Intervista a Marco Gervasio

15 FEB 2021

Marco Gervasio, sceneggiatore e disegnatore, nasce a Roma il 4 settembre 1967. Dopo aver frequentato la Scuola Romana dei Fumetti e l’Accademia Disney, comincia a collaborare con Topolino nel 1997. Nel corso del tempo si è sempre più affermato come uno degli autori più amati del settimanale: la consacrazione è giunta con lo sviluppo della saga che ha per protagonista il personaggio di Fantomius. Il suo lavoro gli è valso il Romics d’Oro nel 2018 e altri riconoscimenti, tra i quali il nostro TopoOscar 2020 per la miglior storia di Paperi.

Ciao Marco, grazie per questa chiacchierata. Entriamo subito nel vivo: Paperbridge è per gli utenti del Papersera la storia di Paperi migliore del 2020. Ti aspettavi questo risultato?

Devo confessare di no. In realtà, credevo (e credo) molto in Paperbridge. Ero convinto, così come la Redazione di Topolino e il Direttore, con cui abbiamo condiviso molte idee (anzi, ci tengo a dire che il titolo è un suo suggerimento), che sarebbe stata una serie “forte”, così come lo è Fantomius. E in effetti lo è stata, con mia sorpresa anche fuori dall’Italia, ma mi ha piacevolmente stupito vederne decretare il successo anche sul Papersera.

Perché?

Perché avevo letto qualche critica, alcune anche molto accese e un po’ ingenerose. Questo è un risultato molto importante perché fa capire che, oltre agli utenti “attivi” che scrivono spesso (la maggioranza con commenti interessanti e costruttivi, voglio puntualizzare), esiste una immensa quantità di lettori “silenziosi” sul Forum come sulla pagina Facebook del Papersera che hanno però votato, e questi evidentemente hanno opinioni non per forza coincidenti con gli utenti “scriventi”.

La prima tavola di Paperbridge di Marco Gervasio, la storia di Paperi vincitrice del TopoOscar 2020

Ci tengo comunque a dire che il dato più importante che emerge da questo TopoOscar è che (come ben fa rilevare Paolo Castagno) quest’anno sono aumentati in modo esponenziale i votanti e questo significa un rinnovato interesse verso il nostro amato Topolino. E per questo, così come per il primo posto di Paperbridge, ringrazio tutti voi di cuore.

Secondo te quali sono i pregi principali di questa storia, le motivazioni per cui è stata così apprezzata in maniera trasversale tra gli utenti?

Credo che sia stata apprezzata l’idea di un “teen drama” con i Paperi, che seppur ambientato ai primi del Novecento risulta più che mai attuale, perché in modo topolinesco (quindi con il sorriso e con la leggerezza che contraddistinguono le storie del settimanale) affronta temi molto importanti e delicati, difficili da trattare e raramente affrontati su un magazine simile: il bullismo, la disparità sociale, l’insofferenza alle regole, il problema (basilare per molti adolescenti) di scegliere se rimanere leali al proprio gruppo di amici, al proprio mondo, anche accorgendosi di sbagliare o seguire il proprio cuore che va in direzione opposta. Paperbridge è la storia di un gruppo di adolescenti che diventano uomini (o meglio paperi), scoprendo sentimenti importanti come l’amicizia, l’amore, il coraggio e la paura.

Il fatto che il protagonista sia Lord Quackett ha avuto peso?

Conta fino a un certo punto: poteva anche essere un ricco viziato qualsiasi, ma è intrigante e penso divertente vedere il processo di crescita che ha portato quel giovane papero della ricca nobiltà londinese a divenire il ladro gentiluomo che ormai tutti conosciamo. È interessante vedere come da bambino (quando il concetto di “branco” è inesistente o quasi) John Quackett fosse più vicino a Fantomius di quanto lo sia da adolescente, perché da ragazzo, frequentando il mondo dei ricchi e nobili suoi pari, si è inconsciamente adeguato ad essi e ha fatto suo quel mondo che da bambino prima rifiutava e da adulto di nuovo rifiuterà. È diventato un bulletto viziato che, assieme al suo gruppo, deride chi non è come lui e considera il suo eroe d’infanzia, Robin (ehm… Paperin) Hood, solo un povero ladro.

Insomma se avesse visto Karate Kid, si sarebbe immedesimato in Johnny e non in Daniel. Ma negli anni del college, come abbiamo visto e come vedremo nei prossimi capitoli, John Quackett cresce e pian piano si rende conto di quale sia davvero la direzione della sua vita: il bambino torna a farsi breccia nel cuore dell’adolescente.

Il branco del giovane Quackett al college di Paperbridge

Il formato “serie TV”, con una saga suddivisa in “stagioni” ed “episodi” per te è una soluzione vincente oggigiorno?

Secondo me sì. In realtà era tanto che ci pensavo: le serie TV con una trama orizzontale a puntate hanno invaso ormai da molti anni i nostri schermi e la nostra quotidianità, con un successo clamoroso (più o meno alto in base alla qualità della serie ovviamente). Perché non riportarle anche sul Topo? Evidentemente questa idea non era solo nella mia testa, visto che la Redazione ha avuto la stessa intuizione. Ma a dirla tutta, non è nemmeno una grossa novità sul magazine. Topolino libretto parte proprio con una storia a puntate, o meglio con la sua conclusione: la famosa Topolino e il cobra bianco, iniziata sul numero 713 del giornale, per poi concludersi con l’ultima puntata sul primo numero di Topolino dell’aprile 1949.

Però il formato “serie TV” di oggi è differente…

Certo. Tornando ad oggi, le cose sono molto diverse: ora parliamo di serie con diverse stagioni e quasi sempre un bel cliffangher alla fine di ognuna di esse, così che lo spettatore non veda l’ora di leggere come andrà avanti. Quello che insomma vediamo normalmente su tutte le piattaforme streaming, con l’unica differenza che lì spesso le puntate sono “pubblicate” tutte assieme. Ma non sempre! Molte serie importanti vengono presentate ancora una puntata alla settimana, penso a Discovery, a WandaVision, ma anche a Game of Thrones, The Walking Dead, con cliffangher mozzafiato da una stagione all’altra. Nessuno ha smesso di seguire Game of Thrones perché non si concludeva in ogni puntata/stagione.

E che dire di Harry Potter, il cui ultimo libro è stato suddiviso in due film a distanza di un anno dall’altro (idea che tra l’altro che risale perfino agli anni Ottanta e Novanta con Ritorno al Futuro Parte II e Parte III)? E tornando indietro di un po’ di anni c’è anche Lost, considerata una delle migliori serie TV di tutti i tempi, acclamata da pubblico e critica: l’abbiamo seguita una puntata alla settimana senza capire nulla o quasi per anni. E, nonostante questo (anzi, secondo me, anche per questo) tutte queste serie ci hanno appassionato e sono state seguitissime.

Sono uno specchio dei tempi odierni…

Sì, ma poi le serie TV sono sempre esistite: li chiamavamo telefilm ed erano caratterizzati da una trama verticale che si concludeva in ogni episodio e una leggera trama orizzontale che andava avanti di puntata in puntata e di stagione in stagione (penso ad Happy Days, alla Famiglia Bradford, La casa nella prateria e tante altre). Poi però ogni tanto c’erano anche le serie di telefilm con trama orizzontale più importante, che prendeva il sopravvento sulla verticale – come Alla conquista del West, per dirne una – e ammetto che quelle erano le mie preferite. Io già da ragazzo amavo l’eccezione che in futuro sarebbe divenuta poi la regola!

Trama orizzontale, cliffhanger finale, divisione in stagioni: Paperbridge ha rivoluzionato la serialità nelle storie di Topolino

Quali sono i vantaggi che comporta questo format?

Secondo me questo tipo di storie hanno un vantaggio enorme: danno la possibilità all’autore di scrivere una storia più ampia, più corposa e intricata e molto più approfondita. L’autore ha a disposizione per la trama un numero di pagine totali (suddivise in più episodi) ben superiore a quello che avrebbe dovendo risolvere la sua storia in una sola puntata. E la possibilità di fare più stagioni concede anche di esaminare i protagonisti nel tempo, poter allargare il raggio d’azione e approfondire i fatti, ottenendo storie di più ampio respiro altrimenti impossibili da realizzare senza la serializzazione. Quello che ho fatto con l’ultima saga di Fantomius e con l’acclamata Paperbridge, sarebbe stato impossibile senza avere a disposizione più puntate. Se poi qualcuno preferisce proprio leggere tutto d’un fiato, può aspettare che esca l’ultimo episodio e leggere tutto assieme, oppure comprare il volume che generalmente circa un anno dopo ristampa l’intera saga.

Una caratteristica molto amata delle tue storie sono i continui rimandi e le citazioni, sia al tuo “corpus narrativo”, che in questi anni sei andato sempre più stabilendo, sia a celebri avventure del passato. Credi che ciò contribuisca a sancire il successo di queste storie?

Villa Lalla, la residenza estiva di Fantomius ideata da Fabio Michelini, torna come base in La fine e… l’inizio

Quello che sto scrivendo (e in gran parte disegnando) da anni e che qualcuno simpaticamente ha chiamato “Gervasioverso” è un corpus di storie con Paperinik e Fantomius mattatori che per la mia personale e soggettiva visione è un tutt’uno. Dunque è normale che nelle storie presenti ci siano rimandi alle storie passate, fa parte della mia precisa “politica narrativa”. Ma oltre a ciò, come fai ben notare, nel mio corpus narrativo rientrano anche importanti opere dei Maestri Disney del passato che considero basilari: Martina su tutti, e poi Barks e Rosa, ma non solo. Per esempio nell’ultima storia di Fantomius (ben la trentesima, incredibile a pensarci!) riprendo Villa Lalla che è stata creata dal bravo Fabio Michelini (e, vedrete, non sarà l’unico suo elemento che riprenderò… ma niente spoiler!).

Dunque riprendere importanti storie di questi autori, considerare certi elementi rimasti insoluti o non approfonditi (vedi per esempio Paperinik e la bella addormentata o Paperinik e la scuola del Krimen) non è semplice citazionismo, ma un tentativo di far entrare qualcosa di quel mondo fantastico che hanno creato loro nel piccolo mondo che sto creando io. Rendo omaggio a tali autori e alle storie che più hanno colpito la mia infanzia e sono rimaste nel mio cuore. Ovvio che per la scelta delle storie e degli elementi da considerare entriamo nel campo della soggettività: per esempio a me può sembrare “strano” che nella mitica Paperinik il diabolico vendicatore, la fortuna di Gastone si prenda una grossa pausa e il postino “per errore” consegni le chiavi della Villa a Paperino, con un errore tra l’altro difficilmente spiegabile visto che sulla busta (e non solo all’interno) ci deve essere scritto per forza indirizzo e destinatario (e, infatti Martina non lo spiega). E la “vacanza” della Dea Bendata continua quando Gastone salta per aria con la Villa e viene incolpato del furto. Dunque a me sembra più plausibile che quell’errore assurdo del postino e l’improvvisa s-fortuna di Gastone siano in qualche modo “provocati” e così procedo da questo punto di vista nella mia narrativa. Altri la vedranno diversamente.

Gong, l’ottava meraviglia del mondo!

Tra le altre cose non credo di sbagliare se affermo che ti piaccia parecchio infarcire la trama anche di easter-egg e omaggi alla cultura pop.

Questa è una caratteristica che da sempre contraddistingue il mio modo di scrivere e pensare. Mi piace fare riferimenti non solo a storie passate ma anche a elementi e personaggi che hanno caratterizzato il mondo che sto raccontando (anni Venti e Trenta nel caso di Fantomius) e il mio mondo, il mio background culturale, quello che ha fatto di me quello che sono. Dunque possono comparire disneyanizzati protagonisti letterari o cinematografici dell’epoca come Hercule Poirot/Paperot, Sherlock Holmes/Paper Holmes, Fu Manchu/Fu Man Etchù, King Kong/Gong, ma anche protagonisti della vita reale come Douglas Fairbanks/Ducklas Fairbarks, Lacoste/Ducoste, Nedo Nadi/Naduck, Stanlio e Ollio/Cric e Croc e tanti altri. Ma anche personaggi “fuori epoca” che ho nel cuore (come i protagonisti di Love Boat o i ragazzini di Stranger Things).

Da ragazzino sono stato colpito in modo “pesante” dallo sceneggiato di Belfagor, il fantasma del Louvre, ne avevo paura e allo stesso tempo non potevo non guardarlo… ed ecco che lo riprendo in Brutfagor. Amo King Kong, è uno dei miei film preferiti, ed ecco che scrivo L’ottava meraviglia del mondo.

Non temi che queste citazioni possano far sì che il lettore si concentri più su quelle che sull’intreccio in generale?

No, non credo che questi elementi possano far “distrarre” il lettore da quello che è la trama, perché in realtà essi ne fanno parte, sono ingredienti del dolce, come i canditi nel panettone. Se poi a qualcuno non piacciono i canditi, li scansa o può mangiare il pandoro. E se per esempio mostro in una vignetta le sorelle di Paperone a teatro non è un “gioco”, ma è perché voglio far capire al lettore la mia idea (cioè che in quel momento Ortensia e Matilda sono a Paperopoli, al deposito, così come descritto da Don Rosa) che non ho “altro modo” di rendere palese. Il lettore capirà.

In che senso?

Ci sono argomenti che noi autori non possiamo assolutamente affrontare e che magari trattiamo “girandoci intorno”, con palliativi umoristici ma ben intuibili, come per esempio il caso della Grande Depressione nella mia ultima saga di Fantomius. Inutile lamentarsi, stracciandosi le vesti, che siccome siamo in quell’epoca allora la Grande Depressione si deve vedere e sentire esattamente come nella realtà storica, con morti di fame per le strade. O pretendere (per fare un altro esempio) che in Quel faro sui monti del lago di Radice e Turconi ambientata negli anni Trenta in Italia, si dovesse vedere il fascismo. Sarebbe da apprezzare invece, secondo la mia modesta opinione, lo sforzo di un autore per raccontare un periodo di cui “non si può raccontare”.

Depressione e degrado nella Paperopoli controllata da Cuordipietra Famedoro

C’è chi direbbe che Don Rosa lo ha fatto

Lo so, ma spero si sia ormai capito che la maggior parte delle cose descritte dall’autore americano, oggi non si possono affrontare o comunque noi non possiamo. Compito dell’autore di Topolino è anche affrontare temi importanti usando il linguaggio della leggerezza e del divertimento.

Quanto è importante che le storie facciano parte di una continuity ferrea e ben riconoscibile?

Beh, qui riprendo la risposta di prima. Il mio modo di raccontare tiene conto della (famigerata ma amata) continuity. Ma questo dipende dal mio background. Come ho già detto, io ho sempre preferito i telefilm la cui trama continuava dopo ogni puntata rispetto a quelli che finivano nella puntata stessa. Quindi, tanto per tornare a un esempio fatto prima, ho amato la prima stagione di Alla Conquista del West (tutta in continuity) e “odiato” la seconda, modificata in puntate autoconclusive.

E dal punto di vista dei fumetti, nonostante io abbia letto di tutto, mi hanno sempre appassionato le storie “in continuity” che nel caso specifico dei fumetti italiani che leggevo da ragazzo (Zagor, Mister No, Alan Ford…) consistevano in genere nei “ritorni” dei nemici, ma a volte anche degli amici. Sull’Uomo Ragno, che è il mio fumetto americano preferito, ovviamente avevo pane per i miei denti, poiché le vicende di Peter Parker (così come quelle degli altri eroi con superpoteri) erano in una stretta continuity.

Ma per il fumetto Disney fino ad ora, Don Rosa e PK a parte, questa soluzione non è mai stata particolarmente adottata…

In effetti su Topolino (ma in generale nel fumetto italiano, vedi i citati Bonelli, ma anche Diabolik) la continuity non è mai stata la norma, come invece lo è da sempre nel fumetto USA. Così, quando ho avuto l’occasione di scrivere storie con i miei amati personaggi Disney, ho voluto portare con me quella continuità narrativa che tanto mi piaceva, perché mi intriga che il protagonista ricordi ciò che ha fatto e che quanto successo prima abbia ripercussioni su quanto accadrà dopo, come nella vita reale del resto. Mi dà la possibilità di ampliare le mie storie e di approfondire i personaggi stessi creando loro un passato e un presente che arricchiscano la mia narrativa, come nel caso di personaggi “nuovi” come Lord Quackett.

Fantomius su un gargoyle al chiaro di luna (illustrazione a china su commissione)

Che poi costituisce il “Gervasioverso” di cui parlavamo prima.

Ma qui voglio fare una precisazione: la “continuity del Gervasioverso” di cui scrivo è la “mia” continuity. Ciò, per quanto possibile, tiene conto di alcuni elementi fissati da altri autori, ma non per forza di tutti gli elementi. È la mia idea, può piacere a qualcuno e non piacere ad altri, come è normale che sia, ma proprio per questo non mi si può imporre cosa considerare o meno. Sono libero di scegliere, così come il lettore è libero di leggere o meno una storia. Per esempio, per me la data di nascita di Paperinik non è per forza il 1969, quella è la data di pubblicazione della storia. Per me Paperinik nasce in un “presente” indefinito, allargato, che negli anni Settanta coincideva esattamente con la pubblicazione della storia, ma negli anni Ottanta, Novanta, oggi, nel 2030 e così via non coincide più (altrimenti Paperino avrebbe chissà quanti anni). 

Ecco, spiegaci bene questo punto, che non è stato compreso da tutti!

Le storie di Paperinik, ma in generale dei personaggi Disney, sono “senza tempo”, sono sempre “nel presente”, sia che mostrino cellulari e computer, sia che non ci siano questi elementi… così come nelle storie del Topolino del 2030 magari ci saranno tecnologie che ora non abbiamo, ma non per questo le storie di oggi saranno “il passato”.

Diverso è ovviamente se, come nella saga di Fantomius, ambiento le storie negli anni Venti e Trenta: lì c’è una indicazione precisa e in quegli anni posso (se voglio) mostrare elementi (come le sorelle di Paperone) che altri autori hanno fissato in quel periodo. Ciò non significa che se poi Fantomius va nel futuro e incontra Paperino, questo futuro debba essere per forza anch’esso “datato”. È quel futuro per Fantomius che per Paperino (e per me) è il presente, un presente come detto “indefinito”, che è sicuramente successivo agli anni di Fantomius, ma che non ha una data esatta (men che meno il 1969).

Dunque per me i “giorni nostri” sono i “decenni nostri” e andando avanti diventeranno i “secoli nostri”. Questa, ripeto, è la mia visione, che assolutamente non impongo a nessuno, se non a me stesso e alla mia narrativa. Queste mie spiegazioni spero che saranno apprezzate e capite dalla maggioranza di utenti e di lettori che si godono le storie senza ansie polemiche.

Vorrei fare una precisazione doverosa

Viaggi nel tempo verso l’indefinito presente delle storie Disney

Prego…

Quando si fa una recensione, una critica o un commento, è per forza di cose un parere “soggettivo”, così come l’idea dell’autore, ovviamente. Dunque forse può non essere necessario sottolineare “secondo me” (anche se io invece ritengo ciò una buona abitudine e cerco di farlo sempre), ma sicuramente trovo fuori luogo generalizzare scrivendo frasi come “l’autore fa storcere il naso ai lettori”… direi che la frase onesta sarebbe “fa storcere il naso a me”. Perché nessuno può parlare a nome di tutti i lettori.

Ricordando sempre poi, che ci sono tantissimi (non immaginate nemmeno quanti) ragazzini, che leggono le storie senza preoccuparsi assolutamente di date o dettagli simili. E inoltre il fatto che lo stesso Paperbridge, che ha ricevuto anche critiche particolarmente accalorate sul Forum, ha poi vinto come miglior storia di Paperi, dimostra (come già sottolineato) che i commenti sono sempre personali e possono essere non condivisi dalla maggioranza silenziosa ma importantissima.

Torniamo a Don Rosa: è una fonte evidente per le tue storie, così come lo sono anche Barks e Martina. In particolare il Professore non si è mai curato della coerenza narrativa tra le storie che ha prodotto, ma nelle tue storie si evince una tendenza a raccogliere quanto più possibile dell’eterogeneo corpus narrativo martiniano e a contestualizzarlo all’interno di una narrazione organica.

Il corpus narrativo di Guido Martina è la fonte della mia crescita come lettore e come autore: le storie del Professore (non solo quelle di Paperinik) sono quelle con cui sono cresciuto, che mi hanno fatto innamorare dei personaggi Disney e di tutte le loro sfaccettature. Da Paperinik il diabolico vendicatore a Topolino e l’occhio parlante, sono storie impresse nella mia memoria. È normale per me, dunque, partire da lì, nel creare il mio mondo, e cercare di considerare quanto più possibile quelle storie come un passato “esistente” per il presente da me descritto.

Caccia a Paperinik: il sequel di Paperinik e la bella addormentata di Guido Martina

Hai ragione però nel dire che non è facile perché Martina non si curava troppo della coerenza tra le varie storie e non aveva affatto una continuity. Anzi, perfino quando una mini-continuity c’era, questa mostrava dei buchi evidenti come, per esempio, nel primo episodio di Paperinik in cui nessuno conosce il diabolico vendicatore, mentre già nel secondo episodio tutta Paperopoli sa chi sia, senza alcuna spiegazione. Dunque cercare di inserire in continuity il corpus narrativo del Professore è impresa ardua e, infatti, cerco di farlo con gli elementi possibili (delle storie cui sono particolarmente legato), non con tutto. Così per esempio ho recuperato il professor Krimen da Paperinik e la scuola del Krimen perché era una figura che mi è parsa ad hoc per quello che volevo scrivere in Paperbridge, e ho recuperato Paperinik e la bella addormentata perché, pur amandola, quella storia mi aveva lasciato dei “vuoti” che mi piaceva provare a colmare.

Che poi è quello che è successo con la figura di Fantomius, che ha dato origine a tutto: Martina lo aveva solo accennato e la mia mente di ragazzo ne era rimasta affascinata. Ne volevo di più, volevo sapere chi fosse, come agisse, dove e con chi… e alla fine (avendo l’occasione) ho risposto io alle mie domande. E, a quanto pare (e con mia sorpresa) le risposte sono piaciute a molti.

Che rapporto hai con la Saga, che sembri tenere molto in considerazione nella tua serie su Fantomius? E in generale cosa pensi dell’enorme opera di “concilazione barksiana” del fumettista del Kentucky?

È vero, per quanto possibile, cerco di tenere in considerazione la Saga di Paperon de’ Paperoni, perché è fatta molto bene e perché è interessante: cerca di rappresentare un universo narrativo univoco partendo dalle storie di Barks, un po’ quello che tento di fare nel mio “Gervasioverso”. Il mio però, umilmente, è un compito ancora “più difficile”, direi impossibile, perché non seguo un solo Maestro, bensì più di uno. Infatti considero importanti storie ed elementi di vari autori, non solo Guido Martina, ma anche Don Rosa appunto, e Barks e altri autori disneyani di cui ho apprezzato alcuni elementi e che voglio inserire nel mio corpus narrativo (ho già citato Michelini, per esempio, per Villa Lalla e non solo, ma anche Bruno Sarda e la Villa dell’Ermellino, e così via).  

Stai cercando di fare con Martina ciò che Don Rosa ha fatto con Barks?

Ti rispondo di no, non mi sento un Don Rosa italiano se questa è la domanda. Anche perché “pesco” da più autori, non da uno solo. Per esempio ho recuperato il Duca Pazzo o il fantasma della cattedrale di Barks, altri due elementi che avevano lasciato molte domande al Gervasio adolescente. Cerco solo, avendone la possibilità, di rispondere a quel ragazzino che “ne voleva di più” e dunque ricordare e portare avanti, dove e quando possibile, gli elementi delle storie di Martina con cui sono cresciuto e che mi hanno fatto innamorare dei personaggi Disney e di Paperinik in particolare. Se ci riesco lo possono dire i lettori, non io.

Continuity e citazioni da Carl Barks

Ti sentiresti in caso adatto a un compito del genere?

Non lo so ma ci provo. A tal proposito aggiungo un particolare importante riguardo la mia ultima saga: Fantomius è in continuity, si è capito. Martina, Don Rosa, Barks e altri sono per me importanti e, come ho detto, ne tengo conto, per quanto possibile, nella mia narrativa. Dunque, a meno che non mi si ritenga superficiale o sprovveduto, si può facilmente intuire che non posso certo aver glissato o dimenticato che Paperone e i paperopolesi non conoscano Famedoro nella sua prima apparizione nel Torneo monetario di Barks. Dunque, facendo 2+2, è ovvio che l’enigma si chiarirà continuando a seguire la mia saga del ladro gentiluomo (per chi vorrà).

So che si tratta di un’impresa ardita, non è facile anche solo cercare di amalgamare il corpus narrativo di Martina (alquanto allargato e “vago”) con quello di Don Rosa (assolutamente ristretto e dettagliato) e poi far coincidere il tutto con il mio corpus narrativo. È naturale dunque che io prenda qualcosa da questi autori e dalla loro opera, quello che più mi interessa e più ha colpito le mie sensazioni da ragazzo e da adulto… ma non tutto! Non sarò mai un Don Rosa dunque. Sono più un bambino che tenta di comporre un puzzle con tanti pezzi, spesso non combacianti tra loro. Se il puzzle alla fine riesce, lo diranno i lettori.

China di parte della prima tavola dell’Inghippo del B&B, la prima storia del nuovo corso di Paperinik

È vero che ogni autore Disney fa per conto suo, come è anche vero che però vi sono delle informazioni particolari relative ad alcune storie e ad alcuni personaggi che sono talmente entrate nel sentire comune che non vengono più messe in discussione. C’è qualcosa nella tua produzione che può rientrare in questi “punti fermi” secondo te e che non può più essere ignorato?

Dunque, partendo dal fatto che ogni autore, come sottolinei tu, può scrivere tutto e il contrario di tutto, di certo ci sono alcuni elementi che “temporalmente”, ossia nel determinato periodo storico in cui siamo mentre scrivo, vengono considerati come “assunti”, come dati di fatto da prendere come avvenuti. Poi magari nel 2030 tutto cambierà.

Oggi posso dire che per quanto riguarda la mia produzione, i personaggi di Fantomius & Co. sono ovviamente dei “punti fermi”: Lord Quackett è Fantomius, Dolly Papera è Paprika, Copernico Pitagorico è il bisnonno di Archimede, etc. e questo vale per tutti. Poi, al di fuori di Fantomius, un elemento che non può essere più ignorato dopo Paperinikland è Archimede che conosce l’identità di Paperinik e collabora con lui. Questo è diventato (d’accordo con la Redazione, con cui condivido ogni mia scelta) un dato di fatto. E così anche la presenza a Paperopoli di Red Duckan, il nuovo miliardario straniero, nemico di Paperinik e rivale di Paperone e Rockerduck, che ha acquistato il Grand Hotel Duckdorf Astoria. Lo vedrete usato anche da altri autori. E lo stesso dicasi per l’ultimo arrivato in Caccia a Paperinik, il tenente Sheriduck del 13° distretto di Polizia di Paperopoli. Infine, forse vuoi sapere se ciò che vediamo in Tutto cominciò così è considerato un dato di fatto… per me sì e anche per la Redazione.

Storia che ai tempi è stata molto criticata, soprattutto da chi ci ha visto una opera di retcon dell’avventura originale. Paperino è stato un pupazzo nelle mani di Fantomius?

Approfitto di questa occasione per dare la mia personale visione di quella storia, che può piacere o meno. Premesso che alcuni dubbi, tipo perché Fantomius scelga proprio Paperino, sono stati da me sciolti recentemente nell’ultima saga di Fantomius e premesso che ho spiegato poc’anzi la mia idea sul fatto che ritengo impossibile un tale errore del postino e che la fortuna di Gastone possa svanire così di colpo, ho letto i commenti di qualcuno che ha urlato allo scandalo perché Paperino nella mia storia si muoverebbe come “una marionetta” comandata da Fantomius (senza però fare alcun esempio pratico).

Paperinik contro Fantomius, sotto lo sguardo spazientito di Paperone, dalla storia I due vendicatori (illustrazione a china su commissione)

Rispondo che in quella storia non vi è alcuna azione che Paperino fa “telecomandato” da Fantomius. Qualsiasi cosa il nostro papero faccia la sceglie lui, a cominciare dalla decisione di tenersi la Villa destinata al cugino (poteva confessare l’errore postale), continuando con quella di leggere il Diario, e poi di vestirsi da vendicatore e vendicarsi delle angherie, rubando il materasso allo Zione, etc. Tutte cose decise da Paperino in autonomia senza alcuna imposizione, senza che nessuno glielo ordinasse.

Io anzi trovo che Paperino venga valorizzato in quella storia perché si capisce che qualcuno (Fantomius nello specifico) ha visto in lui delle qualità che nessun altro ha mai visto. Come dice Lord Quackett stesso alla fine de La fine e … l’inizio, provvederà lui stesso a far sì che la Villa e la sua eredità arrivino al papero “giusto” (quindi opponendosi alla fortuna di Gastone). Ma poi saranno l’intelligenza, l’altruismo e l’intraprendenza di Paperino a fare il resto.

Il personaggio di Fantomius, è noto, è colui che ti ha completamente rivoluzionato la carriera, dandoti soddisfazioni personali a non finire. Quanto Marco Gervasio c’è nel personaggio? Ti sei mai reso conto di aver trasferito su di lui dei tratti caratteriali tuoi personali?

Io credo che ogni autore metta qualcosa di suo nel personaggio che crea. Per fare un esempio di un personaggio “realistico” a me molto caro, Mister No ha molto del suo creatore Sergio Bonelli, è risaputo. In Fantomius – o meglio in Lord Quackett – c’è tanto Marco Gervasio. Il suo umorismo, innanzi tutto, l’importanza data all’amicizia (con Copernico), il suo disprezzo per l’ipocrisia e l’arroganza, ma anche le sue passioni da ragazzino (Robin Hood, Zorro…) e poi l’amore per i misteri, i segreti, i “film di mostri” (King Kong) e molto altro che magari è inconscio e nemmeno mi rendo conto. Diciamo che, a parte rubare, tutto il resto che Fantomius fa lo ha fatto o lo vorrebbe fare anche Gervasio.

Anche Fantomius commette errori di valutazione!

Qualcuno in passato ha criticato Fantomius perché “si tradisce volontariamente”, ovverosia non sembrava avere momenti di debolezza o punti deboli. Hai cercato nel tempo di rendere Fantomius “più umano”?

Il mio approccio al ladro gentiluomo è sempre stato lo stesso dalla prima avventura, cioè non ho mai modificato volutamente il suo modo di essere, trasformandolo in un papero “invincibile” e dunque in realtà non mi sono accorto di questo aspetto che qualcuno ha criticato. Ma se qualcuno ha percepito questo mutamento dalle origini, allora qualcosa doveva essermi sfuggito. Ho cercato di capire cosa e sono arrivato alla conclusione che forse lo posso aver fatto “inconsciamente”. Ho dunque accolto le critiche e fatto più attenzione a rendere il mio personaggio più “umano” (per quanto papero), più “fallibile” e meno sicuro di sé.

E infatti nelle storie più recenti (e in particolare nell’ultima saga apparsa su Topolino) il ladro gentiluomo commette molti errori, fa scelte dettate dai propri sentimenti e stati d’animo che non sempre si rivelano giuste ed è poi costretto a pagarne lo scotto. Sicuramente questo è il Fantomius con cui avremo a che fare. Certo alla fine il ladro gentiluomo vince, o perlomeno sembra vincere (niente spoiler!). Del resto è la sua saga (così come Diabolik, Arsenio Lupin e Fantomas vincono nelle serie di cui sono protagonisti), ma sicuramente le sue vittorie sono e saranno più sofferte.

Quanto ti sei divertito a creare l’universo narrativo che lo circonda, in cui praticamente tutti i personaggi principali e comprimari sono frutto della tua penna e della tua immaginazione?

Tantissimo! Praticamente con Fantomius ho avuto modo di creare un intero “mondo”, attorno al protagonista. Avevo una tabula rasa su cui ho potuto scrivere e disegnare liberamente. Il fatto poi che la saga fosse ambientata in un’epoca diversa, un tempo in cui non c’erano la maggior parte dei personaggi Disney che conosciamo (a parte Paperone e Famedoro) mi ha permesso di muovermi ancor più liberamente.

Così ho iniziato prima con i personaggi più vicini a John Quackett, cioè Dolly, Copernico, Senape, Pinko… per poi allargare alla sua famiglia londinese con il fratello Henry e i genitori… e poi ancora Hercule Paperot, Paper Holmes e così via fino a creare un “parco” di personaggi enorme (e non è terminato) che possono intrecciarsi tra loro come succede nella vita reale. Inoltre mi sono appassionato a descrivere anche una biografia di Lord Quackett e dei suoi “complici”, creando loro un vero e proprio background anche, se possibile, “psicologico”. Così ho raccontato qualcosa sul passato di Dolly, di Copernico, di Senape ma soprattutto ho analizzato (e sto ancora analizzando, vedi Paperbridge) il passato di John Quackett, quel percorso formativo che lo ha portato a essere il ladro gentiluomo.

Un elemento fondamentale nel “Gervasioverso” sono le “strabilianti papere” di Fantomius, Dolly Paprika e Lady Senape, qui ritratte in due bozzetti per il volume della Topolino Limited De Luxe Edition dedicato al ladro gentiluomo

E in relazione a ciò, cosa ti ha fatto optare per Cuordipietra Famedoro come villain principale della serie? Avevi pensato anche ad un cattivo originale di tua esclusiva creazione, che ti avrebbe anche permesso maggiore libertà di movimento, o hai subito individuato nel magnate sudafricano il personaggio che andavi cercando?

Quella di Famedoro è stata una “folgorazione”! Prima del suo arrivo nella saga avevo creato molti altri nemici di Fantomius, a partire dal Commissario Pinko, il classico “eterno inseguitore” senza successo del ladro gentiluomo, un po’ Zenigata di Lupin III, un po’ Juve di Louis de Funès, un po’ Clouseau di Peter Sellers e nel nome un po’ Ginko di Diabolik); poi Fu Man Etchù, la versione Disney del famoso mandarino genio del male Fu Manchu, creato dallo scrittore Sax Rohmer e apparso in molti film; la stessa Lady Senape, una sorta di Fujiko Mine di Lupin III, che abbiamo visto allearsi con chi le fa comodo; ma soprattutto Cartesio Pitagorico, il fratello di Copernico, che unisce assieme due classici della letteratura di quel periodo da me volutamente omaggiati: il “gemello cattivo” e lo “scienziato pazzo”. Tutti nemici interessanti ma non era abbastanza. Mi mancava qualcosa.

E poi cosa è successo?

E poi eccolo, sto scrivendo La notte delle gemme e cerco un nemico segreto, uno che tiri i fili e che poi da quel momento diventi la nemesi di Fantomius… e, come un lampo che squarcia le nuvole, mi appare la figura di Cuordipietra Famedoro. Ci penso e capisco che è la nemesi perfetta del ladro gentiluomo: è un miliardario arrogante che ha realizzato il suo patrimonio in gran parte in modo criminale, che pensa solo al suo tornaconto e non si fa problemi nell’usare mezzi illeciti… esattamente la figura che riassume in sé tutto quello che Fantomius disprezza e combatte. L’antagonista potente, perfetto per il mio “eroe”, un criminale ricco e senza onore contro un ladro gentiluomo con un suo personale concetto di giustizia. La guerra è aperta.

Mi rendo conto che Famedoro era stato fino a quel momento l’antagonista di Paperone (soprattutto in America per la verità, poiché in Italia, tranne casi sporadici, il rivale principe è il “buon” Rockerduck), ma per me è diventato la nemesi di Fantomius. Per fare un esempio illustre, è un po’ il Kingpin della Marvel che, nato come importante antagonista di Spider-Man, a un certo punto, grazie a Frank Miller, diviene invece la nemesi di DareDevil, che oramai tutti conosciamo.

Un imprevedibile gran finale

Passiamo ai progetti futuri, cosa bolle in pentola? La seconda stagione di Paperbridge si farà? Quali sono i prossimi passi per personaggio di Paperinik? Ti vedremo all’opera anche in ambiti diversi rispetto agli ormai consolidati “ladro sì, ma gentiluomo” e al “diabolico vendicatore”?

Sono a lavoro con la seconda stagione (o meglio i nuovi capitoli) di Paperbridge, che vedranno la luce credo questa estate su Topolino. I nodi verranno al pettine, avremo altri misteri e segreti e scopriremo il perché della presenza del “professor” Famedoro al college, il tutto senza dimenticare le “love story”, caratteristiche degli adolescenti (e non solo).

Anche la mia “run” di Paperinik continuerà, con varie avventure che porteranno avanti le vicende del diabolico vendicatore e dei suoi nuovi e vecchi nemici, con qualche grossa sorpresa inaspettata. E ovviamente (inutile dirlo) continuerà la saga di Fantomius, con quella che Famedoro ha annunciato essere una vendetta spietata contro il “povero” ladro gentiluomo, portando verso un epilogo quasi “drammatico”.

Ma non è tutto qua! Infatti spero che il TopoOscar 2021 mi vedrà in lizza anche per “le migliori storie di Topi”! Scherzi a parte, quest’anno mi vedrete all’opera come sceneggiatore con qualcosa di nuovo, di nuovissimo… qualcosa che non è mai uscito dalla mia penna (o meglio dalla mia tastiera), qualcosa che affronterà anche temi “filosofici” non così comuni su Topolino, ma comunque sempre qualcosa di divertente e avventuroso, che come sempre rientra nella mia passione e nel mio background formativo. Ne riparleremo, se vorrete.

Congedandoci, ci rivolgiamo in particolare ai numerosissimi utenti che ti hanno permesso di trionfare nella categoria “miglior storia di Paperi” e ti hanno trascinato fin sul podio nelle categorie “miglior sceneggiatore” e “miglior autore completo”: ti lasciamo carta bianca per i saluti.

Che dire? Posso solo ringraziare con tutto il cuore tutti i lettori e utenti del Papersera, che hanno apprezzato Paperbridge in particolare e il mio lavoro su Topolino in generale. Quello che voglio assicurare loro è che la mia passione e il mio impegno non diminuiranno mai e cercherò sempre di onorare l’attenzione ricevuta da voi lettori, lo scopo del mio lavoro. Io scrivo e disegno sempre al mio massimo, spesso rinunciando a vacanze, giorni di festa o ore di sonno e lo faccio volentieri, non mi lamento. Forse per questo talvolta mi dispiaccio per qualche affermazione che va a incidere sul mio impegno professionale, proprio perché le mie storie e i miei disegni possono piacere o meno, ma la passione e l’amore dietro ogni vignetta e ogni balloon sono sacrosanti. Mi auguro di continuare così e potermi ritrovare su qualche podio del TopoOscar 2021.

Buon Papersera a tutti!

Bozzetto a colori con i protagonisti de Le strabilianti imprese di Fantomius, realizzato nel 2012 per presentare la serie

Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.