Topolino Più

24 MAG 2021

Introduzione

Nell’aprile 1983 arriva in edicola una testata unica nel panorama disneyano dell’epoca: una serie di volumi cartonati di ampio formato, di alto prezzo (5.000 lire) e con un’unica storia inedita al loro interno. Nelle edicole dei primi anni Ottanta vi erano solo brossurati che pubblicavano in gran parte ristampe e, per indicare l’eccezionalità della nuova collana, un festoso Topolino disegnato da Marco Rota, in abito da cerimonia e cilindro alzato circondato da sette stelle, indicava di essere un… Topolino Più. E così sarà: per dieci numeri la collana proporrà qualcosa di nuovo, pur non riuscendo a esprimere una potenziale innovazione.

Storia

Gaudenzio Capelli divenne il nuovo direttore di Topolino nel 1980, dopo il lungo regno di Mario Gentilini.

La bellissima copertina originale di uno dei volumi migliori della testata. Da collezione privata.

Tra le varie innovazioni che portò spiccava Topolino Più, che ebbe come punto di forza principale il formato alla francese, in particolare quello di Asterix; anche la celebre collana antologica Bonelli Un uomo un’avventura, realizzata da diversi maestri (Pratt, Toppi, Crepax, Micheluzzi, Battaglia), fece probabilmente da esempio. Il guerriero gallico era da molti anni campione di vendite per Mondadori, uscendo su un formato editoriale tipico del paese d’Oltralpe, ma ostico per gli italiani. Si trattava, infatti, di volumi cartonati di 29.5×23 cm, di 54 pagine e con un’unica storia di 44 tavole su 4 strisce per pagina. Il canale librario ed un prezzo elevato ne facevano materiale meno popolare rispetto al formato “bonellide” (dagli albi Bonelli brossurati), a quello pocket di Diabolik o ancora al libretto di Topolino, tutti articoli che uscivano in edicola ad un prezzo decisamente inferiore (a titolo di esempio, Il figlio di Asterix uscito nel 1983 costava 7.000 lire, contro le 800 lire di un Tex inedito oppure di Topolino).

L’intuizione di Capelli fu quindi decisamente coraggiosa, portando ad un pubblico abituato ad altri prezzi un volume che presentava una sola storia. Per mostrare ai lettori materiale di pregio, il Direttore coinvolse i suoi artisti migliori, come si vede dall’elenco dei dieci numeri qui di seguito:

  1. Zio Paperone in un caso davvero imprevedibile, di Rudy Salvagnini e Giorgio Cavazzano (aprile 1983)
  2. Topolino e il circo aereo, di Giorgio Ferrari e Sergio Asteriti (maggio 1983)
  3. Topolino e il pizzaiolo scomparso, di Bruno Concina e Luciano Gatto (giugno 1983)
  4. Zio Paperone e il raggio anticiclone, di Guido Scala (luglio 1983)
  5. Papermosca e i Lanzichenotti, di Giulio Chierchini (agosto 1983)
  6. Topolino e la Regina d’Africa, di Romano Scarpa (settembre 1983)
  7. Paperino e il pianeta Esalion, di Carlo Chendi e Giovan Battista Carpi (ottobre 1983)
  8. Topolino e la “pietra di saggezza”, di Massimo De Vita (novembre 1983)
  9. Paperino e la notte del saraceno, di Marco Rota (dicembre 1983)
  10. Paperino e l’operazione F, del Francesc Bargadà Studio (gennaio 1984)

Per tutta la vita editoriale di Topolino Più il prezzo si mantenne sulle 5.000 lire per 40 pagine totali, di cui 32 dedicate alla storia a fumetti. Come si vede, quattro albi furono dedicati ai Topi e sei ai Paperi. Inoltre, cinque albi vennero realizzati da autori completi che si occuparono sia dei testi che dei disegni, quattro da coppie di autori, mentre dell’ultimo non si conosce lo sceneggiatore. Come detto, vennero scelti gli autori migliori dell’epoca, con l’assenza giustificata di Luciano Bottaro (che in quegli anni aveva interrotto la collaborazione con Mondadori per i personaggi disneyani).

La cover originale di Scarpa (da collezione privata)

Il prezzo appariva inferiore rispetto agli albi di Asterix: il motivo si trova nel fatto che le tavole a fumetti fossero dodici in meno, e per di più a sole tre strisce per pagina. La prima anomalia infatti fu che, nonostante l’ampio formato, le storie utilizzassero il classico taglio di Topolino. Una seconda anomalia della collana risiedé sicuramente nella colorazione, dai toni giallastri e piatti, piuttosto spenti, forse dovuti al fatto che la stampa venne eseguita in Spagna, precisamente dalle Artes Graficas Toledo S.A., oppure per altre ragioni tecniche. Carlo Chendi ci ha confermato, via mail, che «tutte le storie sono state colorate non dagli autori ma da gruppi esterni. I colori sono stati messi come riempimento, senza aver capito il disegno e lo spirito della storia, un po’ pasticciati insomma».

All’interno del volume non si trovava pubblicità ed erano presenti alcune immagini, spesso inedite, con i temi della storia. In seconda e terza di copertina, la cartonatura era foderata dal logo della testata ripetuto.

Sulla carta, dunque, era un progetto interessante, ma le sole dieci uscite testimoniano un non esaltante successo. Sicuramente una barriera rimase il prezzo, oltre al fatto che, dopo la lettura, le storie non avevano nulla che giustificasse la spesa. Alla fine non c’era alcuna differenza con i fumetti che uscivano su Topolino per mano degli stessi autori.

Nel corso della redazione dell’articolo, abbiamo contattato diversi autori coinvolti, per capire quanto le storie fossero effettivamente pensate per la testata oppure no. Marco Rota ci ha subito confermato che uno dei suoi capolavori – La notte del saraceno – fu pensata proprio per la nuova testata. Anche Chendi conferma la stessa cosa, aggiungendo come Esalion sia stata creata tra Genova e Rapallo, con continui scambi di idee con Carpi. Chendi ricorda ancora: «Carpi ed io ci trovammo subito d’accordo di fare il libro “assieme”. A Carpi piaceva l’idea di fare una storia tra la fantascienza e il fantasy per sviluppare un mondo grafico fantastico, io avevo in mente una storia in un pianeta con sei “regni” ovviamente con i Paperi. Il regno di Paperone, quello di Gastone, quello dei Bassotti, quello di Ciccio, quello di Paperina (citato ma che non si vede per ragioni di lunghezza della storia) e il regno della Libertà, della poesia, dell’arte con Archimede». Ed effettivamente la storia è ricca di idee e di potenzialità di ulteriori sviluppi.

Sappiamo con certezza che anche la storia di Sergio Asteriti fu pensata per la testata, grazie alla testimonianza del collezionista Giulio De Angelis. Sembrerebbe lo stesso anche per quella di Giulio Chierchini nonostante sia un seguito diretto de La disfida di Paperetta, ma su questo abbiamo qualche dubbio in più. Siamo invece sicuri, per ammissione di Luciano Gatto, di come la vicenda del Pizzaiolo scomparso fosse stata pensata per Topolino e poi dirottata sulla testata. Anche la bolla di pagamento di Bruno Concina mostra solo 29 tavole previste, allungate a 32. E, effettivamente, si tratta di una storia parecchio modesta, con una vicenda puerile sui sensi di colpa di un pizzaiolo.

Immagine di apertura dell’ottavo volume, con illustrazione inedita di Massimo De Vita

Se per il Raggio anticlone non abbiamo conferme (e il fatto che Scala abbia utilizzato un personaggio come Acciuga, solitamente presente su Almanacco Topolino, ci lascia perplessi sulla destinazione), Rudy Salvagnini ci ha raccontato che «ho scritto la storia per Topolino ed era intitolata Zio Paperone e il materializzatore di pensieri. Poi invece venne dirottata su Topolino Più. Della cosa mi avvisò, mentre la stava disegnando, Giorgio Cavazzano che ne era molto contento. Anche a me piacque l’idea di uscire su un cartonato. Con l’occasione, se non ricordo male, venne aggiunta qualche vignetta per arrivare al numero di pagine richiesto». Insomma, il Caso davvero imprevedibile fu spostato sulla nuova testata solo in fase di disegno. Degli altri numeri non sappiamo molto, anche se ci pare strano aver scelto una testata dal pubblico minore per lanciare il personaggio di Zenobia di Romano Scarpa. Ci sembra decisamente improbabile, invece, che l’Operazione F sia stata pensata per l’occasione.

La testata, contraddistinta da belle copertine inedite, da un paio di illustrazioni interne realizzate per accompagnare la storia e da una generale eleganza (notare come in costa non compaia il numero del volume, dando la giusta idea di volumi da libreria autonomi) si concluse dopo dieci numeri, probabilmente a causa di una risposta non ottimale del pubblico. In compenso, questi albi vennero utilizzati nel 1984 per lanciare Disney Lingua Latina, sei volumi tradotti in latino ad opera dello European Language Institute (come per articoli su Topolino n. 1457 e 1486). Cinque storie furono riproposte, mantenendo la numerazione originale delle pagine, in un volume Omaggio Abbonati del 1985 (una sorta di raccolta di resi, dato che le pagine degli albi sono state rimosse, rilegate di nuovo e poi il tutto ricopertinato). Infine, per presentare alcuni artisti italiani, cinque storie furono scelte per il volume da libreria Paperino Made in Italy.

Data la particolarità della testata, le storie sono state ristampate raramente nel corso degli anni, soprattutto in riviste da collezionisti o per lettori esigenti come Zio Paperone, I Maestri Disney, Disney Anni d’Oro e I Grandi Classici Disney.

Conclusioni

Topolino Più ha mostrato come valorizzare gli artisti con un formato ampio, con una singola storia e in un volume unico. Peccato che non siano state utilizzate tutte le potenzialità del mezzo: il risultato finale, per quanto buono, non si discosta dalla qualità media del Topolino dei primi anni Ottanta.

Nonostante l’utilizzo del cartonato alla francese per Le Grandi Parodie Disney negli anni Novanta, un esperimento simile a Topolino Più, con storie inedite, è stato ripreso soltanto alla fine del 2019 con la particolare testata Topolino Fuoriserie. All’estero, l’editore francese Glénat è stato invece capace di usare in maniera innovativa questo formato (e non poteva essere altrimenti) con la sua collana delle Créations originales Disney.

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Autore dell'articolo: Amedeo Badini

Il fumetto è sempre stato una mia grande passione, sotto forma prima di un rassicurante Topolino a cadenza settimanale, per poi inoltrarsi nel terreno filologico-collezionistico. Questo aspetto critico mi ha permesso di apprezzare altri autori, da Alan Moore a Jeff Smith, e soprattutto di affinare la curiosità verso tutta la nona arte del fumetto. Disney è il mio primo campo, ma non disdegno sortite e passeggiate in territori vicini. Per il Papersera ho scritto più di 100 recensioni, oltre ad aver curato una parte degli articoli sulle testate disney del passato. Inoltre, ho realizzato il Don Rosa Compendium, un'analisi dettagliata di tutte le storie del grande autore del Kentucky. Scrivo di fumetto e di cinema anche per il settimanale Tempi, per Lo Spazio Bianco e per la Tana del Sollazzo.