Topolino 3077 – I sette Boglins

13 MAR 2020
Topolino 3077

Il Topolino dove nel novembre 2014 venne pubblicata la storia.

Visto che non posso propinarvi solamente articoli di pubblicazioni anni Settanta, oggi – complice l’uscita del Cofanetto Disney d’Autore dedicato a Casty (con il primo dei due volumi) e la mancanza di tempo – vi invito alla rilettura di Topolino 3077, contenente la superba storia “Topolino e i 7 Boglins” utilizzando per questo articolo quanto scrissi sul forum al momento dell’uscita delle storia.

La storia in questione è stata sceneggiata dal duo CastyFaccini, che hanno anche provveduto a disegnarla, in ragione di una parte ciascuno. Una scelta inedita per le pagine di Topolino, dove mai si era vista una storia unica (quindi al netto delle “saghe”) divisa in questo modo tra sceneggiatori e disegnatori, nello stesso albo per di più. Sbilanciata nel numero di pagine: 23 la prima parte e ben 45 la seconda, ricca di citazioni, di ammiccamenti al lettore “esperto”, di ripescaggi eccellenti (anche se “in incognito” come il professor Heeza Dilly!), di ritmi simili a quelli delle storie a strisce quotidiane.

La storia introduce il lettore alle vicende narrate prima tramite i registri del comico, direi quasi dello slapstick (del resto i Boglins sono attori di teatro), con la prima esilarante parte di Faccini: basti pensare alla vignetta dove Topolino è seguito dai suoi “cloni” tutti allineati e con la stessa espressione.

La sfilata dei Boglins

La sfilata dei Boglins

Gran merito di questa prima parte è di non far capire dove si vuole andare a parare, di raccontare quello che succede (fondamentale per la seconda parte, ovviamente) in maniera indipendente da questa. Per assurdo si potrebbe anche ipotizzare che Faccini non fosse a conoscenza della parte realizzata da Casty.
È in pratica una storia indipendente, che come ha già detto qualcuno, sarebbe potuta finire lì, senza la seconda parte, con una battuta finale che lasciava la situazione nell’ambito del comico-assurdo, non così inusuale nella produzione facciniana.

Il passaggio

La scena del passaggio dell’asciugamano.

Il Topolino che all’inizio della storia gira per casa ricorda molto quello delle prime vignette di “Topolino contro Topolino“, sebbene lo stile di Faccini sia molto distante da quello di Gottfredson: in quest’ultimo temevamo realmente per la sorte di Mickey, mentre con Faccini ci si aspetta un colpo di scena surreale in qualunque momento, ma nulla di veramente “pericoloso” per il protagonista. Paragonate la scena in cui Topolino rimane chiuso nella doccia in “Topolino contro Topolino” e quella ambientata in bagno in “Topolino e i 7 Boglins”, dove la “presenza” nella sua casa si limita a… passargli l’asciugamano: c’è qualcuno di sconosciuto in casa, ma mentre in Gottfredson è un pericolo, qui è “solo” un mistero.

Ci sono poi altri echi “walshiani” come nelle fasi dell’inseguimento dei sosia da parte di Topolino: sembra essere nella Parigi del Tesoro di Moook!

Il registro folle-straniante comunque lascia presto il passo a quello destabilizzante della perdita dell’identità: trovatosi fronte a fronte con i suoi sosia, tangibili e reali, Mickey esclama “io… sono Topolino“, con tre puntini di sospensione ad indicare una fase di esitazione, un dubbio che razionalmente nessuno dovrebbe avere: la certezza di sé, di chi si è realmente non è qualcosa che può vacillare facilmente.


Cerchiamo di razionalizzare

Cerchiamo di razionalizzare…

Tale dubbio diventa più serio quando Topolino crede che il tutto sia dovuto ad un’invasione aliena, che gli permette di riconoscere l’esistenza degli altri “Topolino”, attribuendo loro una spiegazione razionale: da allucinazioni ad alieni, possono essere accettati come reali.
È solo dopo, quando il loro comportamento sfocia nell’onirico, che Topolino ipotizza che siano solo sogni.

Tutte ipotesi che Topolino è costretto a scartare verso il finale della prima parte quando il mistero si svela in una scena che ha dei risvolti inquietanti: il protagonista (che ancora non ha capito bene cosa sta succedendo) si trova in piedi su una pedana ed attorno a lui avviene un allucinato girotondo dei sosia, i quali man mano svelano il loro inganno… fino al momento dell’Evento, la svolta verso il mystery, con lo spegnimento delle luci e l’incidente: il lettore rimane col fiato sospeso: cos’è successo? Chi è stato oggetto dell’incidente?
Al ritorno della luce solo i personaggi (e non il lettore) vedono cos’è realmente successo, quando Clarabella chiama un dottore non sappiamo ancora nulla, dobbiamo girare pagina sia realmente sia metaforicamente per fare il nostro ingresso nella parte noir del racconto, dove avviene subito uno scambio di ruoli: ora è Topolino (o chi per lui…) a non sapere cosa sia successo, mentre noi lettori, che abbiamo “seguito” Minni nell’altra stanza sappiamo che la persona sul letto non è (non dovrebbe essere) Mickey! Questo veloce rimescolamento di carte contribuisce a far sì che anche il lettore perda di vista la linearità della vicenda, chi è Topolino e chi è il sosia. Eccellente!

Chi è chi?

La confusione di ruoli inizia ad essere invasiva.

La seconda parte, insomma, inizia già con un colpo di scena, che viene spiegato, o comunque portato avanti, con sapienza: le avventure di Mickey/Zickey a Topolinia continuano ad essere piene di echi gottfredsoniani. Come nell’avventura del 1953, anche stavolta il giro di Topolinia prende la mosse da Orazio, sebbene con comportamenti molto diversi: invece della diffidenza e del rancore c’è la solidarietà espressa verso il “povero ragazzo” che si crede Topolino.

Infine, quando anche Pippo, il più fedele degli amici e il più scevro da pregiudizi, emette il suo verdetto su chi sia il reale Topolino, e quando poi anche la scienza (tramite il dentista) conferma questa ipotesi, il lettore è davvero spiazzato, non sa più chi sia Topolino tra i due personaggi! Incredibile. Questo non avveniva nemmeno in Gottfredson!

Qualcosa sul finale reale della storia, però, mi era venuto in mente a pagina 52, nella doppia vignetta che richiama molto il camerino di Miklos nella già citata “Topolino contro Topolino”, ma i capelli rossi, sommati alla serietà filologica di Casty mi hanno fregato, mi sono detto che mai l’autore avrebbe commesso una svista del genere: Topo Grigio è appunto, grigio, non rosso!

Destabilizzato anche il sottoscritto, Casty tira fuori dal cilindro un altro colpo di scena: il circo con l’ennesimo bel personaggio femminile della sua carriera: Ombreline… sono tuttora curioso di sapere se il nome scelto derivi dal libro di Neil Gaiman Coraline.

Un lavoro pericoloso...

Un lavoro pericoloso quello di Zickey al circo…

Zickey comunque ha una ragazza, con la quale viveva, sinché non l’ha lasciata per unirsi ai Boglins; il suo ritorno al circo è subito accettato da tutti, che lo riconoscono come Zickey, senza esitazioni o dubbi, e questo “capitolo” si chiude in maniera serena con tanto di battuta sdrammatizzante.

Equilibrio ristabilito? Bene, è ora di un’altra spallata!

Già dalla pagina successiva tutte le pseudo certezze nelle quali iniziavamo a credere anche noi lettori crollano di nuovo, con un comportamento palesemente sospetto da parte di Topolino: attaccare bottone con “la donna più ricca di Topolinia“… talmente strano da insospettire anche Minni!
Anche Zickey al circo inizia a far sorgere dubbi con gli episodi dell’orsa Rosetta e della reazione di Ombreline ai fiori… qualcosa non va!
Si scopre addirittura che le “vitamine” sono in realtà una droga(!!!) per inibire le facoltà intellettuali di Topolino.
Con l’episodio del tatuaggio poi le carte sono scoperte: mistero svelato?
No, ovviamente: Topolino deve capire chi e perché ha ordito questa macchinazione.

Un po' di indecisione

Un po’ di indecisione al momento decisivo…

E come lo scopre? Tempo fa sul forum si discusse sull’opportunità, o meglio sui modi di introdurre oggetti tecnologici “dei giorni nostri” nelle storie Disney, spesso c’erano delle forzature che stonavano, altre volte erano usati con maestria. Stavolta è un cellulare con il viva voce ad essere utilizzato per evitare il consueto “spiegone a voce alta” da parte del villain, e narrativamente tutto scorre liscio come l’olio, nessuna forzatura: nessuno spiegone, ottimi disegni con il vaso di fiori in primo piano mentre Ombreline lo guarda commossa e in cuor suo ha già deciso – probabilmente – di non uccidere Topolino.
E poi il “botto“: il sosia è davvero Miklos! Diavolo di un Casty!

E dove si svolge lo scontro finale tra i due? Al circo, luogo che sembra richiamare un “paese dei balocchi” ma che, con la presenza dei criminali, si trasforma in un luogo mostruoso, e addirittura si arriva all’interno del labirinto di specchi, luogo per eccellenza della perdita/moltiplicazione del “sé”, colpo di classe!

Vabbè, spero di aver trasmesso anche a voi l’entusiasmo, il divertimento e il piacere che mi ha prodotto la lettura di questa storia, e che mi perdonerete la prolissità.

Autore dell'articolo: Paolo Castagno

Sono appassionato lettore e collezionista di fumetti Disney sin da quando ho imparato a... guardare le figure. Il Papersera - sia il sito sia l'associazione - sono per me motivo d'orgoglio!