Almanacco Topolino

27 APR 2021

Introduzione

L’Almanacco Topolino è una pubblicazione nata nel 1957 con un passato di grande successo, parallelo e analogo a quello di Topolino negli anni Sessanta e Settanta. Inoltre vanta radici lontanissime e una folta progenie, tanto da portare, il 28 aprile 2021, ad una nuova ripartenza, sotto l’egida del direttore di Topolino Alex Bertani, con un nuovo numero 1 che riprende la testata.

La rivista, di grande formato, ha ospitato eccezionali storie italiane e una lunga serie di storie straniere completamente inedite in Italia. La sua complementarità con Topolino libretto ha permesso una lunga vita e ha suscitato una certa nostalgia in chi la comprava in edicola. Ma la vicenda dell’Almanacco parte da molto prima del 1957, con una serie di numeri di prova e di sperimentazioni.

Storia

Il proto-Almanacco del 1936: ovviamente, in comune, appare solo il titolo

Il 25 dicembre 1936 esce l’Albo – Almanacco Topolino 1937, come supplemento agli Albi dei Tre porcellini 14. Si tratta di un’edizione natalizia speciale di una sorta di almanacco, cioè un annuario per l’anno nuovo. L’idea era quella di una strenna legata alle festività, un volume speciale da regalare e da regalarsi. Ne usciranno ben cinque in totale, nel periodo anteguerra. Ma il concetto ben presto si evolve, diventando una rivista in cui pubblicare una singola storia, da celebrare con titolo in copertina, in una collana con cui l’Almanacco Topolino ha da condividere la vita editoriale: gli Albi d’Oro Mondadori, la cui prima edizione risale al gennaio 1937.

Dopo la pausa bellica esce nel maggio 1946 una seconda serie settimanale con una nuova numerazione che riparte da 1. Pubblica materiale Disney e non Disney, una storia ad albo, e sul numero 84 del dicembre 1947 ecco una copertina intitolata Almanacco Topolino 1948, con foliazione più che doppia rispetto al solito (68 pagine contro 32). Ad ogni fine dicembre troveremo questo nome anche per tutte le successive annate degli Albi d’Oro, accompagnato da un Almanacco Estivo in corso d’anno. L’idea è proprio quella di celebrare le vacanze con un volume più ricco, da godersi in pace.

L’ultimo Albo d’Oro esce nel dicembre 1956: la testata dell’Almanacco ha preso spazio, lasciando solo il logo quadrato dello storico albo

Sul numero 325 del 25 luglio 1952, dedicato al personaggio non Disney Osvaldo Leprotto, cominciamo inoltre a vedere in copertina il piccolo logo quadrato degli Albi d’Oro nel tipico carattere che continuerà a comparire anche sulla testata successiva, Almanacco Topolino, fino a dicembre 1978. Da gennaio 1953 il periodico diventa mensile con una numerazione da 1 a 12 per ogni nuova annualità e pubblica fumetti definiti “comici” Disney e non, avendo portato in un’altra serie il genere western (qui un’immagine promozionale del 1954). In particolare, per quanto riguarda Disney, sono le storie di Carl Barks e di Floyd Gottfredson a dominare la scena.

Gli ultimi tre numeri del 1956 si intitolano Almanacco Topolino, senza più menzione temporale alla successiva annata, e manterranno in seguito il titolo della testata con la stessa scritta in carattere e impostazione fino a dicembre 1978. La numerazione annuale da 1 a 12 per le mensilità non varia fino al numero di gennaio 1970, il quale riporta il numero 157. Da ciò si capisce che la testata Albi d’Oro è cessata col numero di dicembre 1956 e la testata Almanacco Topolino è iniziata nel gennaio 1957. Questo passaggio editoriale era avvenuto del tutto in sordina in quanto le ultime tre copertine di Albi d’Oro avevano l’identico titolo dei successivi Almanacchi, e la medesima numerazione 1-12 basata esclusivamente sul mese di uscita.

Rimane anche in copertina il piccolo logo Albi d’Oro fino a dicembre 1978. Il numero progressivo mostrato a partire dal 157 appare anche sulla costina, che sarà in tinta unita azzurro avio dal 163 al 216, poi gialla con riquadrature, tipo quella di Topolino dal numero 217 al 264. A partire dal 265 il colore della costa diventa dello stesso colore del fondo copertina e le riquadrature scompaiono; al contempo cambia anche il carattere del titolo della testata.

Immagine promozionale che promuoveva AT insieme agli Albi di Topolino, le uniche testate regolari oltre al settimanale.

Questo cambiamento, che per la prima volta muta il look di copertina, è vistoso ma con continuità e senza stravolgimenti, in quanto il carattere grafico del titolo è una simpatica variante simile al precedente e la disposizione dello spazio è identica tra il titolo e una sola grande immagine illustrata. Il numero di pagine era stato incrementato da 72 ad oltre 136 dal numero 66, ma col 301 diminuisce a 100.

Cambia ancora con il 301 la grafica di copertina, stavolta di cartoncino lucido, con un carattere squadrato di netto stacco col passato e più sezioni illustrate con chiaro intento promozionale. Addirittura, le copertine vedono dei disegni di Rota interagire con degli sfondi fotografici dal vivo. Siamo alle ultime battute dell’Almanacco: dal 317 la brossura si perde in favore di una semplice spillatura e la grafica di copertina stravolge nuovamente il titolo che tuttavia torna a richiamarsi, semplificato e rinnovato, ai titoli precedenti il 301. E così, come l’Almanacco si era evoluto un po’ alla volta dagli Albi d’Oro tanti anni prima, questo nuovo look del titolo è un testimone che porterà a sua volta al suo successore. Il numero 336 del dicembre 1984 è tecnicamente l’ultimo della serie Almanacco Topolino, ma la storia non finisce qui!

Il numero 207 del marzo 1974 presenta l’arrivo in copertina di Marco Rota, che spazza via il passatismo delle precedenti copertine

Con il numero 337 la testata diventa infatti Mega Almanacco: il formato è più piccolo, le pagine vengono portate a 230 ed è differente la scelta di storie contenute. L’Almanacco non è morto ma si è trasformato, i motivi di continuità sono chiari ed evidenti. Lampante la grafica del titolo ultima versione, che viene mantenuta insieme alla stessa parola “Almanacco”, sostituendo e anteponendo “Mega” a “Topolino”, con l’identico carattere contenuto nella nuvoletta leggermente schiacciata ai lati, la quale a sua volta è un restyling del rettangolo presente fino al numero 264 attorno al titolo.

La numerazione continua quella dell’Almanacco Topolino: in copertina viene presentato come “tutto nuovo”, ma è sottinteso che è pur sempre “lui”. Questo affascinante gioco di richiami continuerà con successivi cambiamenti, anche di titolo, che nel corso del tempo faranno fatalmente perdere il termine “almanacco”, ma non la numerazione iniziata in gennaio 1957 che arriverà fino al Disney Mega 613 del gennaio 2008.

Il numero 265 mostra alcuni cambiamenti: un riquadro che racchiude il disegno e la scomparsa del mese e del logo degli Albi D’Oro

Abbiamo raccontato la storia del Mega in questo articolo, dove è evidente come il piano editoriale della testata fosse diverso da quella iniziata nel 1957, con solo storie straniere inedite. Il cambio probabilmente fu dovuto all’intenzione da parte del nuovo direttore di Topolino Gaudenzio Capelli di concentrare le storie degli autori italiani sul libretto, e creare quindi un mensile di storie estere. Inoltre, la particolarità del grande formato forse mal si conciliava con il resto del parco prodotti, tutti più piccoli.

In tema di progenie di Almanacco Topolino, è importante ricordare lo stupendo Super Almanacco Paperino che arriva nel 1976 negli anni di grandissimo successo a celebrarne l’apoteosi, quale elegante e pregiata versione antologica. Viene pubblicato in due serie assai pregevoli fino al 1985.

Nel 1999 avviene poi un primo tentativo di restaurare la testata con una nuova serie di Almanacco Topolino che ripropone la ristampa di storie già apparse nella vecchia serie insieme ad alcuni articoli di approfondimento, ma durerà solo tredici numeri. Infine, nell’aprile 2021, come scrivevamo all’inizio, un nuovo tentativo, questa volta però proponendo nuovamente anche del materiale inedito di produzione non italiana.

Contenuti

Ripercorrere la storia dell’Almanacco Topolino, lunga oltre settant’anni, è di per sé un’avventura solo considerando, come visto, le sue caratteristiche esterne puramente formali. Ma anche quanto pubblicato internamente è stato piuttosto variegato.

È interessante notare come l’impostazione editoriale che si consolida negli anni è assolutamente analoga a quella di Topolino: due storie lunghe di circa trenta pagine all’inizio e alla fine più altre brevi straniere in mezzo intervallate da alcune delle stesse rubriche come “La segretaria per tutti”, “Qui Paperino quack”. Alcune note su Topolino avvertono i lettori che la risposta alle loro lettere potrebbe trovarsi nell’Almanacco; “Se lo sai rispondi” viene invece introdotto ribattezzandolo “Chi l’indovina è bravo”.

Un esempio del nuovo layout di copertina con sfondi fotografici nel numero 316; si tratta del primo dei due restyling che colpiranno la testata nei suoi ultimi tre anni di vita: molto spazio viene dato ai giochi e ai quiz

E ancora ecco barzellette, curiosità dal mondo e vari reportage, in misura minore rispetto a Topolino in quanto il numero di pagine è inferiore, privilegiando giustamente le storie. Non mancano nemmeno inserti staccabili di cultura varia ed occasionali gadget, come il deposito di Paperone da costruire allegato al numero 160 dell’aprile 1970.

Come su Topolino, le storie sono inedite, rivelandosi in tutto e per tutto un fratello maggiore del libretto. L’ampio formato permette avventure disposte non su tre strisce, ma su quattro (come nei comic book americani), consentendo quindi una maggior ariosità alla storia. Il formato delle vignette inoltre è maggiore e quindi i disegni sono più grandi e molto avvincenti, al punto che la splash page con il titolo delle storie lunghe spesso appare degna di farne un quadretto.

La parte del leone delle storie lunghe è principalmente dei bravissimi ed apprezzati autori italiani che raggiungono velocemente una maturità grafica e contenutistica nella seconda metà degli anni Sessanta, la quale garantirà storie meravigliose per lunghi anni. Quelle disegnate dagli autori più apprezzati sono davvero magnifiche, e in qualche occasione il grande formato permette loro efficaci e dinamiche vignette ad effetto impossibili da ottenere sul formato di Topolino.

Da gennaio 1974 la copertina viene affidata quasi sempre a Marco Rota che, col suo stile essenziale ma fine, espressivo, equilibrato, dinamico e definitivamente moderno, svecchia la testata. Se prima le copertine risultavano di qualità decisamente altalenante, con l’arrivo di Rota, che si occupava anche delle copertine di Topolino, l’Almanacco fa un salto di qualità, risultando decisamente più accattivante.

L’ultimo numero mostra la guizzante nuova testata realizzata da Rota, il cui font sarà ereditato dal Mega Almanacco, oltre alla numerazione

Proprio Rota è uno degli autori migliori presenti sull’Almanacco. Il formato ampio, uguale a quello delle storie di Barks cui si è sempre ispirato, gli ha permesso di realizzare formidabili storie da autore completo: Paperino pendolare, il Deposito oceanico e il Piccolo Krack sono capolavori, in cui le paranoie del quotidiano o le gag del passato si sposano con un guizzo artistico potentissimo.

Anche Giorgio Cavazzano, spesso su sceneggiature di Giorgio Pezzin, ha espresso tutta la sua dinamica tridimensionalità con storie come quella delle Sabbiature a domicilio oppure con il Giocattosauro. Infine, Rodolfo Cimino ha portato il suo stile ineguagliato nelle ampie tavole dell’Almanacco, a partire dal Ritorno di Reginella. Ma ovviamente parecchi altri autori hanno realizzato prove eccellenti, come Guido Martina, Massimo De Vita, Luciano Bottaro e Guido Scala (spesso da autore completo con il suo Acciuga).

Queste storie, insieme a tante altre, non hanno avuto una vita editoriale semplice, proprio in virtù del formato ampio. Dato che Topolino, I Classici Disney e le altre testate risultavano troppo piccole, i nuovi lettori dovettero attendere l’arrivo in edicola di testate più grandi che, tra i loro obiettivi, avevano anche quello di recuperare alcune celebri storie dell’Almanacco. A partire dalla fine degli anni Novanta molte storie vennero recuperate su Zio Paperone, I Maestri Disney e poi, tra il 2009 e il 2018, su Disney Anni d’Oro e I migliori anni Disney. Tra il 2002 e il 2007, infine, la testata Le Imperdibili ha avuto come piano editoriale proprio la riproposizione di storie provenienti esclusivamente dall’Almanacco.

Conclusioni

L’Almanacco Topolino è stata una vera testata parallela al libretto, in cui i più grandi autori italiani hanno proposto storie eccezionali, condividendo gli spazi con svariate storie straniere. Addirittura, come abbiamo visto, alcune rubriche interne erano condivise con il popolare settimanale. Questo ampio formato ha permesso per quasi trent’anni una presenza in edicola di ampli volumi che dessero l’idea di un’edizione di pregio, ad un prezzo contenuto. La sua eredità è stata sfruttata in molte testate successive con una riscoperta di lavori quasi dimenticati, dimostrandone una costante attualità.  

Curiosità

  • Fermo restando l’insostituibile zoccolo duro di Topolino, l’Almanacco era un qualcosa di più prezioso da centellinare nella lettura, data anche la frequenza solo mensile. Il prezzo era notevolmente più alto (nel 1971 ad esempio costava 250 lire contro le 150 di Topolino). A partire dal 1974 i continui aumenti di prezzo sono dovuti all’inflazione.
    Numero e data del cambioPrezzo (in lire)Numero di Pagine
    1 (gennaio 1957) 100 68
    49 (gennaio 1961) 100 72
    66 (giugno 1962) 200 132
    160 (april 1970) 250 132
    209 (Maggio 1974) 300 132
    220 (aprile 1975) 400 132
    238 (ottobre 1976) 500 132
    259 (luglio 1978) 600 132
    282 (giugno 1980) 700 132
    293 (maggio 1981) 800 132
    301 (gennaio 1982) 1000 100
    315 (marzo 1983) 1200 100
    330(giugno 1984) 1300 100
  • Visualizza le informazioni relative all’Almanacco Topolino sull’INDUCKS

    Autore dell'articolo: Emiliano "Paperotto il mozzo"