Gli Evaporati, ovvero la sostenibile leggerezza dell’inusuale nel fumetto Disney

11 SET 2023

Cos’è l’inusuale nel fumetto Disney come lo conosciamo? Per capirlo, dovremmo fissare uno standard entro il quale tutto ciò che vediamo o conosciamo rientra nei nostri normali parametri di percezione. Laddove qualcosa finisse oltre quello standard, verrebbe subito etichettato come “inusuale”, non ordinario, desterebbe scalpore o interesse, a seconda di quella che sarebbe la nostra reazione. Quando leggiamo le storie di Topolino, pensiamo sempre che siano “usuali”: nella trama, nei personaggi, nelle interazioni e nei dialoghi tra gli stessi, nelle ambientazioni. In questo approfondimento cercheremo di capire cosa renda così “poco usuale” una storia come Gli Evaporati e perché ci auguriamo che possa fare da apripista a un nuovo tipo di inusuali storie di Topolino.

Gli Evaporati
La prima tavola della storia

La non usualità dell’ambientazione

La storia comincia in medias res, in una Topolinia vuota e silenziosa. Il mondo dei protagonisti Disney ci appare subito rovesciato rispetto all’ordinario, come se fosse accaduto qualcosa di apocalittico. I nostri personaggi sono arroccati in un fortino, ai margini della città (un po’ come, in analoga situazione di tregenda, i narratori del Decameron di Boccaccio), e cercano di evitare che la nebbia (l’evento apocalittico) li raggiunga. Si notano tanti altri particolari, di questa ambientazione post-apocalittica: i personaggi non sono vestiti usualmente, ma con abiti di fortuna o arrangiati alla bisogna (la mente corre alle varie ambientazioni dieselpunk come Mad Max, Hokuto no Ken, The Walking Dead). Fin da subito si respira qualcosa di profondamente inusuale per una storia di Topolino, ovvero la lotta per la sopravvivenza.

Bruno Enna, qui, ha pescato in un mare di elementi della letteratura, cinematografia e animazione post-apocalittici fondamentali per imbastire il set di questa storia, dove nulla è più come prima, tutto è cambiato, tutto è rivoltato. A dare quest’ulteriore senso di diversità ci sono anche la colorazione di Irene Fornari e i disegni “sporchi” di Davide Cesarello. Un ottimo lavoro di squadra, sapientemente gestito e che conferisce a questa storia il primo, vero elemento di interesse e di curiosità.

L’inusualità della situazione

Flash di realtà

Ma la domanda che viene da porsi è quella che appare nella seconda vignetta della prima tavola della storia: cosa è realmente successo? Qui possiamo dire che l’inusuale della situazione si mischia all’usuale del motivo scatenante. Enna riprende un elemento caro al genere post-apocalittico che normalmente si rifà alla prima opera sul genere, La nube purpurea di Matthew Phipps Shiel, scritto nel 1901 e che propone il medesimo meccanismo di questa storia: la nube viene generata da un dispositivo situato in un punto non meglio precisato della costa meridionale dell’Alaska. Similmente alla nube del romanzo, anche questa sembra dannosa per le persone. Tuttavia, l’espediente narrativo qui esposto semplicemente evita quella fine logica e usuale che tutti potremmo dare, per riprendere quel suo “colpo di genio” già avuto in precedenza, ai tempi di Dracula, e giocare proprio con l’ambientazione disneyana.

L’evento apocalittico, quindi, genera confusione, caos, disordine, ma tutta la vicenda riesce perfettamente a rimanere nei limiti delle storie Disney, con coerenza e senza essere troppo scontata. Di contro, l’usualità torna con il motivo scatenante l’attuale situazione, ovvero un esperimento del Dottor Enigm, una delle due brillanti menti dell’universo disneyano a fumetti. Tutto generato involontariamente, certo, ma si percepisce quasi il godplaying che Enna adatta al suo personaggio (già abilmente visto all’opera in più situazioni, come nella recente Amelia e le 7 streghe vulcaniche). Qui definitivamente l’usualità si mischia all’inusualità: la genialità del personaggio viene sfruttata proprio per sottolineare come il meccanismo narrativo stia evolvendo, si stia rigenerando, ma al contempo non abbandoni mai il sé originale. Un’impennata necessaria anche per dare rinnovamento alla trama, e uscire dal meccanismo approfondito fino a quel momento.

L’inusualità dei personaggi: come il contesto modifica la natura loro propria

Gli Evaporati

Senza riferimenti

I personaggi non solo si distinguono per il proprio, stravagante abbigliamento. Una particolarità di questa storia è che il contesto nel quale questi si ritrovano li muta, li cambia e pone le basi per una riconsiderazione profonda della loro natura. Un esempio su tutti: finora abbiamo conosciuto un Manetta molto pratico, aiutante anche pasticcione del Commissario Basettoni (che in questa storia scompare nella nebbia). Ma qui, Manetta viene sviscerato diversamente: un personaggio tutto sommato goffo, ma timorato, che sembra non essere in grado di affrontare le peripezie solite della sua carriera da poliziotto (emerse nella serie sul Commissariato di Topolinia scritta da Faraci). Vi è un’ulteriore particolarità: Manetta ha avuto sempre il ruolo di spalla nelle storie tradizionali, e proprio il suo “appoggio”, ovvero Basettoni, è sparito. Sparisce anche il suo partner di pattuglia, Rock Sassi, che già si era reso noto per le storie del commissariato scritte da Tito Faraci. Quindi, il lettore si ritrova di fronte una nuova costruzione del personaggio, che evolve da una concezione originaria di side charachter fino a essere messo “a nudo” nei suoi limiti. Si tratta di uno dei momenti più riusciti e audaci della storia, che gioca con un personaggio totalmente canonico rivitalizzandolo e rendendolo cruciale e imprevedibile.

Un’operazione simile si è vista anche con il personaggio di Minni, che solitamente viene identificata come il personaggio femminile classico, magari frivolo, ma che qui perde il suo main character, ovvero Topolino, e si ritrova catapultata in un ruolo che non le è mai stato consono, ma che qui esercita proprio come se fosse un doppio di Topolino, con arguzia, forza di volontà, spirito di iniziativa e speranza. Tutte caratteristiche che solo il contesto inusuale, la sopravvivenza, hanno messo in evidenza.

La fauna topolinese diversa da come la conosciamo

Due ulteriori personaggi sembrano uscire dal loro contesto tradizionale: Macchia Nera e Gambadilegno. Per il primo, abituati come siamo stati al recente personaggio inquietante di Nucci e Casty (visto a partire dalla storia Io sono Macchia Nera), qui sembra ritornare ai livelli precedenti, ma con una particolarità: è un Macchia smemorato, che non ricorda nulla del suo passato, e che si rivela essere un personaggio ordinario quanto gli altri, e che l’ambientazione inusuale caratterizza con senso di stupore, coscienza, paura. Non era facile riuscire a adattare un personaggio così austero a questa ambientazione e conferirgli il ruolo di mediatore verso la causa apocalittica, e ciononostante anche questo pezzo dell’ingranaggio funziona, complice soprattutto una resa grafica che approfondisce vuoto e disperazione. Venendo a Gambadilegno, si nota qui, invece, un ritorno alle origini, ovvero di personaggio che smette di essere “pacioccone” e impacciato, per tornare al ruolo di vecchio antagonista delle storie di Walsh e Gottfredson e che appariva anche nei corti di animazione. Un Gambadilegno approfittatore e un po’ sciacallo, che già in altre storie era emerso, e che questa ambientazione inusuale ha riportato in auge.

E Pippo? Nulla di inusuale da segnalare, se non che è dalla sua lore parentale che si scova il genio. Perché in un contesto inusuale come quello post-apocalittico sono le idee più brillanti, più complesse, che emergono e che rendono l’ambientazione ancora più obliqua. Non a caso, è appunto per Pippo che Enna ritaglia il ruolo di salvatore dalla situazione di tensione che si era provocata attorno.

L’usualità della rivoluzione: Enna turning point del fumetto Disney italiano

La copertina del numero di Topolino contenente la prima puntata di “Dracula di Bram Topker” e quella del volume dedicato a Enna dal Papersera nel 2019

Se è vero che l’usuale in questa storia appare comunque lontano, se non addirittura nascosto tra le pieghe della storia, è pur vero che l’inusuale di Enna ha radici profonde nel fumetto Disney italiano.

Non si può prescindere dal fatto che Enna tragga la sua prima linfa di inusualità da un altro momento “rivoluzionario” del fumetto Disney, quello che si era svolto alla fine degli anni ’90 e che aveva riunito diversi autori (all’epoca) giovani nel cosiddetto PK team. Sebbene la serie all’epoca fosse già considerata come una piccola rivoluzione editoriale, stilistica, narrativa, l’approdo di Enna fu importantissimo. La sua storia d’esordio, Mekkano, risultò essere una delle più apprezzate. Ma fu con la successiva, Frammenti d’Autunno, che si raggiunse la gloria imperitura. Una storia che ha un climax che si riscontra forse solo nei romanzi o nei racconti di tensione, di pathos. Enna qui si ritrova ad essere un vero storymaker, a 360° potremmo dire. Al contempo, in quella serie vennero maturate molte altre caratteristiche dello sceneggiatore sassarese: tra queste, fondamentale fu il muoversi entro i limiti, i “paletti”, che il contesto generale disneyano poneva. I dilemmi etici, i sentimenti e i pensieri oscuri, lo spavento del cuore (come quello che si vede nella grande vignetta di Frammenti d’Autunno, quando il misterioso visitatore mostra a Lyla come avrebbe potuto essere il loro futuro), ma anche il sollievo finale, la ricostruzione di se stessi a pezzi. Caratteristiche che per l’appunto tornano ne Gli Evaporati, con in più la sfida di servirsi di personaggi ultracanonici e farli agire nella loro città d’origine (o dintorni).

Enna sperimentatore dell’inusuale ritorna in un momento successivo. Siamo nel 2012 e il nuovo ciclo di “trasposizione in chiave disneyana” di romanzi e film a fumetti voluta dall’allora direttrice, Valentina De Poli, si trova di fronte al dilemma etico di provare a trasporre qualcosa di veramente inusuale, come un libro horror. Trova così la luce Dracula di Bram Topker, disegnata da Fabio Celoni (con la colorazione di Mirka Andolfo), che riesce a trovare la chiave interpretativa perfetta: non “ripetere” quanto avvenuto nel romanzo in maniera pedissequa, ma “evidenziare da una differente prospettiva” gli avvenimenti della trama. Enna, così, imbastisce qualcosa che (come stato definito anche nel volume a lui dedicato dal Papersera) appare essere un “colpo di genio”, ma che è inevitabilmente frutto di un ragionamento molto accurato, conscio dei limiti del mondo disneyano, ma non per questo da considerarli come una “gabbia asfissiante”, bensì un modo per riflettere i personaggi e “aumentarli” al punto da renderli vivi. La famosa “barbabietola narrativa”, espressione coniata appunto da Enna in un’intervista dell’epoca. Ossia quell’intuizione che permette di filtrare un dato esterno (preso in prestito dalla letteratura, dal cinema, o anche solo dalla vita dell’uomo adulto) e farlo reagire coerentemente e compatibilmente con il contesto disneyano.

Conclusione: l’ormai sostenibile leggerezza dell’inusuale in Enna

Perfezionando la propria poetica nel corso di una lunga carriera, Enna ha sviluppato l’abilità narrativa per creare un vestito di usualità perfetto per tematiche ed estetica da sempre viste come tabù per una rivista family friendly come Topolino. Enna, quindi, ha saputo rivoluzionare lo standard disneyano lavorando proprio con gli elementi che aveva a disposizione, cercando sempre di comprendere il personaggio e trasporlo in un contesto diverso dal suo usuale, sviscerandolo. 

E se, quindi, una serie inusuale come Gli Evaporati è approdata su Topolino, è certo che le precedenti esperienze hanno dato vita ad un momento magico che ha saputo qui ripetersi e acquisire ulteriore perfezionamento. In definitiva, è grazie anche a questa sapiente abilità che possiamo trovare oggi storie che gettano un ponte tra l’usualità delle storie Disney e l’inusualità dei temi trattati.

Gli Evaporati
L’inusuale si addensa nell’usuale e multiforme eroe: Topolino

Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.