Topolino 3527

03 LUG 2023
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Topolino 3527

Numero, quello di questa settimana, forse sintomatico di una certa rotazione dei rapporti di forza interni ai personaggi Disney: le due storie a puntate riguardano (quasi totalmente) l’universo topolinesco, mentre quelle autoconclusive di media lunghezza sono ambientate in quello dei Paperi. A mo’ di perno di queste due sezioni troviamo una storia di Malachia e del suo microcosmo prodomestico.

Una maggiore centralità dei Topi rispetto ai Paperi? Probabilmente no, ma cinque o dieci anni fa lo sbilanciamento in termini di importanza percepita era innegabilmente dalla parte opposta.

È però questa l’unica sostanziale differenza palpabile con un indice di, appunto, cinque o dieci anni fa. Un numero del genere sarebbe potuto uscire tranquillamente durante la seconda parte della gestione di Valentina De Poli… e in parte – come vedremo – così è. Ma andiamo con ordine.

Oggi come allora, tira la baracca Francesco Artibani (con pochi dubbi lo sceneggiatore più strutturale al settimanale degli ultimi venticinque anni, fatto il bilancio tra qualità, duttilità e presenza), con la terza puntata di Topolino e la via della Storia (con i disegni di Alessandro Perina). Il disegnatore è in gran forma, pienamente a suo agio con le atmosfere dell’antica Roma.

E anche la storia ne risente positivamente, pur non essendo trascinata da un’ispirazione particolarmente incalzante. Il quartetto dei viaggi nel tempo al completo (Topolino, Pippo, Zapotec e Marlin) si complica la vita invischiandosi in pericolosi problemi “di ordine pubblico”, sempre orbitando intorno alla benemerita Via Appia.

Tipico di Artibani, del resto, infilarsi nelle pieghe della Storia e trarne linfa per intrecci comunque sempre accorti e lucidi, con economico uso di umorismo, cifre distintive dei personaggi e fascino delle vicende storiche stesse.

Topolino 3527 - Barbabianca

Buffe e litigiose creature nell’Italia romana

Segue Fast Track Mickey: Full Circle, un vero e proprio monumento di Claudio Sciarrone al culto del bolide, in cui i personaggi classici del cast si incastrano fluidamente instaurando rivalità e alleanze con quelli nuovi. La storia, però, a parere di chi scrive fatica (appunto) a ingranare, tanto che i momenti che risvegliano un poco più di attenzione di più sono quelli del tentativo di evasione il quale, però, è proprio l’unica boccata d’aria fuori dallo smog del circuito.

Come sempre in questi casi, il verdetto starà alle puntate finali; per intanto, l’autore si sbizzarrisce felicemente con la rappresentazione grafica di un circuito sterminato e folle, capace senz’altro di incuriosire moltissimo gli appassionati di gare automobilistiche.

Il perno di cui si diceva, la storia di Malachia, si intitola Miao: Croak! (testi e disegni di Enrico Faccini). Titolo che riassume ed esaurisce il significato della nuova fatica di un Faccini sempre più addentro nei sentimenti del piccolo zoo involontario del giardino di casa Paperino.

Chi cerca in una storia del genere quell’umorismo del paradossale tipico dell’autore genovese non lo troverà: scelta precisa, da qualche anno a questa parte? Imposizione? Spirito dei tempi? In ogni caso, sarebbe ingiusto inchiodare un autore a una cifra così vincolante, per cui ben venga sperimentare, nella speranza che conduca a qualcosa di più incisivo.

Il dittico di chiusura fa pensare a un déjà-vu per ben due motivi: il primo, il fatto che la seconda storia, Paperoga e il bosino di X, di Francesco Monteforte Bianchi e Andrea Lucci, è effettivamente una ristampa di una storia del 2013 (dieci anni fa… all’alba di quel formidabile concentrato di arte e passione che sarebbe stato il numero 3000), qui riproposta per rilevanza tematica rispetto all’approfondimento scientifico dedicato alla fisica delle particelle.

Topolino 3527 Dialoghi

Dialoghi un po’ da PapGPT

Il secondo, per il fatto che le due storie hanno un sistema dei personaggi quasi identico: Archimede (nella seconda storia con lo zampino di Paperoga) fa una scoperta scientifica collegata a una speciale particella, Paperone conta di usarla per scopi lucrativi, i Bassotti si mettono di mezzo.

Più nel dettaglio, in Zio Paperone e l’inghippo del muone, opera di un instancabile Marco Bosco e di un ispirato Giampaolo Soldati, Paperone e Archimede orchestrano un complicato giro del mondo per distogliere i Bassotti da un pericolante Deposito; la storia in realtà funziona proprio grazie a questa trovata, ma la realizzazione pare portata avanti con il pilota automatico, un’impressione che nemmeno i bei disegni riescono a diradare nonostante l’efficacia delle varie rappresentazioni naturalistiche.

La storia di Bianchi e Lucci ha uno spunto meno elementare, e perciò si perde in un andirivieni di personaggi e moventi. Al contrario che nella storia precedente, i disegni acuiscono il problema in maniera semplicemente memorabile: a una espressività stanca e ripetitiva si aggiungono una costante rigidità posturale e balzi prospettici involontari; per non parlare delle censure pagliaccesche, tanto più disarmanti (letteralmente) se si pensa che sono imposte a una ristampa che si poteva ben decidere di lasciare nel cassetto, se reputata “indesiderata”.

Stiamo appunto parlando di un lavoro vecchio di dieci anni, lo ripetiamo, e proprio per questo ci chiediamo: era il caso di riproporlo?



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Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.