Topolino 3526

26 GIU 2023
Voti del fascicolo: Recensore: Medio: (35 voti) Esegui il login per votare!

Topolino 3526

Estate. La stagione che molti amano (meno il sottoscritto). La stagione in cui recentemente Topolino ha assunto una diversa fisionomia nelle storie, passando da grandi saghe a una più sobria veste. In Topolino 3526 troviamo proprio una maggiore sobrietà stilistica, senza acuti ma nemmeno senza troppi bassi.

La copertina di Corrado Mastantuono (con i colori di Andrea Cagol) introduce la prima storia di questo albo, Paperino e il campione arboreo (Francesco Artibani/Giampaolo Soldati), nuovo episodio della serie promozionale sul territorio e il paesaggio della Basilicata.

Storia che si distingue per due particolari: la presenza di nuovi Bassotti (componenti la propaggine italiana degli stessi) e il ruolo praticamente di “indirizzatrice” di Paperina (che qui si presenta più spigliata, meno pretenziosa e con un maggiore acume, in linea con una tendenza generale recentemente vista).

Comunque, interessante nello sviluppo, meno in un finale molto macchinoso (un ravvedimento dei Bassotti forse un po’ troppo moralizzato) ma ugualmente godevole. I disegni di Soldati mantengono un certo equilibrio, cercando di proporre una mediazione tra un modello classico e alcuni elementi che sono palesemente innovativi (come nel caso dell’uso degli smartphone, qui forse meno pacchiani di altre storie).

Più particolare, anche perché prova a riflettere da una differente prospettiva su un personaggio consolidato, è la seguente Pianeta Paperone: Il re dei taccagni (Alex Bertani e Vito Stabile/Marco e Stefano Rota). Sicuramente, mettere Paperone di fronte al suo estremo in fatto di tirchieria o di taccagneria è un esperimento non del tutto nuovo, ma interessante come questo raffronto porti all’evidenza di un particolare che in realtà era ben evidente dai tempi di Barks.

Topolino 3526 - Ferale notizia

Ahia…

I disegni di Rota padre e figlio propongono ancora modelli stilistici ancor più risalenti (come nel caso del Paperone con becco allungato, rimando chiaro al Barks originario), oltre ad un design del deposito che non si vedeva da tempo (quanto meno dagli inizi degli anni Sessanta, quando ancora veniva disegnato senza cupola), ma che mantiene la colorazione in giallo-blu-rosso tipicamente italiana. Tutto sommato, forse una storia da intermezzo non esaltante, ma che scorre bene e rende il giusto rispetto ad altre più raffazzonate e più di movimento.

Anche la seguente Pippospot: Noblesse oblige (Alessio Coppola) non sembra in un primo momento spiccare per la sua dinamica (che sembra rifarsi quasi ad una narrativa anni Novanta), ma continua ad incuriosire per il ruolo che ormai in questa serie ricopre Pippo, ispirato dal suo essere un ideatore e un pensatore inconsueto.

La soluzione finale non è molto interessante, ma sorprende in positivo. Da notare, una colorazione a tonalità tenui, in voga per un certo periodo durante gli anni Novanta (su tutte, si vedano Indiana Pipps all’inseguimento della stella verde e Qui Quo Qua in “Le avventure di Pinocchio”), e che conferisce un ulteriore senso di gradevolezza.

Meno interessante, forse, la seguente Le pensatone di Fiuto Joe: Piovuti dal cielo (Tito Faraci/Federico Franzò). Banalotta nella trama (di certo, non originale) e dove l’essere protagonista passa da quello che dà nome alla serie (messo progressivamente in disparte, come dovrebbe essere il suo naturale ruolo) a Dinamite Bla quasi subito. Interessanti, come sempre, i disegni di Franzò, che riesce a coniugare gli aspetti ironici con il dinamismo delle scene.

Chi non va in giro con un ombrello per contenere i getti di minestrone? Bene, allora si faccia di necessità virtù

Enrico Faccini torna a sorprendere con il suo nonsense e la sua ricorsività ironica. Archimede e il cronorisolutore porta il lettore in un loop apparentemente senza fine, fatto di situazioni tragicomiche consequenziali, dove anche in questo caso si gioca molto sia con la logica che con il determinismo necessario. I disegni ricordano, anche qui, uno stile molto scarpiano, ma che in generale sono totalmente al servizio dell’ironia voluta dall’autore. Un altro piccolo guadagno per l’artista genovese.

Chiude questo albo il secondo episodio di Fast Track Mickey: Full Circle (Claudio Sciarrone). Benché la storia scorra abbastanza bene, vi sono soprattutto delle ambientazioni e delle vedute più cinematografiche che stilistiche. Diviene interessante l’idea di un’alternanza, nella parte centrale, tra le scene in pista con Topolino e gli altri (compresa la parodia di Colin McRae, compianto campione di rally) e quelle in cui Thunder e Gambadilegno ordiscono un piano di fuga (in stile Fuga da Alcatraz).

Sempre modesto il nostro Pietro

Le prospettive delle scene comunque esaltano la narrazione, piuttosto scarna in alcuni punti. Sebbene si sia solo alla seconda puntata di quattro, la storia stenta ancora a decollare, ma si è perfettamente consapevoli che le prossime puntate determineranno un climax generale fino al finale.

In definitiva, l’albo risulta comunque essere in linea con le recenti tendenze: nessuna reale punta, ma si evidenziano comunque storie da sufficienza piena. In sé, sicuramente costituisce una buona alternativa per il lettore occasionale, che pedantemente si sente bistrattato da alcuni anni a questa parte. Il clima estivo comincia a farsi sentire anche qui, e sicuramente proporre più storie autoconclusive e di facile ironia è la ricetta migliore per affrontare la stagione.



Autenticati per poter votare le storie del Topolino!

Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.