Definitive Collection Extra 33 – Le Storie della Baia 4

06 APR 2020
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Definitive Collection 33

Per la prima volta dal suo esordio nelle edicole, la Definitive Collection Extra abdica dalla consueta rotazione, proponendo due numeri consecutivi dedicati alla medesima saga. Una scelta che però non può che apparire corretta, poiché consente all’editore di portare a termine la ristampa di un ulteriore ciclo fra quelli apparsi sulla testata. Restano ora pertanto aperti solamente i fronti di Fantômius e DoubleDuck, due serie tuttora in corso, nonché le più lunghe e articolate: staremo a vedere se e come verrà proseguita la loro riproposizione.

Nel frattempo, possiamo però concentrare le nostre attenzioni sul quarto volume de Le Storie della Baia. Assistiamo dunque alle ultime avventure di Moby Duck e Paper Hoog, che si concludono purtroppo senza avere la fortuna di un vero e proprio finale che celebri la loro breve ma felice stagione all’interno del libretto. Le storie qui ristampate si presentano dunque come semplici episodi a sé stanti, ma ci regalano ancora sceneggiature estremamente brillanti, che riescono a sfruttare ogni volta al meglio gli spunti offerti dalla suggestiva ambientazione marinaresca.

Si va così dalla regata antenata della Coppa America in Una questione di orgoglio, allo svelamento del mistero che si cela dietro La locanda delle sette conchiglie. Poi, come era accaduto già per il 2002, anche i festeggiamenti per l’arrivo del 2005 vengono affidati ai nostri eroi, alle prese con un Capodanno con inganno. Un tema classico come la superstizione dei marinai viene invece affrontato ne Il Lindorn, mitico e minaccioso serpente di mare.

Ritrovarsi nelle strade deserte di Duckport non può che ricordarci il periodo che stiamo vivendo…

L’avventura più particolare dell’albo è però Dov’è Trippa?, raro esemplare di storia a livelli, una variante della ben più famosa e diffusa storia a bivi. Ispirata al meccanismo dei videogiochi, la storia a livelli si proponeva di coinvolgere il lettore chiamandolo a scegliere come proseguire l’avventura al termine di ogni singola tavola; laddove però la storia a bivi dava origine a diversi finali, indipendenti fra loro, in questo caso il lettore doveva individuare la giusta sequenza per arrivare all’unica parola “Fine”, cercando quindi di evitare le false piste. Un espediente interessante – ideato peraltro proprio dallo stesso creatore di questa saga, ovvero Alberto Savini – che però incontrò evidentemente poca fortuna nel gradimento dei lettori, dato che venne impiegato solamente tre volte.

Una versione cartacea del “Game Over”

La serie si congeda infine dagli appassionati con Il tesoro dell’Oceano, un’avventura leggera ma d’altra parte molto rappresentativa: una caccia al tesoro che vede l’ennesimo duello fra la pacifica ma battagliera comunità di Duckport e il villain Azimuth Van Quack.

Il quale cede curiosamente il posto agli altri cattivi incontrati nelle storie, come Wang, il capitano Brake e la versione pirata di nonno Bassotto, nella colorata copertina inedita, realizzata da Stefano Intini. In assenza di altri contenuti speciali, spicca una sua cover alternativa, un’illustrazione corale che forse avrebbe meritato anche la scelta in fase di edizione.

Ciò che rimane al termine della lettura, comunque, è la soddisfazione di avere raccolta in quattro volumi una delle più belle serie apparse su Topolino nella metà degli anni Duemila; una traguardo atteso da ben quindici anni, tagliato finalmente grazie al contenitore Definitive Collection.

Autore dell'articolo: Federico Pavan

Sabaudo di nascita, romano d'adozione e veneto per amore, leggo fumetti da quando ero bambino e non ho ancora smesso! I miei preferiti: Tex, Asterix, Lucky Luke, Corto Maltese, Mafalda… ma Topolino resta il compagno di viaggio più fedele, una passione che mi ha portato a conoscere il Papersera (e a incontrare tanti amici e una splendida sposa) lungo tutto lo stivale italiano. Il mio idolo disneyano di sempre è Romano Scarpa, ma non posso dimenticare l'emozione del mio primo raduno, nel quale ho avuto la fortuna di incontrare due miti come Don Rosa e Carlo Chendi.