Conversazione con Carlo Chendi

16 NOV 2006

Copertina del libro “Conversazione con Carlo Chendi”.

Sulla falsariga del libro di Donald Ault “Carl Barks Conversations“, la Tunuè edizioni ci propone questo interessante libro (212 pagine, 14,50 Euro) realizzato da Sergio Badino, dove viene percorsa la carriera ultra-cinquantennale di Carlo Chendi, prolifico autore di fumetti (non solo Disney) e figura di primo piano nel panorama della cultura fumettistica in Italia.
Il formato scelto da Badino per il suo libro è quello di una lunga intervista a “ruota libera”, con pochissime interruzioni da parte dell’autore, visto che Chendi sembrerebbe essere un fiume in piena nel raccontare i suoi ricordi (del resto il piacere che prova nel raccontare lo conoscevamo già). 
La formula del libro è, per quanto ne so, inedita in Italia, e che apre la strada a nuove prospettive per chi si interessa di storia del fumetto: non più “solo” libri di analisi e di approfondimento sull’opera di un autore (per quanto questa tipologia di libri sia importantissima nella formazione di un appassionato), ma vere e proprie indagini giornalistiche ed approfondimenti sui fatti (anche biografici) che hanno accompagnato la creazione, lo sviluppo e le diffusione di opere entrate nel nostro patrimonio cultural-popolare.
Di certo l’autore riesce a far passare dalle pagine del suo libro almeno parte dell’atmosfera di entusiasmo, di passione, e, probabilmente, anche di improvvisazione, in cui si trovavano a lavorare in quegli anni gran parte di coloro che poi sarebbero diventati dei veri e propri Maestri del fumetto, e di come parte dei loro miti, sarebbero poi stati anche i nostri (due su tutti Carl Barks e Floyd Gottfredson). La lettura scorre piacevole, tra momenti di ricordi legati al vissuto personale di Chendi e momenti pubblici di realizzazioni di mostre, incontri e attività di diffusione di cultura fumettistica, alcuni dei quali possiamo anche iniziare a ricordare noi più giovani. Unica pecca, l’apparato documentale del libro, che è poco più che sufficiente, mi sarebbe piaciuto vedere delle sceneggiature originali di Chendi, così come qualche tavola delle storie da lui sceneggiate, ma se escludiamo il caso di una serie, peraltro ancora inedita, realizzata con Massimo de Vita, il resto delle immagini sono quasi esclusivamente disegni di autori famosi dedicati a Chendi.
Ben altro spessore ha l’appendice del libro dove vengono proposte molte fotografie dei vari incontri-raduni avvenuti con altri autori, tra i quali Barks, Gottfredson, Bottaro, Carpi, Scarpa, Rebuffi, Cavazzano, Chierchini… solo per citarne alcuni in ambito Disney. 

I capitoli più significativi
L’evidenziazione di alcuni del capitoli del libro non vuol essere un torto nei confronti degli altri capitoli, ma piuttosto una sottolineatura degli aspetti più interessanti dello stesso, e che, almeno per il sottoscritto, hanno prodotto un livello di coinvolgimento più intenso.
Di certo il capitolo sugli anni cinquanta è di grandissimo interesse per chi è un appassionato di fumetto “all’italiana”, Chendi ci narra dei suoi esordi non solo con la Mondadori (all’epoca titolare della licenza Disney) ed “Il Corriere dei Piccoli“, ma anche con una galassia di editori “minori” (le virgolette sono d’obbligo, così come il termine minori, anche per il paragone con le dimensioni della Mondadori, vero colosso industriale per l’epoca), dai quali sono scaturiti personaggi in parte oggi dimenticati (Cucciolo e Beppe, Nonna Abelarda, Pepito, Soldino, Geppo, ecc.) cui la “vecchia guardia” del fumetto italiano deve moltissimo: nomi come Alpe, Bianconi, Caregaro e molti altri dovranno, mi auguro, essere prima o poi l’oggetto di un’attenta analisi critica da parte degli storici del fumetto, per dar modo a semplici appassionati, come lo scrivente, di approfondire un mondo al quale sinora si è solo accennato marginalmente.
Di grandissimo interesse è stato anche il capitolo sugli anni settanta, dove l’ennesima panoramica sulla produzione fumettistica dell’epoca, ci fa incontrare personaggi che vanno da Alfredo Castelli a Milo Manara, da Silver a Berardi, uniti nella realizzazione dei primi, felicissimi, anni de “Il corriere dei ragazzi“. Per non parlare poi dei corrispondenti “eccellenti” di Chendi: Barks, Gottfredson, Mort Walker, Benito Jacovitti, Roy Crane, Charles Schulz sono solo alcuni dei nomi che incontriamo in questo libro.
Una particolare attenzione viene dedicata alle varie collaborazioni con i disegnatori Disney, settore nel quale, ovviamente, sono molto interessato. Concludendo, un libro che andrebbe letto dagli appassionati del fumetto, non solo Disney, e che oltre ad avere un contenuto di altissimo interesse, potrebbe essere un ottimo punto di partenza per ampliare lo spettro della critica fumettistica in Italia, approfondendo aspetti, editori, personaggi e testate sino ad ora rimaste un po’ in ombra. 

Mini-intervista con l’autore

Papersera: Come nasce l’idea di realizzare questo libro?
Sergio Badino: Nasce dalla mia frequentazione e amicizia con Carlo. Dal 2001, anno in cui l’ho conosciuto, a oggi, mi ha raccontato decine di aneddoti sui suoi 50 anni e più di professione, sul mondo del fumetto italiano e internazionale, sugli autori che ha incontrato e frequentato, oltre che, naturalmente, su cosa significhi essere scrittore di fumetti per mestiere. Da questo punto di vista il libro è una miniera di consigli e trucchi del mestiere per chi aspira a questo lavoro, ma credo che anche chi già è sceneggiatore troverà riscontro nelle parole di un maestro come Carlo. 
Ho pensato che, visto che io ero rimasto così affascinato da questi racconti, anche altri avrebbero potuto avere la stessa impressione. Immediatamente ho trovato nella casa editrice Tunué e nel direttore di collana/editor Marco Pellitteri, interlocutori interessati e dinamici. L’idea nasce inoltre dalla lettura dei libri-intervista di François Truffaut ad Alfred Hitchcock, di Peter Bogdanovich a Orson Welles e di Cameron Crowe a Billy Wilder. Quello del libro-intervista è un genere che nel cinema è molto utilizzato, ma nel fumetto credo rappresenti una novità.

P: Nel libro parli esplicitamente dell’importanza di “andare a bottega” da sceneggiatori e disegnatori già affermati per imparare il mestiere, pensi che l’accademia Disney possa essere considerata assimilabile ad una bottega?
SB: È una cosa un po’ diversa, e te lo dico perché ho frequentato due corsi all’Accademia Disney!
Lì vengono scelte persone che già dimostrano talento per la scrittura, il disegno, il colore… Insomma, non sono scelti candidati totalmente privi d’esperienza. Di solito prima del corso c’è una selezione in base a una prova fatta: se superata, si entra in Accademia, dove, per quanto i corsi siano a numero chiuso – e quindi vi acceda di volta in volta un numero limitato di candidati – non è mai come andare a bottega da un autore che ti segue individualmente. Mi viene da considerare l’Accademia Disney più che altro come un “corso di perfezionamento” ad alto livello.

P: L’esperienza accumulata da Chendi lavorando anche per personaggi non-Disney, a quanto risulta dal libro, è stata fondamentale per la sua formazione artistica. Oggi, che il mercato si è notevolmente ridotto (sicuramente per quello che riguarda l’aspetto quantitativo delle testate esistenti), quali possono essere le “palestre” dei giovani autori?
SB: Ci sono sempre editori minori che pubblicano diverse cose, non devo certo farti i nomi, si conoscono benissimo, basta andare a una qualsiasi fiera e ficcanasare in giro. Il problema è che ai tempi degli esordi di Carlo si era comunque retribuiti, magari poco se l’editore era piccolo, ma quel poco era una certezza e quel lavoro una palestra in cui farsi le ossa. Oggi sento in giro racconti raccapriccianti: editori che non pagano agli autori lavori magari sviluppati in un gran numero di tavole (e regolarmente acquisiti!), diritto d’autore inesistente, idem per la proprietà dell’autore sul materiale originale. È triste, ma in molti casi è così. Bisogna sempre guardarsi da simili situazioni, e prenderne immediatamente le distanze: so che a volte l’orgoglio e il desiderio della prima pubblicazione sono più forti del pensare ai propri diritti, ma bisogna stare molto attenti a non farsi fregare. Il nostro è un lavoro che dev’essere retribuito esattamente come gli altri: se non ci sono le condizioni economiche per lavorare serenamente, allora secondo me è meglio non pubblicare per il momento e aspettare occasioni migliori. Se si crede nel proprio lavoro, di sicuro non mancheranno.
E poi non è detto che si debba per forza iniziare da case editrici più piccole: io ho cominciato a 22 anni proprio dalla Disney, ma è pieno di autori che hanno iniziato alla mia età (e anche prima!) proprio da grossi editori, Bonelli compresa. L’importante è osare, avere un po’ di faccia tosta e credere nella bontà di ciò che si fa. 

Il dibattito tra gli appassionati
Ovviamente sul forum del Papersera si è ampiamente parlato di questo libro, anche con l’autore, e vi invitiamo a dire la vostra sull’apposita sezione del forum, o magari anche solo a confrontare il vostro parere con quelli di altri appassionati.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!