Topolino 3522

05 GIU 2023
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Topolino 3522

Come recensore scrivere di Topolino 3522 è particolarmente complicato. Questo perché, ed è già da qualche numero che succede, gli spunti di riflessione che se ne ricavano sono pochi o poco attraenti, lasciando la sensazione di aver fruito di un prodotto che non ha lasciato particolare impressione. 

Certo, non per questo non si andrà a sottolineare con particolare enfasi la sperimentazione costituita dalla storia che apre il volume.

Topolino & Co. – Un viaggio TREmenDamente reale! è senza dubbio il risultato di un’idea, il pubblicare una storia “tridimensionale”, che non poteva non essere trasportata nella realtà da un artista che viaggia sempre sul filo tra l’innovazione e (ciò che per qualcuno potrebbe essere definita) follia. 

Claudio Sciarrone è l’artefice di una storia totalmente fuori dagli schemi (e dalle vignette) e si produce in un compendio di perizia tecnica e tecnologica, dove però a fronte di disegni geniali, nella riuscita dell’effetto tridimensionale, ne risulta un po’ sacrificata la storia. L’autore milanese va ad abbozzare infatti una trama che è più che altro un pretesto, comunque coerente, per mostrarci i personaggi in 3D, ipotizzando il trio composto da Topolino, Paperino e Pippo alle prese con un videogioco e dei visori che li trasferiscono in una realtà virtuale per l’appunto tridimensionale. 

Esperimento da considerarsi riuscito, in attesa di capire se verrà ripetuto o resterà un unicum, un progetto una tantum, ricordato come la folle e geniale trovata di un sognatore. 

Nel numero è anche presente la quinta puntata del lunghissimo progetto editoriale costituito da Le isole della cometa. La storia come spesso accade ultimamente nasce da uno spunto di Alex Bertani e vede Pietro B. Zemelo ai testi e Nico Picone ai disegni.

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Innovazione su Topolino

La saga soffre di tempi forse troppo dilatati che non permettono di fruire con pieno gusto della vicenda, che resta un po’ annacquata. Zemelo fa di tutto per trasportarci dentro all’arcipelago che dà il titolo alla storia, ma complice il venire dopo altre storie molto lunghe (e più convincenti, come ad esempio Gli evaporati) non fa che accentuare un sentimento di stanca che sembra serpeggiare nei confronti di questa vicenda.

La divisione in stagioni anche in questo caso non farà che esaltare sia le reazioni positive che quelle negative, che tuttavia sembrerebbero al momento preponderanti.

Picone sembra finalmente star trovando una sua collocazione artistica: dopo una prima fase molto intiniana e un “trattamento Freccero” particolarmente intenso, il giovane disegnatore sta prendendo sempre più sicurezza in uno stile personale che si distacchi da quello dei due maestri sopracitati. Seppur ancora non completamente percorsa fino alla fine la strada intrapresa sembra essere quella corretta. 

La storia più originale del numero è senza dubbio Pippo in: Dieci piccoli spunti. Marco Nucci fa ciò che più gli piace, parodiare i generi letterari e cinematografici, e nel farlo si avvale dei sempre vivi ed espressivi disegni di Lucio Leoni. 

La storia è sin dal titolo un omaggio al genere giallo e ai suoi autori, più che ai misteri in sé. Ovviamente in prima battuta la regina del genere, quella Agatha Christie che tutti conoscono e che nessuno è più riuscito a eguagliare come giallista, se non altro per fama.

Il titolo fa in effetti riferimento a Dieci piccoli indiani, noto anche come E poi non rimase più nessuno, che certamente rimane (meritatamente, per chi scrive queste righe) sul podio tra i whodunit più letti e conosciuti di sempre. Numerosi poi i riferimenti tra le pagine, basti pensare ad Agatha Frisbee e Ellery Top (disneyanizzazione di Ellery Queen, celebre investigatore che condividerebbe il nome con l’autore dei romanzi che lo vedono protagonista, se non fosse che sotto lo pseudonimo di Ellery Queen nascondevano la propria identità i due cugini newyorkesi Frederick Dannay e Manfred Bennington Lee).

La storia per certi versi va a citare anche la fortunata serie di Rudy Salvagnini I mercoledì di Pippo, per il fatto che lo stralunato pippide invita Topolino per chiedergli consigli su alcuni spunti gialli che ha immaginato. La differenza in questo caso con il canovaccio dei Mercoledì sta nel fatto che stavolta il nostro sembra voler fare sul serio e per evitare problemi vuole sapere dall’amico e da Clarabella (che scopriamo essere appassionata di letteratura gialla) se gli spunti che ha pensato siano o meno originali.

Improvvise epifanie

La storia scorre abbastanza bene, divertenti alcune trovate di sceneggiatura e ottima chiosa tra i 10 piccoli spunti. Resta nel finale un bel messaggio di (ri)avvicinamento alla lettura che in una epoca in cui si legge così poco non può che essere un auspicio giusto da lanciare e che ci sentiamo di avallare completamente. Biscotti, tè, un buon libro (se giallo o meno dipende dai gusti personali) e siamo pronti a imbarcarci verso una straordinaria avventura. Leoni, per il resto, fa come sempre un ottimo lavoro.

Spegni e Riaccendi, nuovo capitolo di Newton e Pico in viaggio nel sapere, si incentra su uno dei più grandi cliché dell’informatica: è vero che molte volte senza mettersi a dare particolari spiegazioni sui problemi che riguardano i computer può bastare applicare la regola base e riavviare? Apparentemente sì, ma nel mentre la storia dispensa qualche rudimento di storia dell’informatica, perpetuando la capacità di Topolino di trasmettere cultura attraverso il divertimento, cosa che, va detto, riesce ancora a fare in modo ottimale dopo tutti questi anni.

La strana coppia tra Newton e Pico ha una dialettica sempre interessante da seguire, e Fontana è comunque bravo a non annoiare vista la quantità di informazioni che riesce a far passare in poche tavole. La “gergologia” finale risulta un filo cringe ma probabilmente era intenzione dell’autore ritrarre il buon Pico come un simpatico boomer. Capovilla ottima su Pico, talvolta meno convincente su Paperina. 

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Scorci d’Italia

In Sogna, sogna, Paperoga! Faccini riesce a costruire da un’idea balzana attribuita a Paperoga una piacevole gag allungata nelle poche tavole a disposizione. I disegni dell’autore ligure sono sempre adatti a questo tipo di umorismo surreale. 

Conclude questo numero interlocutorio (ancorché, come detto, “da collezione” per la particolarità della storia di apertura) la seconda parte della saga di Francesco Artibani dedicata alla Via Appia. Topolino e la via della storia, disegnata da Alessandro Perina, è tuttavia caratterizzata da una pubblicazione troppo sporadica e irregolare. A parte ciò, la storia si inserisce nel filone storico-archeologico che lo sceneggiatore ha recentemente portato avanti.

In particolare, con la scusa di dover recuperare tra le pieghe del tempo uno Zapotec disperso lungo la Regina Viarum, la storia permette ad Artibani e Perina di mostrare le meraviglie architettoniche e archeologiche della via consolare meglio conservata. Protagonista indiscusso dell’episodio Messaggio dal passato è l’anfiteatro di Capua (oggi Santa Maria Capua Vetere). Al suo interno i nostri, tra beghe e beffe, cercheranno di portare a casa la pelle e indietro nel tempo il professore. La storia continuerà, ma non nel numero seguente, bensì tra circa un mesetto. 

Menzione per l’intervista a Paolo Cognetti, scrittore Premio Strega nel 2017, esploratore e alpinista, accompagnato da una serie di tavole autoconclusive, com’è uso ultimamente fare quando è ospite sulle pagine settimanali un personaggio illustre.



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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.