Paperinik Appgrade 21
Introdotta da una bellissima copertina di Freccero, con un Monteduro all’ennesima potenza per quel che riguarda gli effetti speciali, la storia inedita firmata Sisti e Dippo sbaraglia la concorrenza e soprattutto il confronto con Universo PK. Spiace dirlo nei confronti della saga faraciana ma queste venti tavole, ricche di azione, battute fulminanti, ironie, riferimenti, citazioni e interrogativi fanno tenere il fiato sospeso per tutta la durata, senza dover utilizzare battutine forzate o altro. Sisti compie un egregio lavoro, mentre Francesco D’Ippolito è gigantesco, non solo nella composizione della tavola, ma nell’espressione dei personaggi, nelle movenze e nei piccoli dettagli, con un occhio particolare al dinamismo delle espressioni facciali. Notevole, e molto gustosi il riferimento al Giorno del Sole Freddo, così come a certi corto-circuiti con le altre realtà alternative, con Paperinik che sembra sapere ben di più di quel che sembra. La pagina finale, infine, apre domande inquietanti, specie pensando come la realtà di Pkna sia quella vera, mentre questo è tutto un “what if”.
In ogni caso, Sisti promosso a pieni voti, riuscendo a realizzare davvero una buona storia, con tutti gli elementi possibili, in sole venti pagine. E ora c’è curiosità per il ciclo della “Macchina del Fangus”, su che pieghe prenderà, se continueranno i riferimenti a Pkna e se ci saranno altre sorprese.
Il resto del numero viaggia invece su livelli bassissimi, nella melassa della banalità. Oltre alla presa in giro di ripubblicare la stessa e modesta storia dopo essere già stata stampata nel numero 10 di questa testata, inserisce a caso senza introdurla l’ultima apparizione di un personaggio, abbastanza interessante, come Lola Duck. Un’occasione sprecata, come al solito.
Le altre storie sono insignificanti, anche se la figura dello iettatore strappa qualche risata.
Chiaramente l’unica ancora di salvezza resta l’inossidabile Guido Martina, capace con la LUPARA di mostrare una storia intelligente, che funziona e mette quella dovuta dose di coinvolgimento che il lettore dovrebbe pretendere. Cattiverie verbali, botte, rapimenti, mitra che sparano, bottiglie alcoliche analcoliche, sedie elettriche e quant’altro impazzano per le 62 tavole della storia. De Vita ha ingranato sempre più, e qua riesce a rendere tutti i sentimenti del caso. Peccato per le censure sparse sull’aranciata, anche se compare la prima tavola della seconda puntata, per fortuna.
Buona l’intervista a D’Ippolito, mentre il resto è nella media. Una testata che continua a dipendere da una sola storia, la Cult, e quando va bene sull’inedita, come in questo numero, ha però dei seri rischi di disaffezione e delusione. Vedremo dove porteranno: resta comunque vero che, come detto nelle scorse recensioni, “fintanto che non sdoganeranno almeno il Paperinik degli anni ’90 (e ’80) su Topolino, e non pubblicheranno, almeno una per numero, le produzioni Leoni-Negrin, oppure qualcosa di Faraci e Artibani, non si verrà a capo di nulla, e avremo sempre storie illeggibili, a fronte di non sempre buone cult e inedite”.