Topolino 3365

26 MAG 2020
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Sarebbe molto comodo derubricare Le GM in: Operazione Alaska a semplice storia promozionale concepita unicamente per il lancio del nuovo mensile dedicato ai ragazzini. Purtroppo, trattandosi di un progetto che si dipana per ben quattro puntate e che vede coinvolti un disegnatore affermato e uno sceneggiatore relativamente giovane, ma che gode di molto credito nel mondo dei fumetti, scrivendo non solo per Panini, ma anche per Bao e Bonelli tra gli altri, non si può non soffermarsi su di essa per un esame più attento.

Giunti quindi alla conclusione della storia, si può dire che essa fallisce sotto quasi tutti i punti di vista. Il soggetto è piuttosto semplicistico ma questo ha una importanza relativa dato che una sceneggiatura ben scritta può valorizzare il tutto. Peccato che non accada: dopo Foglie rosse, Area 15, X-Music, l’intento è ancora quello di valorizzare i “giovani” della banda Disney, coinvolgendoli in trame con ruoli da protagonisti, cercando di dotare ciascuno di una propria personalità e immergendoli in contesti assimilabili a quelli dei loro coetanei del mondo reale.

I dubbi, le insicurezze, le gelosie tipiche di quella età, enfatizzate dalla rincorsa alla leadership della squadra, in questo caso vengono però rese in maniera superficiale e confusa da Federico Rossi Edrighi. Abbastanza curioso poi, che in una storia che mira a caratterizzare e differenziare i tre fratelli, non ci sia stato nessun accorgimento grafico per distinguerli tra loro, col risultato che si fa spesso fatica a capire chi di essi sta parlando (sarebbero bastate delle mostrine sul cappello o qualcosa di simile per individuare a colpo d’occhio almeno il caposquadra del momento, con un notevole miglioramento nella comprensione dei dialoghi).

A questo si aggiungono poi delle facilonerie di sceneggiatura etichettabili in realtà come veri e propri errori. Già è difficile credere che le condotte di un impianto di raffinazione siano tenute insieme da degli stracci, ma che i paladini della natura risolvano la situazione facendole esplodere nel bel mezzo di un’area protetta… boh, non so, non riesco a capacitarmi del fatto che una cosa del genere sia passata indenne tra le diverse fasi di lavorazione della storia e nessuno abbia avuto nulla da dire.

L’unico aspetto positivo sono i disegni: D’Ippolito, nel character design ligio ai nuovi dettami dell’art director, ha continuato a giocare brillantemente con il layout della tavola, trovando soluzioni accattivanti e diverse dal solito ma senza mai perdere di vista la leggibilità.

Brave GM, ottimo lavoro davvero…

Un mezzo punto interrogativo anche per il nuovo episodio di Topolino giramondo di Giuseppe Zironi. Bei disegni, belle ambientazioni, un po’ di didattica senza invasività, però manca sostanza. È una storia in cui, di fatto, non accade nulla, sembra quasi un documentario. Piacevole comunque, anche se chi si aspetta qualcosa di più avventuroso rimarrà piuttosto deluso.

Anche la storia sul Giro d’Italia fatica ad appassionarmi. Decisamente la sceneggiatura di Enna non appare particolarmente brillante e i disegni di Mazzarello non hanno quel qualcosa in più in grado di dare una scossa alle vicende, risultando abbastanza scialbi.

Riflettendoci un po’, c’è anche un’altra cosa che mi è mancata: in genere, in questo tipo di operazioni è tipico parodiare i veri protagonisti dell’evento (sia esso sportivo o di altra natura), il che serve non solo ad aggiungere un tocco di umorismo in più, ma anche ad aiutare a calarsi nel contesto, a renderlo più familiare. In questo caso invece abbiamo una serie di comprimari anonimi che non destano più di tanto l’interesse e la storia scorre via senza impressionare.

Dopo una simpatica (e niente più) muta di Faccini, l’albo si chiude con Zio Paperone e il ritardo marziano, di Sisti e Ferracina, storia che avrebbe potuto essere molto migliore, sfruttando il fenomeno fisico da cui prende spunto, mentre invece si perde tra un preambolo artificioso, un intermezzo inutile e, arrivata al punto cruciale, si risolve senza l’intervento dei protagonisti. Un’occasione sprecata.

Riguardo l’apparato redazionale, oltre alla pagina di presentazione per ogni storia (escluse le brevi), troviamo un servizio sulla fauna avicola dei laghi, la consueta rubrica calcistica e un approfondimento su Marte legato alla storia in chiusura.

Autore dell'articolo: Gianni Santarelli

Abruzzese, ingegnere elettronico riconvertito in quel che serve al momento. Il mio rapporto con i fumetti segue tutta la trafila: comincio a cinque anni con le buste risparmio della Bianconi (sovvenzionato da mia zia), poi Disney, i supereroi Corno, i Bonelli (praticamente tutti, anche se abbandonati man mano). Verso i 18 anni scopro le riviste della Comic Art, leggo "Stray toaster" di Sienkiewicz e inizio un giro del mondo fumettistico che ancora non termina. Fumetto franco-belga, argentino, americano, autori celebri e sconosciuti, tutto finisce nella mia biblioteca, molto aspetta ancora di essere letto, nel frattempo dilapido una fortuna. Su due cose sono profondamente ignorante: i supereroi "classici" (ad eccezione di Batman, per cui ho una venerazione, non leggo una storia dell'uomo ragno & c. dagli anni 80) e il fumetto giapponese. Per il Papersera, con il nick "piccolobush", collaboro all'annuale premio, scrivo qualche articolo quando necessario e mi occupo, con puntuale ritardo, del settimanale "Topolino"