Grandi Autori 92 – Topolino Metal Edition: Francesco Artibani
In lingua inuit, francescoartibanuk è uno dei quattordicimila termini disponibili per indicare la versatilità, l’elasticità, l’adattabilità. È davvero una felice coincidenza che Francesco Artibani, insignito nel 2018 del XIII Premio Papersera e da tempo nel gotha dei fumettisti italiani, sia appunto lo sceneggiatore più versatile del fumetto Disney.
Dopo essersi diplomato come tecnico di animazione al Cine-TV Roberto Rossellini e aver tentato la strada professionale del disegno, Artibani ha esordito su Topolino poco più che ventenne con una serie di parodie scritte a più mani. Da un lato le divertenti avventure cofirmate con Silvano Caroti e il doppiatore Fabrizio Mazzotta, poi sostituito dallo scrittore e critico Alessandro Bottero; su un altro fronte, la serie del Teatro Alambrah realizzata insieme al celebre attore napoletano Raffaele Arena detto Lello.
Crea, sempre in coppia con Arena, la famiglia di Amelia e nel 1996 entra a piè pari nel Progetto PK sfornando subito una delle migliori storie della prima serie, Ombre su Venere, cui seguiranno altri capolavori come Terremoto e Carpe diem. Pur continuando a produrre ottime storie su Topolino e PKNA, Artibani si lancia in nuovi progetti come Mickey Mouse Mystery Magazine (di cui scrive quattro episodi su dodici) e W.I.T.C.H. (di cui è uno degli sceneggiatori principali); con Katja Centomo crea Monster Allergy e con Giorgio Di Vita la saga sci-fi Kylion.
Dialoghista formidabile, maestro della decostruzione, eccellente worldbuilder, fin dal proprio esordio Artibani ha dimostrato di sapersi muovere con estrema disinvoltura in ogni genere e di saper gestire con sapienza personaggi molto diversi fra loro. Alla sua penna sono stati affidati rilanci editoriali teoricamente lontanissimi come quello di Super Pippo nel 1998 e quello di PK nel 2014.
Logiche da cartoon
Il suo è uno dei “Grandi Nomi Spendibili” della Disney contemporanea, uno dei pochi autori a ottenere plauso quasi unanime in ogni occasione; uno dei responsabili, grazie alla fattuale qualità del proprio lavoro, della corrente attenzione contemporanea al ruolo e all’importanza della figura dello sceneggiatore nell’immaginario collettivo. Non poteva dunque mancare all’interno della collana Disney che per antonomasia celebra soprattutto la figura dello scrittore, la Special Edition, nella quale nel 2015 è già apparso in un volume intitolato Gold Edition.
Se Gold era un ipotetico “best of” dell’autore non caratterizzato da alcun criterio selettivo particolare, questo secondo albo Metal nasce con l’intento di porre l’attenzione sulle sue storie umoristiche – giacché il paradosso, il sarcasmo e l’understatement sono tra le sue tecniche preferite e contribuiscono a rendere riconoscibile il suo stile autoriale.
Composto di 292 pagine con copertina color blu metallizzato che presenta un Paperino di Corrado Mastantuono prelevato direttamente da Topolino 2364, il volume presenta una prefazione del disegnatore Silvio Camboni e nove storie di lunghezza variabile ma quasi tutte sopra le venti tavole. Di queste, due hanno per protagonista Topolino e sono state scritte in epoche molto diverse.
La prima, Topolino e l’esploratore millenario, scritta con la collaborazione del consueto Arena, si inserisce nello spirito di celebrazione del nuovo millennio che caratterizzò quel periodo. Complici i disegni di una Silvia Ziche al proprio meglio, L’esploratore millenario è una storia estremamente spassosa in cui l’entusiasmo per l’imminente Duemila si mescola a un po’ di sano steampunk. Menzione speciale per l’ottimo personaggio di Malachia DeVal e per la coppia comica d’eccezione composta da Plottigat e Gambadilegno.
L’entrata in scena di un istrionicissimo Plottigat
Decisamente meno umoristica è l’altra storia con Topolino protagonista, L’operazione clessidra del 2012. Al netto dello spunto demenziale (il blitz di una squadra SWAT composta da folletti in missione per liberare i loro simili, rapiti da un parente taccagno di Pippo) e nonostante frequenti gag anche “fisiche”, si tratta senza dubbio di una storia avventurosa che mischia con sapienza folklore e urban fantasy: disegni di un Alessandro Perina in stato di grazia, gottfredsoniano il giusto, e la spettacolare sequenza della riunione di pippidi contribuiscono a rendere memorabile questa splendida storia che è tra le migliori del volume nonché della carriera di Artibani.
Dopo Topolino è il turno di Paperone, personaggio certamente amatissimo da Artibani. Le due avventure proposte, entrambe del 2013, sono Zio Paperone e il tiranno dei mari e Zio Paperone e l’apparecchio postelefonico.
Della prima dobbiamo innanzitutto lodare la resa grafica, dovuta a un Mastantuono stratosferico e ai colori della fumettista napoletana Mirka Andolfo. Dal punto di vista dei testi abbiamo un misto di avventura e umorismo, il secondo soprattutto da attribuirsi alle dinamiche fra un Pico De Paperis instupidito dal fantomatico “Tiranno dei Mari”, Paperone e il solito Paperino trascinato alla ventura controvoglia.
Le barzellette e le gaffe di Pico, che ottengono di mettere a più riprese a repentaglio la spedizione paperonesca, funzionano alla grande e ricordano vagamente una situazione analoga vista nel già citato Ombre su Venere del 1996. Come spesso ama fare, anche qui Artibani imbastisce una vicenda dal nucleo fortemente morale grazie al “suo” Scrooge, fra i più irrequieti e al tempo stesso etici del panorama Disney italiano.
Disegnata da Paolo De Lorenzi, L’apparecchio postelefonico ruota intorno all’ennesima, perniciosa idea di Paperone coinvolgente il genio di Archimede Pitagorico: dei cellulari che permettano, a chi li utilizza, di udire cosa dice l’interlocutore dopo la fine della telefonata. Seguiranno guai a profusione.
L’idea, interessante di per sé, è massimizzata in sceneggiatura della decisione di far vivere a Paperone lo stesso inferno dei suoi sventurati clienti: gli equivoci fra il miliardario e i suoi parenti più affezionati permettono allo sceneggiatore di esplorare il rapporto fra l’affarista creato da Barks e la sua famiglia, da sempre fra i principali fulcri narrativi dell’opera di Artibani.
Seconda storia disegnata da Silvia Ziche presente in questo volume, La pecora nera è una umoristica breve del 2002 che si regge su una serie di gag con protagonisti i Bassotti e un capovolgimento finale molto ben congegnato.
Le restanti quattro storie hanno per protagonista Paperino: fra esse si trovano almeno due capolavori.
Paperino e la strada senza uscita e Paperino e il cane invisibile sono due umoristiche di poco superiori alle venti tavole, entrambe del 2003. La prima, disegnata da Marco Gervasio, si inserisce nel filone della rivalità fra lui e il cugino dandy Gastone, e il prevedibile disastro è dallo sceneggiatore attribuito principalmente al primo, che finirà punito sul finale; nella seconda storia, mirabilmente illustrata da Camboni, Artibani inanella una serie di intuizioni umoristiche in una sceneggiatura che funziona come un orologio svizzero.
Di ispirazione riconoscibilmente barksiana, Paperino e il pizzico di fortuna nasce da un soggetto di Elena e Leonardo Artibani, figli dello sceneggiatore romano. Si tratta di una storia splendida, disegnata da un Perina ancora una volta efficace, ricca di vibrazioni anni Sessanta. Paperino e i nipotini sono in lotta con la natura (qui rappresentata dai temibili granchi di Crab Cove) ma soprattutto contro l’avidità umana.
Ultima del volume, Paperino e l’idolo acquatico è forse tra le migliori opere di Artibani. Si tratta di una storia pubblicata negli anni Dieci, all’epoca del ritorno dello sceneggiatore romano sulle pagine di Topolino dopo alcuni anni di assenza. Ai disegni, un Camboni (anche lui allontanatosi dal settimanale Disney) che si diverte e fa divertire il lettore grazie al character design di alcuni personaggi – ad esempio il nativo Occhio di Talpa – e alle ariose e dettagliate tavole ambientate nel deserto.
L’idea è fantastica: Paperino e Paperoga sono coinvolti nel recupero di un idolo scolpito a forma di balena che pare dotato del potere di evocare l’acqua. A tale manufatto è legata la sopravvivenza di una tribù indiana, ma un oggetto di tale potere fa gola a molti… si tratta di una storia dinamica, in cui lo humour (pur presente) cede il passo a un’avventura di ampio respiro sorretta da una sceneggiatura calibrata al millimetro.
Chiude l’albo una postfazione dell’autore, che ripercorre brevemente la propria carriera in Disney ricordando, tra le altre cose, la figura di Massimo Marconi.
L’arte di Camboni per una grande storia di Artibani
Valutando il volume da un punto di vista generale non c’è dubbio che si tratti di un oggetto di grande valore, ben confezionato e ricco di storie appaganti. Tra i pochissimi difetti, a parte la solita copertina riciclata cui dobbiamo evidentemente rassegnarci, si deve rimarcare un grave errore editoriale. A pagina 2 infatti è presente un riferimento a Zio Paperone e il campione in affitto, storia non presente qui; in più, la citazione è a corredo di una immagine non proveniente da tale storia, bensì dalla già citata Topolino e l’operazione clessidra. A pagina 291 troviamo al contrario una citazione testuale a Operazione clessidra, ma di accompagnamento a una vignetta prelevata dal Campione in affitto. Insomma, un gran pasticcio.
Nonostante le ormai consuete magagne per quanto riguarda la cura editoriale, sul fronte “qualità delle opere” non abbiamo assolutamente nulla di cui lamentarci.
Come si sarà notato da questa veloce e sintetica trattazione, le avventure proposte in questo volume sono molto varie, non tutte definibili umoristiche in senso stretto ma di eccellente fattura tecnica per dialoghi, ritmo e ambizione. È la francescoartibanuk, come si diceva in apertura, la straordinaria capacità di Artibani di affrontare temi, generi e mondi lontanissimi sempre con la stessa naturalezza e lasciando spesso al lettore non solo l’impressione di aver fruito qualcosa di bello da un punto di vista estetico ma anche di significativo in senso generale.
Tutto questo, unitamente alla sua fantasia senza limiti, concorre a fare di lui uno dei migliori fumettisti italiani viventi; quello di Francesco Artibani è un nome che sa ancor oggi di far battere il nero cuore vizzo di ogni vecchio lettore di fumetti Disney. Speriamo di ritrovarlo presto sulle pagine di Topolino.
26 AGO 2021