Topolino 3394

12 DIC 2020
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L’astrologia è una disciplina che ha tradizioni millenarie e il cui fascino ammaliatore non sembra venire scalfito dai continui progressi della scienza. Forse una atavica curiosità su cosa ci riserva il futuro o il semplice bisogno di avere una qualche forma di guida, per quanto fallace o incerta, rendono inossidabile questa attività divinatoria e non le impediscono di continuare ad essere popolarissima a tutti i livelli (anche i più insospettabili) nonostante l’assenza di qualsiasi riscontro scientifico.

Il periodo di fine anno è quindi tradizionalmente quello in cui astrologi e veggenti imperversano un po’ ovunque “regalando” previsioni per l’anno nuovo e non sorprende quindi che anche sul Topolino di questa settimana ci sia una storia che parla proprio di questo argomento.

Siamo abituati a vedere Casty prendere in giro, e fustigare anche, i comportamenti sciocchi e irrazionali delle persone, le loro manie (a volte innocenti, a volte dannose): l’ingenua ottusità della folla, insomma, per dirla con qualcuno che questi fenomeni li ha studiati.

Per questo motivo ci si aspettava che Topolino e la logica astrologica fosse una storia diversa, più cattiva, più dissacrante o quantomeno che inquadrasse il fenomeno astrologico in un contesto più demitizzante, mentre invece solo nella manciata di vignette finali – e in maniera anche un po’ sbrigativa – si prova a dare una lettura diversa e più realistica di quanto avvenuto, cercando di relegare le fantasie astrologiche a quello che sono. Fantasie appunto.

Ma sarebbe disonesto giudicare una storia in base a quelle che sono le proprie aspettative su di essa; va valutata solo per quello che dice e come lo dice. Se ci atteniamo a questo abbiamo una storia simpatica: non è un giallo, non è un’avventura, è piuttosto una rincorsa frenetica, un susseguirsi di accadimenti dove il ritmo della vicenda ha più importanza dei dettagli che la contornano. Inutile soffermarsi troppo, va letta tutta d’un fiato, riflettendo semmai un pochettino sulle battute conclusive dei due protagonisti.

Giorgio Fontana e Donald Soffritti regalano invece un nuovo, riuscito episodio di Newton e Pico in viaggio nel sapere che si può considerare la storia migliore dell’albo.

Potevo farlo anch’io! si segnala per essere una delle poche storie Disney in cui l’arte contemporanea non è presa in giro, ma viene spiegata: concetti semplici e basilari, che saranno utili ai bambini (ma anche a diversi adulti) certo non a capire un’opera d’arte ma almeno parte del percorso che porta alla sua creazione. E tutto in maniera fresca e agile in una storia che, nella sua brevità, utilizza benissimo i due protagonisti e il comprimario, Archimede.

Paperino e l’artista della neve è una classica storia di Panaro con Paperino alle prese con una delle sue tante passioni, nella media della produzione dell’autore.

Il resto del numero non contiene altre storie rilevanti da segnalare, nemmeno quella di chiusura, Paperino in chi fa da sé fa per lo Zione, che brucia in maniera piuttosto insipida un’idea che, pur non originale (Paperino parte da solo alla caccia dell’ennesimo tesoro), poteva dar luogo a un risultato decisamente migliore.

I redazionali faranno felici gli appassionati di basket, con la caccia ad un “record” che in Italia manca da circa trent’anni, e quelli di disegno con l’intervista a un peculiare artista che realizza le sue opere sulle distese di neve

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"