Topolino 3475

09 LUG 2022
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Topolino 3475

I personaggi Disney sono un patrimonio lasciatoci in eredità da autentici giganti del fumetto e dell’animazione. La discussione sulla loro natura potrebbe andare avanti per giorni: taluni sostengono che si tratti di umani con fattezze animali; per altri sono piuttosto “funny animals” le cui caratteristiche di bestie, seppur antropomorfe, non possono essere trascurate. Altri lettori li vedono come delle “maschere”, personificazioni di difetti e virtù alla stregua degli stereotipi della Commedia dell’Arte, inamovibili e granitiche nel definire categorie umane senza che sia possibile alcuno sviluppo.

Quest’ultimo approccio, che ritroviamo in autori come Guido Martina, sembra non trovare più spazio nel Topolino odierno: tutti i personaggi, comprimari compresi, sono costantemente soggetti a recuperi, approfondimenti, evoluzioni e modifiche nel tentativo di donar loro la maggiore tridimensionalità possibile.

Gastone, da sempre bersaglio dell’invidia che l’uomo comune prova nei confronti di chi gli appare più fortunato, oggi è personaggio più complesso e meno sicuro di sé. Sempre più spesso Paperon de’ Paperoni sveste i panni del rude e tirchio affarista per dare spazio al suo lato prodigo e nostalgico. Allo stesso percorso appartiene il tentativo di differenziare Qui, Quo e Qua, protagonisti assieme alle Giovani Marmotte della prima storia di questo numero, e i due nipoti di Topolino che invece assumono il ruolo di protagonisti in Foglie rosse: Un lungo inverno.

Fra i comprimari che sono riusciti a ottenere una caratterizzazione tale da poter essere (in qualche modo) “promossi” citiamo almeno Newton Pitagorico, che grazie al lavoro di Marco Nucci nel corso di questi ultimi anni è passato da essere un perfetto sconosciuto a uno dei personaggi più presenti sul settimanale, e nella storia realizzata da Francesco Vacca e Mario Ferracina ricopre un ruolo di caratura superiore anche a quello dei tre protagonisti.

Le Giovani Marmotte in Occhio al manuale, dei già citati Vacca e Ferracina, rappresenta la conclusione di una macro-trama che, tra alti e bassi, ci accompagna dal luglio 2021. In generale questa serie non ha saputo scatenare l’entusiasmo dei lettori, e questo finale ci riporta a una situazione di “vorrei ma non posso”, se non a un “vorrei ma non riesco”. L’identità dell’avversario finale, per quanto forse ovvia, lascia un po’ di amaro in bocca per il modo frettoloso in cui è sopraggiunta la sua rivelazione.

Carramba, che sorpresa!

Parliamoci chiaro, Cuordipietra Famedoro rappresentava la scelta perfetta per il ruolo che Francesco Vacca gli ha assegnato, ma ciò viene in parte rovinato dall’eccessiva esposizione del personaggio negli ultimi mesi: così il miliardario boero risulta essere l’inevitabile nemesi di tutto il cast, da Fantomius a Paperinik passando, appunto, per le GM. Di chi altro? L’eccessivo utilizzo, specie in tempi relativamente brevi, rischia di rendere alcuni personaggi semplici macchiette o poco più, e il citazionismo non dovrebbe prevalere sulla necessità di centellinare l’uso di alcune figure, condannate altrimenti a perdere di fascino.

Per quanto riguarda Foglie rosse: Un lungo inverno, nuova prova di Claudio Sciarrone come autore unico, va dato atto al disegnatore milanese di sapersi muovere tanto nel vintage quanto nella contemporaneità: in questa saga, che viaggia sui binari della serie TV Stranger Things, è riuscito a trovare un equilibrio tra tradizione e novità.

Particolarmente interessante è il lavoro svolto nella parte grafica, con soluzione ardite e sempre più sperimentali. Rarissimo ormai ritrovare la classica gabbia a sei vignette; le frequenti splash page, e anche i colori supervisionati dallo stesso Sciarrone, contribuiscono alla efficace resa finale; interessante è anche l’utilizzo sempre maggiore di tavole ispirate a schermate di videogiochi: protagonista stavolta una palese citazione a Pac-Man, inserita allo scopo di sintetizzare in maniera divertente la fuga di Tip e Tap.

Pacman

Perfetta come sfondo per lo smartphone

Tornando per un attimo sui binari della classicità, la successiva Pippo e l’agognata roulotte è invece una classica storia di Rudy Salvagnini, in cui l’autore veneto recupera efficacemente l’atmosfera dei Mercoledì di Pippo. Le stramberie del dinoccolato amico di Topolino e il suo pensiero laterale lo portano a prendere decisioni sempre più assurde, nella (apparente semplice) necessità di scegliere una roulotte.

La storia si fa ricordare tanto nelle trovate comiche, sempre spiazzanti, quanto nel ruolo ricoperto da Topolino, che commenta, incoraggia e asseconda l’amico nel vortice crescente delle sue assurdità. Un racconto piacevole da leggere, l’unico dell’albo fruibile a sé. La parte grafica, curata da un sempre solido Lucio Leoni, ci restituisce un Topolino e un Pippo molto espressivi, che ben si sposano con la sceneggiatura frizzante di Salvagnini.

L’albo si conclude con l’interessante introduzione a Megaricchi, nuova storia a puntate di Bruno Enna e Alessandro Perina. I due autori danno il la a una saga che, dalla premesse, sembrava semplicemente la solita storia con Paperone e Rockerduck che lottano e si sabotano a vicenda. Come atteso i due magnati tengono certamente banco in queste poche, frizzanti pagine, ma l’inserimento della variabile “Red Duckan” aggiunge molto pepe alla vicenda.

Il finanziere creato da Marco Gervasio, infatti, risulta essere una delle più interessanti new entry recenti del mondo dei Paperi: di miliardari disposti a infrangere la legge per sconfiggere Paperone ce ne sono a iosa, ma un avversario antipatico e allo stesso tempo tanto rigoroso è una novità rilevante.

Enna si dimostra in stato di forma eccezionale, confezionando un prologo intrigante che lascia ben sperare per il prosieguo. Il suo Paperone è vivo, volitivo, con carattere, e davvero memorabile è la battuta finale, tra le migliori degli ultimi anni.

Adeguati alla vicenda risultano essere i disegni morbidi e incoraggianti di Perina, che hanno l’indubbio vantaggio di rendere confortevole la lettura, con personaggi vivi ed espressivi, pur in assenza di tavole barocche o grandi splash page (l’unica quadrupla è infatti quella del titolo). Solo una introduzione, certo: ma questo “triello” fra Paperone, Rockerduck e Duckan promette già scintille.

Mai provocare Paperon de’ Paperoni


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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.