giovan Battista Carpi) cerca di
riprendere proprio lo spirito di quelle storie tanto amate: avventura, situazioni assurde, capovolgimenti, equivoci; il tutto condito dalla presenza di un personaggio, però, che appare essere solo l’input iniziale per far partire la storia, ma che successivamente viene messo sullo sfondo a favore del subentrante Paperone. Storia che però si nota proprio per le caratteristiche sopra evidenziate, oltre ad un
Carpi che si sente a suo agio nelle rappresentazioni marittime.
Un mito che si trasforma in
racconto moraleggiante e favolistico in due storie, legate dall’ambientazione di una città svuotata per puri intenti criminali. La prima, che apre la sezione delle storie inedite, proviene dalla Francia e vede alle matite Luciano Gatto.
Topolino e la città fantasma prova a riecheggiare le trame delle storie scritte da Del Connel e Paul Murry; trama che qui, però, viene esasperata nella penultima parte, per poi terminare in un finale monco. I disegni di Gatto non rendono appieno l’aura inquietante che si poteva dare alla storia, ma è
interessante il suo approccio grafico al personaggio di Macchia Nera.
Nella seconda storia, ultima della presente selezione, troviamo invece Massimo De Vita autore completo (benché solo adattatore di un soggetto
S Code).
Topolino e i Pirati di Castelnuvola si muove, come ambientazione, tra quel
Jack e la pianta di fagioli e la
prima storia di Vespa Vermiglia;
storia che risalta soprattutto sul versante delle interazioni tra i personaggi, spesso frenetiche, ma con un buon ritmo complessivo. Qui i disegni di De Vita cominciavano ad assumere la fisionomia loro propria, ma si vedono anche tracce di ispirazione a Gottfredson (in particolare in alcune pose di Minni, come nella vignetta in alto nella terzultima tavola).
Anche nelle storie Disney…
La sezione delle inedite, aperta dalla storia di Gatto testé menzionata, comprende anche una buona selezione ampiamente ispirata ai miti creati da e al mito di Carl Barks.
Paperino e i problemi televisivi (Kai Vainiomäki/Arild Midthun) rievoca
le atmosfere e le dinamiche delle storie paperinesche tipiche dell’autore dell’Oregon. I disegni di Midthun, ancora forse poco dettagliati, mostrano comunque una
certa padronanza delle scene (conferendo profondità alle stesse
) e dei personaggi, che qui appaiono in pose tipicamente barksiane. Una buona storia rievocativa per gli appassionati.
Sempre per parlare del “mito” di Carl Barks, troviamo
una metastoria,
Paperino in: una vita, mille avventure (testi e disegni di Kari Korhonen), che, quasi sulla spinta ispirativa delle storie celebrative (un esempio nostrano è
Topolino 2000, di Bruno Sarda e Giorgio Cavazzano), pone l’attenzione sul
personaggio come fautore delle proprie storie e rievoca le stesse in una meravigliosa doppia
splash page, dove vengono menzionate alcune delle “mitiche” storie barksiane più belle di sempre. I disegni di Korhonen, sempre molto
naif, sono però migliorati proprio nella scena indicata, accentuando l’amore per i dettagli dei personaggi.
Dal “mito di Barks” ai “
miti di Barks”, su cui gli autori ritornano. Nella prima storia,
Paperino in: Ritorno a Shangri-lala (François Corteggiani/Santiago Barreira), viene rievocata
Paperino e il sentiero dell’unicorno, una delle più vivaci e anche una delle più curiose storie di Barks; in questo caso, il ritorno è dettato dalle esigenze di dover lasciar andare libero l’unicorno che alla fine della precedente storia era stato catturato e nascosto da Paperone lontano da sguardi indiscreti. Il titolo menziona un luogo forse a metà strada tra la
Tralla-la di Barks e la
Shan-Grillà di Romano Scarpa, omaggiando entrambi gli autori
. Chi si rivede!
Nella seconda storia,
Zio Paperone in: Ritorno in Colchide (Maya Ǻstrup/Carlos Mota), si ritorna su una delle
storie più mitologiche e immaginifiche di Barks stesso,
Zio Paperone e il vello d’oro. Un ritorno in Colchide che avviene casualmente e che pone nuovamente Paperone di fronte ad alcune delle sfide più belle che abbia affrontato. Trama molto semplice, ma non per questo meno bella; i disegni di Mota, ricchi di dettagli, assumono un
tratto particolarmente realistico nella rappresentazione del Roc, ma sono anche rispettose della storia originale, soprattutto nella raffigurazione delle rovine dell’antica Colchide (da Barks stesso immaginata più ellenizzata) e nel dare forma alle famigerate Arpie. Complessivamente,
un piccolo capolavoro di sequel.
Prosegue anche la riproposizione di storie dal volume
Barks’ Friends del 2002.
Le grandi ammiratrici (Pat e Carol MacGreal/Ignasi Calvet Estéban) vede come protagoniste (sulle pagine di
Almanacco molto spesso viste in
one pages) Emy, Ely ed Evy, questa volta alle prese con una
tipica moda ossessiva giovanile, ovvero “mitizzare” personaggi famosi. Mentre poteva sembrare che la storia avesse uno svolgimento quasi scontato, è bello invece constatare che procede con un
ritmo incalzante, dove la seconda parte è piena di gag e di rivolgimenti repentini. Una piccola storia morale che ben soddisfa anche qui il gusto letterario del lettore barksiano.
I disegni di Calvet Estéban sono certo
più moderni, si scorge poco l’ispirazione all’Uomo dei Paperi, ma l’autore spagnolo riesce comunque a conferire agli stessi
un tratto classicheggiante: notevole anche lo sguardo di Paperina, che pare molto in linea proprio con la produzione classica di Taliaferro o ispirato a quello di
Donald’s Dilemma (1947) di Roy Williams.
Il famoso “giorno da leoni”
Chiude virtualmente questa nostra recensione (mentre l’albo è chiuso dalla storia di De Vita di cui abbiamo dato conto sopra)
Zirlino, pecora leonina (Frank Reilly/Floyd Gottfredson), adattamento a fumetti del
celebre corto animato del 1952. Una storia favolistica molto carina, con una
profonda morale che ricorda
Il Brutto Anatroccolo di Hans Christian Andersen (e che riecheggia anche il simbolismo cristiano descritto nell’
Apocalisse di San Giovanni).
Gottfredson particolarmente agile e a suo agio nei disegni, con un ottimo grado di trasposizione e di dinamismo delle scene (come si vede nelle sequenze con il lupo). Forse non particolarmente fresca, ma di sicuro un altro piccolo capolavoro da riscoprire.
La presente selezione conferma, ancora una volta, la recente tendenza di
Almanacco Topolino. Una tendenza che ora vede la
testata rinnovata nei contenuti, con
numerose proposte e anche un
filo conduttore comune che permette di apprezzare la selezione. Il
comparto editoriale continua ad essere utile per farla diventare una
piccola “testata enciclopedica” del fumetto (e dell’animazione) Disney classica e contemporanea.
Voto del recensore:
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