Grazie, Alfredo

14 FEB 2024
Alfredo Castelli con il disegnatore Lucio Filippucci a Lucca 2016

Riassumere ciò che è stato e che ha significato Alfredo Castelli in un articolo non è impresa facile. Si è cimentato in così tante attività che ci vorrebbe almeno un libro per descriverle tutte.

Dal fumetto (in qualsiasi ruolo: sceneggiatore, storico della nona arte, creatore e redattore di riviste e perfino disegnatore, basti ricordare Scheletrino e l’Omino Bufo) alla televisione, dai libri al cinema e alla pubblicità. La sua poliedricità e genialità gli hanno permesso di occuparsi di tanti media così diversi.

Nel campo del fumetto la sua produzione è sconfinata. Ha scritto decine di migliaia di pagine di sceneggiature per le maggiori case editrici e saggi di grande importanza come studioso e filologo della nona arte e ha creato uno dei personaggi di maggiore successo del fumetto italiano, Martin Mystère.

Nato a Milano il 26 giugno 1947, sin da bambino Castelli fece conoscenza con il mondo dei fumetti. I suoi genitori gli compravano il Corriere dei Piccoli (il primo fumetto in assoluto per lui è stato il numero 7 del 15 febbraio 1953, non aveva ancora sei anni) e poi Tintin (versione italiana della rivista belga con personaggi della bédé come Blake e Mortimer, Corentin, Clorofille e naturalmente il Tintin di Hergé), Il Giorno dei Ragazzi, Nembo Kid e altri. Il piccolo Alfredo sviluppò sempre più l’interesse per il fumetto e crescendo decise che quella di fumettista sarebbe stata la sua professione futura. Dopo un paio di bocciature (propose Superdan, una specie di Superman buffo disegnato da lui stesso con lo stile di Rebuffi, alle Edizioni Alpe e alla Casa Editrice Universo che rifiutarono le sue storie), Castelli creò un nuovo personaggio tutto suo, Scheletrino, che propose alle sorelle Giussani e che, a partire da Diabolik 25 del gennaio 1965, venne pubblicato in appendice agli albi del più famoso personaggio nero italiano. Nello stesso anno Castelli poi scriverà soggetti e in seguito anche sceneggiature per Diabolik.  

Castelli abbandonò rapidamente il disegno e si dedicò totalmente alla scrittura a partire dal 1966 fino ai primi anni Settanta, collaborando con case editrici come Edizioni Gli Amici (storie di Kolosso), Edizioni Alpe (Cucciolo, Tiramolla, Capitan Bomba, Teddy Sberla), Universo (Pedrito El Drito, Piccola Eva, Le controfiabe di Nonna Nilla, Rocky Rider, Laramy della valle), Edit. Sergente Kirk di Florenzo Ivaldi (la pioneristica e dissacrante rivista Tilt che, troppo in anticipo sui tempi, uscì solo per due numeri), Sansoni (creò con Pier Carpi la rivista Horror, primo giornale a fumetti dedicato al genere omonimo, dove debutteranno le strisce di Zio Boris disegnate da Carlo Peroni), San Paolo (sul Giornalino le serie Gli Astrostoppisti, Mister Charade e Chico e Basco), Naka editrice (sulla rivista Psyco le serie Van Helsing e The Shadow).    

Nel 1965 Castelli creò insieme all’amico Paolo Sala la prima fanzine italiana dedicata ai fumetti: Comics Club 104. È su questa rivista amatoriale che menzionò il nome del mai esistito autore Disney “Al Levin”. Infatti, su un numero della fanzine dedicato ai personaggi Disney, Castelli citò correttamente i nomi di Carl Barks, Paul Murry e Tony Strobl ma, non conoscendo il nome di Floyd Gottfredson, attribuì le storie del grande disegnatore americano a un certo “Al Levin”, una vera e propria fake news. Quel nome si diffuse e, in molte enciclopedie del fumetto dell’epoca e addirittura in pubblicazioni Disney, si poteva trovare il nome di questo autore fantasma come disegnatore delle migliori storie di Topolino. 

Castelli si trasforma nell’Omino Bufo

Dal 1971, Alfredo Castelli iniziò una collaborazione importante, quella col Corriere dei Piccoli che dal 1972 diventò il Corriere dei Ragazzi, indimenticabile e seminale settimanale del Corriere della Sera. È su quella rivista irripetibile, come affettuosamente veniva chiamata dallo stesso Castelli, che feci il mio primo incontro da lettore ancora bambino con il genio dell’autore milanese. Mi ricordo che, quando c’era il nome di questo sceneggiatore sia per le serie avventurose (Gli Aristocratici, L’Ombra, racconti liberi vari) che per quelle umoristiche (Zio Boris – ripreso dopo Horror con i disegni di Daniele Fagarazzi e non più Peroni –, Otto Kruntz e Bobo il Magnifico), le storie erano sempre divertenti, spassose. Il capolavoro di Castelli era la rubrica satirica Tilt dove, con la complicità dei disegnatori Bonvi e Fagarazzi, raccontava con umorismo la società, ironizzando sulle manie e le nevrosi degli italiani. Ed è su questa rubrica che i redattori e disegnatori e grafici del Corriere e perfino il direttore Giancarlo Francesconi diventano essi stessi personaggi di fumetti con ricorrenti gag come quella del direttore che tiranneggiava i poveri dipendenti che a loro volta erano sfaticati e assenteisti. Castelli a questo proposito ha raccontato: “Con Fagarazzi iniziammo quasi per caso a inserire le nostre caricature e quella di Francesconi. Ricordo mentre eravamo in spiaggia in Versilia l’espressione di una bambina con in mano il Corriere dei Ragazzi aperto sulla pagina di Tilt che ci guardava, guardava il fumetto e poi tornava a guardarci con aria sempre più stupita”.

Per Tilt Castelli realizzò un personaggio entrato nella storia del fumetto comico, l’Omino Bufo. Le battute erano demenziali, il disegno infantile era dello stesso Castelli con lo pseudonimo del “Pitore di Santini”, ma, nonostante ciò, la serie ebbe un successo travolgente; al Corriere arrivavano lettere entusiaste insieme e battute e vignette “bufe”, disegnate dai lettori con stile approssimativo. Quando gli è stato chiesto del perché di tale incredibile successo, Castelli ha spiegato che l’Omino Bufo non metteva in soggezione il lettore essendo disegnato come lo poteva realizzare chiunque, anche chi era negato per il disegno. Dopo la chiusura del Corriere dei Ragazzi, Castelli riprese nel 1984 l’Omino Bufo per Il Mensile di Lupo Alberto e poi nel 1992 per Cattivik prima di cedere il personaggio al “Vice Pitore di Santini”: Francesco Artibani.

Nel 1971 Alfredo Castelli iniziò a collaborare con la casa editrice di fumetti più importante d’Italia, la Bonelli. Il primo personaggio per cui ha scritto è stato Zagor; la storia, intitolata Il dio del ghiaccio, era una rilettura del mito del mostro di Frankenstein. In seguito, ha scritto altre otto storie dello Spirito con la scure.

Un personaggio bonelliano che Castelli ha sentito subito nelle sue corde è stato Mister No, il pilota amazzonico scanzonato e donnaiolo creato da Sergio Bonelli con lo pseudonimo di Guido Nolitta che viveva le sue avventure negli anni Cinquanta; per Mister No, Castelli ha scritto ventuno storie, sempre avventurose e con buone dosi di umorismo e ironia, compreso lo storico incontro fra un Mister No invecchiato, ma sempre in gamba, e il suo Martin Mystère. Il vulcanico Castelli ha poi creato inoltre un vero e proprio crossover fra le serie del pilota nolittiano e del suo archeologo: infatti negli albi in uscita negli ultimi mesi del 1990 i due indagavano sullo stesso mistero egizio, ma a distanza di più di trenta anni.

Serie bonelliane create da altri autori per cui Castelli ha scritto storie sono poi Ken Parker di Berardi e Dylan Dog di Sclavi. Inoltre, ha sceneggiato due volumi della prestigiosa collana Un uomo, un’avventura per i disegni di Alessandrini e Manara e nel 2019 ha curato la riduzione dell’Apocalisse di San Giovanni con gli splendidi disegni di Corrado Roi.

Nel 1982 Castelli, per i disegni di Giancarlo Alessandrini, ha creato il suo personaggio principale, quello per cui è conosciuto dal grande pubblico: lo scrittore e archeologo Martin Mystère; la prima storia della serie è Gli Uomini in Nero e il biondo detective dell’impossibile fronteggia per la prima volta il gruppo che ritornerà molto spesso in seguito. Per il BVZM (“Buon Vecchio Zio Marty”) Castelli ha tratto spunto da un suo precedente personaggio, Allan Quatermain, ideato nel 1978 per la rivista Supergulp.

Martin Mystere somiglia molto al suo creatore: hanno in comune un’ampia cultura, un’insaziabile curiosità, l’amore per i libri, la facilità di parola e narrazione ai limiti della logorrea, i ritardi cronici nella consegna ai rispettivi editori dei loro lavori. Per descrivere il suo personaggio Castelli ha usato queste parole: “Per lui, ogni cosa – da una piramide perduta nella foresta dello Yucatan a una fontanella nel vicolo dietro casa, da un prezioso reperto egizio a un giocattolo a molla acquistato in un mercatino – può costituire oggetto di stupore, di riflessione, di stimolo”. Per il Buon Vecchio Zio Alfy era esattamente la stessa cosa: nella sua casa si potevano trovare poderosi tomi di storia e geografia ma anche cianfrusaglie di ogni genere, dalle collezioni di sacchetti per il vomito delle compagnie aeree ai cartelli sottratti nelle pubbliche toilette. Non è quindi un caso che Castelli appaia spesso e volentieri come personaggio a fumetti nelle storie mysteriane: lui era Martin Mystère.

Cameo di Castelli in Martin Mystère

Martin Mystère ha avuto una importanza fondamentale per la Bonelli e ha fatto da apripista per gli eroi bonelliani moderni come Dylan Dog, Nick Raider, Nathan Never, Dampyr, Julia; le sue storie non si svolgono nel passato ma nel presente; l’eroe non è più un rude uomo della frontiera tutto di un pezzo, ma un laureato di grande cultura e dai molteplici interessi e con gli stessi problemi dell’uomo moderno.

Il vulcanico Castelli è stato il primo a proporre per il suo eroe nuove formule editoriali che verranno poi adottate per gli altri personaggi bonelliani. E così Martin Mystère è stata la prima testata con uno speciale annuale con allegato un libretto divulgativo su argomenti misteriosi di solo testo, senza fumetti; la prima per cui è stato prodotto un almanacco con storie e fumetti, ma anche dossier e articoli e recensioni di libri e film; è stato anche il primo personaggio apparso in storie brevi per altri editori e giornali (su Comic Art, Il Messaggero, L’Espresso) o su fascicoli promossi da enti come comuni e province o dalle Ferrovie dello Stato.

Le sceneggiature di Castelli per Martin Mystère sono avvincenti, eccezionali per la ricchezza e la minuziosità della documentazione; è incredibile il lavoro di ricerca che riusciva a compiere in un tempo in cui Internet ancora non esisteva: forniva ai disegnatori foto, materiali e descrizioni meticolose di luoghi e avvenimenti storici. È per questo che Martin Mystère si rivolge a un pubblico diverso da quello che segue i fumetti usa e getta; i suoi lettori sono curiosi e attenti, scrivono in redazione se c’è qualche particolare incongruo nella narrazione, ritagliano e inviano in redazione articoli di giornali su notizie di misteri tanto che sulla testata vengono create rubriche come L’almanacco del mistero, aperte alla collaborazione dei lettori, con fatti insoliti e bizzarri tratti dalla stampa italiana. Questa partecipazione dei lettori è una caratteristica innovativa di Martin Mystère rispetto ad altre testate bonelliane, così anche la rubrica I misteri di Mystère viene dedicata alla storia a fumetti con la descrizione di ciò che è vero e ciò che è inventato.

Alcuni di questi lettori costituirono venti anni fa una associazione chiamata Amys – Associazione culturale nipoti di Martin Mystère, tuttora attivissima, che produce saggi, fumetti, gadget, stampe con disegni e quant’altro dedicato al BVZM e periodicamente fa incontrare i lettori con gli autori, organizzando veri e propri tour mysteriosi nelle città italiane con percorsi fra musei, palazzi, chiese alla ricerca di segreti nascosti. 

Da Martin Mystère, Castelli ha creato alcuni spin off come Zona X, con storie insolite e fantastiche inizialmente presentate dal detective dell’impossibile, e Storie da Altrove, con le vicende della misteriosa base apparsa sulle pagine della serie principale ambientate nei secoli scorsi. 

Breve ma interessante è stata la collaborazione di Alfredo Castelli con la Disney. Da amante del grande fumetto, Castelli ha sempre amato le storie classiche di Barks e Gottfredson; alcune storie di Barks sono citate nelle sue sceneggiature, come quella del numero 100 di Martin Mystère dove il detective dell’impossibile e il suo aiutante neanderthaliano Java si affacciano su un paese sperduto delle Ande esattamente come Paperino e i nipotini in Paperino e il mistero degli Incas; oppure la storia di Zagor Il mistero di Tampa Town che nella trama ricalca Paperino e il fantasma della grotta: in entrambe vengono rapiti bambini che verranno allevati secondo i costumi dei conquistadores. 

Castelli ha scritto per la Disney tre storie, due di Paperino e una di Topolino. Sue sono Paperino e le delizie del mare con i disegni di Giuseppe Perego, pubblicata su Almanacco Topolino 181 nel 1972 e Paperino e il “metodo” di Zio Paperone con i disegni di Massimo De Vita, pubblicata su Topolino 1069 nel 1976.

La storia che Castelli ha scritto per Mickey Mouse è Topolino e il triangolo delle Bermude, avventura con i disegni di Massimo De Vita e pubblicata in due puntate su Topolino 1128 e 1129 nel 1977; è una storia magnifica, disegnata da De Vita in ottima forma con Topolino che deve risolvere un enigma, quello del misterioso triangolo di mare nei pressi delle isole Bermude dove scompaiono misteriosamente navi e aerei.

Castelli ha scritto anche negli anni Settanta sedici storie pubblicitarie da una tavola per il dentifricio Paperino’s con i disegni di Marco Rota e una storia rimasta inedita con protagonisti Leonardo da Vinci e Paperino e i nipotini disegnati da Alberico Motta.

Tavole dalla mostra Castelli & Friends

Nel 2007, dopo tanto tempo, Castelli tornò a collaborare con la Disney Italia per la collana Gli enigmi di Topolino. In questa serie di cinque albi vennero ristampate ventotto storie di Topi e Paperi alle prese con misteri e leggende, gli stessi raccontati in tante storie di Martin Mystère. E chi meglio del BVZA potevo introdurre ogni storia con articoli e notizie sempre puntuali e competenti?

Nel 2018 Casty, grande ammiratore di Alfredo Castelli e del suo principale personaggio, ha scritto e disegnato su Topolino 3250 e 3251 la storia Topin Mystère e Orobomis la città che cammina, omaggio e parodia del più famoso personaggio creato dallo sceneggiatore milanese. Topolino ha il ruolo di Martin Mystère, Pippo quello di Java, Minni è la storica fidanzata e poi moglie dell’archeologo, Diana Lombard e Pietro Gambadilegno è il principale avversario mysteriano, cioè Sergej Orloff. Castelli ha curato la supervisione della trama e ha schizzato un Topolino “bufo” nell’articolo di presentazione della storia.

Oltre che sceneggiare fumetti, Castelli ha scritto saggi di grande importanza sulla nona arte. Fra questi la monumentale Eccoci ancora qui!. 1895-1919 i primi 25 anni del fumetto americano per quotidiani, opera magna dedicata alla nascita del fumetto e ricchissima di immagini e informazioni. Altra interessante opera dell’autore milanese è Fumettisti d’invenzione, volume ricchissimo di fotografie e disegni dove vengono descritti gli autori di fumetti non realmente esistenti, ma inventati per il cinema, la televisione, la narrativa e per altri media.

Ma non si è limitato solo allo scrivere saggi sui fumetti; da persona dai tanti interessi, ha scritto libri su altre sue passioni come le carte da gioco (Viaggio curioso sul mondo delle carte), la goliardia (Canti goliardici), l’erotismo nel cinema (Il mostro sexy, insieme a Luigi Cozzi), il bandito mascherato Fantomas (Fantomas. Un secolo di terrore).

Una dedica d’eccezione

Castelli, nella sua grande versatilità, si è occupato anche di cinema (sceneggiatore e produttore del famigerato film Il tunnel sotto il mondo, definito da lui stesso ironicamente “il peggior film di fantascienza di tutti i tempi”), televisione (testi della sitcom Doctor Beruscus, trasmessa all’interno di Drive In), pubblicità (per Carosello: Taca Banda, Gli Antenati, Tuttocosì) e poi Le Fiabe sonore, radio, giochi e videogiochi, albi di figurine… 

Infine, un ricordo personale di Alfredo Castelli; ho partecipato tante volte alle principali fiere del fumetto in Italia (Lucca Comics e Collezionando, Napoli Comicon, Reggio Emilia) e ho avuto la fortuna di incontrarlo in varie occasioni. Era una persona squisita, sempre disponibile al confronto con i lettori. Parlare con lui era sempre un arricchimento culturale ed emotivo, raccontava infiniti aneddoti sul fumetto o di qualsiasi altro argomento data la sua enorme cultura e facilità affabulatoria.

Parlavo spesso con lui della mia città, Bari, che lui visitava frequentemente avendo la moglie barese, sposata proprio nel capoluogo pugliese. A Bari poi è ambientata quella che nei referendum dei lettori è sempre risultata la storia più bella e amata di Martin Mystère: Il segreto di San Nicola, pubblicata sul primo albo gigante del 1995. È il capolavoro assoluto della coppia Castelli-Alessandrini, vi sono trattati gli argomenti portanti della serie (mistero storico, Ufo, archeologia misteriosa, ciclo arturiano, base di Altrove), è un concentrato di storia, cultura e inesauribile fantasia creativa.

Grazie di tutto, Alfredo, ci mancherai tanto.

Autore dell'articolo: Cesare Milella