Paperino Dynasty

06 MAG 2020
Paperino Dynasty

Paperino Dynasty

Paperino Dynasty è il numero 87 della seconda serie de I Classici di Walt Disney, uscito nel marzo 1984.

Al lettore di quegli anni il titolo richiamava, ovviamente, la Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi, ma anche Dynasty, la soap opera americana che, giunta sulla televisione italiana nel 1982, aveva mietuto un grande successo, solo di poco inferiore a quello di Dallas.

Le storie, pubblicate tutte per la prima volta su numeri del Topolino libretto usciti tra il 1961 ed il 1964, vedono come protagonista un Paperino notevolmente sfortunato, caratteristica che è stata particolarmente esaltata dagli autori italiani, come sono quelli rappresentati sull’albo in questione. Anche nei (pochi) casi in cui alla fine il nostro eroe riesce a trarre un vantaggio, ciò avviene a prezzo di grandi sofferenze, soprattutto nel fisico.

Si apre con Paperino “fortunatissimo bis”, una storia scritta dai fratelli Barosso e disegnata da Romano Scarpa, che nel tratteggiare i paperi mostra ancora l’influenza di quello che è stato definito “il suo periodo asciutto”. È un esempio di come, quando a Paperino capita una botta di fortuna (una vincita alla lotteria), questa inevitabilmente si trasformi in una fonte di guai.

Non proprio l’espressione che ci si aspetta da un “fortunatissimo”…

Nelle storie successive è possibile individuare delle informazioni di tipo geografico che io, da bambino amante di quella disciplina, trovavo particolarmente affascinanti. Paperino e la pista sfasciaossa, scritta da Osvaldo Pavese su soggetto di Abramo Barosso e disegnata da Giuseppe Perego, vede la presenza del San Bernardo Bolivar (qui chiamato Bernardo) che ha la possibilità di entrare in azione come autentico cane da soccorso sulle piste di Lunghina d’Antocco (chiaro il riferimento a Cortina d’Ampezzo, che cinque anni prima – la storia è del 1961 – era stata sede dei giochi olimpici invernali; comunque non si può trattare della stessa località cadorina, pur col nome parodiato, poiché Lunghina è raggiungibile da Paperopoli in poche ore di treno). A far da contraltare alla scalogna di Paperino è la buonasorte di Gastone, che apparirà anche in Paperino e la missione filatelica e sarà nominato in altre storie.

Paperino e la pesca contrastata, di Cimino e Bordini, mostra, sulla riva di un fiume presso Paperopoli dove il protagonista ama pescare, il castello dei Birignac, nobili di origine francese fuggiti in America ai tempi della rivoluzione: un’ambientazione che sarebbe forse più appropriata per uno stato della Costa Orientale, ma d’altronde anche la Nuova Albione, poi divenuta Calisota, ospita dei castelli plurisecolari, come quello del Duca Pazzo.

In Paperino e il soggiorno esotico, di Chendi e Carpi, Paperone manda suo nipote a sfruttare economicamente una sua proprietà in Oceania, sull’isola di Bola-Bola: è evidente il gioco di parola con Bora-Bora, idilliaco atollo della Polinesia Francese.

Può capitare anche a Filo di fare buoni affari.

Può capitare anche a Filo di fare buoni affari.

In Paperino e il traforo di straforo, di Osvaldo Pavese e Pier Lorenzo De Vita, assistiamo ad una situazione inusuale per le storie in cui compare Filo Sganga: stavolta è quest’ultimo, grazie alla posizione favorevole della sua fattoria rispetto al mercato avicolo di Pollytown, a fare affari d’oro, a differenza di Zio Paperone che ha un allevamento molto più distante.

Ancora polli in Paperino e il pollo da combattimento, di Cimino e Massimo De Vita, dove Paperino va in vacanza in una città del Texico (chiara crasi di “Texas” e “Messico”) chiamata Dormición per fare una vacanza di tutto riposo, salvo piombare proprio nel periodo in cui la città è in fermento per i combattimenti tra i galli. A questo proposito, si può notare che il nomen omen di “Dormición” richiama quelli di altre città latinoamericane come Asunción e Concepción, che fanno riferimento a feste religiose cattoliche.

In Paperino istruttore cinofilo, dagli stessi autori de La pesca contrastata il protagonista si diletta di psicologia animale. Una nota geografica si può trovare nelle sequenze finali ambientate al Passo del Pino, poco fuori Paperopoli, descritto da Paperino come un luogo ricco di selvaggina.

Un esempio di come gli anziani sostengano l'imprenditoria giovanile.

Un esempio di come gli anziani sostengano l’imprenditoria giovanile.

Ha i disegni di Giulio Chierchini Paperino e la missione filatelica, in cui compaiono le Fattorie Autonome di Lassù, uno “staterello indipendente tra Paperopoli e Filavia” (città quest’ultima non altrimenti specificata), che nelle sue caratteristiche (la sua posizione arroccata su un erto colle e l’emissione di francobolli) ricorda la Repubblica di San Marino.

Come per chiudere il cerchio, non si esce da Paperopoli nella storia finale Paperino e l’aranciata “Qui Quo Qua” (Barosso/Gatto) che vede Paperino che cerca di turlupinare i nipotini quando questi si mettono a gestire un banchetto di vendita di aranciata per finanziarsi, col benestare di Zio Paperone.

Autore dell'articolo: Giona

Ha imparato a leggere con i Puffi su Il Giornalino, poi è passato a Topolino. Attualmente spazia dal fumetto d'autore ai manga giapponesi, ma il suo grande amore è e rimarrà sempre Walt Disney.